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martedì 29 gennaio 2013

Albi e ebook: pensieri a voce alta

La Biblioteca dei Ragazzi di Rozzano
[di Valentina Colombo]

Qualche tempo fa, Giuseppe Bartorilla, bibliotecario presso la Biblioteca di Rozzano, ha invitato i Topipittori a Digital Readers: Leggere-Promuovere-Ragazzi-Futuro. Le letterature per bambini e ragazzi ai tempi del web 2.0. Era il 5 ottobre, e insieme a me c'erano Gisele Rhein (responsabile della biblioteca per Bambini e ragazzi Berlin-Spandau), Caterina Ramonda (blogger e bibliotecaria nonchè redattrice di Le letture di Biblioragazzi), Francesco Langella (Direttore della Biblioteca Internazionale per Ragazzi "De Amicis" di Genova), Riccardo Cangini (autore di videogiochi), Barbara Servidori (Hamelin Associazione Culturale), Gabriella Marinaccio e Emanuela Semenzato (RAF - Biblioteca Rionale S. Ambrogio di Milano) e Stefano Parise (Presidente AIB) in qualità di coordinatore. Giunto alla sua terza edizione, questo convegno accoglie bibliotecari, editori, lettori e ragazzi, esperti di videogiochi e programmatori, per parlare di nuove tecnologie, ebook, biblioteche e apprendimento.
Quella che segue è una sintesi del mio intervento a DR3 con alcune riflessioni in più scaturite negli ultimi mesi.

L'ebook è arrivato anche in Italia. Rappresenta una porzione di mercato nettamente minore rispetto ai paesi europei e agli Stati Uniti, ma si nota una chiara tendenza alla crescita sia della domanda sia dell'offerta. Cresce anche il mercato dei dispositivi di lettura, e-readers e notebook. L'infrastruttura della rete internet, invece, nel nostro paese è, purtroppo, ancora arretrata in termini di copertura e di velocità di trasmissione, rispetto ad altri paesi come Francia, Germania, Olanda. Anche l'acceso alle reti wireless vede l'Italia in una posizione di retroguardia rispetto, per esempio, a Giappone e Stati Uniti, dove le reti e la connessione sono a disposizione dei cittadini a prezzi inferiori e vasta è la copertura anche gratuita e nei luoghi pubblici.
Questi fattori, uniti alla scarsità dei lettori in Italia e alla crisi economica, hanno determinato un ritardo sostanziale del nostro paese nell'acquisire mezzi e competenze e nello sviluppare strategie efficaci sul mercato dei libri elettronici.



I grandi editori, da circa due anni, hanno iniziato la grande corsa al digitale, sia adottando piattaforme esterne (iTunes, Amazon) sia dotandosi di proprie piattaforme di vendita (Edigita, per esempio).
Ma mentre per la narrativa il passaggio tecnico dal formato cartaceo a quello digitale si risolve in maniera quasi automatica (anche se non così scontata), per i libri illustrati la questione è più complessa. Ancora di più se si parla di albi illustrati (o picture-book): una tipologia di libro destinato prevalentemente (ma non esclusivamente) al pubblico infantile e giovanile e dove l'attenzione ai materiali e all'oggetto fisico sono due aspetti fondamentali.

Anche noi stiamo studiando il nostro ingresso al mercato digitale. Non farlo sarebbe ignorare un fenomeno sociale, culturale e di mercato tra i più interessanti degli ultimi anni.
Il problema che stiamo affrontando è: cosa vuol dire fare e-book per bambini? Come sono fatti? Come facciamo per farli?
Siamo andati a “spiare” quello che gli editori americani hanno realizzato nel campo dei picture books digitali (per ora chiamiamoli così). Alcuni sono ormai conosciutissimi, ma vale la pena rivederli:



Alice in Wonderland, ebook che ha fatto il giro del mondo, è forse uno dei più riusciti. Sia perché qualitativamente ben fatto, sia perché è il primo a sfruttare in modo abbastanza coerente il concetto di interattività, ciò che permette di modificare, agire sul libro digitale. Molti considerano questa la vera rivoluzione dell'ebook: si possono arricchire i contenuti presenti, si interagisce, si animano il testo e le illustrazioni. Da tempo si è arrivati al concetto, fantascientifico fino a pochi anni fa, di realtà aumentata (augmented reality, o AR), che ha moltissimi punti di contatto con il terreno per eccellenza della finzione, che è il libro. In comune hanno la capacità di creare un universo alternativo, o arricchito, aumentarne le dimensioni di esperienza, vera o finta che sia. Ecco possiamo dire che al libro cartaceo, con l'avvento degli ereaders, stia succedendo la stessa cosa: il nuovo supporto sfonda i confini fisici dei libro tradizionale per una fruizione, appunto, arricchita. E non per niente si parla più di "enhanced ebook" che non di "digital picture book".

Guardiamo ad esempio anche a I tre porcellini, un libro pop-up per iPad:



L'operazione compiuta qui è interessante dal punto di vista tecnico. Sfruttando il concetto del libro pop-up (chiaramente non riproducibile facendo saltar fuori dallo schermo i personaggi, almeno per ora), gli autori hanno pensato di dotare di una modalità “raggi X” le pagine.

Alcune pagine dei libri pop-up di D. Carter, da Brainpickings.

All'interazione (far girare le rotelline e vedere cosa succede ai personaggi), si aggiunge la possibilità di “smontare” virtualmente il libro e scoprirne i meccanismi di funzionamento. Si parte, insomma, dalla cartotecnica e la si ricodifica in ambito digitale. Per farlo, nella realtà, un bambino dovrebbe distruggere il libro. Qui, invece, può leggerlo e rileggerlo, studiarselo e pensarci su.



In Heart and the Bottle di Oliver Jeffers, giochi e storia sono stati mescolati in modo molto vario. La voce narrante accompagna (o meno, si può scegliere) il lettore lungo le pagine. Anche qui il libro fisico, l'albo, fa da modello: la lettura a voce alta fa parte della fruizione delle storie dalla notte dei tempi. Narrazione fatta da cantori, mamme e papà, dalla nostra stessa voce.

Insomma, l'ebook sta appropriandosi dei linguaggi del picture book per ricostruirne l'esperienza in ambito digitale. E proprio qui sta il punto. 

The fantastic Flying books of Mr. Morris Lessmore, vincitore dell'Oscar 2012 come Miglior Cortometraggio di animazione, realizzato inizialmente come ebook da Moonboot Studios, è un ultimo caso interessante.



Quello che è stato concepito come libro digitale ha assunto vita propria, si è staccato dalla parola, dal “book”, per diventare corto d'animazione, tanto da vincere un Oscar. Splendidamente animato, un successo planetario. Una vicenda che si è evoluta in maniera quasi inaspettata.
La Rizzoli ha di recente acquisito i diritti dell'edizione cartacea e ha pubblicato il libro. Che tipo di operazione editoriale e di senso è stata compiuta? Nel mercato USA si tende allo sfruttamento di tutti i diritti relativi a una opera di ingegno, e in fin dei conti a voler ben guardare questa non è una novità. L'esempio più semplice sono i libri tratti dai film Disney, con i quali anche io sono cresciuta. Ma in questo caso, nel pieno del dibattito su ebook e libri cartacei, con il partito pro e contro gli uni o gli altri, con i fedeli del digitale che annunciano la morte sicura del libro di carta, ecco che si sente la necessità di trasferire questo cortometraggio, questo enhanced ebook, proprio su carta, come se mancasse qualcosa alla sua "vita".

Storyboard, ©2011, Moonboot Studios
Non posso sapere se la logica è quella che espongo, ma ne sono abbastanza convinta. Volenti o nolenti, il libro in questo caso ha dimostrato ancora una volta il suo essere indispensabile. E diverso. Indispensabile, perché è il mezzo più universale, immediato, per il suo arrivare nelle case, nelle mani di bambini che non hanno un e-reader ma che così possono avere accesso alla storia. Diverso perché, se è difficile spiegare a chi non se ne occupa la differenza tra un picture book e la sua possibile app, o l'ebook, in questo caso il fatto che il processo creativo sia inverso aiuta ad analizzare la questione. Sfido chiunque a dire che leggere il libro di carta di Mr. Morris è la stessa cosa che leggerlo su ipad. Semplicemente, è diverso. Non meno bello, con immagini meno accattivanti, con una storia più debole. Diverso.

Avete visto bene: è un vasino dotato di supporto per l'Ipad.
Tecnicamente, l'ipad (che per ora la fa da padrone in quanto a qualità) permette ormai una risoluzione altissima di immagine, e di pari passo, programmatori e sviluppatori possono creare quasi qualsiasi effetto ci passi per la mente, con risultati eccellenti. Ma nel passaggio da cartaceo a digitale, e viceversa, cambia totalmente l'esperienza di lettura. Dire che gli ebook forniscono una lettura interattiva mentre la lettura del libro è, potremmo dire, frontale, è per i picture book quanto di più lontano dalla realtà.

Pagine da B. Munari, Nella nebbia di Milano, Corraini.
Bibliotecari, editori, insegnanti, genitori sanno che leggere un libro insieme, sfogliare le pagine, risfogliarle ancora, toccarle e persino annusarle, strapparle, usurarle e disegnarci sopra sono tutti elementi che fanno parte della lettura. E dal punto di vista dell'editore, carta, formato, copertina, font del testo sono elementi strutturali che vanno necessariamente di pari passo con la creazione del libro e con il contenuto che ospitano, influendo direttamente sulla struttura della narrazione. Superfluo citare Bruno Munari, o recentemente Katsumi Komagata, tra coloro che hanno fatto della fisicità del libro e dello studio del rapporto fra supporto e narrazione il punto di forza della loro creazione di picture books. Superfluo dire che leggere Nella nebbia di Milano sfogliando le pagine trasparenti, addentrandosi concretamente nella nebbia e scoprendo, nell'atto dello sfogliare le pagine, ciò che nasconde, non è in assoluto una esperienza di lettura paragonabile a quella del corrispondente, se mai ci fosse, ebook.

Pagine da A cloud di K. Komagata, One stroke.
Non tutto deve diventare per forza ebook. E anzi, forse la definizione di ebook, o enhaced ebook, così giovane, già ci sta stretta. Perché non di “libro” stiamo parlando, e nemmeno semplicemente si tratta di libro “e-”, cioè elettronico. La questione va molto al di là della resa in altro formato e coinvolge tutti gli aspetti del fare i libri, e del leggerli.

Su questo, è stato per me illuminante un articolo scritto da Craig Mod sul suo blog.
Mod constata, non parlando dei picture books ma in generale del libro illustrato, che vi è una differenza sostanziale tra contenuti indipendenti dalla forma e contenuti che invece si completano, definiscono e vengono fruiti dal lettore grazie anche alla forma in cui sono presentati. In sostanza, la qualità della forma determina la qualità del contenuto. Passare al digitale vuol dire riuscire a fornire lo stesso contenuto su un supporto diverso senza che ci sia uno scadimento della qualità della lettura e del libro.

Topipittori ha in catalogo circa 100 titoli, ma non tutti possono essere trasferiti in digitale. Come editori, dobbiamo fare un salto di mentalità, per adattarci a una situazione per la quale non c'è una preparazione tecnica né progettuale. Siamo abituati e siamo competenti sul libro di carta. Ecco perché una buona sinergia tra editore e programmatori, sviluppatori e grafici è essenziale (come già dichiarato da Giulia Orecchia su questo blog).

Di fronte a questi problemi di approccio, elaborazione e progettazione degli ebook, in un mercato in crescita, ma ancora giovane, la questione è tutta aperta. Il dialogo tra le forme digitali e cartacee è ricchissimo e dalle mille potenzialità. La sperimentazione è d'obbligo, ma deve svolgersi non perdendo di vista la qualità specifica del libro elettronico e quelle dell'albo nell'ottica di una convivenza e compresenza di cartaceo e digitale che permetta, per esempio, la scelta e la pluralità nella lettura. E di finirla con le apocalittiche affermazioni sulla morte dei libri. Perché dover scegliere quando possiamo avere entrambe le cose, e leggere storie in tanti modi diversi?


4 commenti:

  1. Ecco Valentina, secondo il mio modesto parere hai centrato il cuore della questione in questo passaggio: ".....fisicità del libro e dello studio del rapporto fra supporto e narrazione il punto di forza della loro creazione di picture books......".
    Personalmente, non mi disturba la versione elettronica dei libri contenenti solo testo (anzi, la possiilità di ingrandire il corpo del testo, scegliere il font, lo sfondo e altri parametri può essere di aiuto e facilitare la lettura rispetto alla versione cartacea).
    Innegabile poi poter fare ricerche con il tablet, con la possibilità di gestire numerosi contenuti in pochissimo spazio e in simultaneità...
    Quando però parliamo degli albi illustrati o dei libri-oggetto, il discorso cambia completamente!
    Questi libri hanno una fisicità che è unica (lasciando stare i già citati maestri Munari e Komagata, vogliamo pensare ad esempio alla trilogia del limite di Suzy Lee?
    Senza il "limite" della piega questi meravigliosi libri non esisterebbero! O per esempio vogliamo pensare a "Lunedi" di Anne Herbauts" con la grammatura della carta che si alleggerisce man mano che la storia va verso la fine? Queste cose in digitale non si potranno mai rendere, e non avranno mai la stessa delicatezza e raffinatezza… onestamente trovo anche senza senso volerle riprodurle o "scimmiottare".
    Ogni supporto ha le sue peculiarità e le sue unicità e punti di forza e su quelli bisogna lavorare.
    Poi aggiungo una riflessione che faccio da mamma: ho provato a scaricare degli ebook (o apps, ecc) per osservare come li "legge" Viola, che ora ha sei anni:
    beh, il risultato è che tutti 'sti rimbalzi, spostamenti di nuvolette, cannoni che sparano, palloncini che volano a seconda di come il bambino scuote o inclina il dispositivo, la distraggono dal senso della storia: tutto diventa "un giochino", Viola stessa li nomina "giochini" e non libri!
    E' possibile che il valore aggiunto che può avere un iPad o simili, siano solo questi effetti speciali? Sicuramente c'è oltre, ma non è ancora sto trovato.
    Io ho delle idee in merito, proprio pensando alle "gestures" che si fanno, e a come indirizzarle seguendo e agevolando la direzione narrativa. Ma sicuramente è una cosa troppo tecnica e fuori luogo in questa discussione.
    Ci tengo invece ad aggiungere questa cosa che è troppo affascinante per me: ma ci pensate che il libro quando lo teniamo aperto davanti a noi "ci abbraccia" e crea un'intimità fantastica? Pensate a quando lo leggiamo con i nostri figli, ma la stessa cosa avviene anche quando lo leggiamo da soli: non è una sensazione meravigliosa?
    A presto, e grazie per qusti preziosissimi "pensieri a voce alta"!

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  2. Sarebbe interessare scoprire e verificare anche la diffusione di e-reader per tipologia. Un supporto che funziona con la tecnologia e-ink (l'inchiostro digitale, quello usato dai kindle, kobo etc. etc.) mal si confà al libro illustrato. Sarebbe inoltre interessante restringere la ricerca alla diffusione di ebook sui rimanenti supporti a schermo attivo. In soldoni: quante sono le persone che leggono libri su Ipad? Quanti erano due anni fa? Quanto saranno tra cinque anni?

    Il discorso dell'"albo illustrato digitale" è completamente staccato dalle altre tipologie di ebook. Troverei più affinità con il mondo dei videogiochi/app. Un terreno, come giustamente dice Valentina, molto distante dall'editoria classica.

    ps Bellissimo il video de i tre porcellini.

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  3. @Birbaluna: grazie per il tuo commento. Quel che dici sulla lettura è in fase di studio all'estero, dove sono più "avanti" anche sull'analisi dell'interazione dei bambini con i supporti digitali di lettura. E quel che dici sull'attenzione durante il racconto è la verità. In merito su "The Guardian" è uscito questo articolo di Alison Flood: http://www.guardian.co.uk/books/2012/jun/07/enhanced-ebooks-bad-for-children. Mi piace citarlo proprio perchè evidenzia come a volte questo rapporto contenitore-contenuto del libro digitale funziona non come arricchimento ma come "distrazione". Ma non è una osservazione che vale sempre. Questa nuova modalità di fruizione dell'eboook forse dobbiamo ancora capirla, così come ci abbiamo messo anni a sfruttare appieno le possibilità dei libri di carta.

    valentina

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