[di Francesca Capellini] Anni fa, in un'altra vita, mi laureai con una tesi sull'animismo infantile: che i bambini potessero pensare i loro pupazzi, pelouche o straccetti, dotati di un'anima mi affascinava e leggevo questo fenomeno come una sorta di sviluppo in parallelo, tra bambini e primitivi, della loro interazione con la realtà, sulla base di pensieri puramente “magici” o superstiziosi.
Il tema non ha mai smesso di affascinarmi, sia perché la mia infanzia è stata legata a tanti pupazzi sia perché lavoro con i bambini e ne osservo i comportamenti con attenzione. È così che ho scoperto che qui in Francia i doudou hanno un ruolo fondamentale nella società dei bambini.
Doudou è: pupazzo, straccetto, bambola, stringa, scarpa, ciuccio, animale, sciarpa, copertina. Condizione necessaria e sufficiente per essere doudou: essere oggetto dotato di un’“anima”, un carattere, una personalità che protegge e accompagna il bambino alla scoperta della vita.
Quando Marianne del De Fil en Cafè mi ha proposto di organizzare la seconda mostra di illustrazione (della prima abbiamo parlato qui), in occasione del Salon du Livre et de la Presse Jeunesse di Montreuil, ho pensato quasi subito a questo tema.
L'autrice alle prese con l'allestimento. |
Consigliata da Marta Iorio e Sara Gavioli, ho pensato di coinvolgere nel progetto gli illustratori conosciuti nell'estate 2011, a Fabriano, allo Swap: quattro giornate di scambio creativo, organizzate da Giulia Sagramola, alle quali hanno partecipato 19 illustratori. L'obiettivo, oltre a creare una nuova opportunità di visibilità a molti giovani talenti dell'illustrazione e del fumetto, era dare una continuità professionale e amicale a un'esperienza positiva e importante.
Ed ecco il risultato del suo lavoro. |
Hanno accettato l'invito Bianca Bagnarelli, Fabrice Beau, Ilaria Boscia, Aurora Cacciapuoti, Francesca Ferri, Giada Fiorindi, Sara Gavioli, Nicola Giorgio, Marta Iorio, Sarah Mazzetti, Umberto Mischi, Marta Muschietti, Emanuele Rosso, Giulia Sagramola e Daniela Tieni.
Bagnarelli-Sagramola |
La mia proposta è stata molto semplice: ognuno avrebbe fatto “autoritratto con doudou”; sotto il disegno avrebbe scritto una sintetica descrizione del suo compagno d'infanzia (per esempio, Sarah Mazzetti ha scritto: «un gattone Trudi bianco a chiazze arancioni, me lo portavo anche all'asilo, mi piaceva davvero un sacco, aveva la giusta grossezza e la giusta morbidezza.»)
Beau - Ferri |
Io, poi, mi sarei occupata di inviare a ciascun illustratore la descrizione di un doudou, estratta a sorte, con il compito di interpretarla in una nuova immagine: un gioco incrociato di disegni dagli esiti imprevedibili.
Boscia - Tieni |
A parte qualche file digitale, e le frasi che avevo distribuito, non avevo visto niente. Avevo chiesto a tutti di inviare i disegni via posta direttamente a De Fil en Cafè. Il 28 novembre, giorno dell'inaugurazione (perché si arriva sempre all'ultimo momento a fare le cose), ero emozionatissima. E all'entrata mi aspettava una pila delle caratteristiche buste da illustratore, con scritte e segni di colori diversi.
Capellini - Mischi |
Le abbiamo aperte, con Marianne, con trepidazione. E la sorpresa è stata duplice: da una parte ammiravo la bellezza e l'armonia delle singole tavole, dall'altra mi stupivo delle combinazioni inaspettate e sorprendenti nate da accoppiamenti casuali nei quali alla timidezza e delicatezza del rivelarsi si associava un rispetto poetico nell'interpretazione dell'oggetto d'elezione dell'altro.
Fiorindi - Iorio |
Per quanto rapidamente, la mostra è cresciuta come una pianta, per stati progressivi. Anche i clienti che passavano per il caffè rimanevano affascinati dalla luce e dall'intimità che emanava da una parete che si andava riempiendo di segni e colori. All'ora dell'aperitivo, amici e curiosi, richiamati dall'insolito progetto, sono arrivati al caffè. Il resto è cronaca. E il segno che questa mostra ha lasciato in ognuno di noi. Per esempio...
Giorgio - Mazzetti |
«Io sono stato adottato quando ero piccolo, in Cambogia. Non ho tante memorie. È tutto un po' confuso e complicato, ma di sicuro so che le infermiere dell'orfanotrofio per il lungo viaggio mi hanno donato una sciarpa khmer. Mi ha commosso vedere come Francesca Ferri ha sintetizzato questa mia esperienza in un aereo-cicogna che mi portava verso i miei genitori adottivi, avvolto in quella sciarpa » (Fabrice Beau)
Iorio - Gavioli |
«Piccolone era il mio gigantesco doudou, grande come me, ma inspiegabilmente figlio mio. Mi è tornato in mente che gli occhi delle bambole mi inquietano molto e Piccolone era l'unico che poteva tenere gli occhi chiusi tra tutti i miei pupazzi, questo fatto ne faceva un eletto... Mi ha fatto piacere scoprire di aver lavorato sul primo amore di Marta Iorio, Pippo (che ho poi ritrovato nel suo libro Cicale) ed essere così entrata nel suo mondo poetico.» (Sara Gavioli)
Mazzetti - Bagnarelli |
«Mi sono ricordata di Pippo, di come l'ho amato tanto, osservato in ogni suo dettaglio...ma anche di come l'ho trattato malissimo, come spesso si fa con le cose che si amano... Cavia nelle sessioni di infermieristica (avevo un siringone e giocavo all'infermiera con lui inzuppandolo d'acqua), oggetto caro nella notte, e quando giocavo a fare la mamma.» (Marta Iorio)
Mischi - Giorgio |
«Non ho mai pensato di avere avuto un oggetto d'infanzia vero e proprio: l'allergia alla polvere mi ha privata in toto della presenza di pupazzi. Non mi ricordavo assolutamente della borsina del supermarket. Me l'ha ricordato mia mamma. Per me era una sorta di survival kit.» (Marta Muschietti)
Muschietti - Cacciapuoti |
«I ricordi dei partecipanti comunicano e si stringono tra loro, formando un unico corpus, come un grande mobile costituito di tanti cassetti.» (Umberto Mischi)
Aggiungi didascalia |
«Il fatto che il progetto sia stato fatto tra noi, che siamo tutti amici, è stato ancora più bello. Eravamo tutti curiosi di vedere i doudou degli altri e di capire come gli altri avevano immaginato i nostri.» (Giulia Sagramola)
Tieni - Boscia |
A me è rimasta la gioia di aver riunito tutti i miei amici illustratori in un'occasione importante e l'orgoglio di aver contribuito a creare un percorso di memoria e di emozione che ci ha permesso di conoscerci più intimamente attraverso la nostra comune passione.
Grazie Topi, unisco tante voci nel dirvi un grande Grazie!
RispondiEliminaPer chi si trovasse a Parigi la mostra rimane ancora per un mesetto credo.
In ogni caso cercherò di portarla a Bologna.
Anzi ufficialmente qui chiedo...come fare x trovare un bel spazietto per noi?
Sarebbe bello se arrivasse anche in italia
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