Da qualche giorno c'è una cosa che ci dispiace moltissimo: non avere un magazzino vero e proprio, non dover fare milioni di pacchi, movimentare bancali, organizzare spedizioni internazionali, emettere decine di DDT al giorno. E questo solo perché abbiamo ricevuto una lettera. E la lettera diceva così:
Faccio il magazziniere da sempre. Insomma, da quando ho iniziato a lavorare.
Quindi parliamo ormai di 15 anni.
Mestiere talvolta faticoso, sudi litri d’acqua d’estate, geli d’inverno e, soprattutto in questa ultima stagione, sono molte le sere in cui arrivi a casa e hai solo voglia di cenare immediatamente per poi poterti abbandonare sul divano in compagnia di un libro o di un quotidiano del giorno. O al massimo di accendere il pc per pochi istanti per controllare eventuali ultime notizie d’oltreconfine sull’Hockey Club Ambri Piotta.
Tra tutti i mestieri fisici da working class hero, è però uno di quelli che da l’opportunità di mettere in prova anche l’ingegno della persona, la capacità di capire come sistemare la merce nel migliore dei modi, come in un gigantesco tetris, risparmiando spazi fisici vitali. Nonché l’intuizione, che si crea solo con l’esperienza, o una sorta di sesto senso, su quale prodotto partirà o arriverà per primo e che ti permette di evitare di passare ore a spostare bancali di merce per raggiungere il prodotto che devi prelevare e che guarda caso si trova proprio al termine di una catasta…
Poi, però, una volta che entri in azione, i tuoi gesti partono in default, grazie all’esperienza acquisita e la tua mente, pur stando sempre attenta al rischio di infortuni presenti nel mio mestiere, può permettersi nel frattempo di fantasticare. E la mia mente fantastica su un mio desiderio di sempre, quello di poter svolgere il mio mestiere nel mondo dei libri.
I libri, la letteratura, sono la mia passione.
Non ho frequentato l’università, ho iniziato a lavorare dopo aver terminato gli studi in un istituto professionale, dunque non uscendo certo con una cultura da liceo. Non ho capacità o esperienze per poter lavorare nel mondo dei libri come, che so…responsabile editoriale o correttore di bozze, addetto ai contratti o responsabile amministrativo.
Però i libri hanno creato la mia cultura. È grazie ai libri che ho le mie passioni, opinioni, desideri. È grazie ai libri che le mie curiosità sono state innaffiate. Non certo tramite la televisione o, ormai da qualche anno, il web.
E allora perché non mettere a disposizione la mia esperienza lavorativa, per chi lo volesse, nel maneggiare, curare, spedire, consegnare libri, anziché fusibili o surgelati?
Conosco il metodo sbrigativo dei corrieri quando durante la giornata vengono a prelevare i pacchi che hai confezionato e come li sbattono sul furgone senza troppa grazia. Saprei dunque come imballarli nel migliore dei modi, evitando graffi, pieghe o tagli alle copertine dei volumi una volta giunti a destinazione.
Saprei spostarli con fermezza, velocità, ma anche delicatezza, agendo abilmente col muletto, perché non c’è nulla di più pesante da sollevare della carta…rischiando rovesci clamorosi.
C’è la soddisfazione di poter scrivere sul documento di trasporto, anziché numero 4 interruttori media tensione o numero 10 guarnizioni in plastica, numero 25 copie dell’ultimo libro della Pimpa! Vuoi mettere?
Così come il trasporto medicinali urgenti, essenziale per il benessere fisico, altrettanto importante è il trasporto libri, essenziale per il benessere dell’animo. Eccomi allora sul furgone, rispettando i tempi, in modo che la signora che ha prenotato in biblioteca Il figlio del dio del tuono di Arto Paasilinna possa averlo nell’orario e nel giorno prestabilito.
Certo, poi la letteratura è anche irrazionalità e allora è utile dare spazio alla fantasia, immaginando una fabbrica in cui i libri si creano manualmente e dalla produzione arriva l’ordine in magazzino: “Occorrono numero 30 copie della pagina 235 dell’Ulisse di Joyce sulla linea produttiva 7!”. E allora aprirei il file di ubicazione materiale sul gestionale dell’azienda… andrei a prelevare le 30 copie della pagina richiesta, ubicazione H-3, le porterei in produzione e tornando in magazzino emetterei l’ordine al fornitore per l’acquisto di altre 30 pagine n.235 in modo da avere sempre una scorta minima in magazzino.
Ecco sì, credo che il magazziniere presso una casa editrice o di distribuzione, sia il lavoro che faccia per me.
Fabrizio Savergnini
Avete capito, adesso? Fabrizio cerca un magazzino di libri. C'è un magazzino di libri che cerchi un magazziniere che scrive come uno sceneggiatore cinematografico, sa che l'Ulisse di Joyce ha più di 235 pagine e sarebbe felice solo perché scrive la parola "Pimpa" (che è una delle parole più allegre al mondo) su un documento di trasporto? No, non sto parlando di un velleitario, di uno disposto a tutto, ma buono a niente; sto parlando di un professionista che sa benissimo che cos'è il JIT e come si serve una produzione kaizen, che capisce di balanced scorecards e di lean warehousing. Non conosco Fabrizio, ma lo so: si capisce dalle parole che usa e da come le usa.
La vicenda di Fabrizio è esemplare (e mi scusi Fabrizio, per il quale è una delicata faccenda personale) perché ci fa riflettere su quanto sia importante "avere le parole", saper raccontare la propria storia, essere consapevoli di averne una e del fatto che spesso non si riesce a farla stare nel foglio di un curriculum, in un profilo LinkedIn, in un diario Facebook, in un book di illustrazioni.
E anche di come la nostra qualità di editori passi da pacchi confezionati con cura, libri che giungono a destino intatti e puliti, nella giusta quantità, con i documenti di accompagnamento corretti. Di come ognuno dei tanti che lavora con noi e per noi sia importante, fondamentale perfino, per valorizzare quello che facciamo. È un mondo difficile, un momento difficile. Non possiamo più limitarci a fare decentemente il nostro lavoro. Dobbiamo essere bravissimi. Tutti: dall'illustratore, all'editore, al magazziniere.
È forse per questo che, in un momento difficile come questo, varrebbe la pena cominciare a riconsiderare i rapporti che legano le diverse persone e istituzioni che lavorano con, per, dentro e intorno ai libri. Ma questo è tutto un altro discorso. Lo faremo, prima o poi.
Adesso, però, lasciamo da parte la filosofia e torniamo a Fabrizio. C'è un magazzino che sta cercando magazziniere come lui? Se contiene libri, meglio. Ma credo non gli dispiacciano anche i sanitari o la bulloneria fine. Se ci mandate una mail, gliela giriamo. (pc)
Faccio il magazziniere da sempre. Insomma, da quando ho iniziato a lavorare.
Quindi parliamo ormai di 15 anni.
Mestiere talvolta faticoso, sudi litri d’acqua d’estate, geli d’inverno e, soprattutto in questa ultima stagione, sono molte le sere in cui arrivi a casa e hai solo voglia di cenare immediatamente per poi poterti abbandonare sul divano in compagnia di un libro o di un quotidiano del giorno. O al massimo di accendere il pc per pochi istanti per controllare eventuali ultime notizie d’oltreconfine sull’Hockey Club Ambri Piotta.
Tra tutti i mestieri fisici da working class hero, è però uno di quelli che da l’opportunità di mettere in prova anche l’ingegno della persona, la capacità di capire come sistemare la merce nel migliore dei modi, come in un gigantesco tetris, risparmiando spazi fisici vitali. Nonché l’intuizione, che si crea solo con l’esperienza, o una sorta di sesto senso, su quale prodotto partirà o arriverà per primo e che ti permette di evitare di passare ore a spostare bancali di merce per raggiungere il prodotto che devi prelevare e che guarda caso si trova proprio al termine di una catasta…
Poi, però, una volta che entri in azione, i tuoi gesti partono in default, grazie all’esperienza acquisita e la tua mente, pur stando sempre attenta al rischio di infortuni presenti nel mio mestiere, può permettersi nel frattempo di fantasticare. E la mia mente fantastica su un mio desiderio di sempre, quello di poter svolgere il mio mestiere nel mondo dei libri.
I libri, la letteratura, sono la mia passione.
Non ho frequentato l’università, ho iniziato a lavorare dopo aver terminato gli studi in un istituto professionale, dunque non uscendo certo con una cultura da liceo. Non ho capacità o esperienze per poter lavorare nel mondo dei libri come, che so…responsabile editoriale o correttore di bozze, addetto ai contratti o responsabile amministrativo.
Però i libri hanno creato la mia cultura. È grazie ai libri che ho le mie passioni, opinioni, desideri. È grazie ai libri che le mie curiosità sono state innaffiate. Non certo tramite la televisione o, ormai da qualche anno, il web.
E allora perché non mettere a disposizione la mia esperienza lavorativa, per chi lo volesse, nel maneggiare, curare, spedire, consegnare libri, anziché fusibili o surgelati?
Conosco il metodo sbrigativo dei corrieri quando durante la giornata vengono a prelevare i pacchi che hai confezionato e come li sbattono sul furgone senza troppa grazia. Saprei dunque come imballarli nel migliore dei modi, evitando graffi, pieghe o tagli alle copertine dei volumi una volta giunti a destinazione.
Saprei spostarli con fermezza, velocità, ma anche delicatezza, agendo abilmente col muletto, perché non c’è nulla di più pesante da sollevare della carta…rischiando rovesci clamorosi.
C’è la soddisfazione di poter scrivere sul documento di trasporto, anziché numero 4 interruttori media tensione o numero 10 guarnizioni in plastica, numero 25 copie dell’ultimo libro della Pimpa! Vuoi mettere?
Così come il trasporto medicinali urgenti, essenziale per il benessere fisico, altrettanto importante è il trasporto libri, essenziale per il benessere dell’animo. Eccomi allora sul furgone, rispettando i tempi, in modo che la signora che ha prenotato in biblioteca Il figlio del dio del tuono di Arto Paasilinna possa averlo nell’orario e nel giorno prestabilito.
Certo, poi la letteratura è anche irrazionalità e allora è utile dare spazio alla fantasia, immaginando una fabbrica in cui i libri si creano manualmente e dalla produzione arriva l’ordine in magazzino: “Occorrono numero 30 copie della pagina 235 dell’Ulisse di Joyce sulla linea produttiva 7!”. E allora aprirei il file di ubicazione materiale sul gestionale dell’azienda… andrei a prelevare le 30 copie della pagina richiesta, ubicazione H-3, le porterei in produzione e tornando in magazzino emetterei l’ordine al fornitore per l’acquisto di altre 30 pagine n.235 in modo da avere sempre una scorta minima in magazzino.
Ecco sì, credo che il magazziniere presso una casa editrice o di distribuzione, sia il lavoro che faccia per me.
Fabrizio Savergnini
Avete capito, adesso? Fabrizio cerca un magazzino di libri. C'è un magazzino di libri che cerchi un magazziniere che scrive come uno sceneggiatore cinematografico, sa che l'Ulisse di Joyce ha più di 235 pagine e sarebbe felice solo perché scrive la parola "Pimpa" (che è una delle parole più allegre al mondo) su un documento di trasporto? No, non sto parlando di un velleitario, di uno disposto a tutto, ma buono a niente; sto parlando di un professionista che sa benissimo che cos'è il JIT e come si serve una produzione kaizen, che capisce di balanced scorecards e di lean warehousing. Non conosco Fabrizio, ma lo so: si capisce dalle parole che usa e da come le usa.
La vicenda di Fabrizio è esemplare (e mi scusi Fabrizio, per il quale è una delicata faccenda personale) perché ci fa riflettere su quanto sia importante "avere le parole", saper raccontare la propria storia, essere consapevoli di averne una e del fatto che spesso non si riesce a farla stare nel foglio di un curriculum, in un profilo LinkedIn, in un diario Facebook, in un book di illustrazioni.
E anche di come la nostra qualità di editori passi da pacchi confezionati con cura, libri che giungono a destino intatti e puliti, nella giusta quantità, con i documenti di accompagnamento corretti. Di come ognuno dei tanti che lavora con noi e per noi sia importante, fondamentale perfino, per valorizzare quello che facciamo. È un mondo difficile, un momento difficile. Non possiamo più limitarci a fare decentemente il nostro lavoro. Dobbiamo essere bravissimi. Tutti: dall'illustratore, all'editore, al magazziniere.
È forse per questo che, in un momento difficile come questo, varrebbe la pena cominciare a riconsiderare i rapporti che legano le diverse persone e istituzioni che lavorano con, per, dentro e intorno ai libri. Ma questo è tutto un altro discorso. Lo faremo, prima o poi.
Adesso, però, lasciamo da parte la filosofia e torniamo a Fabrizio. C'è un magazzino che sta cercando magazziniere come lui? Se contiene libri, meglio. Ma credo non gli dispiacciano anche i sanitari o la bulloneria fine. Se ci mandate una mail, gliela giriamo. (pc)
5 commenti:
lettera .. meravigliosa .. spero proprio che il magazzino ci sia, e spero di ricevere i suoi libri!
Uhhhh.
Ma è uno scrittore! Anni in tasca! Anni in tasca!
Ma se voi piccoli editori vi metteste in testa di bypassare i distributori, affittaste un grande magazzino comune e lo faceste gestire dal signor Fabrizio Savergnini?
Bravo Fabrizio!
La proposta di Anna piace molto anche a noi, che da un po' di tempo a questa parte abbiamo a che fare con DDT (che arrivano, non arrivano, sono sbagliati), distributori poco precisi... e smetteremmo anche di ordinarvi libri ogni due per tre, tanto ci pensa Fabrizio! Che poi magari sul DDT ci metterebbe pure un messaggio tipo Pimpa, così tanto per rallegrare la giornata...
B&I
vorrei avere un magazzino in biblioteca solo per lui, ma poi vorrei lavorarci con lui, ridere con lui (mi pare proprio un tipo capace di ridere, anche quando è stanco!). Insomma, trovategli un magazzino di libri che, caso mai, ci scappano pure libri suoi. ale
Dopo aver letto una "Solitudine troppo rumorosa" ho desiderato essere un pressatore del macero, ora non so più cosa desiderare... Un magazzino! Un magazzino!
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