venerdì 18 marzo 2011

Ragazzini da non dimenticare mai

Che i ragazzini siano formidabili attori, in grado di far sfigurare o, quantomeno, impallidire, calibri da Oscar, lo si sa da tempo.
Nel 1959, Truffaut dal quattrodicenne Jean-Pierre Léaud, in Les quatre-cent coup, trasse Antoine Doinel, personaggio che divenne il simbolo stesso dell'infanzia e dell'adolescenza ribelli, rimasto scolpito per sempre nella memoria grazie anche a una delle più belle scene, e a uno dei più bei primi piani, finali della storia del cinema.



Nel 1948, De Sica, con Enzo Staiola, anni nove, nella parte di Bruno Ricci in Ladri di biciclette, emblema dell'infanzia povera, innocente, ferita e coraggiosa, toccò il cuore del mondo intero, guadagnandosi un Oscar (miglior film straniero).



In questi giorni, ci hanno conquistati due film, tre registi, tre personaggi e tre attori.
I film sono Hereafter (2010) e Il Grinta (2010); i registi sono, rispettivamente, Clint Eastwood e i fratelli Joel ed Ethan Coen; i personaggi sono i gemelli Jason e Marcus interpretati dai gemelli Frankie e George McLaren, nonché la magnifica Mattie Ross interpretata da Hailee Steinfeld.

Cosa lega questi personaggi? Il fatto che siano decisi a tutto pur di ottenere quello che vogliono: Marcus, trovare un medium all'altezza del suo desiderio straziante di entrare in contatto con Jason, il gemello scomparso a causa di un incidente stradale; Mattie, placare la propria sete di giustizia, catturando e portando davanti alla legge lo spostato fuorilegge che le ha ucciso il padre.


Ci sono piaciute le facce serie, intense, credibili, comuni, di questi ragazzini, condotti in entrambi i casi in una recitazione essenziale, senza concessioni a smorfie, cliché, sentimentalismi, con effetti di travolgente empatia.

L'idea di infanzia che guida la mano senza incertezze di questi grandi registi sembra discendere, in linea retta, dalla tradizione letteraria anglosassone che ha creato personaggi memorabili: Jason e Marcus hanno la forza magnetica dei bambini che nei racconti e nei romanzi di Henry James commerciano instancabilmente con l'assoluto, l'alterità, l'aldilà e il mistero, accanto a un mondo adulto confuso, disorientato e, soprattutto, cieco.

La piccola Mattie ha sorelle famose: dalle ragazze d'acciaio dai turbolenti sentimenti di George Eliot e delle sorelle Brontë, alle pioniere indomite di Willa Cather, fino alle eccentriche bambine dall'intelligenza adamantina di Truman Capote, Harper Lee e Sylvia Plath (il film, fra l'altro, è tratto dal romanzo True Grit di Charles Portis che nel 1969 ispirò un film con John Wayne).

Cosa ci è rimasto di questi straordinari ragazzini cinematografici? Tutto.
In particolare, in Hereafter ci ha colpito lo sguardo assorto di Marcus, in continua, tesa, silenziosa comunicazione con l'assenza del fratello morto, la tenerezza profonda e pervicace dei suoi gesti rivolti all'oscurità, le sue offerte mute e fiduciose al nulla, sostenuto dal coraggio di non cedere, da una parte, alla fredda disillusione di chi non sa sostenere il mistero della morte, dall'altra, al cinismo, alla volgarità e alla crudeltà di un mondo che specula sul dolore di chi rimane.



Di Mattie ci hanno conquistato il nitore delle idee, la fisicità composta e trattenuta, l'amore ardente per l'avventura. E il profondo, nascosto senso dell'ironia: dopo avere organizzato la spedizione della salma del padre a casa, assistito a tre impiccagioni, dormito in compagnia di alcuni cadaveri, trattato la vendita e l'acquisto di cavalli con un trafficone rotto a ogni raggiro, assoldato uno sceriffo alcolizzato e coriaceo per catturare l'assassino del padre, essersi arrampicata su un albero per guardare in faccia un impiccato in decomposizione, aver guadato da sola le rapide di un fiume e sostenuto lo sguardo color cobalto del fascinoso ranger Matt Damon, a un malcapitato che fa tanto di offrirle una tazza di caffè, risponde, secca: «Signore, ho quattordici anni, non bevo caffè.»



L'orrore vero, mandato in onda da Rai Uno, dei mostruosi pargoli canterini di Antonella Clerici trova nello spegnere (per sempre) la tv e nell'andare al cinema un potente antidoto.

9 commenti:

Anna ha detto...

Avrò visto i Quatre cents coups decine di volte e ogni volta non riesco a non avere gli occhi pieni di lacrime per la perfezione della corsa di Antoine Doinel verso il mare. C'è tutto in quella scena, tutto, non solo dell'infanzia, ma della vita.

Topipittori ha detto...

Direi che il momento esatto in cui, invariabilmente, mi si chiude la gola è quando, a sorpresa, Antoine si gira e guarda la telecamera. E' come essere snidati. Fa paura.

la lumaca querida ha detto...

era normale vedere i film di Truffaut in tv, intere rassegne!
E anche Rossellini, De Sica, Fellini, Ford, Pasolini...

isabel archer ha detto...

non ho ancora visto il grinta , ma i gemelli di hereafter sono davvero meravigliosi nella loro apparente assenza di recitazione.
pertanto mi inchino alla grande regia di clint che è stato in grado di farceli apparire così veri e commoventi.
detesto i bambini finti e stucchevoli che in tante fiction ci tocca di sorbirci.

Topipittori ha detto...

Hai ragione Marco, si vedevano cicli bellissimi dedicati ai grandi registi, sulla Rai. Oggi, invece, come fa notare Isabel, imperano fiction con stucchevoli infanti e famigliole di insopportabili impiccioni, costantemente allegri e col cuore in mano. Per cui ribadisco: la tv va spenta per sempre. Vi assicuro che ci si guadagna in tempo, buon umore e qualità della vita.

isabel archer ha detto...

sono d'accordo. ad ogni modo da quando ho sky, mi vedo solo quello che mi interessa, tipo film ... però rimane il fatto che sì, è meglio andarsi a leggere un buon libro o fare giardinaggio ecc.
ho deciso di farvi visita ogni giorno e lasciare sempre un commento, pertanto ne troverete anche di very inutili...

Topipittori ha detto...

Bene Isabel, i topi adorano i commenti.

isabellalabate ha detto...

Che bel post! i film citati li ho visti tutti e concordo con voi, aggiungerei "The kid" di Charlie Chaplin, con Jackie Coogan che aveva 4 anni e il talento di un uomo. Il film ha quasi un secolo ma resta attuale, un capolavoro...

gianlorenzo ingrami ha detto...

grazie, un po' di ossigeno in tempi pesantissimi...