mercoledì 4 aprile 2012

Fra illustratori: Alessandra Vitelli racconta la mostra di Alessandro Gottardo a Napoli


[di Alessandra Vitelli]

Napoli  è in fermento.
Per la Coppa America, lungomare senza auto: finalmente si respira.
In questa atmosfera da grande evento, si susseguono una serie di belle iniziative, a cui noi napoletani non siamo del tutto abituati.
Venerdì, 30 marzo, si è inaugurata la personale di Alessandro Gottardo in arte Shout, al Pan, il palazzo delle arti di Napoli.
Conoscevo e apprezzavo già le opere di Alessandro, noto illustratore italiano pluripremiato soprattutto all’estero, che ha recentemente esordito come illustratore di libri per ragazzi con C’era una voce, su testo di Alessandra Berardi.
Arrivata al Pan, conosco Alessandro e Francesca Di Transo dell’associazione culturale Hde, che ha organizzato l’evento.
Nella mia città, fino a qualche anno fa, se ti chiedevano «Che lavoro fai?», e tu candidamente rispondevi: «Faccio l’illustratore!» avevi di risposta facce allibite e imbarazzate che palesemente non avevano la minima idea di cosa tu stessi parlando, i più intuitivi e audaci, ti rispondevano: «Ah, ho capito fai i fumetti! Ti occupi di grafica, quindi!»
Chiacchierando con Alessandro, però, ho scoperto che anche a lui, a Milano, è accaduta la stessa cosa e mi sono sentita meno isolata di quello che credevo (mal comune, mezzo gaudio!)


Per fortuna, oggi c’è anche chi comprende cosa faccia realmente un illustratore per mestiere, e per questo dobbiamo ringraziare realtà come l’associazione Hde, che a Napoli opera organizzando eventi di rilievo nel campo dell’illustrazione.


In occasione dell’America’s Cup, Napoli ha chiesto a Shout di realizzare tre tavole inedite che raccontino l’evento e la città che lo ospita. E Shout ha risposto a questo invito con la delicatezza e la poesia della sintesi che lo contraddistinguono da sempre: tre serigrafie su Napoli davvero raffinate e suggestive.
Oltre a queste, la mostra è composta anche da 48 stampe digitali firmate e numerate dei lavori più significativi dell’artista. Il lavoro di Alessandro è semplicemente sublime, scarno ed essenziale, ma mai povero, anzi sempre pronto a svelare una nuova suggestione.



Il minimalismo concettuale di Shout mi affascina tantissimo, ammiro molto la sua capacità di realizzare un’immagine così densa con così pochi elementi.
Le figure, per lo più viste da lontano, con pochi particolari, piccole sul foglio che non raccontano con l’espressione del viso, non ti svelano mai troppo, portano lo spettatore a una lettura fatta di suggestioni e suggerimenti da elaborare.



La maggior parte dei lavori esposti sono commissioni di quotidiani, riviste, agenzie pubblicitarie, studi di design e case editrici, solo pochi sono lavori senza un committente e tra questi spicca sicuramente l’opera “Shout” da cui è nato, poi, il suo nome d’arte.
Nonostante si tratti per lo più di illustrazioni commissionate, si ha l’impressione di essere a una mostra di opere nate dalla ricerca dell’artista: niente sembra essere frutto del compromesso a cui spesso devi scendere nel dialogo con il committente.


A questo proposito, ho chiesto ad Alessandro come si vive il rapporto con la committenza. Lui mi ha rivelato che non sempre è contento del risultato finale, ma quello dell’illustratore è pur sempre un lavoro per conto terzi, e non sempre le esigenze del cliente corrispondono a quello che l’autore vorrebbe fare.
È stato davvero un bel pomeriggio, c’erano molti illustratori campani, tra cui quelli dell’Aperitivattivo, i miei allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, che hanno monopolizzato Shout subissandolo di domande.


Momenti come questo, di coesione, incontro e confronto tra persone che lavorano in campo culturale, artistico e non, sono fondamentali per chi come me sta troppo spesso seduta a un tavolo da disegno a parlare con i suoi gatti. Una boccata d’ossigeno, assolutamente necessaria.

[Le foto a corredo dell'articolo sono © Claudio Morelli]

1 commento:

Silvia ha detto...

Gran belle foto!