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lunedì 9 maggio 2011

La casa del porcospino

Fare l'editore è bello anche perché il lavoro che fai ti mette in una relazione molto forte con le persone.
Ricordo benissimo la prima volta che mi misi in contatto con Maja Celija: nel 2000 avevo visto una sua immagine sul cartoncino di invito di una mostra collettiva della Galleria l'Affiche di Milano e mi aveva conquistata al primo sguardo. Questo, prima dei Topipittori. Quando poi, nel 2004, i Topi ci furono, subito pensai che mi sarebbe piaciuto lavorare con lei e le telefonai. Ci accordammo per vederci. Allora stava a Milano: semplicissimo. Mi ricevette nel suo studio e fu garbata e disponibile. Nell'ombra si muoveva Luigi, il suo compagno: educato, serio e gentile come una persona d'altri tempi. Che poi, Luigi, sarebbe Raffaelli. Allora i Topipittori avevano in catalogo due libri e non era affatto scontato darci credito...

Ecco, così entrammo gli uni nelle vite degli altri. Con Maja e Luigi poi è nata un'amicizia. Un'estate siamo andati a Pula, in Croazia, dove Maja, che è nata in Slovenia, ha vissuto fin da piccolissima. Fu una breve, meravigliosa vacanza marina, con Maja e Luigi che ci accompagnavano in giro per quei posti bellissimi,- isole, campagne, boschi, paesi - in un clima di grande armonia e allegria generale. Giorni speciali, con una gran voglia di conoscersi e scambiarsi esperienze, chiacchiere, idee. Nei miei ricordi hanno tuttora la medesima luce, viva e chiara.
Fu proprio a Pula che, in una libreria, un giorno, mi imbattei in questo libro: Ježeva kućica di Branko Ćopić con illustrazioni di Vilko Selan Gliha (realizzate credo negli anni Sessanta; su questo illustratore purtroppo non ho trovato niente, solo pagine in slavo, impraticabili...). Mi affascinò, nella sua povertà: un semplicissimo fascicolo a punto metallico, un oggetto essenziale e pieno di grazia. Aveva illustrazioni incantevoli che raccontavano la storia di un riccio e della casetta sotterranea in cui abitava, di uno strano invito a cena da parte di una volpe, e di una notturna scorribanda di altri animali selvaggi, tutti avidi di scoprire i segreti della casetta del porcospino.




Ne parlai a Maja, quella sera, in termini entusiastici, e mi rivelò che quello era il suo libro prediletto, quello che più aveva amato da bambina: un caposaldo nella sua formazione. Fu una strana coincidenza, e ci parve significativo che in mezzo a tanti libri proprio su quello si fosse fermata l'attenzione, a confermare un'affinità di sguardo, gusto, poetica sentiti e condivisi. Maja e Luigi poi mi regalarono quel libro, con una piccola dedica. Maja parla di questo libro anche in una sua intervista su Osservatorio Balcani, che trovate qui.
Branko Ćopić è un autore bosniaco famosissimo e amatissimo in area slava e il racconto Ježeva kućica è un classico per l'infanzia su cui non solo Maja, ma intere generazioni di slavi si sono formate, ed è stato trasposto in versioni teatrali, in spettacoli di marionette e burattini, in fumetti.



Qualche anno fa, il racconto di Ćopić è stato edito in Italia, dall'Associazione LIPA. Le illustrazioni non sono quelle dell'edizione originale, chissà perché. E le nuove, di Luca De Marco, non reggono il confronto con quelle di Vilko Selan Gliha, non solo per accuratezza, bellezza, efficacia, ma perché la loro assenza fa perdere al libro il forte connotato culturale, l'impronta balcanica potente, un'iconografia e uno stile che calano immediatamente il lettore in un contesto riconoscibilissimo e ricco di suggestioni inestricabilmente legate alla terra e ai paesi di origine degli autori. Peccato.



Le immagini sono altrettanto importanti delle parole nella trasmissione della cultura, e bisognerebbe avere la medesima cura e rigore che si tributano ai testi, per preservarne lo spessore e il senso, nelle opere illustrate per l'infanzia. Se non prendiamo atto di questo, andiamo a nutrire una cultura dell'immagine di basso livello, piatta, banale, avvilente, capace di comunicare solo stereotipi o forme vuote.
Il problema, dovremmo capire una volta per tutte, non sta nelle tanto vituperate immagini, ma nel modo in cui le usiamo. Ma di questo parleremo ancora.



Da quando Maja e Luigi si sono trasferiti a Pesaro, ci hanno ospitati spesso. Vi assicuro che stare da loro è come essere nella casetta del porcospino. La sera ci si mette a cuccia con la stessa espressione beata. Ciao Maja. Ciao Luigi. Grazie di tutto e tantissimi auguri!

lunedì 21 marzo 2011

Gli Anni in tasca diventano Graphic!

Volete sapere com'è stato che un giorno Gli anni in tasca sono diventati graphic? Allora mettetevi comodi e ascoltate questa conversazione. I topi che parlano sono usciti dalla penna di Luigi Raffaelli, signore e padrone dell'immagine della collana, fin dai suoi esordi. La sceneggiatura è Topipittori &co.
Se dopo la lettura provate l'incontenibile desiderio di procacciarvi questa micro graphic novel, la troverete nello strepitoso catalogo 2011 doubleface de Gli anni in tasca, disponibile da noi, in Fiera, a Bologna, padiglione 29, stand D 36 (per intenderci, nella zona dei fiamminghi). Vi aspettiamo.
A breve su questi schermi, altre novità nelle novità.



lunedì 22 novembre 2010

Sette topi carpentieri

Mai contare sui topi è uscito nel 2008.
Le illustrazioni di Luigi Raffaelli accompagnano il testo, ironico, lieve, delizioso, di Silvana D'Angelo. Si tratta di una conta alla rovescia: genere letterario abbastanza frequentato nel libro illustrato, citiamo fra tutti il bellissimo Zehn grüne Heringhe... di Wolf Erlbruch edito da Hanser (e da Joie de lire in francese).


C'erano una volta dieci topini.
Dieci topini?
Ma forse dieci sono troppi per una sola storia.
In pochi minuti ti mangiano un libro.
E niente libro, niente storia.
D'altronde il decimo topo non viene più.
Lo immaginavo: è sempre stato distratto.
Mi ha appena telefonato che ha perso il treno.
Un tipo inaffidabile per quanto corretto.
Ne rimagono nove.


E via contando a ritroso finché...
Beh, la fine i curiosi la scopriranno in libreria.
Oggi, però, vogliamo parlare della copertina di questo libro. Terminate le illustrazioni, fatta la grafica, ci chiedemmo, con Luigi, come risolvere la copertina. E per qualche strana ragione ci venne in mente la famosissima fotografia, scattata nel 1932, agli operai che facevano la pausa pranzo seduti su una trave, sospesi nel cielo di New York, durante la costruzione del Rockefeller Center. Vedemmo distintamente una fila di topi, seduti a mangiarsi pane e formaggio.


Luigi materializzò la visione e la impaginò. Ci piacque moltissimo.
Ma ci rendemmo anche subito conto che in qualche modo non aveva una relazione abbastanza forte con quello che si trovava dentro il libro e ci mettemmo a lavorare a un'altra idea: quella che poi è l'attuale copertina.
Ma l'immagine dei topi lavoratori in pausa pranzo ci rimase nel cuore.
A un certo punto, nel 2009 pensammo di metterla su una maglietta per celebrare i cinque anni di vita di Topipittori, ma poi decidemmo di investire tutte le energie e i mezzi sul lancio della collana Anni in tasca, con cui avevamo deciso di festeggiare.
Poi, ecco che oggi ci è venuto in mente che questo blog è il posto giusto per fare conoscere questi sette fantastici topi carpentieri.

martedì 9 novembre 2010

Bravo, Luigi!

Domenica, 7 novembre, l'inserto cultura del Sole24Ore ha dedicato una segnalazione alla veste grafica della collana Anni in tasca.
Il merito è di Luigi Raffaelli, bravissimo grafico pesarese che ha seguito e accudito la collana fin dal suo esordio: volumi e cataloghi.
Giudicate voi, se merita, da questa immagine che assembla tutte le copertine.