Ovvero, cronache bibliotecarie ai tempi del web 2.0
[di Giuseppe Bartorilla, Biblioteca dei Ragazzi di Rozzano]
Faccio il bibliotecario per ragazzi.
In tempi di scenari 2.0 che cambieranno, forse per la prima vera volta da Gutenberg, modi e tempi della lettura, le biblioteche per ragioni economiche e qualche volta per scelte culturali di chi le “amministra” non si trovano in una posizione significativamente centrale nell’onda lunga dialettico-progettuale.
A fronte di questa marginalità però i servizi bibliotecari destinati ai giovani nativi digitali hanno il vantaggio di essere ottimi osservatòri per capire dove fuggirà la lettura.
Non potrebbe essere altrimenti: da noi passano tutti gli attori della filiera della lettura under 18 attraverso i loro prodotti. E passa chi questi prodotti li consuma.
E, partendo da questi “consumatori” particolarmente giovani, a Rozzano da ormai tre stagioni proponiamo un convegno, dall’emblematico titolo Digital Readers, per provare a leggere il futuro di letture, libri e biblioteche e comprendere come le professioni che gravitano attorno a letture e under 18 si riposizionano nei nuovi scenari.
Un momento che serve anche per delineare strategie partendo dalle poche certezze che abbiamo.
Per esempio so che ogni progetto destinato a nativi digitali deve mettere al centro “loro” e non altro: loro sono, ad esempio, Beatrice, tre anni, che dopo aver scoperto l’esistenza della “posta elettronica” chiede alla mamma di mandare una e-mail per chiedere a Babbo Natale di farle dono di un bellissimo Cicciobello.
So che la net-generazione legge e scrive come nessuna mai prima, con modalità di apprendimento diversi dai nostri, e per questo qualche volta gli adulti dovrebbero togliere le sovrastrutture mentali da adulti e guardare con occhi under 18 il mondo per provare a far combaciare sviluppo cognitivo, emozionale, scenari tecnologici ed educazione.
I net-geners sono partecipativi multitasking e per il networking, per la fruizione attiva dei social media, sviluppano i processi cognitivi attraverso il videogioco e apprendono in modalità learning by doing (trial and error), sono visivi (Valeria Baudo, Come cambiano i servizi bibliotecari per ragazzi, Editrice Bibliografica). Insomma, dei piccoli mostri. Ma in fondo eravamo piccoli mostri pure noi con la televisione, i nostri nonni con la radio, i nostri bisnonni con il cinema eccetera.
So che di fronte a un pargoletto che usa un tablet i genitori spesso reagiscono in due modi opposti: come gli spettatori del film dei Lumière, L'arrivo del treno nella città, alzandosi spaventati dall’arrivo dalla locomotiva, oppure come colpiti da sindrome di Stendhal davanti all'estasi di Santa Teresa del Bernini.
Situazioni queste che innescano crociate improbabili pro e contro device: libro vs fumetto vs dvd vs internet vs e-reader vs tablet.
E a proposito di singolar tenzoni ecco che sullo sfondo di questo scenario appaiono due fazioni pronte a contendersi il cuore di “madamoiselle lettura” a colpi di utopie e distopie: gli analogici e i digitali.
Ma mentre queste guerre devastano ragione e sentimento, le biblioteche per ragazzi si sono ritagliate un piccolo spazio non più come teche di media, bensì come “contenitori di storie”. Storie che in uno spazio dove passano bambini e ragazzi diventano specchi in cui si riflettono i continui cambiamenti che contraddistinguono i passaggi dall’infanzia all’età adulta.
I bibliotecari hanno dovuto metabolizzare le tecnologie che nel corso degli anni hanno invaso gli scaffali (microfiches, vinile, cd, cd-rom, dvd, bluray, audiolibri, tablet, e-reader, consolle ecc.) e ridefinire le nuove frontiere della narrazione.
L'ultima tendenza in ordine di tempo è la crossmedialità: le storie non si esauriscono dentro un supporto (multimedialità), ma ne attraversano molteplici, ibridandosi e trasformandosi: device e consolle non solo supportano, ma diventano elementi di continuità della narrazione in un gioco di rimandi mediatici (a tal proposito si veda il bel saggio di Anna Antoniazzi, Contaminazioni. Letteratura per ragazzi e crossmedialità, edito da Apogeo).
Contaminazioni che trasfigurano anche le politiche di promozione della lettura, come nel caso del bucsity.wordpress.com, blog dedicato a libri e letture gestito da un gruppo di giovanissimi (11-13 anni) bibliobloggers rozzanesi, trasformatosi col tempo in contenitore di buone e ibride pratiche del leggere.
Quindi poche certezze, ma forse sufficienti per immaginare il futuro di libri e letture (e per la proprietà transitiva, di biblioteche e bibliotecari).
Forse mi aggirerò tra scaffali contenenti ancora libri: quelli di Munari o della Coccinella, che offrono esperienze sensoriali, emozionali e perché no cognitive forse improponibili in chiave digitale.
Ma anche altre cose, e non è detto che siano necessariamente e-reader o tablet: forse avremo che fare con con pazzeschi aggeggi olografici a comandi vocali e altre amene diavolerie. Certamente non troverò più lo scaffale con la saggistica (almeno così come è stato concepito fino a oggi ) sostituito da più wikipedici strumenti.
Un futuro dover saranno possibili anche “ritorni al passato” con ricchi lettori e non-lettori poveri: i primi con meravigliosi e costosissimi device i secondi, invece, impossibilitati per ragioni economiche o culturali a maneggiare contenitori di letture.
Insomma, le biblioteche sono e saranno molte cose, ma non potranno diventare luoghi dove progettare e programmare per sottrazione: analogico o digitale, virtuale o materiale, bit o carta.
L’attenzione, come sempre è stata in questi ultimi tecnologici anni, sarà certamente focalizzata sulle modalità operative per declinare sostantivi (lettura) e verbi (integrare).
Dovremo solo avere l'accortezza di ricordare all’ultimo che uscirà dalla biblioteca di … spegnere il libro!
L'intervento di Giuseppe Bartorilla che avete letto, è stato pronunciato durante l'incontro L'editoria per l'infanzia volta pagina. Il primo intervento, Libri cartacei e libri digitali a confronto, di Anna Pisapia, lo trovate qui. Il secondo, App e Ebook: cosa ne pensano le mamme, di Martina Fuga, qui. Il terzo, Il comune denominatore fra carta e pixel, di Massimo Canuti, qui. La pubblicazione degli altri interventi sul tema proseguirà nelle prossime settimane.
[di Giuseppe Bartorilla, Biblioteca dei Ragazzi di Rozzano]
Faccio il bibliotecario per ragazzi.
In tempi di scenari 2.0 che cambieranno, forse per la prima vera volta da Gutenberg, modi e tempi della lettura, le biblioteche per ragioni economiche e qualche volta per scelte culturali di chi le “amministra” non si trovano in una posizione significativamente centrale nell’onda lunga dialettico-progettuale.
A fronte di questa marginalità però i servizi bibliotecari destinati ai giovani nativi digitali hanno il vantaggio di essere ottimi osservatòri per capire dove fuggirà la lettura.
Non potrebbe essere altrimenti: da noi passano tutti gli attori della filiera della lettura under 18 attraverso i loro prodotti. E passa chi questi prodotti li consuma.
La bellissima e vitalissima biblioteca dei ragazzi di Rozzano. |
E, partendo da questi “consumatori” particolarmente giovani, a Rozzano da ormai tre stagioni proponiamo un convegno, dall’emblematico titolo Digital Readers, per provare a leggere il futuro di letture, libri e biblioteche e comprendere come le professioni che gravitano attorno a letture e under 18 si riposizionano nei nuovi scenari.
Un momento che serve anche per delineare strategie partendo dalle poche certezze che abbiamo.
Bucsity a Radio Popolare, 2012. |
So che la net-generazione legge e scrive come nessuna mai prima, con modalità di apprendimento diversi dai nostri, e per questo qualche volta gli adulti dovrebbero togliere le sovrastrutture mentali da adulti e guardare con occhi under 18 il mondo per provare a far combaciare sviluppo cognitivo, emozionale, scenari tecnologici ed educazione.
I net-geners sono partecipativi multitasking e per il networking, per la fruizione attiva dei social media, sviluppano i processi cognitivi attraverso il videogioco e apprendono in modalità learning by doing (trial and error), sono visivi (Valeria Baudo, Come cambiano i servizi bibliotecari per ragazzi, Editrice Bibliografica). Insomma, dei piccoli mostri. Ma in fondo eravamo piccoli mostri pure noi con la televisione, i nostri nonni con la radio, i nostri bisnonni con il cinema eccetera.
So che di fronte a un pargoletto che usa un tablet i genitori spesso reagiscono in due modi opposti: come gli spettatori del film dei Lumière, L'arrivo del treno nella città, alzandosi spaventati dall’arrivo dalla locomotiva, oppure come colpiti da sindrome di Stendhal davanti all'estasi di Santa Teresa del Bernini.
Terza edizione del convegno, Digital Readers, 2012, Rozzano. |
Situazioni queste che innescano crociate improbabili pro e contro device: libro vs fumetto vs dvd vs internet vs e-reader vs tablet.
E a proposito di singolar tenzoni ecco che sullo sfondo di questo scenario appaiono due fazioni pronte a contendersi il cuore di “madamoiselle lettura” a colpi di utopie e distopie: gli analogici e i digitali.
Ma mentre queste guerre devastano ragione e sentimento, le biblioteche per ragazzi si sono ritagliate un piccolo spazio non più come teche di media, bensì come “contenitori di storie”. Storie che in uno spazio dove passano bambini e ragazzi diventano specchi in cui si riflettono i continui cambiamenti che contraddistinguono i passaggi dall’infanzia all’età adulta.
I bloggers di Bucsity al lavoro. |
L'ultima tendenza in ordine di tempo è la crossmedialità: le storie non si esauriscono dentro un supporto (multimedialità), ma ne attraversano molteplici, ibridandosi e trasformandosi: device e consolle non solo supportano, ma diventano elementi di continuità della narrazione in un gioco di rimandi mediatici (a tal proposito si veda il bel saggio di Anna Antoniazzi, Contaminazioni. Letteratura per ragazzi e crossmedialità, edito da Apogeo).
Contaminazioni che trasfigurano anche le politiche di promozione della lettura, come nel caso del bucsity.wordpress.com, blog dedicato a libri e letture gestito da un gruppo di giovanissimi (11-13 anni) bibliobloggers rozzanesi, trasformatosi col tempo in contenitore di buone e ibride pratiche del leggere.
Quindi poche certezze, ma forse sufficienti per immaginare il futuro di libri e letture (e per la proprietà transitiva, di biblioteche e bibliotecari).
Forse mi aggirerò tra scaffali contenenti ancora libri: quelli di Munari o della Coccinella, che offrono esperienze sensoriali, emozionali e perché no cognitive forse improponibili in chiave digitale.
Ma anche altre cose, e non è detto che siano necessariamente e-reader o tablet: forse avremo che fare con con pazzeschi aggeggi olografici a comandi vocali e altre amene diavolerie. Certamente non troverò più lo scaffale con la saggistica (almeno così come è stato concepito fino a oggi ) sostituito da più wikipedici strumenti.
Home page del blog Buksity. Lettori in azione. |
Un futuro dover saranno possibili anche “ritorni al passato” con ricchi lettori e non-lettori poveri: i primi con meravigliosi e costosissimi device i secondi, invece, impossibilitati per ragioni economiche o culturali a maneggiare contenitori di letture.
I ragazzi di Bucsity ospiti a Radio Popolare, 2012. |
L’attenzione, come sempre è stata in questi ultimi tecnologici anni, sarà certamente focalizzata sulle modalità operative per declinare sostantivi (lettura) e verbi (integrare).
Dovremo solo avere l'accortezza di ricordare all’ultimo che uscirà dalla biblioteca di … spegnere il libro!
L'intervento di Giuseppe Bartorilla che avete letto, è stato pronunciato durante l'incontro L'editoria per l'infanzia volta pagina. Il primo intervento, Libri cartacei e libri digitali a confronto, di Anna Pisapia, lo trovate qui. Il secondo, App e Ebook: cosa ne pensano le mamme, di Martina Fuga, qui. Il terzo, Il comune denominatore fra carta e pixel, di Massimo Canuti, qui. La pubblicazione degli altri interventi sul tema proseguirà nelle prossime settimane.
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