[di Valentina Colombo]
Lo scorso fine settimana a Bellaria-Igea Marina si è tenuto il "Bellaria Film festival 2011". Alla sua 29° edizione, questa quattro giorni di film e documentari è diventata un appuntamento interessante per tutti gli appassionati. Quest'anno ho avuto la fortuna di assistere alla proiezione di un documentario intitolato A mao e a luva (La mano e il guanto), titolo preso in prestito da un libro di Machado de Assis.
Girato da Roberto Orazi, racconta la sorprendente storia di Ricardo Gomes Ferraz, conosciuto da tutti come Kcal. Cresciuto nelle favelas di Recife, nel nord-est del Brasile, Kcal si definisce "un trafficante di libri". Coltivando la sua passione per la poesia e la musica, sin da giovane inizia a recuperare dai mercatini libri vecchi e logori, con i quali vuole realizzare una biblioteca. Il primo libro che gli capita tra le mani è proprio A mao e la luva. A 18 anni possiede già una novantina di volumi e inizia a prestarli ai vicini, agli amici, ai bambini.
La zona dove vive Kcal è una delle più povere del Brasile. Si sopravvive grazie alla pesca di molluschi dal fiume Capibaribe, che come una madre dà cibo, acqua e una possibilità di una vita onesta agli abitanti delle palafitte costruite sull'acqua. Molti bambini, sin da piccoli, impossibilitati ad accedere a una educazione, vengono avviati al mestiere di pescatore. I meno fortunati finiscono nelle mani dei trafficanti di droga che li addestrano. Molti muoiono in sparatorie, rapine, o vengono arrestati.
La realtà che Kcal vede nella favela di Pina è però molto diversa. Ci presenta una comunità che vuole vivere con dignità. Una comunità, dimenticata dalle istituzioni, che risponde entusiasta all'appello di Kcal. Giorno dopo giorno, camminando camminando (il documentario è di fatto una costante e lunga passeggiata per le strade di Pina), Kcal porta un libro, si fa amare dai bimbi, dai loro genitori, trasmette loro il suo amore per la poesia, attraverso il divertimento, la lettura condivisa e una generosità senza confini. Un "povero matto", come lui stesso si definisce, che non ha quasi mezzi di sostentamento e che spende quello che ha per comprare i libri e organizzare la sua piccola biblioteca.
Eppure in poco tempo il miracolo avviene. Macché miracolo: succedde quello che succede perché i libri sono una "porta". L'arte, la poesia, la musica sono una possibilità di vita altra per i bambini di Recife. "Ogni libro è un grido di libertà", dice Kcal. E così è per moltissimi, grandi e piccoli. Si legge e si scrive insieme, si compongono piccole poesie, si impara ad affrontare e raccontare una realtà durissima.
Il lavoro di Kcal non passa inosservato. Viene invitato a parlare della sua esperienza di biblioteca improvvisata a San Paolo, e nel 2008 il Presidente da Silva gli consegna il premio "Faz diferença". Ma le istituzioni compiono l'ennesima gaffe. Offrono computer, libri, ma offrono anche il trasferimento della biblioteca in una zona "più sicura".
Kcal però rifiuta, perché la sua "Biblioteca os Guardioes" è la salvezza per molti, e portarla fuori dalla favela significa uccidere ciò che finora è stato fatto. Non solo Kcal rimane, ma comincia a organizzare un festival di poesia in piazza. Gli chiedono se organizza una cosa "per gay", se è "matto", ma lui insiste. E il documentario si chiude con una recita nella Piazza della Pallottola, trasformata in palcoscenico per bambini di tutte le età che recitano poesie sull'acqua, la vita, la morte. Kcal vuole che la cultura diventi la nuova "droga" della favela, l'unica capace di diffondere libertà e informazione tra la gente.
È un documentario che fa riflettere. Sul valore della generosità, quella autentica e gratuita, spinta da una reale volontà di fare qualcosa di buono per gli altri senza avere nulla in cambio. Sulla testardaggine sana di chi ama davvero la cultura e crede nel potere di quest'ultima come risorsa. Sul potere dell'immaginazione per leggere, capire e affrontare la realtà. Sui problemi, quelli veri, che esistono ancora in molti paesi per l'accesso a una educazione degna e per tutti. Sul fatto che in una realtà dove si vive con niente è proprio la stessa cultura a salvare le persone, e la prima in cui si investe per costruire un futuro migliore, mentre da noi i tagli alla cultura sono una prassi. E viene da riflettere sulle mancanze delle istituzioni. Il loro vuoto è spesso colmato da persone straordinarie come Kcal, che ha spinto il governo a investire in altre 500 biblioteche nelle favelas di tutto il Brasile.
Se volete leggere una breve intervista al regista, è disponibile qui. Una bella intervista a Kcal realizzata dalla Rai è invece disponibile qui.
4 commenti:
Gracias por acercarnos siempre interesantes historias. Esta en especial me ha gustado mucho.
Molto interessante. Sarà possibile vedere il film o reperirlo da qulacHe parte?
grazie
E’ emozionante, commovente .
@s: sembrava che Feltrinelli dovesse distribuire il dvd ma non ho trovato nessuna indicazione su internet nè in libreria. Un peccato...(valentina)
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