mercoledì 30 aprile 2014

INVALSI: chi valuta cosa?


 L' INVALSI  è l'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione, che ogni anno somministra agli alunni italiani test attraverso cui intende misurare la qualità delle prestazioni scolastiche. Il sistema di valutazione INVALSI ambisce a  fornire valutazioni oggettive sulla situazione scolastica, basandosi su criteri “quantitativi” puntuali e precisi.
Il meccanismo è questo: a tutti gli alunni d'Italia vengono somministrati test, rigorosamente uguali, indipendentemente dal programma svolto, dal luogo in cui risiedono, dalle peculiarità personali e locali: se gli alunni rispondono correttamente alle domande la scuola funziona bene.
Molti studiosi impegnati in “cose pubbliche”, credono, come me, che il sistema di valutazione messo a punto dall'INVALSI rappresenti una scorciatoia estremamente costosa e inefficace che, utilizzando carte in stile Azzeccagarbugli, mette a dura prova gli alunni, tenuti a districarsi tra “garbugli” appunto, ovvero test che propongono domande non corrette, ad esempio argomenti che non sono stati affrontati in classe, domande mal poste, risposte errate. Di fatto molti insegnanti testimoniano di trovarsi in difficoltà in prima persona con alcuni quesiti, al punto che spendono tempo per allenare i gli alunni, addirittura ricorrendo ad appositi manuali.


Scuola dell’Infanzia e Centro Giovani Ex Cartiera S. Cesario, Torino.

 Ben più preoccupante, però, a mio giudizio, è il fatto che le prove INVALSI ingarbugliano la verità ponendo attenzione su aspetti che ambiscono all'oggettività e trascurano sistematicamente di verificare la “qualità” della vita scolastica attraverso cui i bambini e i ragazzi italiani imparano a crescere come persone, cittadini, alunni.
Per un'analisi a tutto tondo preferisco passare la parola a penne ben più autorevoli della mia: agli ASINI, per esempio qui e qui; , o alle parole di Grazia Honegger Fresco su cui si sono già spese parole in questo blog. A me basta proporre alcune sollecitazioni perché valutare è una cosa seria, tanto nella vita privata quanto nell'amministrazione delle cose pubbliche e laiche. 


Scuola secondaria a Casirate d’Adda, Bergamo.

Da molte valutazioni ben fatte sono scaturite vite soddisfacenti, da tanti giudizi parziali, miopi o etichettanti hanno preso avvio fallimenti esistenziali. 
I bambini imparano ad aver fiducia nella loro capacità anche in relazione alla stima che sentono provenire da noi nelle loro possibilità di successo (effetto pigmalione).
 Infatti: il fine dell'educazione è coltivare i talenti!
 Come può l'agenzia INVALSI tener conto dei talenti, se non prevede il modo per farli emergere “oggettivamente” e “quantitativamente” (parole chiave nella sua metodologia valutativa), ma neppure qualitativamente? In ambito educativo non si può prescindere da un sistema di valutazione integrato quali-quantitativo che riconosce nell'errore l'avvio di un percorso per acquisire conoscenza.

Istituto Superiore Don Milani, Montichiari (Brescia).


I test INVALSI sono molto scivolosi, prestano il fianco a essere presentati senza la dovuta correttezza intellettuale, in moltissime realtà rubano porzioni considerevoli di tempo all'ordinario svolgimento delle attività didattiche, talvolta con preparazioni che non sempre sono condotte con intelligenza educativa. 
La scuola deve avvalorare la felicità di vivere e imparare. Da cittadina, oltre che madre e pedagogista, trovo interessante sostenere i saperi dei bambini e dei ragazzi ponendo loro le giuste domande perché possano “valutare” la scuola intesa come luogo di vita, in cui si studia ma si impara anche a convivere con molte altre persone. 


Scuola dell’Infanzia e Asilo Nido, Nonantola (Modena).

Mi è capitato talvolta di riflettere insieme ai bambini della primaria e ai ragazzi delle secondarie su come si possa valutare il buon funzionamento della scuola, a partire dalla loro esperienza personale. Penso che sia importante offrire ai nostri cittadini più giovani le parole per esprimere percezioni e vissuti in relazione al loro stare a scuola, poiché vi trascorrono buona parte della loro giornata e perché è espressione vitale di democrazia.

Provo ad accorpare per aree tematiche alcune domande che secondo me è utile porsi, per esplorare la qualità di una giornata scolastica.

Scuola secondaria L. Orsini, Imola.

Educazione alla cooperazione e all'autonomia

Sono incoraggiati gli scambi e l'aiuto tra compagni?
 Vengono impartite punizioni ed elargiti premi? Di che tipo? Con quali modalità e frequenza? È in uso fare la spia? C'è coerenza tra comportamenti e regole da parte degli adulti?
 Sono a disposizione dei bambini libri, giochi e materiali da utilizzare quando non esistono altre priorità?

Igiene personale e bisogni fisiologici
 - Ogni quanto è permesso alzarsi dal banco, per quanto tempo e per fare cosa? Gli alunni possono mai lavorare sdraiati a terra o in piedi?
 È concesso andare in bagno al bisogno? I bagni sono puliti, integri, accoglienti? Viene rispettato la privacy? Il pranzo è un momento gioviale  in cui si nutrono corpi e relazioni sociali, in un contesto gradevole e accogliente? Il cibo è appetitoso?

Ambienti
La scuola è bella, integra, spaziosa? Persone con problemi di deambulazione riescono ad andare ovunque in autonomia?
 Esiste una vera biblioteca? Laboratori? C'è un giardino? E uno spazio per giocare e parlare con i compagni nei momenti di pausa?

Scuola dell’Infanzia a Ponticelli, Imola (Bo).

Tralascio di avventurarmi nella didattica: è un fatto che in moltissimi casi la scuola tendenzialmente mortifica il corpo, non valorizza adeguatamente i talenti personali, non sempre si fa adeguatamente carico delle situazioni di svantaggio, è terrorizzata dalle porte aperte e dalla libera circolazione degli alunni tra aule, tende a "inculcare" saperi anziché farli scoprire, privilegia sempre più spesso le schede, in molti casi è sostanzialmente passivizzante, omologante, frontale. Paradossalmente la scuola tende a semplificare e abbassare il livello culturale di anno in anno, anche utilizzando libri di testo inaccettabilmente poveri e sciatti. 

Una sola domanda potrebbe educare i bambini ad argomentare le proprie posizioni civilmente: se tu potessi realizzare la scuola dei tuoi sogni, sarebbe come quella di cui fai parte?

Scuola primaria a Ponzano Veneto, Treviso.

 La storia ci insegna che quando obbedire significa danneggiare se stessi o qualcuno, l'obbedienza non è più una virtù, come ben hanno argomentato Thoreau, Don Milani, Alberto Manzi, Maria Montessori, Ghandi, gli Asini e molte altre voci. Motivo per cui occorre interrogarsi con lucida onestà su dove conduce un sistema di tipo aziendale per valutare la scuola. In alcune realtà dislocate nel paese, famiglie e scuole già sottraggono, per obiezione, i bambini alla prova.

Abbiamo avuto e abbiamo ancora tanti maestri in Italia che hanno fatto del rispetto dell'alunno la base su cui si è innestato amor proprio, accoglienza dell'altro, gioia verso il sapere e  partecipazione politica. In questi giorni è mancato Mario Lodi.

Mi auguro un cambiamento sostanziale, anche con la speranza che i cervelli italiani nel mondo possano continuare a circolare, non per fuggire, ma per seguire liberamente la propria via, seguendo le inclinazioni personali che sono state valorizzate in una scuola capace di accogliere tutti e ciascuno.

[Le immagini di questo post sono prese dal sito Abitare La Scuola: una galleria di scuole di qualità, italiane e non, che indicano soluzioni esemplari e modelli percorribili con diverse disponibilità di risorse, ndr].

Scuola dell'infanzia, Romeno (Trento).

5 commenti:

Unknown ha detto...

Bellissime le scuole con cui avete illustrato il post. Peccato che non rispecchi minimamente la realtà nazionale. Una scuola come queste, al sud, non l'ho mai vista purtroppo nemmeno tra quelle private che visitai nella mia ricerca per uno spazio più umano dove far studiare le mie figlie.

Il prossimo 7 maggio, ci sarà l'esame per la seconda elementare della mia piccola grande. Lei ha appena compiuto 7 anni e ha in questo periodo tutte le difficoltà che indicano la dislessia ma tutti i NPI consultati chiedono di attendere ancora un pò prima di sbilanciarsi. Intanto, la scuola chiede assolutamente ai genitori di far partecipare i bambini alle prove INVALSI ed ho firmato l'autorizzazione.

Ora mi chiedo se lo stress che subiscono i bambini valga la pena... considerando che dal risultato degli esami non esce mai un aiuto concreto alla loro realtà scolastica, è difficile non cadere anche in questo caso nel senso di colpa per tutte le volte che i bambini vengono usati dalla burocrazia italiana.

ps. i malfati sono arrivati domenica scorsa in casa mia. Il capovolto è il preferito di tutti noi! :))

Topipittori ha detto...

@ Luciana: la ragione della scelta delle immagini non è dare una panoramica verosimile della situazione nazionale (che sarebbe ben triste). Volevamo, al contrario, sottolineare come sia possibile dare ai bambini delle scuole belle e funzionali. E la bella notizia è che fare le scuole belle non costa di più di farle brutte. Anzi, forse costa pure meno.

Emanuela G. ha detto...

Eccomi qui, anche io madre alle prese con le prime prove INVALSI della 2a primaria. In accordo con le maestre della nostra classe (ma lo teniamo nascosto alla dirigente) abbiamo deciso come genitori di non dare peso a questa cosa. Abbiamo diligentemente acquistato i manuali, i bimbi li hanno "provati" a tempo perso giusto per non sentirsi spiazzati davanti ai test ufficiali, ma dato che alla loro età rappresentano solo una statistica che permette alla scuola di farsi bella durante il recruiting di futuri alunni, nessuno di noi ha insistito sulla preparazione. Diverso invece è il discorso per le prove di 5a che fanno parte della valutazione dell'alunno che cambia ciclo. O peggio ancora di quelle di 3a secondaria che invece fanno addirittura media per il voto. Su queste ho fatto un'esperienza diretta 3 anni fa con mia nipote, la aiutavo a preparare il test di matematica ed ero a volte più in difficoltà che non di fronte ad un esame di analisi all'università.
Che dire di più? La mia segreta speranza è che nei prossimi 7 anni vengano abolite, contavo molto nel cambio del MIUR ma sono stata delusa ancora una volta.

Unknown ha detto...

Buongiorno, sono molto felice di aver trovato questo articolo! Finalmente si parla a livello "più alto" del tema della scuola, ponendo davvero l'attenzione sui principi ispiratori dell'educazione e della formazione! Grazie! Grazie ancora di più perchè in questo momento io e un gruppo di genitori di bambini che frequentano la scuola materna, ci siamo posti il tema sulla futura scuola elementare per i nostri figli. E siamo entrati in contatto con l'approccio montessoriano. Purtroppo nella nostra zona (provincia di Monza e Brianza) non esistono scuole a metodo Montessori. Esiste però una convenzione tra MIUR e Opera Nazionale Montessori che prevede la possibilità di isitutire sezii a metodo Montessori nelle scuole pubbliche. Abbiamo costituito un gruppo "Montessorinbrianza" e stiamo contattando sindaci, assessori, dirigenti scolastici, genitori, per far partire questo progetto. Come noi tanti altri gruppi spontanei di genitori si stando formando in tutta Italia. Serve però a livello nazinale qualcuno che dia una forte spinta in tal senso, per superare i soliti ostacoli burocratici ai quali il Nostro Paese ci ha purtroppo abituati. Basterebbe poco, per arricchire l'offerta formativa pubblica per il bene si tutti, dei bambini e della collettività. Perchè come ha detto Maria Montessori «Se v'è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l'uomo.»
Se volete contattarci i segnalo la nostra pagina FB: https://www.facebook.com/pages/Montessorinbrianza/552361008184764?fref=ts

isabel archer ha detto...

mi trovo super d'accordo con quanto dici a proposito dei test Invalsi. aggiungo che nella mia scuola (insegno in una primaria) e ti assicuro anche in altre, dato che l'ho saputo da colleghe, il prox martedì e mercoledì giorni delle prove, nelle classi in cui sono presenti bambini extracomunitari, i suddetti verranno lasciati in biblioteca con una insegnate affinchè non debbano fare il test.ma io mi chiedo come mai i dirigenti scolastici che sono al corrente di tutte queste manovre, non si accordino e insieme si facciano sentire da chi elabora queste prove, perchè se è necessario fare cose del genere significa che le variabili prese in considerazione nel test non sono sufficienti e pertanto non adeguate. ho appena letto "Parole di scuola" di m. veladiano e anche lei rileva l'assurdità di sottoporre le scuole a dei test di livello che nn presentano nemmeno una validità oggettiva!