«C'erano una volta un vecchio e una vecchia che avevano una nipotina, tutta bella e tutta gentile...»
Comincia così una delle fiabe della tradizione popolare russa, raccolta da Aleksandr Nikolaevič Afanas'ev e interpretata da decine di illustratori diversi, alcuni anche sublimi come Ivan Bilibin.
Il personaggio della Baba Yaga è una costante della tradizione slava. Può essere buona o cattiva, e perfino perfida. Viaggia per il mondo in un mortaio volante che dirige con il pestello e cancella i sentieri e le strade con una scopa di betulla. A volte abita in una casa su zampe di pollo, altre in una semplice capanna, altre ancora in una casetta di pan di zenzero.
L'edizione che presentiamo qui è quella raccontata da Rose Celli e illustrata da Nathaile Parain, pubblicata da Flammarion nel 1932: un bel fascicolo di 32 pagine in carta pesante, a punto metallico, di formato quadrotto (32 x 28 centimetri) che si qualifica immediatamente per un prodotto di basso prezzo, destinato anche all'epoca a una grande diffusione, ma realizzato con estrema cura editoriale e tecnica.
Nathalie Parain è un'artista russa, giunta in Francia nel 1928, dopo aver sposato l'adetto culturale dell'ambasciata francese a Mosca, divenuto poi capo della segreteria di Gaston Gallimard. Proprio da Gallimard, alla NRF, Nathaile Parain pubblica il suo primo libro, nel 1930: Mon Chat. Ma è a partire dal 1932 che il suo nome si afferma, come illustratrice d'elezione degli Album de Père Castor e dei testi di Marcel Aymé.
Come molti dei suoi connazionali russi che hanno lavorato a partire dagli anni Trenta per l'editoria francese, come Rojan (Feodor Rojanovsky) ed Èlizabeth Ivanovsky (della quale abbiamo già parlato qui), anche Nathalie Parain mantiene una cifra stilistica fortemente caratterizzata dalla sua origine artistica: geometrizzazione delle figure, tinte piatte, paletta di colori molto ridotta, sintesi e razionalità nella composizione, che risente in tutta evidenza dell'esperienza dei libri cubisti.
In Baba Yaga, la Parain usa solo quattro tinte piatte: un nero, un rosso arancio, un ocra e un blu petrolio. Quattro colori che le bastano per assemblare semplici forme geometriche ritagliate nella carta e illuminarle con sapienti tocchi di matita, per dare vita a personaggi straordinariamente espressivi ed emotivamente coinvolgenti.
A me piace particolarmente la sequenza della fuga della piccola, che attraversa tre doppie pagine. Nella prima, qui sopra, la Baba Jaga, terribile con il suo volto inespressivo, ridotto a pura silouhette, scopre la defezione e si lancia all'inseguimento sul suo mortaio volante. La, bambina, che se ne accorge poggiando l'orecchio a terra e avvertendone la vibrazione, si dà alla fuga e, per alleggerirsi, si getta alle spalle ciò che ha con sé, volgendosi a valutare il distacco con uno sguardo fra il preoccupato e il determinato: «come i ciclisti gregari in fuga». Ma il fazzoletto e il pettine, suoi aiutanti magici, si trasformano in invalicabili barriere per la perfida vecchia e la bambina riconquista la sicurezza della casa. (Una fuga altrettanto concitata e terribile la trovate ne La bambina e il lupo, di Chiara Carrer, nel nostro catalogo dal 2006).
Il nostro esemplare di Baba Yaga è nell'edizione Flammarion del 1932, quella in grande formato, precedente a quella nella collezione Les Album de Père Castor. Ha il dorso un po' provato, ma l'interno di grande freschezza. Esemplari come questo si trovano in vendita intorno ai 200 euro o più. L'edizione Père Castor, più piccola di formato, a partire dai 70/80 euro. Se proprio non riuscite a trovare l'edizione originale, o volete spendere qualcosa di meno, le Editions MeMo hanno recentemente rieditato, con la tradizionale cura, il libro che trovate in vendita qui.
Sempre le Editions MeMo hanno rieditato altri libri di Nathalie Parain, che potete trovare qui e qui.
Una collezione straordinaria di illustrazioni e bozzetti di Nathalie Parain è andata in asta nell'aprile 2008 a Parigi. Esiste un catalogo dell'asta, reperibile con un certo agio nel mercato dell'usato, ma anche consultabile online qui.
Comincia così una delle fiabe della tradizione popolare russa, raccolta da Aleksandr Nikolaevič Afanas'ev e interpretata da decine di illustratori diversi, alcuni anche sublimi come Ivan Bilibin.
Il personaggio della Baba Yaga è una costante della tradizione slava. Può essere buona o cattiva, e perfino perfida. Viaggia per il mondo in un mortaio volante che dirige con il pestello e cancella i sentieri e le strade con una scopa di betulla. A volte abita in una casa su zampe di pollo, altre in una semplice capanna, altre ancora in una casetta di pan di zenzero.
L'edizione che presentiamo qui è quella raccontata da Rose Celli e illustrata da Nathaile Parain, pubblicata da Flammarion nel 1932: un bel fascicolo di 32 pagine in carta pesante, a punto metallico, di formato quadrotto (32 x 28 centimetri) che si qualifica immediatamente per un prodotto di basso prezzo, destinato anche all'epoca a una grande diffusione, ma realizzato con estrema cura editoriale e tecnica.
Nathalie Parain è un'artista russa, giunta in Francia nel 1928, dopo aver sposato l'adetto culturale dell'ambasciata francese a Mosca, divenuto poi capo della segreteria di Gaston Gallimard. Proprio da Gallimard, alla NRF, Nathaile Parain pubblica il suo primo libro, nel 1930: Mon Chat. Ma è a partire dal 1932 che il suo nome si afferma, come illustratrice d'elezione degli Album de Père Castor e dei testi di Marcel Aymé.
Come molti dei suoi connazionali russi che hanno lavorato a partire dagli anni Trenta per l'editoria francese, come Rojan (Feodor Rojanovsky) ed Èlizabeth Ivanovsky (della quale abbiamo già parlato qui), anche Nathalie Parain mantiene una cifra stilistica fortemente caratterizzata dalla sua origine artistica: geometrizzazione delle figure, tinte piatte, paletta di colori molto ridotta, sintesi e razionalità nella composizione, che risente in tutta evidenza dell'esperienza dei libri cubisti.
In Baba Yaga, la Parain usa solo quattro tinte piatte: un nero, un rosso arancio, un ocra e un blu petrolio. Quattro colori che le bastano per assemblare semplici forme geometriche ritagliate nella carta e illuminarle con sapienti tocchi di matita, per dare vita a personaggi straordinariamente espressivi ed emotivamente coinvolgenti.
A me piace particolarmente la sequenza della fuga della piccola, che attraversa tre doppie pagine. Nella prima, qui sopra, la Baba Jaga, terribile con il suo volto inespressivo, ridotto a pura silouhette, scopre la defezione e si lancia all'inseguimento sul suo mortaio volante. La, bambina, che se ne accorge poggiando l'orecchio a terra e avvertendone la vibrazione, si dà alla fuga e, per alleggerirsi, si getta alle spalle ciò che ha con sé, volgendosi a valutare il distacco con uno sguardo fra il preoccupato e il determinato: «come i ciclisti gregari in fuga». Ma il fazzoletto e il pettine, suoi aiutanti magici, si trasformano in invalicabili barriere per la perfida vecchia e la bambina riconquista la sicurezza della casa. (Una fuga altrettanto concitata e terribile la trovate ne La bambina e il lupo, di Chiara Carrer, nel nostro catalogo dal 2006).
Il nostro esemplare di Baba Yaga è nell'edizione Flammarion del 1932, quella in grande formato, precedente a quella nella collezione Les Album de Père Castor. Ha il dorso un po' provato, ma l'interno di grande freschezza. Esemplari come questo si trovano in vendita intorno ai 200 euro o più. L'edizione Père Castor, più piccola di formato, a partire dai 70/80 euro. Se proprio non riuscite a trovare l'edizione originale, o volete spendere qualcosa di meno, le Editions MeMo hanno recentemente rieditato, con la tradizionale cura, il libro che trovate in vendita qui.
Sempre le Editions MeMo hanno rieditato altri libri di Nathalie Parain, che potete trovare qui e qui.
Una collezione straordinaria di illustrazioni e bozzetti di Nathalie Parain è andata in asta nell'aprile 2008 a Parigi. Esiste un catalogo dell'asta, reperibile con un certo agio nel mercato dell'usato, ma anche consultabile online qui.
1 commento:
stupendo!
grazie per le preziose indicazioni
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