Abbiamo conosciuto la Biblioteca Marazza di Borgomanero, qualche anno fa, quando, invitati da Eleonora Bellini, sua attiva e impegnata direttrice, abbiamo presentato, nel corso di alcune giornate Nati per Leggere, la nostra casa editrice davanti a un pubblico numeroso e attento. Il luogo ci ha colpiti: una villa settecentesca al centro di un bellissimo parco. Interni che hanno conservato intatte le atmosfere di ambienti, stili e forme del passato. In un luogo del genere, silenzioso, poco convenzionale, misterioso, in cui si avverte la presenza del tempo, i libri trovano una casa ideale. E, crediamo, anche, una cura ideale, per come le persone si occupano e pensano a loro.
Eleonora, scrittrice e poetessa, oltre che bibliotecaria, dedica attenzione ed energie al settore dedicato ai bambini e ai ragazzi. Le abbiamo chiesto di rispondere a qualche domanda.
La Biblioteca Marazza è anche una Fondazione culturale. Cosa significa questo nella pratica? Ci racconti, in breve, di questo luogo? Quando e come nasce, per volontà di chi e a quali scopi?
Il nome completo della biblioteca è “Fondazione Achille Marazza Biblioteca Pubblica e Casa di Cultura” (con la qualifica ONLUS aggiunta da ultimo). La biblioteca fu voluta e pensata da Achille Marazza, avvocato e uomo politico, nato a Borgomanero e successivamente vissuto tra Roma e Milano. Marazza era profondamente convinto del fatto che il velocissimo sviluppo economico ed industriale del dopoguerra, per essere completo e non effimero dovesse trovare basi ed equilibrio nella crescita culturale.
La Fondazione Biblioteca Pubblica e Casa di Cultura, con le caratteristiche che l'hanno contraddistinta sinora, si trova già delineata nel suo testamento: villa di famiglia da adibirsi a biblioteca, il grande parco che la circonda da destinare a uso pubblico, la biblioteca dotata di sala per conferenze e audizioni, il salone d'onore per gli incontri istituzionali, l'indispensabile e fondamentale sezione ragazzi. Era la metà degli anni Sessanta. Ma già prima, nel 1958, nel corso di un convegno tenutosi a Milano in occasione della settimana delle biblioteche, Marazza aveva espresso la sua convinzione che il sistema bibliotecario italiano, per tanti aspetti illustre, avesse dimenticato Renzo e Lucia (era ammiratore di Manzoni e collezionista dei suoi scritti). Le biblioteche italiane, da allora in poi, affermò, avrebbero dovuto essere tali da consentire anche a Renzo e Lucia di partecipare pienamente al patrimonio di cultura e di civiltà che appartiene a tutti. Marazza morì nel 1967. La biblioteca aprì nel febbraio 1971. Proprio in questi giorni dunque festeggia il suo quarantesimo compleanno. Il 26 febbraio, lo ricorderemo in un convegno dal titolo Una biblioteca per Renzo e Lucia. La Biblioteca di Borgomanero nel progetto di Achille Marazza.
In che modo, oggi, lo spirito originario di questa istituzione è cambiato e in cosa si è mantenuto, considerati i cambiamenti, economici, sociali e politici, rispetto al momento della sua nascita?
Questa è un'istituzione che, nel pensiero del fondatore, è nata giovane e aperta – nonostante le sue non eccezionali risorse economiche -. Anzi, se la considero in rapporto alla media delle biblioteche italiane “grandi” (abbiamo ormai più di centomila libri e altri documenti, audiovisivi compresi), noto che il suo dinamismo, soprattutto nei confronti dei lettori reali e potenziali, è di buona qualità. Nella visione di Marazza erano presenti addirittura alcune potenzialità che sono ancora da esplorare a fondo (la cooperazione con altre istituzioni culturali sia locali che nazionali, ad esempio). Anche la continuità del personale e la sua motivata preparazione hanno giovato sinora alla biblioteca. Naturalmente sono cambiati alcuni linguaggi e alcuni strumenti di comunicazione con gli utenti, principalmente dopo l'informatizzazione, l'avvento di internet e dei telefoni cellulari. Anche in questo campo ci sono potenzialità ancora da praticare.
In che modo il vostro lavoro entra in relazione con la vita della comunità. E in che modo l'amministrazione favorisce o potrebbe favorire questo rapporto?
Il nostro lavoro coinvolge principalmente le istituzioni scolastiche, per quanto riguarda bambini e ragazzi. Quanto alla comunità degli adulti, i contatti non sporadici si dirigono principalmente a scuole, librerie, altre biblioteche, stampa locale. Le amministrazioni pubbliche svolgono nei confronti della Fondazione più un ruolo di controllo e di garanzia che un ruolo di coinvolgimento e/o di programmazione comune. Questo, che potrebbe sembrare un limite, mi pare invece essersi rivelato nel tempo una garanzia di autonomia, di continuità e di scientificità nel lavoro dei bibliotecari, che, come è noto, è spesso sottovalutato, sottostimato, condizionato o addirittura in balia di mutazioni amministrative, specie nei piccoli centri.
Che peso attribuite, nel complesso della vostra attività, alle fasce più giovani dei frequentatori della biblioteca?
Una percentuale abbastanza alta del nostro tempo viene dedicata alla biblioteca dei ragazzi: la responsabile Daniela Buonavita, che ha un'elevata preparazione nel campo, durante l'anno scolastico o in altri momenti (Nati Per Leggere, Festa dei lettori, laboratori, gara di lettura) viene affiancata da altre bibliotecarie, soprattutto da quelle del sistema che conta una trentina di biblioteche aderenti. Se dovessi indicare una percentuale direi che oltre il 30% del nostro lavoro è diretto ai più giovani, dalla prima infanzia all'adolescenza.
Che tipo di attività privilegiate con loro?
L'attività è innanzitutto quella quotidiana, quella che non si vede e non fa notizia, ma che costituisce la base essenziale di qualsiasi altra: scelta e conoscenza dei libri, catalogazione e messa a disposizione dei lettori, strategie per dare visibilità ad alcuni libri (le novità, ad esempio, o quelli su particolari temi), acquisto di un numero sufficiente di opere per garantire diverse possibilità di scelta e una sufficiente circolazione delle opere. Altre attività sono: le visite alla biblioteca, i giochi con i libri, i laboratori (poesia, narrativa, libro), le letture ad alta voce, gli incontri con l'autore. Le attività sono organizzate o tenute direttamente dalle bibliotecarie.
Quanto un bibliotecario può incidere nell'avviare un ragazzo alla lettura?
Il bibliotecario incontra il piccolo lettore quando questi arriva in biblioteca e non è detto che, per quanto bambino, egli non nutra già qualche pregiudizio sui libri e il loro contenuto. Ma il bibliotecario di certo ha due grandi vantaggi rispetto a un insegnante e a un genitore: può garantire al bambino varietà e libertà nella scelta dei libri, inoltre non esercita né forme di controllo né di valutazione sulle sue scelte. In una realtà di provincia o di paese, inoltre, il bibliotecario svolge anche la funzione preziosa di tramite: può far conoscere una più ampia scelta di libri, diversi da quelli – pochi – che solitamente appaiono sugli scaffali praticati dai più, che sono quelli dei supermercati. Spesso questa scelta più ampia significa anche scelta e proposta di opere di più alta qualità, più “belle”.
Quanto la relazione con i bambini e i ragazzi modifica la vostra relazione con i libri e il modo in cui li pensate?
Lo sguardo del bambino e del ragazzo è spesso più nuovo, più libero da stereotipi del nostro. Però talvolta può succedere che i bambini siano condizionati da precedenti abitudini e modelli di lettura. Tenuto conto dei due elementi, è importante per noi guardare ai libri sempre con sguardo libero, andando oltre le preferenze personali, i condizionamenti (“mi chiedono solo questo, questo va di più”), gli approcci troppo facili e abitudinari, l'abbandono della ricerca. Insomma, noi bibliotecari dobbiamo sempre mantenere un'alta vigilanza affinché la nostra curiosità, il nostro spirito critico, il nostro amore per il libro, la qualità delle scelte non scendano troppo di tono. Poi, se proprio è necessario, si media anche un po'.
Che rapporto hanno i ragazzi con i libri e con i luoghi dei libri, a tuo avviso?
Mi pare che, una volta conquistata la loro fiducia, il rapporto sia buono. Da parte dei ragazzi alternativamente esigente e fiducioso.
Tu hai una grande esperienza di letture e di attività con ragazzi e bambini. Sulla base di questa, cosa credi che amino trovare i bambini nei libri? E i ragazzi?
Dipende dalle età, mi pare. I piccolissimi amano trovare un nido di parole, e di figure; poi arriva l'età delle scoperte e piacciono anche libri diversi dalla narrativa, di scienze, di storia e soprattutto preistoria. Gli adolescenti credo preferiscano narrazioni in cui identificarsi, che non nascondano le paure di quell'età, ma che siano capaci di rassicurare, di prospettare un'evoluzione positiva. Mi pare che tutto ciò si manifesti più a livello inconscio o non detto, che esplicito e dichiarato.
Quanto i genitori e gli insegnanti incidono nel rapporto fra i libri e i ragazzi? E in che modo?
Penso che sia difficile dire qualcosa che valga per tutti: ci sono genitori, ad esempio, per i quali la lettura è essenzialmente un'attività scolastica, strumentale, tesa a raggiungere risultati, mezzo per “avere” il figlio più colto, più intelligente, più. Ma non tutti sono così, è ovvio. Lo stesso vale per gli insegnanti: se tra questi ultimi c'è chi consiglia agli alunni solo letture di integrazione della didattica, altri – ne ho incontrata una proprio pochi giorni fa – affermano: io applico il decalogo di Pennac. Un catalogo che ora, grazie alla fama dello scrittore francese, si è diffuso ampiamente, ma che era già presente da generazioni nella mente dei buoni educatori.
Secondo i vostri dati, leggono di più i ragazzi o i genitori? Chi di loro frequenta di più la vostra biblioteca?
Credo non ci sia dubbio: leggono di più i bambini; leggono anche i bambini che in casa non hanno neppure un libro, eccetto quelli di scuola. Per i ragazzi, specialmente i maschi, cambia un po' il discorso: i simboli di status giovanile si misurano e si modellano su altri oggetti, diversi dal libro. Però credo che, se il libro giusto arriva, anche i ragazzi generalmente leggano più dei rispettivi padri.
Come giudicate l'offerta editoriale attuale di libri per ragazzi, sia la narrativa sia gli illustrati?
La scelta è fin sovrabbondante, tanto che non è sempre facile informarsi e orientarsi. Poi ci sono molti libri seriali, che muovono interessi quasi collezionistici, affetti un po' troppo chiusi, fantasie un po' unidirezionali. Questo è anche il parere della nostra bibliotecaria Daniela, che una volta i libri li leggeva tutti, ma ora il tempo non le basta e se ne rammarica.
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