mercoledì 24 aprile 2013

Da un seme di carta, un’intera tribù

[di Monica Monachesi. Foto di Piero Baraldo, Giuseppe Braghiroli, Antonio Pigatto]

Cosa fanno i Warli?, di Gita Wolf, Ramesh Hengadi & Shantaram Dhadpe (con l'assistitenza di Rasika Hengadi e Kusum Dhadpe) è un libro edito da Ippocampo Junior nel 2010, e interamente prodotto a mano, in India, da tre artisti indiani della comunità tribale Warli del Maharashtra, sulla cattedra di una scuola elementare.

Nel 2010, Do! (titolo dell’edizione originale, Tara Books), ha ricevuto il Bologna Ragazzi Award New Horizons. Nel maggio 2011, durante la Tribù dei lettori, a Roma, ho visto all’opera Gita Wolf, fondatrice di Tara, insieme a ELSE, durante un laboratorio: i bambini stampavano alcune illustrazioni del libro in serigrafia e poi rilegavano i fascicoli, tutto a mano. Bellissimo!
Non avevo ancora avuto l’occasione di utilizzare questo prezioso seme di carta che Tara da tempo aveva pubblicato.

Dovendo progettare un laboratorio veloce, e che conducesse alla realizzazione di alcuni pannelli decorativi, ho pensato di proporre ai bambini questa pittura antichissima, quasi preistorica, costruita con elementi grafici elementari. Potevo utilizzare fogli marroni e semplici matite bianche. Tecnicamente non intravedevo grandi difficoltà.
Ma come rendere profondamente partecipi i bambini?
Come renderli in grado di raccontare attraverso questo linguaggio grafico?
Come proporre il senso profondo di questi disegni?
L’aspetto più importante era, infatti, non l’apprendimento della tecnica, ma la comprensione di un mondo, di una civiltà, dell'universo armonico in cui vive la comunità tribale Warli del Maharashtra.

Ho proposto un esperimento alla classe II B della Scuola Primaria Albertelli di Parma, di cui ho già raccontato qui.

Sono partita dall’oggetto libro, facendo osservare la rilegatura, e invitando i bambini a toccare le pagine, poi ho mostrato questo video:



Non ho potuto spiegare nel dettaglio la serigrafia, ma nel video i bambini hanno visto FARE il libro: stampare i fogli, piegarli, rilegarli e realizzare la copertina (e da qui si poteva partire a fare ancora altro - la prossima volta!). La divertente animazione finale ci ha fatto entrare pienamente nel tema.

A questo punto, ho spiegato che il libro si intitola Cosa fanno i Warli?, perché questi disegni rappresentano proprio la vita di questa tribù.
I Warli sono agricoltori, allevatori, cacciatori, raccolgono anche frutti spontanei che la foresta offre.
La musica e la danza sono molto importanti nella loro vita.
Danzando tutti insieme rinnovano i legami tra gli appartenenti alla tribù e tra Warli e Natura, e rafforzano la loro capacità di fare, insieme, tutto ciò che è necessario alla loro esistenza.
La danza al suono dei tamburi e del Tarpa, strumento a fiato, è un soggetto di grande significato e allude alla ciclicità della vita in cui la morte non è che un nuovo inizio.

Le donne dipingono tutto questo sui muri delle loro case in occasioni speciali: feste e matrimoni. Celebrano così la loro vita in armonia con la Natura.
Dipingono con pennelli di bambù e il pigmento bianco deriva da polvere di riso mista ad acqua e gomma naturale; il supporto marrone è una mistura di fango e sterco.
Persino questo ha un significato preciso: dipingere sulla madre terra con il riso da lei generato è di buon auspicio perché nuovo riso possa essere seminato e raccolto.

Ho poi mostrato un altro video: Warli Walking Picture, un bellissimo disegno animato realizzato dagli artisti Warli Shantaram Dhape e Gul Ramani:



Non ho parlato come esperta di cultura indiana, ma come chi ha scoperto un tesoro.

A questo punto, ognuno aveva svariati argomenti da elaborare.
I Warli usano tre elementi grafici elementari: cerchio, triangolo, linea.
Ho disegnato alcuni esempi alla lavagna e...
Immediatamente sui fogli hanno preso vita piccoli racconti, e anche se avevo lasciato delle fotocopie sui tavoli, mi sono accorta che ognuno raccontava a modo suo, senza copiare.
Questo mi ha colpito e mi dato molta soddisfazione.


Qualcuno ha cominciato con una scena di caccia.
Qualcun altro ha fatto correre delle formiche sul bordo del foglio...
… o si è subito dedicato a soggetti complessi e bellissimi.
Qualcuno ha persino cominciato dalla danza – tarpa dance -, che non mi
sembrava semplice e, invece, guardate che ritmo!
C’è chi ha rappresentato la divinità, e si è anche divertito
a far dormire una donna nella sua capanna: ZZZ...

Quando i disegnatori oramai erano ben consapevoli di quante cose belle si potevano dire con quell'arcaico e potente abicì, ho pensato di presentare loro i Warli.

Ho mostrato un documentario: In harmony with nature, mentre ancora stavano disegnando.
Allora la meraviglia è cresciuta.

Davanti agli artisti Warli che nel filmato sviluppano dipinti incredibilmente fitti di linee e pieni di dinamica armonia, sono partiti vari Ohhh! di ammirazione.

 

Ero arrivata in classe alle 14, e alle 16 abbiamo cominciato a prepararci per lasciare l’aula.
In due ore, ecco alcuni esempi di quello che abbiamo realizzato:


Bravissimi tutti i bambini della II B! E grazie, Warli!


Ma non è finita qui: forte dell’entusiasmo e dei risultati, sabato 13 e domenica 14 aprile, ho riproposto questa esperienza a insegnanti, genitori, bambini, e il risultato è stato ancora straordinario.
Da cinque anni, il Festival Biblico di Vicenza ospita un’antologica di Le immagini della Fantasia; da due anni collaboro con il direttore del Festival, Antonio Pigatto, che ha inserito nel programma il mio corso di aggiornamento Universi inattesi e un laboratorio per realizzare pannelli decorativi per gli spazi espositivi del Centro Culturale San Paolo. Il Festival propone visite guidate e laboratori per scuole e famiglie. Se vi interessa, curiosate qui.

Dal 27, maggio la Mostra si trasferirà alla Basilica Palladiana e nel programma del Festival, all’inizio di giugno, è prevista la partecipazione di Gita Wolf che parlerà delle tradizioni artistiche popolari e tribali indiane: tenete d’occhio il programma.

A Vicenza, abbiamo lavorato in 26, fra bambini e adulti. Ho seguito gli stessi passi sperimentati a scuola e anche questa volta il disegno è nato spontaneamente: tutti si sono appassionati alla pittura Warli.






















Ecco come abbiamo raccontato la vita dei Warli:


Per qualche ora siamo stati come una tribù, e abbiamo lavorato insieme, pensando a un popolo lontano che vive presso le foreste dell'India occidentale.
Il loro nome, Warli, deriva da una parola che significa terra, campo, quel pezzo di terra guadagnato alla foresta, da coltivare, per vivere.
La loro danza e la loro musica erano forti, e ci spronavano ad andare avanti a raccontare.




Concludo con alcune parole di Gita Wolf, tratte dal catalogo di Le immagini della fantasia 29 in cui parla dei libri Tara Book (che si trovano in Italia grazie a Donzelli, Ippocampo Junior, Salani):

Quando abbiamo iniziato a pubblicare, nel 1995, c’erano pochissimi libri illustrati per bambini in India. La nostra è stata una tradizione in gran parte orale, e la nozione di letteratura per ragazzi è arrivata dall’estero. Quindi i libri per bambini indiani tendevano a essere delle copie altrui. Per creare qualcosa che fosse originale, ci siamo guardati intorno alla ricerca di illustratori indiani, e ciò che più ci ha emozionato è stato il potenziale che abbiamo visto negli artisti tradizionali.
Si trattava di artisti popolari e tribali, appartenenti alle comunità rurali e periferiche, che dipingevano in base a certi stili tradizionali. Pur essendo le tradizioni numerose e molto diverse tra loro, la maggior parte di questa arte scaturisce da un’unica origine quotidiana: la decorazione di case, di spazi di comunità o di luoghi di culto. Gran parte di essa era ed è tuttora, dipinta su pareti e pavimenti.
Che cosa portano tali voci alla letteratura per ragazzi? Offrire ai bambini una varietà di prospettive reali sembra semplice, ma è in effetti una delle cose più difficili da raggiungere, soprattutto ora. Oggi c’è la sensazione di avere più scelte di quanto mai sia avvenuto nella nostra storia, ma gran parte di esse sono in realtà omogenee tra loro - i libri diffusamente apprezzati sono commercializzati in tutto il mondo, i programmi televisivi sono trasmessi in tutto il mondo, i contenuti internet sono disponibili ovunque - e tutte queste cose ci danno l’illusione di avere una scelta sconfinata, ma hanno in realtà tutti origine da fonti molto simili e limitate. Hanno il potere di essere ascoltate, quindi sono forti. Da un altro punto di vista, sono il mercato e i media che decidono in gran parte su ciò che è da escludere e ciò che vale la pena di prendere in considerazione. Questo è anche il potere dell’editoria commerciale.
Ma si potrebbe anche considerare tutto ciò come una forma di timidezza che trova sicurezza nel ripetere formule che vendono. C’è posto per qualcosa di nuovo in questo schema delle cose, ma deve essere sempre all’interno dell’accettabile e del familiare. La varietà è benvenuta, ma solo se posizionabile entro il già noto. La vera differenza, al contrario, è radicale, riconoscendo una molteplicità di esperienze che è per definizione al di fuori del regolare e dell’abituale. Questa differenza è una qualità da esaltare, non da temere. Quindi, l’universalità non deve essere un’identità globale, ma un riconoscimento della comune umanità risultante da un’empatia con coloro che non sono come noi.


Un esempio della straordinaria tradizione artistica a cui attinge Tara Books: in un
villaggio del nord dell'India, le donne decorano muri e pavimenti di case e spazi pubblici.

1 commento:

isabel archer ha detto...

sono un'insegnante che lavora nella bibloteca scolastica di una scuola primaria. anch'io ho fatto una lettura animata con questo bellissimo libro. direi due anni fa se non ricordo male. farò vedere il bellissimo video alla classe con cui ho lavorato e che oggi è in quinta.