mercoledì 19 marzo 2014

C’era una volta Tuttodunpezzo…


Nella mia scrittura l’improvvisazione non è una risorsa su cui contare. Accade magari che la prima stesura sia istintiva: certe volte mi ci costringo, ad affrontare il foglio bianco, mettendo giù intanto anche sommariamente le idee che si sono accese. Ma i testi definitivi sono il frutto di tante revisioni: anche solo su una parola, una virgola, un a capo riga, uno spazio bianco. Ogni elemento è necessario all’approdo finale.
Talvolta però accadono sorprese. Forse a ben guardare non sono proprio sorprese. Sono attimi fertili e felici favoriti dall’intensità del nostro sguardo, dalla disponibilità a vedere nelle cose quotidiane possibilità ulteriori, varchi verso l’esplorazione del cuore umano.
Talvolta le storie ti cercano, e ti tormentano, finché ti pieghi al loro desiderio di essere dette.

Per Tuttodunpezzo è successo qualcosa del genere.
Sono le quattro di mattina. Mia figlia viene in camera nostra. Dice che ha avuto un incubo, chiede di dormire nel lettone.
Sono in quella condizione a metà tra il sonno e la veglia. Automaticamente mi alzo: non ci stiamo più ormai, in tre sul lettone. Le cedo il posto e, sempre tra il dormire e l’essere sveglia, vado verso la sua camera, per distendermi nel suo letto. Nella mente si fa da sé un pensiero: certe volte i sogni brutti ci piegano. Non si può mica pretendere che un bambino sia tuttodunpezzo.


Ora sono sotto le coperte, sto per tornare nell’altrove del sonno.
C’era una volta Tuttodunpezzo…
La mente ha deciso di proseguire su quella strada così a portata di mano da rischiare di apparire degna di nessuna attenzione.
Sono troppo stanca, voglio dormire.
Tuttodunpezzo era uno molto forte…
Pietà! Giuro che quando mi sveglierò prenderò la penna e ti scriverò.
Un giorno Tuttodunpezzo…


Mi arrendo. Mi alzo e cammino come un automa, vado in cucina, piglio un blocco. Mi siedo sul divano e lascio libera la penna di vagare nel bianco. La storia viene fuori così. Ed è, salvo qualche piccolo intervento di successiva lucidità, la storia del libro.


Ma le soprese non sono finite.
Ero stata alla fiera di Bologna con un’amica. Il Paese ospite era il Portogallo. Avevamo assistito piene di meraviglia alla presentazione degli illustratori portoghesi. Li avevamo trovati straordinari. Ma uno di loro ci aveva colpito in maniera particolare. Era arrivato con una vecchia valigia da cui aveva tirato fuori le sue creazioni. Oggetti che aveva affidato al pubblico, perché potessero essere guardati, e toccati. Uomini dai grandi nasi, che dondolavano beati sui suoi indici.
Ci dicemmo che una volta tornate a casa saremmo andate a cercare in rete quell’illustratore, per sapere di più del suo lavoro.
Memorizzammo il nome: André da Loba.


Poco tempo dopo mandai a Giovanna alcuni testi. Tra questi Tuttodunpezzo.
Giovanna mi rispose, con una mail che uso spesso come ricostituente vitaminico, scrivendo: Tuttodunpezzo mi fa impazzire.
Ero felice che avesse capito questa storia, così sintetica e metaforica. Che può parlare del dolore che ci spezza, ma possiamo andare avanti, riprendere la strada anche spezzati e ritrovare speranza ed energie nuove.
Ora si trattava di individuare l’illustratore giusto, ed era una bella sfida.
Ancora pochi giorni e mi scrive di nuovo Giovanna: dopo accurate riflessioni abbiamo pensato a un illustratore. Si chiama André da Loba.
André da Loba tra tutti quanti e quantissimi gli illustratori!


Karl Gustav Jung la chiamava sincronicità, nota Giovanna in risposta al mio traboccante entusiasmo.
E poi, e poi è arrivato il lavoro di André: l’impatto è stato forte, senza dubbio.
Naturale che, nella mia testa, un Tuttodunpezzo avesse assunto fisionomie, peraltro senza caratterizzazione di genere: poteva essere una Tuttadunpezzo o addirittura un Tuttidunpezzo.







































 L’incontro è stato, direi, travolgente: ho trovato l’interpretazione di André potentissima. Sintetica anch’essa, come il testo, e capace di spalancare infinitamente le possibilità metaforiche, in special modo nei giochi di sovrapposizione dei piani.
E ora l’atteso incontro di Tuttodunpezzo con i lettori. Il più importante.







































 

















I meravigliosi schizzi che corredano questo post sono alcuni studi preparatori che André da Loba ha realizzato nel corso del lavoro svolto per il libro, e riguardano la messa a fuoco dei personaggi. Lo ringraziamo per averceli messi a disposizione (n.d.r.).

1 commento:

s ha detto...

Andrè da Loba l'avevo scoperto su internet diversi anni fa mi è sempre piaciuto tantissimo il suo uso del cartone, l'aspetto giocoso e tridimensionale delle sue figure, è tattile anche nel disegno, son felice di questa storia nuova che potrò avere tra le mani per portarla con me, mi piacciono le figure mi piace la storia, mi piace come è nata! grazie