mercoledì 7 dicembre 2011

Storia di un misterioso serpente che c'è a Milano

Ambrogio, mosaico del sacello di Sant'Ambrogio
Sapete che giorno è oggi per i milanesi? Sant'Ambrogio, patrono di Milano.
Quindi, per noi, sarebbe festa. Ma siccome siamo a Roma, e qui festa non è, invece di mettere in pausa il blog per due giorni, dato che domani è l'Immacolata ed è festa per tutti, abbiamo deciso di dedicare questo spazio alla nostra città e a qualcosa che riguarda il suo patrono, e che abita da tempo immemorabile nella chiesa che porta il suo nome (che, fra l'altro, probabilmente è la più bella di Milano). Questa cosa di cui vi vogliamo parlare è il misterioso serpente di Sant'Ambrogio, una presenza fantastica, fiabesca, legata a una leggenda molto bella.

Le storie legate ai santi, alle origini delle città, ai miti delle origini, ai doni magici, ai segni soprannaturali che si manifestano ai condottieri e ai re sono sempre molto affascinanti, e a mio avviso dovrebbero fare parte di quelle che si raccontano ai bambini, al posto di tante storielle stucchevoli e pretestuose senza capo né coda. Vi proponiamo la storia di questo mitico serpente, ricorrendo alle parole di Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti, tratte da un bell'articolo uscito su ViviMilano. Godetevela. Buon Sant'Ambrogio a tutti.

Basilica di Sant'Ambrogio, Milano.

Arnolfo si appoggiò allo stipite della porta per non perdere l'equilibrio mentre entrava nella sua cabina. La nave beccheggiava con violenza da diversi giorni e questo avrebbe ulteriormente ritardato il loro arrivo al porto di Bari. Dopo essersi seduto sul letto, con estrema cura, estrasse l'involto dal baule che si trovava lì accanto. Svolti i panni di lino, la testa di bronzo arabescato scintillò alla debole luce delle candele. Arnolfo la pose sul tavolino che utilizzava per redigere, ogni sera, il suo diario; la sistemò con attenzione per impedire che il rollio della barca la facesse cadere.

 Era giunto il momento di scoprire se i regali ricevuti dalla principessa Stefania, che stava riportando in patria, erano davvero prodigiosi come si diceva. La nave si inclinò paurosamente su un fianco e Arnolfo fu costretto ad attaccarsi alle sponde del letto per non perdere l'equilibrio. Gli ritornò il fastidioso senso di nausea che ormai da diversi giorni scandiva le sue giornate. In patria il suo re lo stava attendendo e lui voleva sapere se il ritardo accumulato dalla nave aveva causato sconvolgimenti. 
Non sicuro del metodo da utilizzare, Arnolfo, rivolto alla testa che lo fissava con occhi vitrei dal tavolino, scandì bene le parole parlando nel latino colto degli uomini di chiesa: «Come sta il mio Imperatore, Ottone terzo?».
 Per lunghi istanti la testa restò in silenzio, poi una voce, quasi umana, pronunciò brevi, ma inequivocabili, parole: «Ottone terzo è da poco deceduto».



Arnolfo II, arcivescovo di Milano, era partito da qualche mese alla volta di Costantinopoli. Il mondo stava per raggiungere quel pauroso traguardo che era l'anno mille e, in Occidente, l'imperatore Ottone III meditava un matrimonio che avrebbe creato nuove e potenti alleanze. Il compito di Arnolfo era proprio quello di rendere omaggio alla principessa Stefania, parente degli augusti Costantino e Basilio, futura moglie dell'Imperatore. L'ambasceria guidata dall'Arcivescovo recava per la principessa magnifici doni. In cambio Arnolfo ricevette altrettanti mirabili e misteriosi regali da portare in patria, al suo signore, insieme alla principessa.


Arnolfo incorona re d'Italia Arduino d'Ivrea.
Il giorno della partenza in un baule affidato ad Arnolfo vennero posti i due doni più preziosi: una testa in bronzo in grado di rispondere, con voce umana, alle domande che le venivano poste, e un serpente in bronzo che si diceva fosse quelle forgiato dalle mani di Mosè per difendere il suo accampamento dai serpenti del deserto (leggiamo nel libro dei Numeri 21,4: «Gli Israeliti lasciarono il monte di Or e si misero in marcia in direzione del Mar Rosso, per passare a fianco della frontiera del territorio degli Edomiti.
Giuseppe Testa, Mosè e il serpente di bronzo

Per strada il popolo si scoraggiò e si mise a protestare contro Dio e contro Mosè [...] Il Signore mandò contro di loro serpenti velenosi, i quali morsero un gran numero d'Israeliti, che morirono[...] Mosè supplicò il Signore per il popolo. Allora il Signore disse a Mosè: "Fa' un serpente di metallo e fissalo in cima a una pertica. Chi sarà morso da un serpente e guarderà quello di metallo, salverà la propria vita!". Mosè fuse un serpente di bronzo e lo pose in cima a una pertica.

Sebastien Bourdon, Mosè e il serpente di bronzo
Da allora, chiunque veniva morso da un serpente e guardava il serpente di bronzo, restava in vita»).

Quando finalmente il tanto atteso giorno dell'arrivo al porto di Bari giunse, Arnolfo poté costatare di persona la veridicità delle predizioni fatte, pochi giorni prima, dalla testa di bronzo a bordo della nave. L'imperatore Ottone terzo era morto. Sulla nave vennero ricaricati i preziosi venuti dall'Oriente, compresa la stupefacente testa di bronzo; anche la principessa Stefania dovette risalire sulla nave per tornare in patria. Ad Arnolfo restò soltanto il serpente di bronzo come pegno per i suoi servigi. 
Arnolfo non si fermò oltre e tornò immediatamente alla sua amata diocesi, Milano, portando con sé il meraviglioso regalo della principessa. Appena giunto decise di far collocare il serpente su una colonna di porfido d'Elba nella chiesa di Sant'Ambrogio, dove tutt'oggi è possibile ammirarlo (si trova accanto al terzo pilastro sulla sinistra entrando). In quegli stessi anni, sul lato opposto della navata centrale, a fare da contrappunto al serpente, venne posta una croce in bronzo poggiante su una colonna in granito (la colonna e la croce visibili oggi risalgono ai restauri ottocenteschi).

Incoronazione di Ottone III.
Saputo dell'arrivo del misterioso manufatto dall'Oriente, i Milanesi presero d'assalto la Basilica per ammirare l'oggetto sacro. In breve si diffuse la voce che toccando il serpente si guariva dalle malattie intestinali, in particolare dai vermi. La credenza, in parte, viene onorata ancora oggi. 

Secondo le profezie bibliche, il giorno del giudizio, il serpente di bronzo scioglierà le sue spire e diventerà di carne e ossa; dopo aver fatto sibilare la lingua per tre volte, tornerà strisciando alla Valle di Josafat dove le mani di Mosè lo forgiarono. Se visitando Sant'Ambrogio vedete il serpente al suo posto, sulla cima della colonna, non preoccupatevi, vuol dire che l'Apocalisse è ancora lontana.

Un'ultima curiosità sulle teste di bronzo che parlano e rispondono ai quesiti: se ne sente parlare spesso nelle cronache medievali, ma purtroppo nessuna è giunta integra fino a noi. La più nota è indubbiamente quella costruita da Gerberto di Aurrillac, passato alla storia come papa Silvestro II. Si dice che il Papa Mago, così era soprannominato Gerberto, colui che guidò la cristianità attraverso il passaggio del millennio (fu papa dal 999 al 1003, guarda caso lo stesso periodo in cui è ambientata la nostra storia), consultasse spesso questa testa in oro per risolvere i problemi più difficili e predire il futuro. Purtroppo, essendo una figura molto controversa e scomoda per il papato già in quel periodo (ricordiamo che compì gli studi di formazione, non solo in Francia ma anche nella Spagna mussulmana, dove gli «infedeli» lo istruirono nelle scienze proibite alla cristianità: la magia, l'alchimia, la negromanzia e l'astrologia), i suoi averi, compresa la testa d'oro parlante, vennero distrutti alla sua morte.

1 commento:

IllaT ha detto...

bellissimo articolo! una storia magnifica, fra realtà storico-politiche e leggenda. Sembra la cornice di un'avventura di Corto Maltese...
grazie mille per aver condiviso :)