mercoledì 19 dicembre 2012

Avventure /8: Sono una fabbrica di illustrazioni

Questa sono io. La foto è di Fabrice Beau.
[di Francesca Ferri]

Mi chiamo Francesca Ferri e illustro libri di stoffa per bambini piccolissimi.
Il mio mestiere, nella sua estrema specializzazione, suscita sempre molta curiosità.
Qualche settimana fa, al pranzo per celebrare Cicale,  il primo libro di Marta Iorio, ho finalmente incontrato di persona Paolo Canton della casa editrice Topipittori e Anna Castagnoli curatrice del blog Le figure dei libri. In quella occasione, entrambi mi hanno chiesto di raccontare il percorso che mi ha portato a fare questo lavoro. Si sono accapigliati un po' e, dopo qualche giorno, mi hanno informato di essersi accordati: il post sarebbe uscito - se avevo veramente intenzione di farlo - sul blog dei Topi. Ed eccomi qua. Ignoro che cosa Anna abbia ottenuto in cambio

Ho studiato arte sperimentando grafica, pittura e arte concettuale, appassionandomi di quell'arte moderna che cerca di unire nell'opera linguaggi diversi, e mira a coinvolgere altri sensi oltre la vista.
Ho sempre cercato di giocare e divertirmi creando le mie opere e spesso il giudizio generale che ricevevo era che il mio linguaggio sembrava indirizzato a un pubblico infantile, anche se in realtà non ne avevo avuto l'intenzione.
Finiti gli studi ho fatto diversi lavori nel campo delle arti visive. Poi io e Oscar, il mio fidanzato, che fa il grafico, abbiamo aperto un piccolo studio e l'abbiamo chiamato Pirulino.

Questo è lo studio Pirulino visto da fuori...

Una delle prime commesse furono le illustrazioni di un libro di archeologia per bambini, al quale lavorammo insieme a Pietro Grandi, talentuoso fumettista.
Presentammo le illustrazioni realizzate al concorso per la Mostra degli Illustratori della Bologna Children's Book Fair e le tavole vennero selezionate.
Bisognava quindi sfruttare l'occasione per presentarsi agli editori in fiera. Mi resi conto che i miei lavori di illustrazione erano pochi per costituire un vero portfolio, cercai quindi di farmi venire qualche idea.

... e dentro

La mia vita quotidiana in quel periodo era dedicata ai figli, piccolissimi, e al mio lavoro. Non avevo tempo di leggere neanche una riga di un libro o di vedere un film, per cui presi ispirazione da ciò che avevo intorno per inventare un libro di stoffa che cucii io stessa (credo non ci fosse neanche una cucitura diritta), composto da scenari semi-astratti e corredato da animaletti sagomati con cui i bambini potevano giocare liberamente sulle pagine.
Feci un test all'asilo nido, le "dade" dei miei figli e i bambini erano entusiasti, facevano i turni per giocarci: il libro piaceva e funzionava.
A questo punto dovevo presentarlo, ma come? Avevo visitato molte volte la fiera, ma non conoscevo il mondo dell'editoria, non sapevo come prendere contatti e nemmeno cosa dire per presentare il libro.

Alla fiera di Hong Kong.
Mi piacevano molto gli albi illustrati di Chiara Rapaccini, così Oscar mi suggerì di chiamarla e chiedere consiglio a lei. Mi invitò nel suo studio a Roma: Chiara fu generosissima e mi spiegò l'ABC di rapporti e trattative con gli editori. Apprezzò anche alcuni disegni a tratto molto grafico, quindi decisi di prepararne una serie da presentare in fiera. Credo che, al di là delle nozioni pratiche, Chiara Rapaccini mi abbia dato una grande spinta, mi abbia convinto a lanciarmi.

Giunta in fiera mi presentai agli editori che avevo selezionato, ricevetti tantissimi responsi negativi. Poi trovai due stand che esponevano esclusivamente libri di stoffa. Uno in particolare, Rettore, era minuscolo. I due ragazzi che mi ricevettero mi dissero subito che non era possibile produrre il libro in serie, perché i costi sarebbero stati troppo alti, ma si mostrarono interessati all'idea e al mio stile grafico.

Una delle fabbriche dove si producono i miei libri.
Non era proprio una casa editrice. Era un "packager": un'azienda che crea progetti di libri, li propone agli editori e li produce. Scoprii in seguito che questi due ragazzi avevano aperto la loro attività da pochi mesi e cercavano qualcuno che gli curasse sia il design del prodotto sia le illustrazioni.

Cominciai così a collaborare con loro: mi commissionarono le illustrazioni per un primo libro che fu un banco di prova per entrambi.
Come spesso capita alla prima esperienza sbagliai un poco la scelta dei colori e l'impostazione della copertina non era risolta bene, ma feci di tutto per presentare un progetto tecnicamente perfetto e nei tempi indicati. Anche il committente fu puntuale nei pagamenti e questo creò la base del nostro rapporto.

Da undici anni faccio libri così...
Durante la lavorazione di questo primo libro nacque un forte scambio di idee su quali, come e quanti libri di stoffa avremmo potuto fare. Cominciai a stilare un elenco e lo aggiornavo continuamente.
A un certo punto mi resi conto che erano decine di titoli e con un po' d'ansia chiesi: «Ma quand'è che li dobbiamo fare?» La risposta fu tranquillizzante: «Nei prossimi anni!» E  così è stato. Ed è così che sono diventata una fabbrica di illustrazioni.

... e così...
In questi 11 anni, ho disegnato circa duecento libri. Gran parte di questo tempo l'ho trascorsa dentro il mio studio, disegnando. Il lavoro a distanza può risultare un po' alienante, anche per una persona solitaria come me. Per compensare ho voluto conoscere approfonditamente tutto il percorso che un'idea compie per trasformarsi in libro e finire in mano a  un bambino: ho visitato le fabbriche manifatturiere in Cina; ho incontrato alle fiere agenti, produttori ed editori di tutto il mondo; e ho condotto laboratori per costruire libri di stoffa con i bambini.
Amo il confronto con i bambini in età prescolare, mi regalano sempre punti di vista inaspettati sul libro.
Amo anche andare alle fiere: parlare con persone provenienti da paesi e culture che mai avrei la possibilità di conoscere, è un confronto stimolante.

... e così.
Tra tutti gli incontri mi piace ricordare un signore armeno, intellettuale poverissimo, che tutti gli anni viene allo stand Rettore durante la Buchmesse di Francoforte, entusiasta dei nostri libri e che ogni volta, fissandomi con i suoi  grandi occhi azzurri che sembrano finiti per sbaglio nel volto scuro e barbuto, mi dice: «Ce la farò, sono sicuro che ce la farò a portare questi libri nel mio paese!» e io ogni volta gli rispondo di sì, anche se entrambi sappiamo che nessun bambino armeno potrebbe permettersi di comprare neanche una pagina di un libro di stoffa...

Un po' dei miei doudou sullo scaffale, pronti per essere adottati.
Alla fine di tutto il processo, il libro finisce nelle mani di un bebè, che lo studia, lo scuote, lo stropiccia, lo ciuccia e lo usa per sperimentare e conoscere se stesso.
Il mio augurio è che ogni libro possa essere per un bambino e per chi gli sta accanto un'occasione per scoprire insieme la meraviglia delle cose che accadono per la prima volta.
E che un giorno questo possa succedere anche in Armenia. In fondo, è già successo più o meno un milione e mezzo di volte, in ogni angolo del mondo. Perché nel preparare questo post ho fatto un po' di conti e ho scoperto, non senza sorpresa, che i miei duecento libri sono stati venduti in tutto il mondo in un milione e mezzo di copie (in totale, non ciascuno).

Prendete questo bambino e moltiplicatelo per un milione e mezzo.
Impressionante, vero?
Sotto la rubrica "Avventure" trovate anche questi post:
4 bis) Un posto per disegnare insieme (e scusate l’errore di numerazione)


17 commenti:

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

grande Francesca! illustratrice, imprenditrice e mamma se non sbaglio di ben 3 figliulo! Brava!

Anonimo ha detto...

Tutti fatti in Cina, che soddisfazione...

Topipittori ha detto...

Come la canottiera che indossi in questo momento, Patty. (E se non è la canottiera è l'iPhone che tieni in tasca. E se non è l'iPhone è qualcos'altro). Bella polemica inutile.

elide gramegna ha detto...

trovo molto interessanti tutti gli aspetti che stanno al margine della pubblicazione di un libro (in questo caso addirittura 200!) e mi piace moltissimo l'approccio così pratico e onesto al mestiere dell'illustratore: complimenti a Francesca!

Anonimo ha detto...

Che risposta prevedibile, me l'aspettavo.
Invece no, perché limito il più possibile le cinesate.

Anonimo ha detto...

Cara Patty, sai mi sono posta continuamente domande del tipo : ma chi fabbricherà questi libri? ma è giusta questa scelta? Soprattutto quando ho cominciato. Poi ho cercato di capire e conoscere che cosa significasse realmente. Ho scoperto che il bianco e il nero non esistono, che quando si attuano rivoluzioni economiche, politiche su scala mondiale non si può decidere sul destino di un popolo o del mondo, ma si deve partecipare e cercare di capire come si può contribuire in maniera positiva nel proprio piccolo. Questi libri sono fabbricati da adulti, in laboratori artigianali uguali a quelli in cui lavoravano i nostri nonni o genitori negli anni 60. Il proprietario dell'azienda è una brava persona, che ha deciso di finanziare un orfanotrofio perchè mi ha detto che deve in qualche modo dare qualcosa in cambio al paese.
Poi dopo tutto questo confesso che i dubbi ce li ho ancora, ma non smetterò di voler conoscere e sapere se hanno una ragione o no. Francesca Ferri
ps- ridurre un bellissimo e vastissimo paese come la Cina all'espressione cinesate, ha veramente il sapore di una italianata.

Anonimo ha detto...

Grazie, signora Ferri, per una risposta più meditata di quella di Topipittori.
Io mi pongo sempre il dubbio sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi e sulla qualità dei materiali usati quando vedo che anche multinazionali come Apple, Mattel Fisher Price e altre non riescono a controllare quello che succede veramente lì. Tra l'altro negli ultimi tempi molte aziende stanno tornando a produrre quantomeno in Europa anche per questi motivi. Con cinesate mi riferivo in genere ai prodotti di commissione straniera, non mi è mai capitato finora di vedere prodotti artigianali espressione autentica della Cina. Buon per lei che li conosce.
Chiudo qui perché questo non mi sembra il sito dove si possa discutere serenamente di scelte consapevoli.

Topipittori ha detto...

Cara Patty, se volesse discutere con serenità di qualcosa, qui o altrove, non dovrebbe esordire con una frase gratuitamente sarcastica.
Cito: «Tutti fatti in Cina, che soddisfazione...»
E usare espressioni velatamente razziste che non mettono in luce una vera disponibilità al dialogo e al confronto civile.
Cito: «Cinesate»
E ribattere con sicumera a chi le risponde, diversamente da me, articolando un ragionamento e presentando civilmente un'esperienza personale e diretta.
Cito: «Buon per lei che li conosce.»
E tutto questo, protetta dall'anonimato che le garantisce un profilo TypePad creato ad hoc stamattina.
A queste condizioni, non può contare né sulla serenità né sulla discussione.
Se cambierà tono e argomenti sarà sempre bene accetta, come lo sono tutti coloro che partecipano a questo blog, commentando.

Anonimo ha detto...

Cara Patty, il 90% delle merci che circolano nel mondo sono prodotte in Cina, su commissione di multinazionali o di aziende minuscole. Capisce anche lei stessa che è talmente vasta e diversificata questa realtà che è impossibile conoscerne tutti gli aspetti. Un consumo consapevole è da ammirare, ma la consapevolezza deriva anche dalla conoscenza. Qui le multinazionali non c'entrano proprio, sta facendo un po' di confusione.

la casa a pois ha detto...

Si ma in tutto questo Piperita PAtty ti sta rubando la scena.
Io mi concentrerei più sulla forza di volontà, follia, determinazione, caos ordinato e sensibilità che ti contraddistinguono.
Bravi i Pirulino!

Anna ha detto...

Ma allora non avete letto il Galateo del blogger, siete degli zucconi:
AI TROLL NON SI RISPONDEEEE.
Vedi al capitolo troll :)
http://www.lefiguredeilibri.com/2012/11/29/il-galateo-del-blogger-i-commenti-i-troll-il-copyright-44/

per Francesca:
Bel post, grazie.Ti invidio un po' la produttività e voglio anch'io lo studio Pirulino con vista colli!

Unknown ha detto...

"made in cina" a parte...
complimenti a Francesca!
i libri di stoffa sono fantastici e prima si inizia con i libri meglio è!

Laura Ottina ha detto...

Brava Francesca!
Riguardo alla polemica, per quanto ne so, senza l'ottimo rapporto qualità-prezzo degli stampatori orientali, molti libri per bambini che richiedono materiali o lavorazioni speciali sarebbero troppo costosi da produrre e non verrebbero pubblicati.

Anonimo ha detto...

Rispondo a Topipittori che fa finta di non essere polemica e scrive falsità: account creato ad hoc stamattina nella sua fantasia visto che ce l'ho da secoli e lo uso solo dove prevedono account simili, come su questo blog.
Cinesate: quello che arriva qui in Italia mi risulta sia roba creata ad hoc in Cina perché costa meno, non perché siano espressione di alto artigianato artistico del luogo.

Non credo proprio che un commento che non sia "che bello, meraviglioso ecc ecc" abbia spazio su questo blog, viste le risposte di TUTTI.
Sono tornata solo perché mia sorella ha letto gli altri commenti e mi ha detto che mi hanno addirittura definita troll.

Continuate pure a entusiasmarvi per il made in China, che altro dirvi.
Sennò i poveri bambini italiani non avrebbero accesso a milioni di libri pieni di orpelli, come scrive l'ultima commentatrice. Intanto sono troppo "lussuosi" per i bambini armeni e immagino "superlussuosi" per quelli cinesi.
E fino a ieri mi risultava che i libri Topipittori fossero stampati in Italia.

Qui chiudo definitivamente. Mi fa specie che una non discussione del genere sia avvenuta su un blog di editori di libri e non su un forum di appassionate modaiole, visto il livello di coscienza sociale.


P.S. se il 90% dei prodotti mondiali fosse fatto in Cina, non esisterebbero altre economie e l'appunto sulle multinazionali era solo per dire che nemmeno loro riescono a controllare quel che succede in Cina, figuriamoci la signora Ferri.

Anonimo ha detto...

Anna, hai ragione, e dire che tutto sta seguendo il copione che avevi previsto tu: provocazione, anonimato,critiche a chiunque e comunque, nessuna risposta argomentativa e vittimismo finale... che zuccona che sono! Ho anche risposto in buona fede!francescaferri che mangia i bambini cinesi come i comunisti.

Topipittori ha detto...

È vero, non si legge mai abbastanza "Le figure dei libri".

Anonimo ha detto...

Grazie a tutti per i commenti calorosi.