venerdì 1 luglio 2011

Un'insaziabile sete di conoscenza

[di Valentina Colombo]

Il 16 giugno, dopo una giornata trascorsa senza particolari intoppi, partecipo al seminario How to promote Korean children's books overseas. Come alcuni di voi sapranno, i Topipittori non hanno comprato diritti di libri coreani ed hanno invece partecipato e vinto il CJ Picture book Award. L'organizzazione della fiera ci ha dunque chiesto di fare un breve intervento sul tema della letteratura per ragazzi in Italia. Oltre a me, sono presenti i rappresentanti di tre case editrici: Kompas Gramedia Group (Indonesia), Kalima (Abu Dhabi) Nutrend (Sud Africa). L'incontro dura un paio d'ore. I profili delle case editrici sono molto diversi, ma è interessante il dibattito che emerge dai nostri interventi. La domanda che mi rivolgono è più o meno questa:

Questa mattina un editore francese ci ha detto che i libri illustrati in Europa si leggono anche solo per passione, per la storia che raccontano, senza nessun intento educativo. Questa sarebbe la differenza tra il mercato coreano e quello europeo. E' d'accordo con questa affermazione?

Accidenti, sì, verrebbe da rispondere. Eppure la domanda è tutt'altro che ovvia.

Ragazzi giocano a calcio nel cortile di una scuola a Seoul
Il sistema scolastico coreano è basato su due principi: la competitività e la qualità. Già da bambini i coreani vengono istruiti con una disciplina ed un rigore ineccepibili. I migliori, non solo frequentano la scuola, ma hanno anche a disposizione borse di studio (quando non sono ricchi di famiglia) per accedere a dei collegi-doposcuola, dove per altre tre o quattro ore continuano a studiare, approfondendo ciò che hanno imparato.



Una partita di baseball nel cortile di una scuola
Oltre a questo, c'è lo sport (il baseball, quello nazionale, e poi il calcio).
Insomma un contesto educativo basato sulla disciplina, la nozione e la conoscenza a livelli molto alti. I genitori alimentano questo sistema, desiderosi di vedere i figli in una posizione sociale ed economica migliore. I ragazzi crescono con l'idea di un apprendimento costante, senza sosta, e con una curiosità onnivora che viene alimentata abbondantemente dal mercato libraio. Nella classifica dei libri più venduti ci sono prevalentemente testi universitari, saggi, libri scientifici, biografie. Fanno eccezione alcuni titoli che sono però frutto più di una "globalizzazione" dei consumi che non segno del vero carattere del mercato coreano. In altre parole, troviamo Twilight ed Harry Potter, troviamo romanzi rosa e d'azione, ma sono le eccezioni che confermano la regola. Capita di trovare anche dei comics, e qualche picture book, nelle liste dei più venduti. Ma sia i primi che i secondi hanno comunque un intento educativo.
Ho già accennato al foglietto esplicativo dei libri illustrati nel precedente post. Gli albi insegnano sempre qualcosa: a contare, a disegnare, ad applicare le leggi della fisica. Molta anche la produzione di libri di attività dedicati vuoi alla matematica, vuoi alle lettere, vuoi alle scienze. Anche i board books, i libri per i piccolissimi, servono per imparare ad usare il vasino, a distinguere i colori e le parti del corpo.

Tra le case editrici che investono su albi più sperimentali, mi è piaciuta soprattutto Chobang, già premiata a Bologna. Il "Libro della vita poetica dei fiori rossi" (non è una traduzione del titolo ma una interpretazione, essendo pressochè intraducibile) mi ha fatto innamorare, con i suoi rossi vivi e le poesie minime che accompagnano le illustrazioni.

Aboliti, per quel che ho notato, i libri illustrati che parlano di qualunque aspetto "difficile" del vivere: la morte, la malattia, la sofferenza. Solo pochi titoli introducono tematiche di questo tipo (penso ad esempio a The stories shouldn't be true della casa editrice Sigong junior, che ha vinto una menzione al BolognaRagazzi Award 2011).

In mezzo a questo delirio di nozioni, i ragazzi però guardano alla produzione di albi illustrati europei con una meraviglia e una attenzione che nulla hanno di nozionistico o educativo. Quella stessa curiosità di sapere alimentata dalla scuola li sta portando ad aprirsi al mondo e a studiare, guardare e ricercare ciò che viene fatto altrove. Ho vissuto questa cosa in prima persona allo stand dei Topipittori e vedendo anche l'assalto allo stand francese.

Un mercato in cui c'è una richiesta costante di nuovi titoli e che ha i ritmi frenetici di una megalopoli futuristica ha anche delle librerie all'altezza. Librerie grandi, iperorganizzate e con una distribuzione efficientissima. E la visita a Kyobo, una di queste librerie, è stata un altro dei punti fermi di questa fiera.

Kyobo è una libreria enorme, situata nel quartiere di Gangnam, ma con negozi sparsi per tutta la penisola. Nata negli anni '80, è una società che si occupa distribuzione, formazione culturale e promozione della lettura. Un colosso che è anche casa editrice e che è stato tra i primi ad investire sul digitale. La loro brochure è suddivisa in trenta punti, trenta piccole storie su questo luogo che, ad un primo impatto, mi ha strappato un "Wow".




La Kyobo Tower è la libreria più grande della Corea, con circa due milioni di titoli a disposizione dei clienti, ed un modernissimo ed automatizzato database consultabile direttamente dai computer sparsi per il negozio. Ogni titolo può essere ricercato, trovato e rintracciato dal cliente a cui vengono fornite le coordinate, la sezione e lo scaffale dove trovare il volume che cerca. Impressionante organizzazione. E se il libro non c'è, in meno di ventiquattr'ore sarà a disposizione per il ritiro, in tutta la penisola. Non c'è selezione nei titoli di Kyobo: tutto quello che viene pubblicato viene messo a disposizione. Siamo circa una decina di editori europei e tutti ci guardiamo perplessi ed increduli: ventiquattr'ore?

La sezione ragazzi della libreria Kyobo
Ritornando alla domanda iniziale: sì, la differenza principale mi pare proprio essere questa. E sì, noi leggiamo anche per passione, perchè non ci piace sempre che qualcuno ci dica cosa c'è da capire, ci piace scoprire, e ci piace ascoltare quello che altri hanno visto nello stesso libro che noi abbiamo letto.  Se dobbiamo trovare uno scopo educativo nei nostri libri illustrati è proprio quello di invitare alla lettura e all'ascolto, all'interpretazione e all'immaginazione, al confronto e alla critica. Una società è in crescita se anche la sua cultura è viva, attiva e in evoluzione, ed i libri ne sono parte integrante, anche se sono per i piccoli (e anzi, a maggior ragione). 

Di fronte a me, i partecipanti annuiscono. Scoprirò poi cosa vuol dire per loro promuovere e coltivale la cultura del libro illustrato quando mi portano a visitare Paju Book city.

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