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giovedì 20 dicembre 2012

Benvenuto!

La rivista Gli asini è appena uscita con un numero Speciale Natale 2012 con un titolo emblematico: Benvenuto tra noi. Pratiche e riflessioni intorno alla nascita e al parto.
Ci è sembrata, questa, una idea molto bella, necessaria, proprio in relazione alla valenza simbolica di una festa che rischia di disperdere la sua forza visionaria in elementi decorativi e accessori che in verità poco si addicono alla sua natura profonda e antichissima. Vi proponiamo qui la limpida presentazione del numero di Luigi Monti, direttore della rivista, seguita dal brano iniziale del lungo articolo di Grazia Honegger Fresco, di cui già ci siamo occupati qui, dedicato al ruolo centrale che ebbe il pensiero di Maria Montessori nell'aprire la strada a molta parte delle ricerche intorno al parto, alla nascita, al neonato.


Raccontare il parto e la nascita significa spingersi in quel territorio misterioso e primigenio dove la natura incontra la cultura, luogo di passaggio tra i più determinanti e misconosciuti nella vita di una persona, quello che ne definisce l’eredità biologica e inaugura, dandogli forma, il suo percorso di crescita.
Il panorama tracciato in queste pagine da diverse prospettive professionali e culturali (ne scrivono, ostetriche, ginecologhe, psicopedagogiste, neonatologi, scrittrici, filosofe e insegnanti) lo dice con chiarezza: la cultura dell’accoglienza al neonato, di ogni neonato, è ancora tutta da costruire. Raramente il bambino approderà su un’isola di intimità che la donna è riuscita a crearsi attorno per il grande evento. Molto più spesso ad accoglierlo sarà l’industria della salute, un luogo freddo e impersonale, che inaugurerà quella violenza invisibile e burocratica alla base di tanti altri futuri passaggi della sua crescita. In questo secondo caso è solo routine e non c’è differenza da un neonato all’altro. Nel primo, siamo su un altro pianeta: c‘è l’ascolto reciproco. Madre e bambino si annusano, si nutrono l’una dell’altro. Non c’è da piangere tanto: una nuova vita a due si avvia nella fiducia reciproca di potersi intendere. Il direttore d’orchestra è per ora il bambino, il suo orologio interno tra fatica e riposo, il respiro e la nuova circolazione, i sensi che si appagano di tanta pace. La madre lo segue con nuova sapienza d’amore.
Nell’inverno di una civiltà sfibrata e confusa, con questo numero “natalizio” Gli asini hanno deciso di ripartire dall’inizio. Come diceva Hannah Arendt, la condizione umana della natalità è anche la categoria centrale del pensiero politico: l’inizio inerente al parto e al nuovo venuto possiede, più di ogni altra cosa, la capacità di dar luogo a qualcosa di nuovo.



E si udì sulla Terra
di Grazia Honegger Fresco

Mi dissero di un uomo vissuto nell’oscurità più profonda;
i suoi occhi non avevano visto mai nessun lieve chiarore,
come in fondo a un abisso.

Mi dissero di un uomo, vissuto nel silenzio; non un rumore,
nemmeno impercettibile era mai giunto al suo orecchio.

Sentii parlare di un uomo che era vissuto
sempre immerso nell’acqua, un’acqua di strano tepore 
e che tutt’a un tratto spuntò fuori tra i ghiacci
e spiegò dei polmoni che mai avevano respirato
(lievi sarebbero le fatiche di Tantalo al confronto),
ma visse. 
L’aria distese d’un tratto solo i suoi polmoni
ripiegati fin dall’origine.

E allora l’uomo gridò.
E si udì sulla terra
una voce tremante che non si era mai udita,
uscente da una gola
che non aveva vibrato giammai…


Questo testo di Maria Montessori venne pubblicato per la prima volta nel 1935 ne L’enfant, edizione francese de Il segreto dell’infanzia, che – a causa del veto fascista agli scritti montessoriani – uscirà in italiano nel ’38 a Bellinzona (Svizzera) e poi nel ’50 per i tipi di Garzanti. Lei lo aveva presentato anche prima, nei corsi internazionali del ’30 e del ’31 a Roma, a dimostrazione del fatto che da tempo andava riflettendo sulla condizione del neonato, allora solo “tubo digerente” o pura “appendice” della madre, secondo la diffusa opinione dell'epoca.

La forma poetica esprime con efficacia il dramma di ogni essere umano nel venire al mondo. Non importa se poi si è scoperto che il buio non è proprio completo, né il silenzio così totale (gli studi di Alfred Tomatis, la sensibilità uditiva sembra essere assai precoce, condizionante l’intero sviluppo. Cfr. La notte uterina. La vita prima della nascita e il suo universo sonoro, red 1996). È comunque intuibile lo stato di incertezza, di disagio provocato dalla differenza di ambiente, tra caldo e freddo, dal buio alla luce, con l’improvviso cambiamento dei ritmi del cuore, del respiro e di molto altro ancora. Certo, il neonato è attrezzato per superare rapidamente un tale trauma e tanto meglio se esce attraverso le strettoie del naturale canale del parto.

Essenziale però che esso non si prolunghi artificiosamente: il figlio, prima collegato alla madre in stretta simbiosi, ora è separato da lei, la ritrova in una unione tutta diversa e ha urgente bisogno di conoscerla a contatto di pelle calda, di odori, di voci. Due persone ben individuabili, ancora bisognose l’una dell’altra. Il bambino, nuovo a tutto, esprime molto presto precise esigenze sensoriali ed esprime con il pianto o in altri modi l’esigenza di una totale continuità: ogni cambiamento va bene se diluito nel tempo e nei modi, giusto per avere il tempo di assuefarsi. Passeranno anni perché questa complessa realtà, sotto gli occhi di tutti, cominci a essere verificata in modi sistematici e finalmente riconosciuta. La medicina per prima stenta a riconoscere come vitali per la specie umana esigenze di sopravvivenza comuni a tante altre specie animali. Si limita a controllare lo stato di salute del neonato con l’indice di Apgar, livello minimo adottato dal 1952. Ma c’è molto di più e di assai poco misurabile: la qualità di un’accoglienza che risponda, per ogni individuo appena nato, alle esigenze sue e della specie.
Le parole poetiche di Montessori, peraltro non sempre apprezzate, aprirono la strada a molta parte delle ricerche attorno al parto e alla nascita.

Alla rivista Gli asini abbiamo già dedicato alcuni articoli che trovate qui. E ricordate: se vi abbonate a Gli Asini prima del 6 gennaio, questo numero è in omaggio



1 commento:

  1. Io mi ricordo quando sono nata.
    Il medico che mi fece nascere era all'avanguardia (era il 1971) e mi lasciò a lungo sulla pancia di mia madre senza tagliare il cordone ombelicale. Non mi piacque, avrei preferito che lo tagliassero subito.
    Mio padre mi guardò e mi riconobbe immediatamente. Ancora oggi mi dice: appena nata avevi già quella faccia lì. E io gli chiedo: ma che faccia era? E lui: la tua: imbronciata, curiosa, intelligente.
    Poi sono nata una seconda volta a 4 anni, quando è nato mio fratello.
    Regalarono a me e mia sorella degli orsi bianchi perché non fossimo gelose. Quando entrai nella stanza e vidi mio fratello nato, e gli orsi, ebbi la sensazione che quello fosse il giorno della mia nascita.

    Questi ricordi sono un misto di ricordi e di leggenda famigliare. Ho trovato prezioso che mia madre da piccoli ci raccontasse sovente e nei dettagli del giorno della nostra nascita.


    (Il criptogramma di oggi è: saachmen 32)

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