lunedì 8 aprile 2013

Tutta la mia infanzia è sulle tue ginocchia

[di Viola Niccolai]

Bosco di betulle è un progetto a sei mani che con Francesca Lanzarini e Silvia Rocchi portiamo avanti da mesi. Con Francesca e Silvia ci conosciamo da quando frequentavamo l’Accademia di Belle Arti a Firenze. Da allora siamo sempre rimaste in contatto, anche quando ci siamo allontanate per andare a studiare in città diverse. La nostra collaborazione è cominciata già da qualche anno con l’etichetta autoprodotta che abbiamo fondato, La Trama, in cui cerchiamo di portare avanti linguaggi come il fumetto e l’illustrazione parallelamente all’incisione e al disegno dal vero. Il collettivo è composto anche da altri disegnatori, incontrati fra Bologna (Alessandro Palmacci e Valentina Fuzzi), e Bruxelles (Alice Milani).
Gli studi insieme, la condivisione di interessi (come l’amore per Kathe Kollwitz, per dirne uno), l'esperienza comune di alcune tecniche, da tempo ci hanno portato a riflettere su modi possibili di lavorare insieme nei posti in cui siamo cresciute.
Finché l’anno scorso, abbiamo iniziato a considerare la possibilità di mettere questi luoghi uno accanto all’altro, su carta, matrici e pellicola fotografica.
L’idea iniziale era mostrare le une alle altre il panorama che fin da quando eravamo piccole si ripete davanti ai nostri occhi. Il che implicava anche guardare al passato, domandandoci se ci fosse qualche luogo o qualche situazione a cui fossimo particolarmente affezionate e perché, con tutto il bagaglio di ricordi che, naturalmente, ne scaturiva. E proprio a partire da questa riflessione, è stata scelta la frase che dà il titolo alla mostra che, in questi giorni e fino al 20 aprile, rimarrà a Firenze, alla Galleria di Via Larga (via Cavour, 7r): “Tutta la mia infanzia è sulle tue ginocchia”, un verso tratto dalla poesia Memorie di Pier Paolo Pasolini.

TEASER MOSTRA "Bosco di Betulle" from C-Frames Production on Vimeo.

Nella mostra (per cui Maria Teresa Soldani ha girato il bellissimo teaser che avete appena visto), è stata esposta buona parte del materiale prodotto negli ultimi sei mesi: il risultato degli incontri avvenuti, corrispondenze fra luoghi e tempi diversi, fra i quali siamo intervenute ad accorciare le distanze.

È così che sono nati i viaggi fra Val di Nievole (Pistoia), Monte Serra (Pisa) e Monte Amiata (fra Grosseto e Siena), dove siamo rispettivamente cresciute Francesca, Silvia e io. È dallo scorso ottobre che partiamo, in macchina, pullman o treno, per raggiungere a rotazione una di queste tappe e, ospitandoci a vicenda, andiamo a disegnare dal vivo posti che, se per una di noi sono abituali, per le altre sono delle novità, avendo come risultato uno sguardo ogni volta diverso. Abbiamo scattato una grande quantità di fotografie, con vecchie pentax analogiche e polaroid, abbiamo improvvisato un laboratorio di xilografia in mansarda e sperimentato tecniche per noi nuove, come il foro stenopeico.




Questo è stato uno dei momenti più belli, nessuna di noi aveva mai provato a farlo, ma eravamo affascinate dai risultati che avevamo visto in giro. Così un giorno abbiamo caricato in macchina una ventina di scatole dipinte di nero appositamente forate e siamo andate sulla vetta dell’Amiata a provare a fare fotografie col vecchio sistema, per poi svilupparle in una rudimentale camera oscura. Ci siamo anche ritratte fra noi, direttamente dal vivo, una di fronte all’altra, o partendo dalle foto che ci eravamo fatte.
















Perché il ritratto, accanto al paesaggio, è stato l’altro grande tema che abbiamo affrontato. In questo senso abbiamo cercato di andare oltre i nostri volti così come sono oggi e c’è stato uno scambio continuo di foto che risalgono a venti anni fa che sono diventate la base per la realizzazione di certi disegni, incisioni o tele. Da lì siamo risalite ulteriormente indietro, verso immagini tratte da vecchi album di famiglia. A questo proposito, nel pensare e impaginare il catalogo che si accompagna alla mostra, ci è sembrato importante, inserire anche queste vecchie foto, vicino a quelle scattate per tutto l’inverno.



Il risultato è un diario per immagini, a cui si affiancano talvolta impressioni fugaci trascritte sul foglio, che ripercorre idealmente, e senza una precisa linea cronologica o un filo logico, quello che abbiamo registrato e ricordato durante questo periodo: scene che ritornano spesso nella nostra testa, il bisogno di impressionare un preciso volto sul legno, il paesaggio che sparisce dietro ai finestrini delle macchine per ricomparire, sebbene per un solo secondo, giorno dopo giorno, riti quotidiani che si consumano nell’ombra, ambientazioni che, se non fosse per la luce diversa delle stagioni che si alternano, rimarrebbero sempre uguali a se stesse. E poi persone e animali familiari come i ritornelli di vecchie canzoni popolari.



Di tutto ciò si compongono l’immaginario che ha fatto da sfondo al nostro peregrinare per questi luoghi, e la mostra che ne raccoglie le tracce. A partire dal 18 maggio Bosco di betulle farà tappa anche a Bologna, da Spazio Zoo, dove il 19 ci sarà anche un workshop betullesco per bambini, quindi vi aspettiamo tutti o in Toscana o in Emilia!

2 commenti:

Anna ha detto...

Ma che meraviglia.

La nuvola nell'ultima foto lascia senza fiato, così come l'idea di qualcosa che ha senso perché, impercettibilmente, è cambiata la luce, una stagione, un angolo di visione.

diletta ha detto...

Come si fa a portare il bosco di betulle fin dentro a B**K a Milano???? bellissima.