[di Valentina Colombo]
Tra la fine di novembre e i primi di dicembre ho avuto la felice opportunità di assistere alla
Fiera del libro di Guadalajara, in Messico. Una occasione per la quale devo ringraziare la Fiera stessa, in particolare Rubén Padilla, che si è occupato di sistemare tutte le scartoffie necessarie; i Topi, per avermi permesso di andare;
Filustra e l'agenzia spagnola
Pencil, che mi hanno invitato a una sessione di discussione con illustratori messicani sul tema del lavoro dell'illustratore che è stata un bel momento di scambio e riflessione.
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L'ingresso della FIL dal lato del padiglione internazionale |
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Lo stand del gruppo editoriale Santillana |
La FIL di Guadalajara è aperta al pubblico quotidianamente. Ed è una
fiera di lunga durata, circa 10 giorni, due fine settimana inclusi e
anche una apertura notturna, fino alle 23, che sembra sia
frequentatissima (dicono, ma io non ho assistito all'invasione; mi è
bastato vedere cosa succede il sabato pomeriggio).
Editori messicani e di tutto il Sud America, qualche americano, molti spagnoli, ovviamente, vista l'appartenenza alla stessa area linguistica. Moltissimi illustratori, agenti e visitatori da ogni parte del mondo. Stand stracolmi di libri, sia gestiti direttamente da editori sia da librerie e distributori, anche se in misura minore. Tanti gli stand condivisi tra più case editrici. Pochi gli stand che ospitano, ad esempio, prodotti cartotecnici o paralleli come giochi e gadget. Anche se, in questo caso, devo dire che lo stand di pubblicazioni cristiane che vende i rimasugli delle ostie sconsacrate, pagabili con carta di credito, mi ha un po' spiazzato; così come lo spazio-laboratorio della Kinder (sì, quella del cioccolato), dove i bambini potevano fare il loro ovetto; oppure quello di pubblicazioni esoteriche con incensi, cimeli e amuleti di varia natura, gioiellini e gli immancabili microlibri.
Al di là di queste piccole invasioni di campo (niente a che vedere con i
criticatissimi - a ragione- prosciutti di Torino) è una fiera totalmente incentrata sul libro, con pochi ebook e device, molte attività, presentazioni, conferenze; un foro illustratori attivissimo e un programma denso di incontri e convegni.
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Allo stand di Océano trovo Velluto, alias Terciopelo |
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Quel che mi sono portata a casa da questa fiera è stata la chiara percezione della presenza di una forte rete. Dato che la Spagna fatica a uscire da una crisi che sta mettendo a durissima
prova gli editori, questi hanno cercato una via di fuga nel mercato in
lingua spagnola dell'America Latina. Questo ha avuto due conseguenze molto interessanti. La prima è che si è creata una strettissima
alleanza fra editori spagnoli ed editori sudamericani. La seconda, è che
gli editori spagnoli, e parlo degli indipendenti, stanno collaborando.
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Stand di Océano, L'ora blu - La hora azul |
Il principio è abbastanza semplice. Se la crisi sta mettendo in ginocchio tutti, è un problema di tutti, che non è sufficiente affrontare in una logica individualista di strategia editoriale. Certamente, un editore, oggi come oggi, deve per forza fare "i conti con i conti". Ma la prospettiva collettiva e, anzi, per usare una parola che mi piace di più, comune, degli editori stranieri mi ha molto colpito.
Non si tratta di trovare solamente soluzioni semplici come quella di condividere gli spazi dello stand (sappiamo tutti che le fiere costano). Si tratta di condividere esperienze, saperi, conoscenze. Cose molto, molto preziose per i singoli business. Si tratta di vedere il libro di un editore che espone di fianco a te, ma che magari non conosci, e suggerirgli di parlare con Tizio o Caio, o di presentarlo al concorso Sempronio. Si tratta di concepire la filiera editoriale come un sistema vitale in cui ogni singolo pezzo favorisce il buon funzionamento dell'organismo intero.
In una bella chiacchierata con Ángel e Sandra, che hanno creato l'agenzia per illustratori
Pencil, abbiamo a lungo parlato proprio di questo. Di come, cioè, i ruoli nella filiera stiano diventando sempre più liquidi, e di come sia importante allargare i propri orizzonti di lavoro, per esempio, verso una maggiore comunicazione, al di là dei ruoli dei singoli; un po' come stiamo facendo noi con questo blog, in cui non facciamo mera promozione del catalogo e delle attività che lo riguardano, ma cerchiamo di dare una visione più ampia del lavoro editoriale nel senso più generale del termine, cioè di lavoro culturale, che non riguarda solo noi, ma tutto quello che ci sta intorno, creando continue occasioni di confronto e scambio. O, appunto, come fa Pencil, creando momenti di formazione degli illustratori e promuovendo il loro lavoro all'estero, non solo in quanto agenti, ma in un'ottica più allargata di diffusione della cultura dell'ilustrazione (come, appunto, in Filustra).
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Poco prima dell'inizio della conferenza di Filustra "Más allá de las fronteras" |
Abbiamo parlato di come un editore può far da agente a un illustratore che ha lavorato con lui, presentandogli editori stranieri; di come un agente può fare da collante fra editori di paesi diversi; di come gli illustratori possano scambiarsi opinioni, soluzioni su problematiche comuni, informazioni utili, collaborando tra loro e organizzandosi per aiutarsi e sostenersi a vicenda. Si è parlato insomma di un lavoro di collaborazione, ascolto delle esigenze degli altri, di condivisione.
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Stand di Océano, Ninna nanna per una pecorella - Canción de cun para una ovejita |
Se Facebook ci ha portato, negli ultimi dieci anni, a condividere contenuti in maniera quasi automatica, forse è il momento di applicare questa logica, in modo critico e costruttivo, anche all'interno di una catena produttiva come quella libraria che, invece, si è sempre definita attraverso ruoli precisi, spazi chiusi, inattivabili collegamenti.
In una logica di bene pubblico, che in Italia manca in maniera costitutiva (mia opinione personale, lo so, e continuerò a ripeterlo), aiutare il mio cosiddetto "concorrente", parlarci, condividere dubbi e perplessità, riflettere sui punti deboli e trovare soluzioni, aiuta anche me. Se un sistema così come lo conosciamo non funziona più, è il momento di ridisegnare la sua geografia.
Spesso si ragiona in termini di fette di mercato, di domanda-offerta e di concorrenza.
Io, in Messico, ho visto affacciarsi, e mi auguro che la cosa abbia uno sviluppo, una mentalità diversa, che si basa da una parte su una forte presa di coscienza dell'identità di ogni singolo editore, e dall'altra sul senso di appartenenza allo stesso orizzonte di lavoro e scambio. Ognuno fa e continuerà a fare i suoi libri come meglio crede; farà le cose che gli piacciono e piacciono al suo pubblico. Ogni editore continuerà a essere se stesso, ma insieme agli altri, con l'obiettivo di innalzare il livello qualitativo del prodotto-libro che si sta offrendo al pubblico. Certamente non è la soluzione alla crisi editoriale, che deve passare anche da una seria riflessione politica e che deve portare ad atti politici forti. Però questa costante osmosi di notizie, questo circolare di conoscenze, questo riflettere insieme, seduti a un tavolo, dopo otto ore di fiera, sulle possibilità di abbattere costi, creare nuove reti tra editori, librai e distributori; confrontarsi su problematiche concrete, sulle relazioni con le istituzioni e sulle loro risposte; promuovere la lettura con festival e incontri tematici, organizzati o patrocinati dagli editori stessi; questo dibattito così spontaneo, vivo, questo ribollire di idee che vanno e vengono, è l'atteggiamento giusto. Mai come a Guadalajara il proverbio "chi fa da sé fa per tre" mi sembrato più sbagliato.
Condivido pienamente. Il cambiamento è difficile, ma forse parte proprio dalla rete e dalle condivisioni.
RispondiEliminaChe bella riflessione Valentina. È esattamente cosí e penso che un'altra parte è saper condividere con persone che non sanno niente del albo illustrato, non essere autoreferenziale , c'é il forte rischio che sia alla fine un mercato retro alimentato.
RispondiElimina@Miguel: credo che ti sarebbe piaciuta la fiera, proprio per la sua atmosfera, così aperta, chiacchierona e produttiva, professionale ma anche amichevole. Mi è piaciuto questo atteggiamento di ascolto, apertura, dialogo costruttivo, e questa consapevolezza di vivere tutti un momento difficile che però si può affrontare con creatività, senza lamentarsi troppo ma cercando soluzioni anche azzardate. Soprattutto niente categorie schierate una contro l'altra (illustratori, editori,agenti etc), anche se certo le tensioni ci sono, ma un richiamo alla correttezza da parte di tutti, al dialogo, alla chiarezza e al confronto per trovare soluzioni utili e condivisibili. Un punto di partenza interessante e fattibile, e che alla lunga premia sia chi i libri li fa sia chi li legge.
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