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venerdì 1 febbraio 2013

Esperienze / 6: Libri tattili e multisensoriali (seconda parte)

La prima parte del post di Barbara Mazzoleni, Libri tattili e multisensoriali. Antefatto, la trovate qui.

[di Barbara Mazzoleni]

Il progetto

L'idea del libro per partecipare al concorso Tocca a te! mi è venuta grazie a mia figlia Viola, osservando i suoi lavoretti e le schede che realizza all'asilo. A parte le considerazioni su schede e lavoretti (su cui si potrebbe aprire un'ampia discussione), mi sono domandata come un bimbo non vedente potesse apprendere gli stessi concetti.
È stato allora che ho pensato di fare un libro molto semplice per bambini in età prescolare sulle forme geometriche. Per renderlo più divertente e giocoso, ho inventato alcune frasi in rima (anche questa è una cosa che faccio spesso per divertirmi con Viola): la filastrocca è una composizione per tutti piacevole da leggere e ascoltare perché sfrutta la musicalità del linguaggio, dunque una forma di comunicazione ideale per un bambino non vedente, particolarmente attento e sensibile a quel che sente.


Il libro è articolato in sei episodi, legati a sei diverse forme geometriche. Si rivolge ai bambini invitandoli a scoprire le forme con il tatto (in questo senso, scrivendo, sono stata attenta a utilizzare parole e verbi che esplicitamente esortassero a usare le dita).
Successivamente, una volta che il bambino ha riconosciuto la forma (realizzata in una cartone speciale, di 6 millimetri di spessore, applicato su una pagina di feltro colorato), il libro lo invita ad aprire la pagina di feltro per scoprire e toccare oggetti di uso quotidiano dotati della medesima forma.


Dunque questa semplice struttura, a un primo percorso tattile di scoperta della forma, ne fa seguire un secondo per ritrovare la stessa forma negli oggetti proposti, e, infine, un terzo, centrato sul riconoscimento dei materiali usati per rappresentare gli oggetti.
Gli esperti della commissione giudicatrice mi hanno spiegato, in seguito, che il mio libro e gli altri selezionati e premiati erano i più semplici a livello di illustrazione, proprio perché così deve essere: io stessa ho notato libri bellissimi che hanno partecipato al concorso (diverse persone hanno pubblicato o condiviso i loro progetti su internet). Alcuni però sono belli per chi, oltre che toccare, può vedere, cioè usare sia il tatto sia la vista: libri che per me sono bellissimi, purtroppo per i non vedenti facenti parte della giuria, dotati solamente del tatto, sono risultati poco fruibili o incomprensibili.


Ci tengo a fare questa precisazione, perché quello che a noi normodotati può emozionare, interessare, divertire, a una persona non vedente o con gravi deficit visivi può non dare nessuna soddisfazione di lettura. Ovviamente, è superfluo dire che, in generale, il libro o il gioco tattile è invece un oggetto prezioso per tutti, in quanto stimola lo sviluppo o il recupero della multisensorialità spesso perduta precocemente. Insomma, davvero ho dovuto fare un grande lavoro su me stessa e per me stessa, per sperimentare una nuova forma di comunicazione, nella quale tutto ciò che è visuale non serve, e in cui bisogna arrivare all'essenza delle cose nel modo più chiaro e diretto possibile.


Ovviamente, non pensavo lontanamente di vincere il concorso, dato il grande numero di libri partecipanti (più di 200, fra l'altro molti dei quali realizzati da persone più preparate di me: educatori, esperti in materia, autori televisivi, professionisti nel campo dell'illustrazione per l'infanzia).
Quando mi ha telefonato la dottoressa Josée Lanners, presidente della giuria (perché naturalmente non ho pensato di andare a Padova all'evento organizzato per la dichiarazione del vincitore), per comunicarmi che avevo vinto non uno ma due premi, non credevo alle mie orecchie.


Il mio libro, che si intitola Scopriamo le forme con il ditino?, ha vinto il primo premio miglior libro assoluto, e il premio speciale miglior libro didattico. È stato in seguito inviato a Praga, al concorso internazionale Typhlo & Tactus, tenutosi nel novembre 2011, a rappresentare l'Italia insieme ad altri quattro bellissimi libri che si sono classificati ai primi posti. Il referente italiano per questo concorso, Pietro Vecchiarelli, che ringrazio per la passione e la preparazione, mi ha detto che i nostri libri hanno fatto bella figura.


Tra l'altro ho scoperto che noi italiani abbiamo un knowhow eccellente nel settore specifico, diversi nostri autori hanno vinto in passato il Typhlo & Tactus. Uno su tutti, vorrei citare: Mauro L. Evangelista (illustratore, insegnante a artista prematuramente scomparso al quale è stato dedicato proprio il concorso che ho vinto), che ha realizzato un libro tattile che per me è un capolavoro di poesia, Cuore di Pietra. Se volete comprendere a che livelli di profondità espressiva può arrivare l'uso delle illustrazioni tattili e materiche, cercate questo libro e osservatelo bene.


Dopo aver vinto il concorso, ho pensato che la cosa sarebbe finita lì: una grande esperienza che mi aveva permesso di imparare tante cose nuove. In realtà, dietro l'angolo si nascondeva la possibilità di condividere questo patrimonio di conoscenze: per questo devo ringraziare in modo particolare Alessandra Mastrangelo (responsabile della Biblioteca di Mozzo, Coordinatore del Sistema Bibliotecario della Valle Seriana e membro del Comitato Esecutivo Regionale Lombardo dell'Associazione Italiana Biblioteche), che leggendo la mia storia su un periodico d'informazione locale, è riuscita a risalire al mio numero di telefono, mi ha contattata e mi ha chiesto di partecipare a un convegno svoltosi a Bergamo dal titolo Bambini, biblioteche e disabilità visive, all'interno delle iniziative di Nati per leggere 2011.


In questa occasione, ho potuto raccontare brevemente la mia esperienza e soprattutto imparare ancora una volta cose nuove e molto interessanti dalle relatrici intervenute (due delle quali tra l'altro avevano fatto parte della giuria del concorso Tocca a Te!). A partire da questo momento, ho avviato una attività di divulgazione/educazione alla creatività e alla multisensorialità attraverso la sperimentazione e la manipolazione dei materiali, progettando e conducendo laboratori per bambini.


Su questi temi ho incontrato l'interesse di diverse biblioteche e librerie, nonché di alcune istituzioni scolastiche della provincia di Bergamo in cui vivo. L'Unione dei Ciechi di Bergamo mi ha dato la propria disponibilità a tradurre e stampare in Braille qualsiasi libro io desideri fare insieme alle scuole.


Recentemente ho steso un progetto, sempre su richiesta di Alessandra Mastrangelo, per la formazione di adulti (educatori, bibliotecari, genitori eccetera) sul tema dei libri tattili: una giornata di formazione con una parte teorica e un laboratorio pratico per fornire linee guida a chi volesse progettare e autoprodurre questa tipologia di libri. Ho anche progettato percorsi di costruzione di libri tattili per classi di scuola primaria, studiati per rendere questa esperienza multidisciplinare, coinvolgendo le varie materie scolastiche.


Naturalmente devo far quadrare questi nuovi impegni con il resto della mia attività professionale e con la famiglia, ma ci credo fortemente, e non per ragioni economiche: come molti di voi ben sanno, di laboratori non si vive. Inoltre il mio libro tattile non è stato pubblicato (visti gli altissimi costi di produzione che comporterebbe, considerato che la lavorazione sarebbe interamente manuale-artigianale), e resta un pezzo unico (attualmente si trova a Roma, nella sede della Federazione). Questo per dire che non ho nessun prodotto da promuovere.


Faccio i laboratori perché ho scoperto la gioia di stare con i bambini e lavorare con loro mi rigenera, mi arricchisce e alimenta, depura la mia creatività. Questa esperienza mi ha fatto scoprire che fili invisibili legano fra loro diverse mie parti: esperienze personali e professionali, passioni e interessi che tutt'a un tratto, magicamente, sono andati a comporsi in un quadro unitario in cui ogni cosa ha trovato il suo posto, il suo senso e la sua funzione.

Con Giovanna, che mi ha chiesto di raccontare la mia esperienza e che ringrazio di cuore, siamo d'accordo che, se l'argomento risultasse essere interessante per i frequentatori di questo blog, potrei fare un altro post con contenuti più operativi: spunti, idee, racconti di come imposto e conduco un laboratorio, aneddoti... Insomma, cose che potrebbero essere utili a tutti coloro che volessero cimentarsi in questo ambito.
Per adesso ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggermi fin qui.

4 commenti:

  1. Dio che bello!!!
    Dopo mi leggo il post con calma ma il libricino è meraviglioso!!!

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  2. Grazie a te e a tutti i Topipittori per aver condiviso questa esperienza. Dentro c'è tutto: emozioni, professionalità, creatività, passione.
    In bocca al lupo per i toui nuovi sbocchi

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  3. Grazie! In particolar modo questo commento di Mammozza mi fa felice perché significa che attraverso i post sono riuscita a comunicare questi quattro aspetti: avevo detto infatti a Giovanna di intervenire pure sulla forma letteraria dei post, se la riteneva troppo "sempliciotta" o esageratamente entusiastica: non avrei mai voluto che la troppa passione o l'aspetto emotivo di questa storia prendessero il sopravvento sull'aspetto più "professionale" dell'approccio al progetto. Intendo dire che la passione spesso va convogliata studiando, documentandosi e non improvvisandosi esperti o approssimando. Infatti negli incontri di formazione per gli adulti che sto progettando e che partiranno fra qualche mese, secondo me é importante mantenere distinte le due strade: un conto é fare laboratori e attivitá con persone normodotate per il piacere di raccontare una storia attraverso libri tattili e multisensoriali ( e lí ci sta anche l'improvvisazione, o l'idea che ti viene al momento, anzi ho un sacco di esempi di bellissimi librini nati proprio così). Un altro é invece impostare un'attivitá di costruzione di libri tattili che realmente rispondano ai requisiti indispensabili e ai criteri corretti per essere veramente fruibili da persone con limitazioni visive di varia gravitá, o altri tipi di handicap. Qui si rischia davvero di fare le cose con pressapochismo se non ci si documenta!

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  4. Credo che la "passione" (che sia espressa in toto o in parte) sia fondamentale, essenziale; è il motore alla base delle cose.
    Il post è bellissimo, un piacere leggerlo e scorrere le immagini... mi manca solo di non poter avere sotto le dita quelle pagine di feltro!
    E se dovesse esserci un post su consigli e confronti su laboratori creativi di questo tipo, ne sarei davvero contenta.

    Bella condivisione, brava!
    E grazie.
    Ila

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