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lunedì 4 maggio 2015

Una scienza che nasce per gioco

Venticinque anni fa, quando cominciavo conoscerla, di Giovanna Zoboli mi colpì la capacità di riconoscere e nominare le piante (non che non mi avessero colpito anche altre cose, ma quelle son cose private). Io credevo di essere un padreterno, nel campo: avevo imparato i nomi delle piante sull'onda della mia passione per l'illustrazione botanica e la mia frequentazione di erbari di diverse epoche. La sua conoscenza veniva, invece, da una madre curiosa e dalla passione per il giardinaggio, che l'aveva portata a frequentare i giardini botanici e a compulsare con grande attenzione i cataloghi dei vivai

Nessuno di noi aveva studiato sui libri la morfologia e l'anatomia delle piante e ancora adesso, come allora, non sapremmo dire che cosa distingue una briofita da una tracheofita. Per lei - e per me in misura minore - si tratta di una conoscenza pratica, apparentemente di scarsa utilità: non saremmo in grado di ottenere la sufficienza in un esame di botanica elementare e, forse, neppure in un'interrogazione di biologia liceale.


Ma, in qualche modo, questa conoscenza nomenclatoria, questa capacità di riconoscimento, questa conoscenza appresa giocando (anche se i nostri erano giochi da grandi) è patrimonio non da poco. Non tanto perché ce ne si può pavoneggiare alle feste (io so anche imitare i versi degli animali e questo ha sempre risultati sorprendenti), quanto perché è una chiave di lettura del mondo. Una chiave, come già detto, pratica, ludica, che permette di interpretare il mondo e la sua bellezza con grande libertà. Giovanna mi ha detto recentemente che conoscere il nome di una pianta le permette di vederla, di distinguerla. Certo, i grandi sistemi di classificazione sono più esatti e profondi. Ma richiedono un'applicazione, uno studio e, alla lunga, risultano noiosi, faticosi, inutilmente farraginosi. Sono repulsivi per l'adulto e, ancor più, per il bambino e per il ragazzo.


D'altra parte, ne L'idioma analitico di John Wilkins, (Altre inquisizioni; Feltrinelli, 1963; poi Adelphi, 2000), Jorge Luis Borges immagina un'enciclopedia cinese «che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.» Questa classificazione, nella sua assoluta, impensabile arbitrarietà, ci mette di fronte da una parte alla futilità di qualsiasi metodo con cui l'uomo ha pensato di poter ordinare il mondo; e dall'altra all'intrinseca necessità dell'uomo di dare sistematicità alla materia del mondo per sottolinearne ed evidenziarne la meraviglia. Una necessità di conoscere la natura che trova nella capacità ludica e creativa del linguaggio uno strumento d'elezione


Infatti, per quanto futile sia lo sforzo, resta in ciascuno di noi la necessità di osservare e il piacere di conoscere. Conoscere con gli occhi e con la bocca. E a questo compito si dedica Ti faccio a fettine di Chiara Armellini.


La struttura è quella resa nota da Ti faccio a pezzetti, della stessa Chiara Armellini, pubblicato nel 2012 e vincitore del Premio Soligatto 2013, dove la lettura procede a coppie di doppie pagine: nella prima coppia di pagine, il testo descrive, annuncia l'identità di una pianta senza svelare il nome, a destra il medesimo soggetto è mostrato a pezzi; nella seconda coppia di pagine, il testo nomina la pianta a caratteri molto grandi e, accanto, mostra la figura intera.


Ricordo che, a Roma, a Più Libri Più Liberi, una signora che aveva sfogliato il libro insieme a un'amica per pochi minuti si è domandata, a voce abbastanza alta da lasciarsi intendere anche da noi: «E poi, una volta che hanno risolto gli indovinelli, che cosa se ne fanno del libro?».


Ricordo anche che, alla premiazione del Soligatto, i cinquecento e più bambini-giurati che affollavano un grande auditorium, e che il libro lo conoscevano a memoria, gridavano i nomi degli animali, si sbracciavano e ridevano divertiti allo scorrere delle immagini sul grande schermo. Mi sono interrogato spesso su questa capacità di godere del riconoscimento, della scoperta del conosciuto, che sembra essere diventato oscuro a noi adulti. E forse dipende dal fatto che per noi adulti le storie sono, per l'appunto, solo storie; e i libri solo libri.


Ma per un bambino le storie e i libri sono anche pezzi, pezzetti, fettine: tasselli che permettono di costruire continuamente mondi nuovi e riconoscere un mondo che non è mai generico, ma sempre molto specifico. Un mondo nel quale non esiste "il cane", ma esistono Ombra e Chico e il cane dei vicini che abbaia quando passi e quelli abbandonati lungo la strada e quelli che una volta... Dove un fiore di tarassaco, un dente di leone, non è un concetto astratto, ma qualcosa di molto materiale, che si strappa e si soffia, scomponendolo in mille e mille frammenti per poi, magari, ricomporlo nella pagina di questo libro.


Da qui comincia la scienza, da qui la classificazione illuministica, da qui la catalogazione del mondo. Comincia per gioco.

lunedì 27 maggio 2013

Soligattici bambini!

Il 23 maggio scorso, siamo andati a Pieve di Soligo, che nel mondo dei libri per ragazzi è noto per il Soligatto. Il Soligatto, nome inventato da Altan (e ispirato ai toponimi locali Soligo, Solighetto e Refrontolo), è un gatto con due teste (bicefalo e bifronte), animale che ai bambini piace moltissimo disegnare (e infatti ci sarà presto una mostra di Soligatti di loro mano). Con questo gatto, i soligattici bambini di queste terre (che hanno dato i natali a un poeta come Andrea Zanzotto) premiano ogni anno due libri: quelli che sono loro piaciuti di più (fra i dieci proposti loro dall'organizzazione del premio di cui trovate tutto qui e di cui presto riparleremo).

Quest'anno uno dei due libri, quello della fascia, 3-7, è stato Ti faccio a pezzetti di Chiara Armellini (il vincitore nella fascia 7-10 è Lavandaie scatenate). Siccome Chiara in questo periodo vive a Parigi, siamo andati noi a ritirare il premio. Non avevamo mai partecipato a questo evento e siamo stati felici di farlo.


Perché siamo rimasti molto colpiti da come è ben organizzato, per il posto che i libri occupano davvero in questo evento finale (fatto non scontato e che dà la misura della qualità del progetto), per come i libri sono conosciuti approfonditamente dai bambini (che ci lavorano a scuola per mesi), e per come durante la premiazione si parli effettivamente di libri e se ne parli bene, con tranquillità e misura, facendo in modo che l'attenzione dei bambini non si disperda fra incongruenti e incomprensibili performance musicali e teatrali, fra animazioni da villaggio turistico e urla assordanti di presentatori che sembrano usciti da programmi tv da spiaggia.



Ci ha incantato il coinvolgimento dei bambini nel riconoscere i libri da loro letti e guardati, il loro entusiasmo nell'applaudire e nel commentare con affetto e vivacemente le storie e i personaggi dei libri, la loro gioia nel poter mostrare le loro conoscenze, nel dare risposte giuste e a proposito, quando sono stati chiamati a partecipare in prima persona alla presentazione dei libri.
Tutto questo è merito di tante persone, quelle che fanno in modo che ogni anno il premio Soligatto non solo abbia luogo, ma cresca e coinvolga sempre più scuole e bambini. Fra queste citiamo quelle che ci hanno accolti e che abbiamo conosciuto: Tiziana Del Din, della biblioteca comunale di Pieve di Soligo, Elia Zardo ed Enrica Buccarella dell'associazione La scuola del fare, di Castelfranco a cui si deve gran parte dell'ideazione e della gestione di questo progetto.



Ma ci sono anche altre persone: gli assessori alla cultura e i sindaci di Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Refrontolo, Follina, Sernaglia della Battaglia, oltre a Marika Grotto della biblioteca di Farra di Soligo, e naturalmente tutti gli e le insegnanti la cui collaborazione è determinante e centrale nella riuscita del progetto, dato che sono loro, dopo adeguata e mirata formazione, a fare da mediatori fra libri e bambini, leggendo, rileggendo, discutendo, riflettendo, proponendo e organizzando attività diverse.
Durante la premiazione, alcuni lavori dei bambini sono stati presentati. E noi a nostra volta ve li mostriamo: eccone qui alcuni fra i molti che i bambini hanno prodotto su Ti faccio a pezzetti.




Ti faccio a pezzetti è un libro che sta dando, a noi e alla sua giovane autrice, molte soddisfazioni: dopo Francia, Corea e Germania, per una nuova edizione è aperta una trattativa col Brasile. Non solo: il libro è stato oggetto, dal febbraio 2013, di un ciclo di  mostre, incontri e laboratori, organizzati dal Sistema Bibliotecario Milano Est, che nei prossimi mesi lo porterà ancora a spasso per la Lombardia.
Ti faccio a pezzetti è un libro che si fonda su un meccanismo semplice, che alterna indovinelli, verbali (ma anche visivi e qui sta l'originalità della proposta) a scoperte.


I bambini adorano la suspence e la sorpresa che a ogni giro di pagina sono bilanciate dalla soddisfazione di trovare la risposta giusta e di vederla confermata dai pezzetti dell'animale che vanno ordinatamente a comporre un'immagine familiare e corretta. Un meccanismo che alterna con sapienza spiazzamento e rassicurazione (sullo stesso meccanismo sono costruiti altri libri, mi viene in mente Fortunatamente). I bambini di questo libro apprezzano anche la qualità estetica: la bellezza grafica degli animali, quella dei colori nell'architettura delle pagine, e quella degli assemblaggi creati coi pezzetti “in libertà” degli animali: composizioni che hanno il fascino di quadri astratti e avvicinano con garbo e leggerezza alla lezione estetica dell'arte contemporanea.





giovedì 28 febbraio 2013

Il mio incontro con Chiara

Martedì, 26 febbraio, nel tardo pomeriggio, alla biblioteca di Pioltello si è tenuto un delizioso incontro con l'illustratrice Chiara Armellini, riservato ai bibliotecari e organizzato dal Sistema Milano Est che, ogni anno, da dieci anni, organizza una mostra dedicata a un illustratore. È stato un modo di festeggiare, insieme, Chiara e i dieci anni dell'iniziativa. L’idea era quella di una merenda tra amici. Noi ci siamo stati, ed è stato estremamente piacevole, sia per il buffet ottimo, preparato da questi bibliotecari che si sono rivelati (anche) esperti di torte, pane fatto in casa, tartine, tè e biscotti (e non sembri un dettaglio frivolo), sia perché abbiamo parlato di tante cose interessanti a proposito di libri, bambini, illustrazione, laboratori, lettori, immagini, testi eccetera. 

Sarebbe bello ce ne fossero di più di incontri come questo, fra bibliotecari ed editori: un modo per approfondire reciprocamente la conoscenza dei propri ambiti di lavoro, così contigui eppure a volte sconosciuti. Vi riportiamo, di seguito, la lettera che Franco Fornaroli (infaticabile, colto e sensibile bibliotecario alla biblioteca di Melegnano), ha scritto ai suoi colleghi per invitarli a questo incontro e per presentare loro la mostra di Chiara. Lo facciamo perché pensiamo che mostri una curiosità e un metodo di lavoro da seguire e sperimentare.

[di Franco Fornaroli]

In questi giorni ho pensato molto a come presentarvi Chiara Armellini, ho navigato nel web alla ricerca di notizie e alla fine ho pensato che forse valesse la pena raccontare come è successo che l’ho conosciuta.
Lo scorso anno, alla Bologna Children's Book Fair, alla mostra degli illustratori, ho visto alcune sue illustrazioni: non quelle del suo libro d'esordio, appena pubblicato, Ti faccio a pezzetti.
Raccontavano una breve storia: protagonista una volpe. Mi hanno davvero colpito molto.
Poi sempre in fiera allo stand dei Topipittori ho visto il suo libro e l'ho comprato.

Chiara Armellini, Yellow Fox, 2012.


In quei giorni, ho saputo anche che Chiara teneva un laboratorio in piazza Re Enzo, a Bologna, alla tenda dei libri di Feltrinelli. E ho deciso di andarlo a vedere.
Devo dire che con tutta quella gente che si muoveva tra i libri, in mezzo a quel vociare e a quel caos, Chiara se la cavava benissimo con i bambini. E poi mi ha positivamente impressionato questa cosa curiosa: un’illustratrice che faceva giocare i bambini con timbri autoprodotti.
Valeva la pena di tenerla presente e magari proporla ai colleghi per la mostra del 2013.
Così ho portato a casa con me il suo libro e l’ho mostrato al gruppo di colleghi del sistema bibliotecario Milano Est.

Chiara Armellini, Rossogialloblu, 2011.

Quando poi, a luglio, alla libreria dei ragazzi di Milano, in occasione di un laboratorio, abbiamo conosciuto Chiara Armellini, abbiamo capito che era proprio lei che volevamo proporre nelle nostre biblioteche: è divertente, comunicativa, esuberante, intraprendente, creativa, ma soprattutto è un'illustratrice di talento. Abbiamo visto altre sue produzioni, che vedrete in questa mostra (alcune le vedete in questo post, ndr), che mettono in evidenza le sue capacità artistiche (acqueforti, illustrazioni graffiate su acetato, tavole realizzate con acrilici, matite colorate).
Chiara Armellini ha tutte le caratteristiche degli illustratori proposti dal Sistema Bibliotecario Milano Est in questi anni: è giovane e si sta facendo conoscere in Italia e all'estero.
Per tutti questi motivi, è stata scelta come l’illustratrice della mostra per il 2013.

Chiara Armellini, Incontri, 2008.

In mostra, oltre ad altri lavori precedenti, vedrete le tavole del suo primo libro pubblicato Ti faccio a pezzetti (Topipittori, 2012). Trovo che graficamente sia un buon prodotto editoriale: Chiara presenta ai bambini una galleria di quattordici animali realizzati con timbri autoprodotti. Nel libro c’è questa bellissima alternanza di  pagine con fondo bianco e colorato.


Quelle colorate, a sinistra contengono il testo: un indovinello che introduce le caratteristiche di ogni animale, stampato in un font che sembra impresso a mano; quelle bianche, a destra, propongono una composizione astratta di forme colorate. Girando pagina, le stesse forme, a sinistra, vanno a comporre l'immagine ordinata e riconoscibile di un animale. Il testo, a destra, sempre su fondo colorato, rivela l'identità dell'animale nascosto. Un meccanismo efficace e ripetitivo che contribuisce a scandire un ritmo sorprendente e insieme rassicurante, che aiuta il bambino a procedere nella lettura, divertendosi a osservare, scoprire, indovinare.
 
Vi aspetto!


La mostra dell'illustratore del Sistema Bibliotecario Milano Est è un'esposizione itinerante che porta in 8 biblioteche del Sistema le opere originali di giovani illustratori. Chiara Armellini quest'anno in occasione della mostra, terrà alcuni laboratori creativi per bambini e ragazzi, durante i quali si sperimenteranno le tecniche da lei utilizzate nei suoi lavori, come timbri e acrilico graffiato su acetato. Tra le tavole eposte, le illustrazioni del libro Ti faccio a pezzetti

La mostra di Pioltello si chiude il 16 marzo, ma l'evento si riproporrà nelle altre biblioteche del Sistema con questo calendario:
dal 23 marzo al 6 aprile - biblioteca di Rodano,
dal 14 aprile al 5 maggio - biblioteca di San Zenone al Lambro,

Dopo l'estate l'esposizione toccherà le biblioteche di Segrate, Inzago, Melzo, Melegnano e San Colombano al Lambro. Vedi qui per maggiori informazioni.


lunedì 25 giugno 2012

Come veri grafici

[di Chiara Armellini]

«Ma c'è il dinosauro, in questo libro? E il drago sputafuoco?»
«Ottima idea, non ci avevo pensato… ma potresti farne uno tu», suggerisco a E., piccolo partecipante del mio primo laboratorio per bambini da Ti faccio a pezzetti, tenuto a Bologna durante i giorni della Fiera del Libro 2012.
In questi laboratori incontro tanti bambini come E., ovvero bambini che con le loro idee, intuizioni e il loro sguardo nuovo sulle cose, il loro pensiero privo di pregiudizi, mi illuminano ogni volta. Prima di tutto perché sono pratici, logici, sicuri, sanno quello che vogliono realizzare una volta capito il lavoro da affrontare; ma nello stesso tempo, sono espressivi e liberi da preconcetti visivi o da stili.



Immagini dal mio primo laboratorio su Ti faccio a pezzetti, Bologna 2012.

Curioso è anche notare come i bambini sappiano sperimentare e progettare con grande professionalità come dei veri grafici: fanno domande e risolvono problemi che incontrano volta per volta, si interrogano su come uscirà la stampa o su come si può tagliare un buco dentro un altro buco eccetera.
E tutte le volte che lavoro con loro sono stimolatissima, perché con i bambini mi ricarico sempre, le loro idee sono originali, i risultati sorprendenti.





Immagini dal mio primo laboratorio su Ti faccio a pezzetti, Bologna 2012.

Esattamente come questi bambini, anch'io due anni fa mi sono cimentata per la prima volta con le stampe, con lo stesso entusiasmo e lo stesso stupore, forse anche con gli stessi interrogativi. Ho realizzato dei timbri con pezzi di gomma intagliati, inchiostrati e stampati a mano.
Da diverse prove e da alcune sovrapposizioni casuali sono emersi i primi tentativi di "pezzi animaleschi" timbrati:







Da qui è venuta poi l'idea di rappresentare cinque animali e di inviarli alla selezione per la Mostra degli illustratori 2010, della Bologna Children's Book Fair. Il progetto però doveva avere anche un filo conduttore, così ho deciso di pormi un vincolo, un'idea base da seguire, e ho pensato di rappresentare le vocali dell'alfabeto con gli animali. Ecco qui le A E I O U o meglio bAboon, zEbra, lIon, Owl e tUrtle:




E così, questi cinque primi fortunati esperimenti sono stati selezionati alla Fiera del Libro 2010, dove sono stati esposti, e, in bella vista da tutti, hanno fatto il loro dovere, ovvero attirare l'attenzione di alcuni editori, oltre a prendersi dei complimenti e a farsi anche un viaggio nei musei del Giappone!


Museo d’Arte Itabashi, Tokyo, Giappone.

Grazie alla visibilità data dalla Fiera del libro, i Topipittori mi hanno contattato, ci siamo conosciuti, abbiamo parlato delle tavole, della tecnica, del come e del perché... ma soprattutto del progetto da realizzare per un libro illustrato. L'abecedario da cui ero partita si è trasformato in questo libro-gioco intitolato Ti faccio a pezzetti. Dal titolo accattivante si deduce subito che qualcosa verrà scomposto, distrutto o creato. Aprendo il libro, il meccanismo del gioco, a ogni giro di pagina, è semplice e immediato: un testo-indovinello in rima, e una immagine-indovinello fatta di pezzi sparpagliati e caotici, sono i primi indizi per scoprire di che animale si sta parlando (o che animale si sta guardando). Girando pagina, ecco la soluzione, e il disegno, che prima era un caos di forme, diventa un'immagine leggibile, composta, unitaria e ordinata.

La grafica del libro è stato felicemente studiata da Marina del Cinque, che ha arricchito le pagine dei testi con font e scelte cromatiche appropriati al contenuto.




Un aspetto bello e interessante del libro è che il concetto che ne è alla base, la scomposizione e ricomposizione, e la tecnica con cui sono realizzate le immagini danno luogo a un processo potenzialmente infinito, di continua trasformazione: perché una volta costruito un pezzetto, si possono inventare e timbrare animali nuovi, mai visti o estinti, come il dinosauro o, appunto, il drago sputafuoco.

Il drago sputafuoco