mercoledì 14 ottobre 2015

Alfabeto disegnato

[di Francesca Zoboli]

In giugno alla Biblioteca di Melegnano è approdata la mostra su La Emme edizioni di Rosellina Archinto, Franco Fornaroli, , direttore della biblioteca, mi ha chiesto se poteva interessarmi un laboratorio ispirato al libro Alfabeto di Sonia Delaunay, oggi edito da Babalibri.
Proposta che ho accolto con entusiasmo: dai tempi dell’Accademia nutro un profondo amore per questa artista, (tanto che stavo per fare la tesi su di lei, ma poi ha vinto Matisse).
Ho sempre trovato estremamente interessante il modo in cui si muoveva con grande disinvoltura fra pittura, decorazione, sartoria, arredamento d’interni, gioielleria senza perdere un millimetro delle sue qualità, e proponendo un idea di arte che andava ben oltre la singola tela.

Sonia Delaunay e alcune sue opere.

Le bellissime illustrazioni di questo libro sono il frutto della pervicacia di Rosellina Archinto che nell'ormai lontano 1968 andò di persona fino a Parigi dalla molto anziana Sonia per chiederle se era disposta a realizzare un alfabeto per le sue edizioni, e lei accettò la sfida: qui le lettere ”prendono vita, danzano, cantano, scompigliano i colori e le pagine”.

Alfabeto, Sonia Delaunay.
Alfabeto, Sonia Delaunay.





















Partendo dai suoi lavori ho pensato di sviluppare il laboratorio mostrando prima di tutto ai bambini come si possano creare immagini partendo da semplici forme geometriche come il cerchio, il triangolo, il quadrato, con cui si possono costruire moltissime figure.

A partire da forme geometriche.

Illustrazione di Claude Marzotto.

Per questo ho spiegato che verso la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, i pittori pensarono che non per forza fosse necessario copiare la realtà quando si dipinge, ma che invece era possibile utilizzare forme geometriche, segni, e colori molto vivaci, immagini in cui il cielo poteva anche essere giallo e il sole blu.

Joan Mirò.
Joan Mirò.
Paul Klee.
Vasilij Vasil'evič Kandinskij.

Alcuni artisti poi diedero molta importanza ai gesti, e ai segni colorati che questi lasciavano sulla tela per esempio se soffiavano sui colori liquidi, li lasciavano sgocciolare, o li spruzzavano. Insomma, ho introdotto il concetto di pittura astratta.

Antoni Tapies.
Franz Kiline.

Spesso  nei quadri delle avanguardie del Novecento si potevano vedere delle lettere, dei numeri, o delle calligrafie strane, anche inventate.

Joan Mirò.
Giuseppe Capogrossi.















Joan Mirò.

Carla Accardi.















Paul Klee.
Alighiero Boetti.

Le scritture di ogni epoca e paese hanno sempre esercitato un grande fascino sugli artisti, in particolare quelle delle  culture orientali, cinesi e giapponesi, che sono intimamente legate alla pittura, alla forza espressiva del gesto del calligrafo.

Paul Klee.













Nell’antichità, invece, nei manoscritti miniati, i capilettera, venivano arricchiti di decorazioni con animali e fregi, e si trasformavano in bellissime illustrazioni.











Come ultima immagine ho messo quella di un uomo completamente travolto dalla scrittura e dall’inchiostro, dentro ai quali si può dire si immergesse fisicamente.
E ho invitato i ragazzi a far sì che durante il laboratorio lo imitassero.


Dopo questa esortazione è sembrato prudente stendere un grande telo di plastica sul pavimento, quindi distribuire pennelli, piuttosto grossi, tempere nere, acqua, cartoncini colorati da tagliare o usare come supporto, forbici e colla.

Si comincia.
Al lavoro!

Ogni bambino ha scelto una lettera dell’alfabeto ed è stato invitato a lavorare ispirandosi a tutto ciò che aveva visto e ascoltato, a partire dalla sua lettera. Così alla fine il gruppo ha realizzato un intero alfabeto disegnato. Ecco qui i risultati


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