lunedì 30 marzo 2015

Primo giorno!

Questo è quello che abbiamo fatto, ieri, 
perché tutto fosse a posto, oggi.

Paolo e Diletta decidono la posizione dei tavoli.
Mica facile visto che ci sono 209 titoli da sistemare, per 1900 libri...
Anche il gatto di Lisa D'Andrea è preoccupato...

Tavoli sistemati, si attaccano i bindelloni (in gergo topesco).
Lisa Topi attacca il nidellone di Alicia Baladan.
Arianna Squilloni e Luca Notari attaccano il loro bindellone.
Si cominciano a sistemare i libri.
Splendida Anna Martinucci in versione libraia.
Diletta Colombo, regina dello stand.
I bindelloni di Gaetan Doremus e Mara Cerri, by Notari.
Bindelloni di Mariachiara di Giorgio e Emmanuelle Bastien.
E finalmente si va a cena! (e dopo nanna).
Ed eccoci alle ore 9 di oggi, pronti per una lunga giornata.
Affezionati visitatori mattinieri: Giulia Mirandola con una torta.
Ultimi ritocchi ai libri.
La storica tenda di libri penzoloni.
Veduta d'insieme.
Come vedete il nostro gatto è sempre più perplesso.

 Vi aspettiamo numerosi!!

venerdì 27 marzo 2015

Topi in Fiera 2015

Illustrazione di Alicia Baladan.
Benissimo, ci siamo. O meglio, ci risiamo di già. Sembra passata una settimana dall'ultima Bologna Children's Book Fair (e nello stesso tempo tre ere geologiche, da quante cose sono successe nel frattempo) ed eccoci qui pronti a salpare da Milano, armi e bagagli, per i quattro giorni di fatiche bolognesi.

Cosa ci sarà di uguale per i Topipittori, in questo 2015?
Beh, prima di tutto lo stand che rimane il glorioso 29 D36, condiviso con i gloriosissimi amici editori A buen paso di Arianna Squilloni, e Éditions Notari di Paola e Luca Notari.

Cosa ci sarà di diverso? Con noi quest'anno trovate Lisa Topi a occuparsi dei diritti internazionali, e delle relazioni con il pubblico e la stampa. Sarà un'occasione per conoscerla e capire quanto è brava. Valentina Colombo ci sarà, ma non più con noi perché ha spiccato il volo e si è messa in proprio; ma sarà alla postazione dei signori Notari, rappresentati della sua agenzia Phileas Fogg Agency.

Come l'anno scorso, ai libri si dedicheranno le magnifiche Diletta Colombo e Anna Martinucci. Quindi qualsiasi esigenza abbiate in questo senso, è a loro che dovrete rivolgervi.


Poi ci saremo, come è ovvio, io e Paolo Canton a occuparci di editori stranieri e non, autori, illustratori, librai, bibliotecari, giornalisti, amici di passaggio eccetera: insomma ad accogliervi, salutarvi e parlare con voi, come facciamo ormai da undici anni.

Di nuovo poi ci saranno le novità in uscita per questa primavera. Quattro, da poco approdate in libreria, le abbiamo già presentate su questo blog: C'era una volta una bambina, In mezzo alla fiaba, Quando il sole si sveglia, Depero e la Casa del Mago. Invece le quattro ultimissime novità le troverete nuove di zecca in fiera. Perciò ve le anticipiamo qui, poi a ognuna dedicheremo qui un approfondimento, nelle prossime settimane.

Tondo, tondo e quadrato di Fredun Shapur, Topipittori 2015.

Cominciamo con Tondo tondo e quadrato, il primo libro edito in Italia di Fredun Shapur, il grande illustratore, grafico e designer inglese che ha dedicato molti progetti fra magnifici libri e giocattoli ai bambini. Un viaggio attraverso una geometria fantastica alla scoperta delle forme del mondo.

Il secondo, è Ti faccio a fettine: il bellissimo erbario a indovinelli di Chiara Armellini, costruito come il suo precedente Ti faccio a pezzetti, amatissimo dai bambini e dedicato agli animali. Una galleria di piante comuni e rare, da osservare, conoscere, indovinare, disegnare.

Ti faccio a fettine, Chiara Armellini, Topipittori 2015.

Il terzo è Archì: esordio italiano di Emmanuelle Bastien, giovane e brillante illustratrice francese, che ci propone un misterioso personaggio. Un omino da comica: lieve, filosofico, buffo, che corre, cade, si rialza, accompagnato da un filo di parole in rima firmate da Roberto Piumini.

Il quarto è  This is... un libro in quattro lingue, dell'esordiente Joe Lyward, giovanissimo illustratore inglese. Pagine leggere, figurine colorate con tanto bianco intorno: una partitura per silenzi e parole nuove che si dipana fra piccole sorprese e scoperte, come la vita quotidiana di un bambino. 


Roberto Piumini, Emmanuelle Bastien, Archì, Topipittori 2015.

Infine, ecco gli appuntamenti che ci riguardano:

Lunedì, 30 marzo, ore 17.00, stand Topipittori 29 D36, Simone Rea e Joe Lyward firmano i loro libri.

Martedì, 31 marzo, ore 15, Caffè Autori, incontro con Giovanna Zoboli e Giovanni Nucci dedicato agli illustratori: “Come muoversi nel mondo dell’editoria e sfruttare al meglio le opportunità della Fiera.”

Martedì, 31 marzo, ore 16.15, stand Topipittori 29 D36, Giovanna Zoboli, e ore 17:00, Viola Niccolai firmano i loro libri.

Joe Lyward, This is... un libro in quattro lingue, Topipittori 2015.

Illustrazione di Lisa D'Andrea.
Martedì, 31 marzo, ore 17, stand di Sàrmede 26 B4, Paolo Canton, Monica Monachesi ed Eva Montanari presentano i corsi estivi di Sarmede.

Mercoledì, 1 aprile, ore 17.00, stand Topipittori 29 D36, Silvia Vecchini, Marina Marcolin, Arianna Vairo firmano i loro libri.

Mercoledì, 1 aprile, ore 16.00, Padiglione 22, Libreria Internazionale, Giovanna Zoboli firma le copie di C'era una volta una bambina.

Due appuntamenti, poi riguardano I cinque malfatti di Beatrice Alemagna.

Mercoledì, 1 aprile, ore 10.45, presso la Sala Suite, Centro Servizi Blocco D, 1° piano, cerimonia del Premio LiBeR 2015, assegnato ai migliori libri dell’anno appena trascorso, selezionati da un giuria di esperti di editoria per bambini e ragazzi (bibliotecari, educatori, studiosi, librai…). Vincono ex-aequo la sedicesima edizione del Premio LiBeR come migliori libri del 2014: I cinque malfatti di Beatrice Alemagna e Jane, la volpe e io di Fanny Britt e Isabelle Arsenaul.

Mercoledì 1 aprile, ore 10-12, stand Internationale Jugendbibliothek Munchen 29 B56: si festeggiano i prestigiosi The International Youth’s Library’s “White Ravens” 2014, fra i selezionati I cinque malfatti.

Detto questo, che ognuno di voi abbia quattro giorni belli e interessanti. E naturalmente, vi aspettiamo per un saluto!

mercoledì 25 marzo 2015

Depero e la case del mago

[di Marta Sironi]

Ogni volume della PiPPo (Piccola Pinacoteca Portatile) aggiunge alla collana qualche novità capace di orientare in modo nuovo la sua realizzazione, così come le sue successive implicazioni.
Con Giotto. Quaderno di disegno, illustrato da Chiara Carrer, abbiamo sperimentato il taglio monografico, replicato con il nuovo volume appena uscito, dedicato a Fortunato Depero - Depero e la Casa del Mago -  e reso più complesso dalla relazione con un museo: il Mart di Rovereto. La collaborazione è avvenuta in base alla condivisione del soggetto – a Rovereto si trova la Casa d’arte futurista Depero – e alla sua valorizzazione, andando anche a pescare fra materiali meno noti dell’archivio dell’artista che ci è stato aperto dal Mart con grande disponibilità.

L’utilizzo della documentazione d’archivio è stato ispirato e amplificato dalla poetica dell’interprete a cui sono state affidate le immagini del libro – Lucia Pescador – artista da tempo impegnata nell’interpretazione delle avanguardie storiche, attraverso un personalissimo Inventario del Novecento con la mano sinistra, di cui il volume su Depero è la prima inedita applicazione a un libro per l’infanzia.

Copertina, quarta e alette (per leggere cliccare sull'immagine).

Una scelta assolutamente coerente con l’identità della collana, che personalmente considero una collezione di ‘libri d’artista’ per bambini (e non solo), proprio per la qualità estetica delle originali interpretazioni.

Introduzione di Nicoletta Baschiero, responsabile di Casa Depero, Mart, Rovereto.

Dall’archivio sono emersi materiali splendidi: buste postali con la scritta “W IL FUTURISMO”,  carte intestate disegnate da Depero, schizzi, appunti per progetti, materiali ricchi di evocazioni storiche che, mischiati al vario repertorio che Lucia usa abitualmente nella sua ricerca (fogli di quaderni, pentagrammi, vecchi documenti amministrativi…), sono diventati eloquenti basi per i disegni; così come citazioni dirette dai testi di manifesti, da lettere e cartoline ricorrono nel libro, immergendo il lettore senza mediazioni nella poetica futurista.

In questo modo, in corso di fattura, il libro si è sviluppato come una specie di canovaccio per uno spettacolo futurista: il piccolo lettore, accolto nella Casa del Mago, è invitato a far parte di una grande e libera messa in scena partecipando in prima persona, immaginando costumi e scenografie, musiche e ‘poesie telegrafiche’.
Nello stesso tempo, le pagine offrono spazi da disegnare, colorare, inpostare graficamente, ricche di spunti per liberare la creatività, mescolando i linguaggi: con le matite in mano si può anche cantare, fare rumore e declamare ‘parole in libertà’! Secondo la poetica di Lucia Pescador a un certo punto, girando pagina, si è colti dalla notte: il cambio di tono è improvviso, grazie al ricorso a cartoncini neri e lavagne.
Il libro per la sua varietà e per l'approccio interdisciplinare, può essere il punto di partenza per realizzare maschere colorate, abiti, oggetti ed effetti sonori e visivi come rumori e lampi di luce per uno spettacolo che consideri parole, musica, immagini, luci, scenografie e costumi come unica espressione: proprio come secondo la poetica futurista.

Al Mart, Giulia Mirandola è da qualche mese al lavoro con la messa a punto di laboratori didattici che coinvolgono tutti i volumi della collana PiPPo.



Ma non solo: il liceo artistico Paolo Candiani di Busto Arsizio sta organizzando un laboratorio multidisciplinare per mettere in scena un musical ispirato al nostro libro. Insomma, Lucia Pescador è ormai irrefrenabile: ogni giorno produce varianti sul tema.
E poi ci sono alcune presentazioni delle quali la prima che segnaliamo va comunicata in stile Novecento.



Presi dal sacro fuoco futurista vi annunciamo con slancio imaginifico l’imminente, imperdibile presentazione del volume:

Sabato, 28 marzo, ore 17,30
a Cantù, in via per Alzate, 9
presso Spazio Libri La Cornice,
Tommaso Falzone vi invita all'incontro
con MARTA SIRONI e LUCIA PESCADOR 
per la presentazione del libro
DEPERO E LA CASA DEL MAGO - Topipittori Editore!!

Per l'occasione saranno esposte le tavole originali del libro.
Fiammiferino vi aspetta, declamando ogni 15 secondi “W IL FUTURISMO!!!”

lunedì 23 marzo 2015

Esperienze /7: I cieli di Mara

Questo post è la dimostrazione della potenza di Facebook: abbiamo visto delle cose belle, abbiamo mandato un messaggio a chi le aveva fatte, ci siamo incontrati, abbiamo visto come faceva a fare quelle cose belle e abbiamo pensato che potesse interessare a molti. Quindi eccoci qui. Godetevelo.

[di Mara Cozzolino]

Mi chiamo Mara Cozzolino. Ho sempre amato disegnare, l'ho sempre fatto fin da bambina (lo so, dicono tutti così). Però, dopo il Liceo Scientifico mi sono iscritta alla Facoltà di Matematica (anche se in verità avrei voluto iscrivermi all'Accademia di Belle Arti). Dopo due anni ho dovuto lasciare l'università e ho iniziato a lavorare: un noiosissimo lavoro d'ufficio. Mi consolavo con corsi, prima di disegno poi di incisione, e poi di illustrazione: a Torino con Francesca Chessa, poi a Sarmede e Macerata con, rispettivamente, Linda Wolfsgruber e Carll Cneut.






Sono passata da un noioso lavoro di ufficio all'altro con il desiderio e la speranza prima o poi di fare quello che mi piaceva e 4 anni fa ho preso coraggio e mi sono licenziata: non voglio sembrare lamentosa, sono stata fortunata e sono sicura che tutto quello che ho fatto mi ha portata a questo preciso punto e magari, se le cose fossero andate diversamente, non avrei mai scoperto la xilografia giapponese e non sarei qui a scrivere tutto ciò.



Il mio primo vero incontro con la xilografia giapponese è stato in Giappone, cinque anni fa, durante un viaggio desiderato e sognatissimo; per la precisione nel Tokyo National Museum nel parco di Ueno reso ancora più incantevole dai sakura, i ciliegi ornamentali, in fiore; e nonostante fuori dal museo mi aspettasse lo splendore della natura e dei giapponesi vestiti a festa con coloratissimi kimono (per loro la fioritura dei ciliegi è una cosa seria), nulla mi ha impedito di trascorrere più di due ore col naso incollato al vetro delle stampe originali di Hiroshige, Hokusai e Utamaro con stupore e meraviglia inaspettati.






Era quindi abbastanza inevitabile che quasi un anno dopo avendo scoperto che alla Edinburgh Printmakers si tenevano dei workshop di “Xilografia giapponese con inchiostri all'acqua” io mi iscrivessi immediatamente; ma non potevo certo immaginare fino a che punto sarei rimasta inesorabilmente folgorata da questa tecnica.





In realtà sono sempre stata affascinata da tutte le tecniche di stampa incisoria e in particolare ho praticato per tanti anni la calcografia; l'idea di non lavorare direttamente sul foglio o sulla tela ma su una matrice, di non avere mai perfettamente il controllo di quello che sta succedendo e di dover aspettare la verifica delle prove di stampa, unita all'idea del multiplo di poter realizzare un disegno in più “copie” tutte originali, mi è sempre piaciuta. Oltre a questo amo l'artigianalità che c'è dietro un'incisione: il processo creativo seguito semplicemente dal fare: il cervello che quasi si riposa e le mani che ripetono sempre gli stessi gesti, precisi e antichi.





Ma tornare a casa con tantissima voglia di sperimentare tutto quello che avevo appena imparato si è rivelato più difficile di quanto avessi previsto. Non è stato semplice all'inizio iniziare a lavorare da sola, partendo dalle cose più semplici come bagnare la carta al giusto grado di umidità, alla oggettiva difficoltà a reperire i materiali base con cui lavorare. Nessun negozio vendeva gli strumenti, i pennelli, le carte washi bellissime che avevamo usato per stampare. Credo che solo la mia caparbietà (leggere testardaggine) e la passione che mi aveva colto inevitabile mi abbiano fatto continuare, da principio con strumenti sbagliati, buttando via matrice dopo matrice, provando a stampare su carte di recupero.


Qualche mese dopo però arriva il primo vero colpo di fortuna. A Kyoto si tiene la “Prima conferenza internazionale sulla Mokuhanga” (“mokuhanga” è il termine giapponese per  xilografia: “moku” si traduce con legno mentre “hanga” con  stampa): io lo scopro per caso sul blog di un'artista americana e scopro anche che ci sono ancora posti disponibili e soprattutto trovo un volo ultimo minuto a prezzo stracciato; ci penso un giorno e una notte e poi decido che, sì, è un segno del destino e, sì, devo andare.
E qui c'è la prima svolta; vedo lavorare i maestri giapponesi con la tecnica tradizionale, vedo persino stampare la famosissima “Onda” di Hokusai, ma soprattutto incontro artisti da tutto il mondo e trovo per la prima volta a portata di mano gli attrezzi del mestiere: gli strumenti per intagliare, per stampare, il legno e la carta, la tanto sospirata carta di gelso giapponese! Di quei tre giorni a Kyoto, quattro anni fa, ricordo ancora tutto, persino la colazione della prima mattina, ma soprattutto tutte le dimostrazioni che ho avuto la fortuna di vedere, le camminate per la città, l'afa, la semplice e pura gioia che mi ha accompagnato ogni istante.




A questo punto non avevo più scuse, tornata a casa avevo gli strumenti, e avevo una voglia pazzesca di mettermi alla prova: ho iniziato a intagliare, blocco dopo blocco sono nate le prime timide e goffe stampine. Ho lavorato senza interruzione ogni giorno, e quando l'anno dopo sono stata selezionata per partecipare ad una residenza di 40 giorni a spese del governo giapponese alle pendici del Monte Fuji con altri cinque artisti provenienti da diverse parti del mondo, ho avuto la mia prima vera e ufficiale conferma: ero sulla strada giusta.
La residenza in Giappone mi ha fatto crescere molto, rientrata a casa ho iniziato a fare piccole mostre, a tenere i primi corsi: il mio entusiasmo per la “mokuhanga” non è diminuito di una virgola e io continuo ad essere follemente innamorata come quando ci siamo incontrate la prima volta.



Se devo razionalizzare questo amore incondizionato per la xilografia giapponese, tra quelli che per me sono i pregi oggettivi di questa tecnica c'è senza dubbio il lato ecologico; una pulizia che non avevo mai personalmente riscontrato in nessuna tecnica di stampa, e l'utilizzo esclusivo di strumenti antichi che in nulla sono cambiati rispetto al passato: sia il processo che gli attrezzi del mestiere sono infatti rimasti pressoché invariati rispetto all'epoca delle stampe di Hokusai e Hiroshige: il disegno viene scomposto per colori e riportato sulle matrici in legno che vengono intagliate a mano, e in seguito inchiostrate una ad uno con colori ad acqua. Le matrici si stampano poi su carta di gelso e la pressione per stampare non viene data da un torchio, ma manualmente con uno strumento di bambù chiamato baren: è un processo molto gentile e delicato e se si vogliono ottenere colori intensi è necessario ripetere gli stessi passaggi più volte, stratificando i colori pian piano.



È anche un processo dai tempi di lavorazione lenti a cui forse molti non sono più abituati: ci vuole tempo e pazienza per produrre un lavoro, sia in fase di intaglio che di stampa vera e propria: è sicuramente una tecnica che non va esattamente al passo con la velocità della tecnologia moderna, e per me anche questo è parte integrante del suo fascino.




Oltre alle particolarità specificamente tecniche, però, ho trovato due cose particolarmente interessanti nel mio percorso: la prima è come la mia iconografia sia completamente cambiata. Se le prime stampe riflettevano abbastanza il mio vecchio modo di disegnare e creare, mi sono accorta che man mano che miglioravano le mie capacità di intaglio e stampa, cambiava il mio interesse verso i soggetti che volevo rappresentare: la xilografia mi dà dei limiti tecnici sia in fase di intaglio sia di stampa che mi piace provare a superare ogni volta un pochino di più.




La  seconda è che dalla mia primissima stampa quattro anni fa non ho mai avuto delle pause o dei silenzi creativi: anzi è capitato stesso che mentre stavo lavorando ad una stampa iniziassi ad avere idee per la successiva ed ora é completamente assente quel senso quasi di svuotamento che mi capitava sempre alla fine di un lavoro, o il panico da foglio bianco che mi assaliva ogni volta che dovevo cominciarne uno nuovo.



In Italia purtroppo non siamo ancora in molti a lavorare con la xilografia giapponese anche per la difficoltà a reperire i materiali: io sono dell'idea che più siamo a praticarla, più conosciuta diventa, e meglio sarà per tutti: l'idea dei corsi e dimostrazioni che faccio è iniziata soprattutto con questo intento, e con la voglia  di condividere il mio amore con più persone possibile.




[… e adesso: pubblicità]
I prossimi corsi di Mara Cozzolino si terranno:
a Milano, presso Stamperia 74\b, (telefono 02 48 30 2441):
18 e 19 aprile;
30 e 31 maggio;
13 e 14 giugno

A Torino, presso la galleria Internocortile, (telefono 011 66 18 841):
9 e 10 maggio.