mercoledì 11 aprile 2012

La gioia di esser bruco

Quando eravamo piccole, io e mia sorella ci dedicavamo con un certo fanatismo ad attività naturalistiche varie, supportate da libri su animali e piante. Uno di questi libri era la mia Bibbia: I racconti del naturalista di Angelo Boglione, edizioni ERI (cioè RAI: infatti, il libro nasceva da un programma televisivo per ragazzi che però non ho mai visto, perché in onda alcuni anni prima che nascessi). Da poco l'ho recuperato in cantina per controllare alcune cose sulle rane, mentre stavamo lavorando al fumetto di Michele Petrucci per Gli anni in tasca graphic, che si intitola, appunto, A caccia di rane.

Gli animali a noi piacevano tutti, dai più esotici ai più comuni. Rane e girini erano un rito fisso di una religione esclusivamente estiva, officiato con secchielli e tinozze di vario genere e misura. Una volta misi un ragno in un vasetto vuoto di marmellata e per un po' lo sottoposi a una dieta ingrassante di mosche solo per vederlo correre lungo i fili della ragnatela al segnale della più lieve vibrazione.


Al mare sul litorale laziale, coi miei, ogni mattina mentre facevamo colazione, l'intera famiglia si paralizzava per una buona decina di minuti: il tempo necessario a una lucertola abitudinaria di consumare fra i nostri piedi uno spuntino a base di briciole e formiche.


Ricordo perfettamente quando, in un campeggio in Toscana, sul far della notte, scoprii in presa diretta che le cicale, al momento di diventare adulte, escono in abito da sera dal corpo di un essere orrendo che rimane, secco, lugubre e vuoto, lì dove la nuova creatura lo dimentica. Fu una rivelazione: come si poteva essere così crudeli e snob da far finta di non aver mai frequentato se stessi? Una grande lezione sulla necessità del cambiamento.

Insomma, non è strano che qualche mattina fa, mi sia arrivato un messaggio da mia sorella che così diceva: «Conosci Minuscule? Guarda qui.»



Ho guardato e quel che ho visto mi ha deliziato, divertito, incantato.
No, non conoscevo Minuscule.
Creata da Hélène Giraud e Thomas Szabo, Minuscule. La vie privée des insectes, è una serie animata di 78 episodi nata nel 2006 e trasmessa su France 2 (in Italia su Rai YoYo) che mescola ambientazioni reali e animazioni 3D (serie in corso di diventare film e che molto deve al bellissimo documentario francese Microcosmos. Le peuple de l'herbe).
Mentre guardavo questa animazione, ho pensato che bruchi e affini sono personaggi irresistibili per i bambini. Sarà perché sono piccoli e goffi mentre tutto quello che è intorno a loro è immenso e all'apparenza perfetto? Sarà perché i loro corpi sono sempre alle prese con il cambiamento che dentro spinge, preme, gonfia, scalcia? Non so, ma autori geniali hanno capito questa consonanza bruco/bambino e le hanno dedicato altrettanto irresistibili libri. I cartoni di Minuscule dedicati ai bruchi mi sembrano raccontare storie molto simili alle loro. Il cartone che avete appena visto, mi ha fatto venire in mente il magnifico, Inch by inch di Leo Lionni, in italiano Il Bruco Misuratutto.



Qui un minuscolo bruco di quelli detti misuratori, spinto non dalla fame ma dall'istinto di sopravvivenza, passo dopo passo, ma con grande determinazione, attraversa metodico le pagine, sfidando e misurando creature enormi e perciò minacciose, fino a mettersi in salvo dalla più aggressiva e astuta di loro. Se la lionnesca sfilata di uccelli è bellissima, le pagine in cui vediamo solo prato e prato e prato sono le più cariche di emozione. Ed è incredibile come un'immagine sempre identica con un solo piccolo elemento a variare, e tuttavia essenziale, cioè il minuscolo protagonista, riesca a creare una tensione narrativa tanto potente. Miracoli di una trama ben congegnata.


Il cartone Minuscule che avete appena guardato, invece, mette in primo piano la fame insaziabile dei bruchi, effetto dell'impulso alla metamorfosi da cui sono dominati. E questo tema naturalmente è quello che si trova nell'impareggiabile The very hungry caterpillar, ovvero Il piccolo bruco mai sazio di Eric Carle (se volete ascoltare la sua lettura del libro, qui. Qui, invece parla del libro).


Eric Carle, Il piccolo bruco mai sazio, Mondadori.

Anche in questo caso, l'autore gioca con il tema della misura e della dismisura: la sequenza numerata dei frutti che il bruchino trova per strada e divora con innocente ingordigia è un'escalation di voracità al limite della bulimia e culmina in una esilarante fila di alimenti molto umani: formaggi, gelati, torte, salami wurstel, muffin, lecca lecca, angurie...
Eric Carle, Il piccolo bruco mai sazio, Mondadori.

Una sequenza alimentare folle e disordinatatamente allettante con cui ogni bambino degno di questo nome ha fatto i conti almeno una volta nella vita, per finire, la sera, a letto con una indigestione epocale. Cosa che capita puntualmente al piccolo bruco. Ed è a questo punto della storia, infatti, che Carle strizza l'occhio al lettore, rivelando per un attimo chi si nasconda davvero in quel corpo verde e goffo, e che senso abbia quella incredibile trasformazione a cui a breve sarà destinato.

In La mela e la farfalla anche Iela Mari racconta una metamorfosi. Lo fa con occhio scientifico e nitore grafico. Ma anche qui, con ironia sopraffina, l'autrice lascia al bambino lo spazio di un'identificazione forte: quella minuscola formica che assiste come casuale spettatrice all'uscita del bruco dalla mela e alla sua meravigliosa discesa appeso a un filo di seta, mi ha fatto tornare in mente con quale stupore mi capitava di osservare quel che animali piccolissimi e apparentemente insignificanti sapevano e riuscivano a fare, rivelando abilità perfette e poteri eccezionali: la cicala del campeggio, le rane, i ragni, le lucertole.

Iela Mari, La mela e la farfalla, Babalibri.

Iela Mari, La mela e la farfalla, Babalibri.

Senza quella formica a far da testimone, la metamorfosi del bruco avrebbe un senso completamente diverso. Che qualcuno ci guardi crescere e cambiare, e che noi a nostra volta osserviamo qualcuno cambiare e crescere, rende quello che è un naturale processo fisiologico una vera, travolgente avventura. Una storia, cioè, bellissima che non ci saziamo mai di ascoltare.

Eric Carle, Il piccolo bruco mai sazio, Mondadori.

Iela Mari, La mela e la farfalla, Babalibri.

6 commenti:

michele petrucci ha detto...

Ehi, quel libro è fantastico! :)

Ila ha detto...

Bellissimo Post! :)
Ila

Topipittori ha detto...

Grazie, Ila.

@Michele: sapevo che a un cacciatore di rane un libro del genere non poteva essere indifferente.

elillisa ha detto...

Ho riletto questo post 3 volte, beandomi di ogni immagine; mi accodo ad Ila: bellissimo post!

elillisa ha detto...

Aggiungo anche un'altra cosa (se vi interessa). Leggendo spesso ad alta voce in biblioteca e in una scuola materna, posso affermare quasi con certezza che libri come La Mela e la Farfalla suscitano un'attenzione curiosa e un silenzio "tuttorecchi" unici. Un fascino primigenio che nessuno può nascondere... almeno a quell'età.

Topipittori ha detto...

@lillisablue: Grazie!