È stato così, N. Ginzburg, 1947, da FN |
Il 29 novembre, pochi giorni dopo la chiusura di Bookcity, è stata inaugurata a Palazzo Reale, a Milano, la mostra dedicata a Giulio Einaudi, dal titolo L'arte di pubblicare. Un percorso che è, sì, un omaggio, ma anche una bellissima panoramica delle problematiche, le soluzioni, le intersezioni tra le arti che caratterizzano il lavoro degli editori, e in particolare quello di Einaudi per le sue collane di narrativa, partendo dagli anni Trenta agli anni Ottanta, anche se I Coralli nascono ufficialmente nel 1947, con la pubblicazione di È stato così di Natalia Ginzburg, e muoiono nel 1976.
Si dice spesso che non bisogna giudicare un libro dalla copertina. A volte però la copertina è già in sé un terreno di sperimentazione e di scelte così forte da diventare essa stessa, indipendentemente dai contenuti, simbolo, porta di passaggio a un mondo letterario preciso e riconoscibile. In questo senso, Einaudi è stato un vero pioniere. Ha capito, prima degli altri, che la copertina è più di ogni altra cosa un invito a entrare nel libro, uno specchio per il lettore, un modo per entrare in contatto con il pubblico.
Foto da Cosedalibri |
Scopriamo, nelle ricche e precise didascalie e presentazioni di una mostra molto ben curata, come mai si è passati dalle prime copertine figurative di Francesco Menzio a quelle più sintetiche e sperimentali di Max Huber e Albe Steiner, rivelando l'intreccio di riflessioni sulla società italiana, profondamente mutata, i bisogni del lettore e i principi della comunicazione visiva, della grafica e del design.
Foto da Sempre la stessa storia |
Ma non ci sono solo le copertine. Il libro interamente è analizzato e ce ne viene raccontata la storia, la vita, si fa una vera anatomia della collana, che ci restituisce importanti spunti.
Sottolinea, la mostra, come il libro sia uno specchio chiarissimo delle fasi storiche e sociali che il nostro paese si trova ad affrontare, dei cambiamenti politici profondi e sconvolgenti, dagli anni del fascismo, al dopoguerra, agli anni di piombo.
L'evoluzione dello Struzzo Einaudi - dal sito della casa editrice |
Una gabbia di impaginazione |
Bello anche vedere come la riflessione sullo spazio della lettura, l'organizzazione del testo sulla pagina, le proporzioni riviste, rielaborate e mutate portino gradualmente a mettere in discussione canoni, a pensare al libro come oggetto complesso.
L'alfabeto in carattere Bembo |
L'alfabeto in Garamond Simoncini |
Anche i caratteri tipografici mutano nel tempo, così come l'impaginazione: si passa dal Bembo al Garamond Simoncini, dal dorso in tela, alla brossura, alla sovracoperta bianca; i titoli si spostano dal basso all'alto, in modo che siano visibili sugli scaffali delle librerie; i nomi degli autori diventano un po' più grandi; il bianco, piano piano, mangia le immagini che caratterizzavano le prime uscite e riempie con la sua iconica presenza tutto lo spazio. Tra gli artefici di queste mutazioni anche Bruno Munari, che contribuisce a formare una identità unica per la casa editrice. Sua questa frase che così bene sintetizza la vocazione che lo accomuna all'editore, quando afferma: «La copertina di un libro è un manifesto, e la sua missione è di comunicare a chi la osserva che c’è qualcosa di interessante per lui in quel libro».
Copertine per opere di Italo Calvino nei Coralli. Foto da FN. |
La mostra è imperdibile, ed è molto più ampia di quanto non risulti a una prima visita. Aiuta e spinge a riflettere sull'importanza del lavoro editoriale; regala sguardi nuovi su ciò che è in apparenza così semplice, ma che è arrivato a noi dopo anni di cambiamenti; analizza la complessità dello sguardo e della percezione, e la difficoltà nel coordinare tante competenze diverse: quella del tipografo, del grafico, dello scrittore, con un occhio attentissimo nei confronti del lettore e delle sue esigenze, ma senza perdere di vista il valore del testo pubblicato, le sue caratteristiche, il suo carattere. Ecco perché all'interno di questa mostra ci sono numerosi percorsi paralleli.
Giulio Einaudi da giovane. |
Per questo l'omaggio finale di Giulio Paolini, intitolato O.D.E e dedicato agli occhiali di Einaudi, è la chiusura del cerchio: un'opera dove tutti gli elementi di questa esposizione ritornano in un unico spazio: sguardo, mani, pagina, grafica, bianco e colore.
G. Paolini, O.D.E, tavola centrale, foto da Libreriamo |
La mostra, gratuita, è aperta fino al 13 gennaio, ed è stata promossa dal Comune di Milano in collaborazione con la Fondazione Giulio Einaudi e Skira editore. Informazioni qui e nell'immagine qui sopra.
Buongiorno,
RispondiEliminase chi scrive lo fa, in fondo, perchè cerca un lettore, chi fa una mostra forse lo fa perchè cerca un recensore.
Anche a nome dei curatori della mostra volevo quindi ringraziarLa.
Un articolo come il suo è il solo compenso per quella parte di lavoro (la maggior parte) che non è non è mai retribuita nei budget a disposizione.
Grazie
Malcolm Einaudi
Ma una mostra così bella non sarà itinerante?
RispondiEliminaArticolo davvero interessante, grazie Valentina.
RispondiEliminaA me le nuove collane non dispiacciono, anche se a volte la scelta della fotografia traduce un gusto più moderno e di solito meno raffinato.
Esempio: "Pagine postume pubblicate in vita" di Musil: vogliamo mettere la vecchia copertina, meravigliosa, con Musil allo scrittoio, e foto profilata di blu, e quella di oggi con quel cagnetto insulso davanti alla statua?(Le trovate entrambe su google immagini). Non c'è paragone! Idem per molte altre nuove riedizioni. Ma forse il gusto cambia con le epoche e il mio comincia ad essere datato.
Ps: per caso qualcuno sa dirmi se esiste ancora la collana di Struzzi che pubblicava le traduzioni della letteratura internazionale fatte da grandi scrittori italiani? Copertina tutta azzurro-blu, senza immagini.
Per spiegarmi meglio: è come se oggi le fotografie scelte per le copertine (e questo in generale, non solo per Einaudi) avessero bisogno di un'iconografia più didascalica, descrittiva, simbolica, che traduca in modo più evidente, ma di conseguenza anche più banale, il contenuto.
RispondiEliminaSarei curiosa di sapere attraverso quali studi di mercato si precisa nel tempo una scelta grafica, iconografica, etc. E che lettore è il lettore di oggi? E' ancora sensibile all'estetica del libro? Quando potremo vedere delle belle impaginazioni e copertine anche per le versioni adatte ai Kindle e ai libri digitali?
Speriamo che la mostra faccia altre tappe.
Un saluto.
Buongiorno Malcolm
RispondiEliminami fa piacere ritrovarla qui e la ringrazio per quello che ha scritto. Ci chiedono se la mostra sarà itinerante: che ne dice? Mi sembra anche questa una bella risposta al vostro difficile e bellissimo lavoro.
Un saluto,
valentina.
Un pò itinerante lo è stata già, la prima tappa (solo coi Coralli) era stata all'istituto di cultura italiana di N.Y. in ottobre.
RispondiEliminaComunque si, potrebbe certamente diventarlo (e magari via via che si sposta modificarsi con qualche piccola aggiunta dedicata al luogo: a Milano abbiamo aggiunto i maestri contemporanei del milanessissimo Lamberto Vitali, ad esempio).
Se qualcuno la vuole basta che si faccia vivo, i costi assicuro che sono molto ragionevoli (trasporto/e riallestimento).
Per Anna invece, la collana che descrivi si chiamava "Scrittori Tradotti da Scrittori" ed era l'ultima collana curata personalmente da Giulio Einaudi, finchè ebbe vita.
Gli Struzzi invece era una collana a fondo bianco con un taglio più saggistico.
Il colore azzurro che ricordi era poi un richiamo ad una più antica collana, "Narratori Stranieri Tradotti" in cui erano uscite tutte le principali traduzioni dei giovani letterati della casa (Pavese, Leone e Natalia Ginzburg, Mila, etc.). Degli STS ne sono stati ripubblicati alcuni numeri ad inizio anno, in allegato a LA STAMPA per il centenario di G.E. Però, non so perchè, hanno ritenuto di reimpaginarli completamente. Col paradossale risultato di stampare in un formato più grande ma con caratteri più piccoli e meno leggibili, e una grafica anonima e senza particolari significati.
Un pò come se oggi la fiat facesse la 500 facendola assomigliare a una qualunque macchina coreana... Ti pare possibile ? Ops.. in effetti forse si...
Grazie, bellissimo articolo.
RispondiEliminaMi permetto solo di segnalare che le info di chiusura (Comune di Milano) linkano a un articolo non pertinente (Mostra Picasso).
Grazia
Per Malcolm Einaudi:
RispondiEliminaLa ringrazio. Ricordo che ai tempi dell'università (Genova, 1991-94) c'era un raffinatissimo libraio, che è poi stato spazzato via dalla grande Feltrinelli (aperta in quegli anni proprio davanti alla sua libreria): si chiamava Biglino. Era la nostra mecca di studenti di Lettere. Aveva la collana "Scrittori Tradotti da Scrittori" probabilmente completa, in bella vista su una delle sue affollate mensole. Una lunghissima parete blu. Per l’esattezza, non era né blu né azzurra, né blu-malva. Aveva un colore che per associazione mi faceva pensare ogni volta al mare di Melville tradotto da Pavese, con qualche goccia di sangue sull’acqua.
Peccato per la brutta riedizione di alcuni titoli di cui mi racconta. Il Duca d’Auge avrebbe commentato: stiamo camminando sul fango dei nostri fiori blu…
Per la mostra: io vivo a Barcellona, ora mi informo presso l’Istituto di cultura italiano se per caso fossero interessati ad ospitarla.
Onorata di aver scambiato qualche parola con Lei,
Anna Castagnoli
@towritedown: Purtroppo il sito di Palazzo Reale ieri non funzionava, per cui ho dovuto ripiegare sul link alla Home page, da dove però puoi arrivare alla info sulla mostra cliccando sul calendario. Oggi, è attivo questo link (ma sul mio computer non si apre sempre: http://www.artpalazzoreale.it/INDE_M226.html)
RispondiEliminaAd ogni modo non ci sono informazioni diverse da quelle riprodotte nel flayer che abbiamo caricato sul post. Grazie! valentina
Gentile Malcom lavoro all´Istituto di Cultura di Berlino, potremmo sentirci per parlare della mostra?
RispondiEliminaSi certo, può contattatrmi qui: segreteria@einaudi.org
RispondiEliminasaluti
Malcolm