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Edward Lear, in un ritratto di Wilhelm Marstrand. |
Questa che pare proprio una triste vicenda è, in estrema sintesi, la vita di Edward Lear. E, a conoscerla più a fondo, non sembra poi neanche troppo triste. In fondo, può capitare di peggio. Per esempio, non saper disegnare, non saper scrivere, non saper far ridere i bambini.
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Edward Lear, pagina da A Book of Nonsense. |
Ecco, proprio quest'ultimo talento ha offerto a Lear notorietà nel campo della letteratura per ragazzi, della quale è stato un grande innovatore: è stato lui, infatti, a dare dignità al nonsense e a far scaturire dal nulla una tradizione letteraria che avrebbe affascinato Lewis Carroll, Spike Milligan, Douglas Adams e, dalle nostre parti, con non troppa fortuna invero, Toti Scialoia e Fosco Maraini.
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Edward Lear, disegno autografo per A Book of Nonsense. |
Insomma, questo ragazzino malinconico, fortemente miope, debole di petto, troppo alto e con un naso elefantino (come lui stesso lo descrive) aveva imparato l'unica cosa che la sorella Ann gli poteva insegnare (poiché era l'unica insegnata alle ragazze della prima età vittoriana): l'acquerello. E dato che era povero in canna e si doveva guadagnare da vivere, a 15 anni cominciò a vendere disegni, «in cambio di pane e formaggio», ai commercianti e ai passeggeri delle corriere a cavalli. In qualche modo, spinto dalla sua passione per gli animali, cominciò a frequentare lo zoo di Londra e i naturalisti che vi lavoravano. Apprese così un'applicazione più proficua del suo talento, e divenne consapevole che c'era un pubblico disposto a pagare per buone stampe naturalistiche.
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Edward Lear, dettaglio di Corvus corax, da The Birds of Europe. |
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Edward Lear, Fenicottero, Field Museum Library/Getty Images. |
A Lear mancava quasi tutto, ma certamente non il coraggio, se, a 19 anni, cioè nel 1832, si diede a pubblicare una monografia sui pappagalli (venduta in abbonamento), disponendo solo di una stanza in affitto, un'unica pietra litografica in formato folio imperiale (55 x 76) e non abbastanza soldi per pagare l'affitto del torchio. Disegnava direttamente sulla pietra, nella sua stanza; poi se la caricava in spalla, andava alla stamperia, assisteva alla stampa, affidava i fogli ai coloristi, si caricava di nuovo la pietra in spalla, tornava a casa, cancellava il disegno con il carborundum e ricominciava da capo. Ce n'era abbastanza da farsi venire un esaurimento nervoso. Come dire, un tempo avevano una certa tempra.

L'avventura finì male: le Illustrations of the Family of Psittacidae, or Parrots (42 tavole litografate e colorate a mano) fu un successo per la critica che lo consacrò, insieme a John James Audobon, il più innovativo disegnatore naturalistico della sua epoca. Ma fu un disastro finanziario, perché Lear non era capace di farsi pagare dagli abbonati.

Gli esiti furono due: uno disastroso e l'altro fausto. Il suo lavoro fu acquistato da John Gould, un naturalista abbastanza spregiudicato che, stanco di sfruttare solo il talento grafico della moglie Elisabeth, si diede a schiavizzare Lear per le sue opere di ornitologia, tentando - con successo - di accaparrarsene ogni merito. Ma, allo stesso tempo, Lear, grazie alla fama acquistata, venne chiamato dal Duca di Derby a Knowsley Hall, per dipingere gli animali del suo serraglio privato.

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Edward Lear, studi di pappagalli, Houghton Library, Harvard University. |
Knowsley era frequentata da stuoli di nipoti e pronipoti del vecchio duca, che sembrava avessero la propensione a scomparire, per stare in compagnia di quello strano tipo che, oltre a disegnare animali, confezionava per loro giochi di parole illustrati da disegni divertenti, dove si trovano persone che si strappano i capelli, mangiano migliaia di fichi, si suicidano con una forchetta, muoiono di dispiacere, hanno incubi spaventosi, finiscono arrostiti in un forno o mangiati da un cucciolo o tagliati in due (ma rimessi insieme da una potente colla).
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Edward Lear, pagine da A Book of Nonsense. |
Quando la cosa fu scoperta, Lear venne invitato ai piani superiori, in modo che potesse intrattenere la nobile famiglia al completo. A Book of Nonsense nacque così, con naturalezza, dal talento e dal piacere di stare con i bambini e di farli ridere. Sembra poco, ma non lo è.
Un talento e un piacere che non si sono persi e che hanno accompagnato Lear nei suoi viaggi intorno al mondo (finanziati dal duca, che doveva essersi divertito davvero molto in sua compagnia, per convincersi a sborsare tutti quei quattrini): ogni volta che faceva conoscenza con un bambino, Lear non riusciva a resistere e gli regalava disegni di buffi uccelli, resoconti grafici di vicende strampalate, autobiografie surreali. Per esempio, una volta, in un hotel di San Remo...
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Sei disegni di uccelli appartenenti alla serie di sedici, disegnata da Lear nel 1880 per Charles Pirouet, un bambino che soggiornava nel suo stesso hotel. |