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lunedì 30 novembre 2015

1 buona ragione per acquistare 20 buone ragioni

A volte le buone idee vengono per caso. E senza nemmeno faticare troppo.
Era il 12 dicembre 2011; decidemmo che due giorni dopo, il 14, avremmo organizzato il mercatino di Natale dei Topi: l'anno prima l'avevamo fatto ed era andato bene. Perché non ripeterlo? Così lo mettemmo in piedi in quattro e quattr'otto, fra mille altri impegni, dato che quello prenatalizio è uno dei periodi più forsennati dell'anno.

Arrivò sera e rimaneva solo da immaginare il modo di dare la notizia sul nostro blog. Era tardi, eravamo stanchi. Prima di andare a dormire mi venne l'idea di un decalogo (che poi si allungò a venti punti) e la buttai giù. Insomma, magari non era originalissima (dalle dodici tavole in poi), ma sicuramente era una soluzione.

Mentre lo scrivevo, per dare un po' di verve al tutto pensai di movimentare la grafica della pagina con colori, corpi e caratteri diversi. Il risultato fu questo. Ok, non è una cosa esteticamente da strapparsi i capelli o andar fieri, sono d'accordo.




















Ma il giorno dopo, quando lo postammo, le visite immediatamente si impennarono e rimasero alte per tutta la giornata e per i giorni successivi. Tant'è che poi le 20 buone ragioni per regalare un libro a un bambino fu uno dei 10 post più letti della storia del nostro blog.
Fu così che, nel corso del 2012, ci venne l'idea: per il materiale promozionale della casa editrice, anziché fare come sempre le cartoline con illustrazioni tratte dai nostri libri, avremmo realizzato le 20 buone ragioni per regalare un libro a un bambino, in un pacchettino di 20 cartoline + copertina. Un oggetto regalo da offrire ai librai, ai bibliotecari e ai clienti più affezionati.







































Giulia Sagramola, sopraffina grafica e illustratrice, di cui apprezziamo lo stile, l'ironia, la classe e le idee, ci parve la persona giusta a cui affidare la sua progettazione: ogni buona ragione avrebbe dovuto essere realizzata con un lettering a sé che facesse da cassa di risonanza al significato delle frasi, utilizzando la forma della scrittura come vera e propria illustrazione.




















Giulia fece un lavoro molto accurato: le cartoline tutte insieme sono una vera festa per gli occhi, tant'è vero che in seguito sono state utilizzate da molte librerie, biblioteche e festival per addobbare vetrine, zone ragazzi eccetera. Le 20 buone ragioni ebbero un grande successo anche tra i nostri lettori, tant'è che rapidamente andarono esaurite (nella costernazione generale). A ogni fiera, incontro, presentazione non facevamo che incontrare gente che ce le chiedeva e, alla notizia che non erano più disponibili, ci invitava a ristamparle. Abbiamo anche ricevuto tante richieste per mail e attraverso i social network: persone che le volevano acquistare e rimanevano deluse alla nostra risposta negativa.




















È questa la ragione per cui, oggi, ben tre anni dopo, le 20 buone ragioni escono in libreria, questa volta a disposizione di tutti coloro che desiderano acquistarle. Il prezzo è 8,00 euro. La confezione è un po' cambiata: a raccogliere le 20 cartoline oggi, non è più la cellophanatura, ma una garbata custodia in cartoncino, creata ad hoc da Paolo Canton, in collaborazione con la tipografia AZ di Verona, e impaginata da Giulia.




















Per cui ecco: la notizia è che da oggi chi vuole le 20 buone ragioni le può trovare in libreria o sul nostro topishop.
Informazione per i librai: se volete una confezione gratuita di 20 buone ragioni per decorare i vostri scaffali e le vostre vetrine non fate che chiederla al nostro affezionato distributore, che è ALI e ai vostri agenti di riferimento.



















lunedì 29 giugno 2015

Topi, perché salvarli?

Joanna Concejo: un topo curioso
per il Cataloghissimo.
Qualche mese fa il nostro blog, inaugurato il 18 settembre 2010, ha raggiunto il milione di visitatori. Abbiamo festeggiato l'evento con un post di Lisa Topi: Topipittori blog: greatest hits secondo me. Ci interessava il suo sguardo, per capire in che modo questo spazio possa apparire visto dall'esterno, dato che Lisa lavora con noi da meno di un anno, e prima frequentava queste pagine da lettrice.

Avevo pensato di scrivere un secondo post a breve giro. Invece mi sono attardata, per cui ora che mi sono decisa a scriverlo, festeggerò il milione e cento ventimillesimo visitatore, da poco raggiunto.
Tener fede al proposito di un blog, aggiornarlo a scadenze fisse e regolari, senza sgarrare, non è uno scherzo. Richiede una certa tenacia e una notevole quantità di energie e di idee. Quello che sostiene  nell'impresa è, ovviamente, la risposta dei lettori. Se aumentano, partecipano, collaborano, commentano, l'impegno profuso un senso effettivamente lo trova. Se, poi, quando meno te lo aspetti, e con una certa frequenza, incontri qualcuno che ti spiega che quello che ha letto sul tuo blog gli è servito nel suo lavoro di insegnante, autore, genitore, bibliotecario, studioso, illustratore, libraio eccetera, capisci che questo senso non è di secondaria importanza. E quando poi qualche collaboratore (uno fra gli ormai numerosi) ti comunica che quello che ha scritto per te gli è stato d'aiuto per far conoscere e riconoscere il proprio lavoro, hai l'impressione di avere creato uno spazio che nel tempo, grazie a tutti coloro che vi hanno preso parte, da lettori o da autori, è diventato collettivo: oltre che essere utile a te, lo è anche agli altri.

Guido Scarabottolo: un topo (vecchio o autorevole?) per  il Cataloghissimo

Con i suoi 946 post, il nostro blog davvero si può dire abbia toccato una quantità enorme di temi inerenti alla cultura rivolta a bambini e ragazzi e che ha al centro i bambini e i ragazzi. Una gran quantità di spunti: ne sa qualcosa Martina Esposito che, due anni fa, da stagista presso di noi si è dovuta occupare di tutta la rietichettatura dei post, uniformandola e riordinandola (lo ha raccontato qui: Io, il blog e i topi).
Ma per quanto noi, insieme a Martina, ci siamo preoccupati di rendere accessibili quanto più possibile i contenuti, rimane incontrovertibile un fatto: il modo in cui le persone usano un blog e hanno la ventura di incapparci è misterioso e imprevedibile.

Marina Marcolin: un topo (vegetale) per il Cataloghissimo

Per sondare questi misteri, il proprietario di un blog ha a disposizione un pannello di controllo che gli consente di seguire i flussi di frequenza dei lettori, le loro preferenze, i canali di accesso, la loro provenienza geografica eccetera.
Se un pannello di controllo non rivela tutto, è in grado tuttavia di dire molte cose. Una di queste sono le parole chiave che, usate nella ricerca sul web, hanno portato alle tue pagine.
Molte di queste parole chiave sono del tutto ovvie e ragionevoli: nomi di autori, illustratori, poeti, artisti, fotografi, registi; titoli di libri, film, quadri; espressioni generiche come albi illustrati, libri digitali, illustrazione, letteratura per ragazzi; termini come litografia, quadricromia, acquerello eccetera.
Ma ce ne sono alcune come gli occhi della verità buongiorno o sognare di dimenticare il pigiama, che suonano a dir poco curiose. Ci si chiede anche, leggendole, per quale ragione il tuo blog abbia potuto fornire una qualunque risposta a quesiti di questo genere.
Per esempio non ricordo alcun post che, da noi pubblicato, possa risultare interessante per chi, consultando un motore di ricerca, vuole informarsi su space invaders bombe o fare rifare una collana.

Francesca Bazzurro: un topo (morto) per il Cataloghissimo

Molto divertente suona l'aspirazione a come fare libri illeggibili: per la quale sarebbe sufficiente andare in libreria e dare un'occhiata a una nutrita parte della produzione libraria odierna. È anche interessante l'idea di qualcuno che cerchi non la gloria letteraria bensì quella illetterata e desideri farlo, polemicamente, attraverso un libro che non si legge.
Altrettanta ilarità suscita nella notte buia libri illeggibili, che se dettato evidentemente da una ricerca di notizie su Bruno Munari, così espresso fa pensare all'asserzione di Schelling quando paragonava l’assoluto a una “notte in cui tutte le vacche sono nere”. In una notte buia anche tutti i libri, come le vacche, sono effettivamente illeggibili, senza bisogno di spenderci creatività.
Sempre a tema notturno c'è l'enigmatico notte uterina Montessori, che mette il lavoro della pedagogista sotto una fulgida luce esoterica Si potrebbe proporre la denominazione in alternativa alle tante Notti bianche disseminate in questo periodo dell'anno, con programma adeguato.
A rischiarare questa esplorazione di oscurità interviene la ricerca di un illuministico come realizzare una lampadina. Chissà quale nostro post è toccato in sorte al malcapitato che stava cercando informazioni in questo senso, e che delusione.

Lorenza Natarella: un topo (vorace) per il Cataloghissimo

Disegni maschere toc e tocca fa pensare a idee confuse. E chissà cosa stava cercando, e a che scopo, chi ha digitato insegnare suoni dolci o duri.
L'idea che qualcuno cerchi collezione fenomeni da baraccone spalanca, invece, un campo di possibilità: ci si immagina qualcuno che nel garage di casa abbia ammucchiato donne barbute, gemelle siamesi, sirene, mangiatori di chiodi, nani e giganti, e per ampliare la collezione la sera frequenti il blog dei Topipittori.
Lavoretti per bambini non vedenti non lo commentiamo, ci auguriamo solo che chi ha fatto questa ricerca si sia dedicato ad altro o si sia indirizzato verso un approccio più maturo alla problematica.
Lo scultore del bambino che si leva non abbiamo proprio alcuna idea a cosa possa riferirsi. Chissà mai da dove si dovesse levare questo bambino e perché qualcuno lo abbia scolpito.
Anche Dove si può comprare jim bottone è pieno di mistero: se qualcuno sa chi sia Jim Bottone, per quale ragione sia stato messo in vendita e dove si può acquistare, magari anche a buon prezzo, ce lo faccia sapere perché siamo curiosi.

Alessandro Gottardo: un topo (cromatico) per il Cataloghissimo.

Come si disegna un castello da fiabe indica un po' di pigrizia e poca immaginazione, così come anche disegnino dei bambini di una talpa, espressione in cui non è chiaro se i bambini compaiano in quanto autori del disegnino o come progenie antropomora della talpa.
Bambini che leggono un libro fa pensare a qualcuno che stia facendo una ricerca di immagini sul tema: ma non possiamo impedirci di visualizzare un solo libro e un esercito di bambini tutti intorno a cercare di leggerlo.
Biciclette simpatiche e immagini simpatiche di biciclette forse sono due tentativi consecutivi di ricerca fatti dalla stessa persona. Biciclette simpatiche? In che senso? Sono anni che vado in bicicletta e non ho mai pensato che una bici debba avere in dote il dono della simpatia. E, personalmente, davanti all'aggettivo simpatico tremo: non c'è come il desiderio di creare personaggi simpatici per vedere profilarsi all'orizzonte la manaccia nera del trash.

Simona Mulazzani: un topo (esibizionista) per il Cataloghissimo.

Ritratti famosi di comuni è splendido e un poco luterano: ci ricorda che polvere siamo e polvere torneremo, e per quanto ci sia dia da fare per ben apparire in ritratti celebri, alla fine tutti quanti non siamo che ragazzi e ragazze della porta accanto.
Infine topi perché salvarli è il nostro prediletto. Che qualcuno finisca sul blog dei Topipittori digitando una simile questione, ha qualcosa di inquietante e vagamente surreale. Per quale motivo una persona equilibrata dovrebbe porsi simili domande? Forse si tratta di un serial killer di roditori che stia cercando un motivo valido per non compiere la strage progettata? Un ultimo tentativo di fermare se stesso cercando sul web ciò che la coscienza, sola, non detta?
Chissà che, scoprendo addirittura l'esistenza di un'intera casa editrice di Topi, non sia sceso, costui, a più miti consigli, decidendo magari, anziché di fare una strage, di aprire un casa di riposo per vecchi topi musicisti o pittori o poeti o editori...
E voi che ne pensate: topi, perché salvarli?

Massimo Caccia: un topo (in sospeso) per il Cataloghissimo.

I bellissimi topi che illustrano questo post sono stati realizzati dai nostri illustratori per la super edizione del Catalogo Topipittori 2014, detto
Cataloghissimo, stampata in occasione dei primi dieci anni della casa editrice.

venerdì 27 marzo 2015

Topi in Fiera 2015

Illustrazione di Alicia Baladan.
Benissimo, ci siamo. O meglio, ci risiamo di già. Sembra passata una settimana dall'ultima Bologna Children's Book Fair (e nello stesso tempo tre ere geologiche, da quante cose sono successe nel frattempo) ed eccoci qui pronti a salpare da Milano, armi e bagagli, per i quattro giorni di fatiche bolognesi.

Cosa ci sarà di uguale per i Topipittori, in questo 2015?
Beh, prima di tutto lo stand che rimane il glorioso 29 D36, condiviso con i gloriosissimi amici editori A buen paso di Arianna Squilloni, e Éditions Notari di Paola e Luca Notari.

Cosa ci sarà di diverso? Con noi quest'anno trovate Lisa Topi a occuparsi dei diritti internazionali, e delle relazioni con il pubblico e la stampa. Sarà un'occasione per conoscerla e capire quanto è brava. Valentina Colombo ci sarà, ma non più con noi perché ha spiccato il volo e si è messa in proprio; ma sarà alla postazione dei signori Notari, rappresentati della sua agenzia Phileas Fogg Agency.

Come l'anno scorso, ai libri si dedicheranno le magnifiche Diletta Colombo e Anna Martinucci. Quindi qualsiasi esigenza abbiate in questo senso, è a loro che dovrete rivolgervi.


Poi ci saremo, come è ovvio, io e Paolo Canton a occuparci di editori stranieri e non, autori, illustratori, librai, bibliotecari, giornalisti, amici di passaggio eccetera: insomma ad accogliervi, salutarvi e parlare con voi, come facciamo ormai da undici anni.

Di nuovo poi ci saranno le novità in uscita per questa primavera. Quattro, da poco approdate in libreria, le abbiamo già presentate su questo blog: C'era una volta una bambina, In mezzo alla fiaba, Quando il sole si sveglia, Depero e la Casa del Mago. Invece le quattro ultimissime novità le troverete nuove di zecca in fiera. Perciò ve le anticipiamo qui, poi a ognuna dedicheremo qui un approfondimento, nelle prossime settimane.

Tondo, tondo e quadrato di Fredun Shapur, Topipittori 2015.

Cominciamo con Tondo tondo e quadrato, il primo libro edito in Italia di Fredun Shapur, il grande illustratore, grafico e designer inglese che ha dedicato molti progetti fra magnifici libri e giocattoli ai bambini. Un viaggio attraverso una geometria fantastica alla scoperta delle forme del mondo.

Il secondo, è Ti faccio a fettine: il bellissimo erbario a indovinelli di Chiara Armellini, costruito come il suo precedente Ti faccio a pezzetti, amatissimo dai bambini e dedicato agli animali. Una galleria di piante comuni e rare, da osservare, conoscere, indovinare, disegnare.

Ti faccio a fettine, Chiara Armellini, Topipittori 2015.

Il terzo è Archì: esordio italiano di Emmanuelle Bastien, giovane e brillante illustratrice francese, che ci propone un misterioso personaggio. Un omino da comica: lieve, filosofico, buffo, che corre, cade, si rialza, accompagnato da un filo di parole in rima firmate da Roberto Piumini.

Il quarto è  This is... un libro in quattro lingue, dell'esordiente Joe Lyward, giovanissimo illustratore inglese. Pagine leggere, figurine colorate con tanto bianco intorno: una partitura per silenzi e parole nuove che si dipana fra piccole sorprese e scoperte, come la vita quotidiana di un bambino. 


Roberto Piumini, Emmanuelle Bastien, Archì, Topipittori 2015.

Infine, ecco gli appuntamenti che ci riguardano:

Lunedì, 30 marzo, ore 17.00, stand Topipittori 29 D36, Simone Rea e Joe Lyward firmano i loro libri.

Martedì, 31 marzo, ore 15, Caffè Autori, incontro con Giovanna Zoboli e Giovanni Nucci dedicato agli illustratori: “Come muoversi nel mondo dell’editoria e sfruttare al meglio le opportunità della Fiera.”

Martedì, 31 marzo, ore 16.15, stand Topipittori 29 D36, Giovanna Zoboli, e ore 17:00, Viola Niccolai firmano i loro libri.

Joe Lyward, This is... un libro in quattro lingue, Topipittori 2015.

Illustrazione di Lisa D'Andrea.
Martedì, 31 marzo, ore 17, stand di Sàrmede 26 B4, Paolo Canton, Monica Monachesi ed Eva Montanari presentano i corsi estivi di Sarmede.

Mercoledì, 1 aprile, ore 17.00, stand Topipittori 29 D36, Silvia Vecchini, Marina Marcolin, Arianna Vairo firmano i loro libri.

Mercoledì, 1 aprile, ore 16.00, Padiglione 22, Libreria Internazionale, Giovanna Zoboli firma le copie di C'era una volta una bambina.

Due appuntamenti, poi riguardano I cinque malfatti di Beatrice Alemagna.

Mercoledì, 1 aprile, ore 10.45, presso la Sala Suite, Centro Servizi Blocco D, 1° piano, cerimonia del Premio LiBeR 2015, assegnato ai migliori libri dell’anno appena trascorso, selezionati da un giuria di esperti di editoria per bambini e ragazzi (bibliotecari, educatori, studiosi, librai…). Vincono ex-aequo la sedicesima edizione del Premio LiBeR come migliori libri del 2014: I cinque malfatti di Beatrice Alemagna e Jane, la volpe e io di Fanny Britt e Isabelle Arsenaul.

Mercoledì 1 aprile, ore 10-12, stand Internationale Jugendbibliothek Munchen 29 B56: si festeggiano i prestigiosi The International Youth’s Library’s “White Ravens” 2014, fra i selezionati I cinque malfatti.

Detto questo, che ognuno di voi abbia quattro giorni belli e interessanti. E naturalmente, vi aspettiamo per un saluto!

mercoledì 25 febbraio 2015

Topipittori blog: greatest hits secondo me

[di Lisa Topi]

Tavole di Maria Clara Eimmart
dal post Sposare un geometra e andare sulla luna.
Due settimane fa, durante una riunione di redazione, ci siamo accorti che il blog aveva appena registrato la milionesima visualizzazione. Dopo qualche giorno, all’anonimo(a) visitatore abbiamo dedicato questo post. E ci è venuta l’idea di raccontare, ognuno di noi, la propria relazione con il blog Topipittori.

Incontrai per la prima volta i Topi nel maggio del 2010, grazie a un bellissimo anno in tasca e alla sua autrice. Però, quando li rividi al colloquio, l’estate scorsa, ero piuttosto nervosa: leggendo il blog sapevo tantissime cose di loro.

Che sono esperti bibliofili, per iniziare – questo avrei potuto intuirlo dalla fornitissima libreria che tappezza le pareti della casa editrice, ma tant’è... Eccovi uno, due, tre, quattro, cinque esempi. Che sono atletici, nuotatori e pedalatori folli – infatti, hanno cercato invano di convincermi a usare la bici anche d’inverno! Avventurosi naturalisti, viaggiatori dalle doti artistiche nascoste...

Tutta discesa, Marina Girardi.

Sapevo che i Topi amano molto andare al cinema: ispirata dai loro resoconti ho conosciuto film poi amatissimi, come Alla ricerca di Vivian Maier, e il ricordo estivo da cui muove il post sul film Ida è tra quelli che preferisco. Per amor di pettegolezzo, tra i dettagli biografici spiabili sul blog, sceglierei il tragicomico antefatto del disamore per il disegno, per colpa di una spietata maestra d’asilo. Subito dopo verrebbe questo dal titolo favoloso: Credi fermamente nell’utopia.

Bambini al lavoro nell'orto della Casa del sole, parco Trotter.

Spesso mi sono chiesta come potesse essere per un bambino andare a scuola nelle casette del Parco Trotter di Milano, perché qui si spiega che oltre a essere immersa in uno spazio verde di grande bellezza, questa struttura di inizio novecento è stata terreno di sperimentazione per avanzatissime teorie didattiche e pedagogiche. Ed è sempre grazie ai Topi se ora so molte più cose sulla mia città di adozione, dal riso al salto all’origine del biscione dello stemma visconteo. E qui – un po’ di campanilismo a far da contrappeso alle virtù milanesi dei Topi – a chi fosse sfuggito, ci sono quattro splendidi versi ispirati alla pala di Piero della Francesca che è sì a Milano, ma ebbe origine nella terra del Montefeltro, la mia!

Pala di Brera o Pala Montefeltro, Piero della Francesca.

In effetti, per tornare al punto di partenza, ora che sono dall’altra parte dello schermo, credo che il blog sia uno specchio fedele delle menti e delle mani che quotidianamente lo coltivano, oltre che uno strumento di grave tentazione. Nel mio caso, facendo aumentare a dismisura la cartella dei preferiti alla voce Libri, un po’ come quando inizio un libro di Enrique Vila Matas che mi mette voglia di leggerne altri cento. Non solo. La quantità di contributi esterni al blog è indicativa di cosa significhi il mestiere dell’editore, ovvero incessante attività di ricerca e relazione. A proposito di relazione permettetemi una parentesi per ricordare una telefonata ricevuta nei miei primi giorni di lavoro. Diceva: “Pronto sono Ugo Cornia, c’è Giovanna?” A chi ha avuto la fortuna di ascoltare Cornia dal vivo, sa quanto riconoscibile e incisiva sia la sua inflessione modenese; per me fu un momento di breve, pura allegria che prefigurava incontri futuri. Per darvene un'idea, rubo un’immagine memorabile da Autobiografia della mia infanzia, che posso leggere decine di volte senza mai riuscire a trattenermi dal ridere:


[...] In classe con me c’era Stefano Ghetti, uno che abitava in casa mia, al quarto piano, mentre invece io stavo al secondo [...] e in quell’epoca proprio della nostra prima amicizia giocavamo sempre a leoni per le scale, che era come giocare ai cavalli, solo che invece che correre stavamo di fronte uno all’altro messi a quattro zampe facendo dei ruggiti e poi ci davamo delle specie di sberle in faccia con uno dei due bracci, come si vedeva che facevano i leoni maschi nei documentari, e infatti poi quando avevamo quattordici o quindici anni, ogni tanto uno diceva ti ricordi quando facevamo i leoni?, e ci scappava da ridere, e con Ghetti proprio ci siamo visti tutti i giorni per tanto tempo, fino a quando non ha iniziato ad avere delle fidanzate, che aveva iniziato un po’ prima di noialtri, e lo guardavamo stare tutto il pomeriggio seduto su un muretto a chiacchierare con queste sue fidanzate e non capivamo bene il perché e che cosa ci trovasse, e così via.



I topi sono abili aggregatori di talenti, autori, illustratori, studiosi, appassionati di letteratura. Tantissime sono le facce che passano di qui, lasciando il segno su progetti che possono avere tempi di gestazione molto lunghi, sottoposte all'esame di molteplici, attentissimi sguardi. Questo lato quasi “collettivo” della realizzazione dei libri illustrati è la parte più affascinante del nostro lavoro e consente un grado di affinamento e sperimentazione sempre nuovo. Molte di queste persone hanno scritto per questo blog contribuendo alla sua spiccata polifonia e biodiversità – sì, biodiversità, perché anche qualche membro del regno animale ha contribuito al blog dei topipittori.

Hans, il topo da compagnia opera di Anna Masini.

La Wunderkammer topesca dietro la mia scrivania.
Devo dire, inoltre, che post come questo, questo e questo mi hanno permesso di capire da dove provengono alcuni degli oggetti che fanno da pareti alla mia scrivania, una specie di wunderkammer topesca. Infatti, i Topi non si limitano a riunire talenti, ma anche chincaglierie di ogni foggia e dimensione – prevalentemente a misura di palmo di mano –, spesso uscite dalle mani geniali di amici artigiani. Delle chincaglierie, così come io le intendo, ne parla Dolores Prato in un libro magnifico, ingiustamente dimenticato tra i capolavori della letteratura del secolo scorso.


Leonard e Virginia Woolf.
Per finire, vi segnalo un post che insieme a Giù la piazza non c’è nessuno, appartiene all’ampia categoria che chiamerei le mie affinità elettive coi Topi. Agli albori della Hogarth Press, Virginia e Leonard Woolf stampavano libri con un piccolo torchio artigianale nella loro casa di Bloomsbury, regalando tesori alla storia dell’editoria. Ma, come spiega il post, la fama [della Hogarth Press] deriva soprattutto dalla totale identificazione con i suoi artefici, con le loro idee, il loro gusto e l'influenza che ebbero sulla cultura del tempo. Qualche settimana fa mi hanno regalato dei narcisi e mentre scherzavo con un’amica sul loro significato simbolico, mi disse che a una lectio della facoltà di psicologia scoprì che Freud la prima volta che conobbe la Woolf le regalò dei narcisi. E, che nonostante la Hogath Press pubblicasse le sue opere, lo scetticismo di Virginia Woolf nei confronti della psicoanalisi era tale che non lesse mai Freud, fino al 1938 almeno, posteriormente dunque a La signora Dalloway, Gita al faro e persino a Le onde. Notizia che, per me, ha dell’incredibile. Così Virginia Woolf ritrae Sigmund Freud nel 1939:

Il dottor Freud mi diede un narciso. Era seduto in una grande biblioteca con delle piccole statue sopra un ampio tavolo scrupolosamente ordinato. Noi, come pazienti, sulle sedie. Un uomo molto vecchio, rattrappito e rinsecchito; occhi brillanti da scimmia, movimenti sincopati e spasmodici: scoordinato, ma vigile. Dialogo difficile. Un’intervista. La figlia & Martin ci hanno aiutato. Potenziale immenso, voglio dire un vecchio fuoco ormai vacillante. (Traduzione della redazione).

Sigmund Freud
[La citazione dai diari di Virginia Woolf mi sembra una chiusa perfetta. Ma devo fare una seconda parentesi: Per 50 euro, un post popolarissimo, uno dei primi 5 più letti, per me è tra i più divertenti del blog. Non posso riportarlo tutto perché è lungo, perciò eccovi l'incipitQualche tempo fa, mi sono imbattuta nella più stravagante iniziativa di promozione alla lettura da me mai sentita. Un amico mi ha raccontato di avere offerto 50 euro al figlio ventenne in cambio della lettura di Il giovane Holden. E un piccolo spoilerChe Guerra e pace, che è un capolavoro del genio umano, possa “venire via” a una decina di euro, in qualsiasi libreria, è uno di quei misteri per cui dovremmo ringraziare l'Onnipotente a ogni istante. Perciò grazie Onnipotente e a tutti voi, buona lettura!]

venerdì 13 febbraio 2015

Il milionesimo nell'ombra

Qualche giorno fa, non sappiamo bene quando, esattamente, questo blog ha avuto il suo milionesimo visitatore.

Il contatore dei visitatori aumentava e a un certo punto avevamo immaginato di monitorarlo per poter festeggiare in tempo reale l'evento. Ché, a noi, pare un evento. 

Ci colma di stupore il fatto che un milione di persone (o una sola persona un milione di volte, o centomila persone dieci volte, che poi fa lo stesso) siano passate di qui.

Ma la grande occasione ce la siamo lasciata sfuggire: sono troppe le cose a cui badare per occuparsi anche di questa e, alla fine, il nostro milionesimo è rimasto nell'ombra.

Ma a lui, o lei più probabilmente, vorremmo dedicare un ricordo. Il ricordo affettuoso di un bellissimo racconto che mi ha fatto (a me, Paolo) molta compagnia quando ero piccolo. Il racconto è tratto da Il tranviere impazzito  di Marina Jarre, pubblicato da Einaudi ragazzi nel 1962 con le illustrazioni di Franco Bedulli, che qui trovate in bella mostra.


Il racconto si intitolava Il ventimilionesimo, e cominciava così: 
C'era una volta un bambino che viveva nella più grande città del mondo. Quando nacque gli attaccarono al collo un cartoncino con su scritto: «20 000 000», perché era il ventimilionesimo bimbo che nasceva in quella città. Suo padre ne era così fiero che in ufficio parlando di lui non lo chiamava mai Roberto ma soltanto «il nostro ventimilionesimo». Roberto, del resto, era un nome antiquato: la mamma aveva voluto chiamarlo così. Gli altri bambini avevano nomi molto più moderni: Biomotor, Telecono, Trimobil e, il figlio del direttore, Ciclotrone, ma proprio perché era il figlio del direttore. «È un nome troppo ricercato per un semplice impiegato», diceva il padre di Roberto.


A Roberto piaceva invece il suo nome anche se non era moderno e non era affatto contento che lo chiamassero «ventimilionesimo». La sera guardava dalla sua finestra le altre finestre illuminate della città e pensava: 
«Ecco, dietro ogni finestra c'è un bambino come me, ci sono venti milioni di finestre, venti milioni di bambini!» e gli veniva un gran sconforto, forse proprio perché non era proprio bravo in aritmetica; sbagliava sempre le divisioni e a scuola la maestra diceva spesso:
- Che vergogna per un «ventimilionesimo» essere l'ultimo in aritmetica! Che vergogna per la nostra scuola!


Poi la storia procede spedita e facciamo la conoscenza di Ciclotrone, il figlio del direttore, e di Motorino, il figlio della portinaia del grattacielo dove abita Roberto. I due sono amici, anche perché sono nati a due giorni di distanza. Sono così amici che, per difendere l'onore di Motorino, Roberto prende a calci nel sedere Ciclotrone. Ma picchiarsi è vietato in quella grande città e, per sfuggire alla persecuzione della legge, comparsa sotto le mentite spoglie di un vigile un po' tonto, i tre sono costretti a fuggire.


E, dopo tanta strada, tanta polvere e tanta avventura, Così finì la fuga di Roberto, Ciclotrone e Motorino. Le cose però non andarono poi male. Per punizione, Motorino fu espulso dalla scuola e dovette aiutare sua madre in portineria. A Ciclotrone il padre tolse la macchina calcolatrice sicché gli rimase molto più tempo per esercitarsi nei pugni; poiché faceva di nascosto a pugni con Roberto, ogni sabato pomeriggio. Quanto a quest'ultimo, per intercessione del padre non fu espulso dalla scuola, ma gli fu tolto il titolo di ventimilionesimo, che passò d'ufficio al ventimilionesimo e uno.
Passarono gli anni e i tre ragazzi divennero grandi. Motorino fece il portinaio, Ciclotrone successe a suo padre nella direzione della ditta. Di lui dicevano, però: - Non è in gamba come il padre, e poi quelle strane assenze del sabato pomeriggio!-


Perché sapete dove andava Ciclotrone il sabato pomeriggio? Insieme a Motorino prendevano la sotterranea e dopo un viaggio di parecchie ore arrivavano alla periferia della città. Là stava Roberto in un vagone ferroviario in mezzo alle erbe. Dopo lungo cercare aveva infatti trovato il mestiere che faceva per lui. Era ufficialmente incaricato di misurare di quanti centimetri al giorno si spostasse la città verso l'esterno. I conti glieli rivedeva tutti i sabati Ciclotrone e lui, in cambio, serviva ai suoi amici una buona cena di salame, vino, sottaceti e senape.


Ecco, caro milionesimo, o cara milionesima come è più probabile che tu sia: ci piace pensare che un giorno ti verremo a trovare in mezzo alle erbe, per fare lezione di pugni e condividere una buona cena di salame, vino, sottaceti e senape. 
Grazie.
Grazie a te, milionesimo nell'ombra.
E a tutti i 999 999 altri che sono passati di qui anche una volta sola a leggerci.

 GRAZIE 999 999 + 1!