Pagine

mercoledì 15 gennaio 2014

Saper disegnare, come gli antichi

In occasione del centenario dalla nascita, Triennale Design Museum, il 13 novembre, ha inaugurato  la prima mostra in Italia dedicata a Piero Fornasetti, a cura di Barnaba Fornasetti, Piero Fornasetti. Cent'anni di follia pratica (catalogo Corraini).
Come recita la presentazione: “Pittore, stampatore, progettista, collezionista, stilista, raffinato artigiano, decoratore, gallerista e ideatore di mostre, Fornasetti è stato una personalità estremamente ricca e complessa. Ha disegnato e realizzato circa 13.000 tra oggetti e decorazioni: un universo fatto in egual misura di rigore progettuale, artistico e artigianale come di fantasia sfrenata invenzione surrealista e poesia.”

La mostra, ricchissima, ben documentata, pensata e allestita, espone oltre 1000 pezzi, provenienti per la maggior parte dall'archivio (che dev'essere una miniera inesuribile) curato da Barnaba Fornasetti, che prosegue l’attività avviata dal padre, nelllo show room di via Matteotti 1/A, a Milano.
A mio avviso questa è una mostra che chiunque si occupi di immagini, che le realizzi, le studi o le usi, non può perdere. E qui di seguito, trovate alcuni motivi del perché, se non l'avete ancora vista, secondo me fareste bene ad andarci (chiude il 9 febbraio, per cui meglio affrettarsi).

Primo: poche volte a una mostra ho visto visitatori così evidentemente deliziati da quello che stavano guardando e così allegri. Forse perché Fornasetti ha la capacità di unire un'ironia sopraffina a un istinto assoluto e precisissimo per la bellezza.

Piero Fornasetti, Calendario.
E sa far stare le due cose in perfetto equilibrio. I francesi chiamano joie de vivre questa attitudine al piacere dello stare al mondo e di godere delle sue cose migliori.

Secondo: probabilmente, come me finché non ho visto questa mostra, non sapete che quella di realizzare portaceneri è un'arte sublime, così come quella di disegnare partecipazioni di nascita o di fare calendari. Il calendario commissionato da Gio Ponti a Fornasetti forse è il più bello mai concepito da mente umana.

Terzo: Fornasetti sapeva fare tutto, anche riflessioni magnifiche sul proprio mestiere di artigiano e di artista. E sapeva scriverle benissimo.




Piero Fornasetti, Guardaroba surreale, 1940
Quarto: non ricordo di avere mai sperimentato una sensazione di appagamento visivo pari a quella che mi ha dato la compagnia, per oltre due ore, degli oggetti creati da Fornasetti: quadri, disegni, mobili, paraventi, vassoi, foulard, piatti, bicchieri, porte, sedie, tappeti, tessuti, scatole, libri, riviste, biglietti da visita, bicchieri, tazze, scrittoi, zuccheriere, cravatte, carte da parati, vasi, portaombrelli... 

Quinto: Munari ha affermato che “dalla qualità di quello che vediamo dipende la qualità della nostra vita”. Fornasetti, attraverso ogni oggetto a cui applica la sua smagliante intelligenza visiva, dimostra cosa significhi “qualità di un oggetto”.


Sesto: quando ero piccola, a casa, c'erano un tavolino a tre gambe con il piano decorato da farfalle e un set di sottobocchieri coi soli e le lune, entrambi di Piero Fornasetti. Per me erano le cose più belle, fra gli oggetti che avevamo intorno. Erano misteriosi, dimostravamo che un oggetto poteva essere abitato da molte vite diverse. Quegli oggetti raccontavano nello stesso modo in cui poteva farlo un libro.

Piero Fornasetti. Cent'anni di follia pratica, catalogo Edizioni Corraini.

Settimo: è una mostra perfetta per portarci dei bambini. La caleidoscopica ricchezza di ciò che è in esposizione parla alla naturale capacità immaginativa dei bambini senza alcun bisogno di supporti studiati ad hoc. Fornasetti (che possedeva un occhio nutrito da solida e raffinatissima cultura) riusciva a guardare ogni cosa come se la vedesse per la prima volta. Per questo ogni cosa che è uscita dalle sue mani è una sorpresa assoluta.

Piero Fornasetti. Cent'anni di follia pratica. Triennale Design Museum.

Ottavo: la perfezione artigianale e artistica con cui Fornasetti ha realizzato ogni oggetto, è una lezione di creatività e rigore assoluta.

Piero Fornasetti, Paravento.
Piero Fornasetti.

Nove: mentre guardavo questa mostra, mi sono chiesta come dovesse essere la mente di Fornasetti. Una specie di fabbrica di immagini in funzione giorno e notte. E infatti all'inizio del percorso della mostra si legge: «Il nostro mestiere è senza limite, a tempo pieno. Non c’è orario. Giorno, anche notte. I miei sogni li traduco in realtà, qualunque cosa faccia». Mi è capitato di avere questa sensazione di potenza immaginativa, di capacità di realizzazione di visioni proprie, guardando i camini di Casa Milà, di Antoni Gaudì, a Barcellona.

Piero Fornasetti, Collage di note, idee e schizzi sul tema del sole.

Dieci: c'è molta saggezza in questa visionaria potenza generatrice. Mi ha fatto venire in mente la saggezza degli antichi che si circondavano di immagini, e non potevano vivere senza contornarsi di rappresentazioni, simboli, miti. E per i quali ogni oggetto, anche il più quotidiano, era contrassegnato dalla bellezza. Fornasetti ha scritto: «A chi mi chiede lumi per apprendere il “design”, questo strano mito dei nostri tempi, rispondo: "Andate a scuola di nudo questa è la scuola cui apprendere il design. Il saper disegnare, come gli antichi, permette di organizzare, di progettare una cosa o un oggetto, una vettura o il frontespizio o la pagina di un libro»

E poi si può mancare la mostra di uno che ha afferma: «Mi reputo anche l’inventore del vassoio, perché ad un certo momento della nostra civiltà non si sapeva più come porgere un bicchiere, un messaggio, una poesia. Sono nato in una famiglia di pessimo buon gusto e faccio del pessimo buon gusto la chiave di liberazione della fantasia».

Piero Fornasetti, Autoritratto.

3 commenti:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.