mercoledì 17 novembre 2010

Si incontrarono a Pontevigodarzere

Vi ricordate uno scorso post dal titolo Mi leggi
Ecco: qui leggete il report di quell'esperienza che ci ha fatto Mauro Mongarli.


Tutti sanno che i bambini amano farsi ripetere la stessa storia tante volte, e ogni volta il bambino se la fissa bene nella memoria, finché da adulto decorerà la sua villa in campagna con i sette nani e biancaneve di cemento colorato. 
(Bruno Munari)


Dopo l'uscita di un mio scritto per i Topipittori ho cominciato a essere bersaglio di domande che nessuno mi aveva mai fatto. “Quanto hai guadagnato?”, “Ma davvero sei capace, non facevi il pubblicitario?”, ”Me ne regali una copia?”
Ho capito così che dare alle stampe qualche idea è solo l'inizio della questione, se hai scritto qualcosa a cui tieni e che vuoi continuare a far crescere.

Ho pensato che potevo condividere la scrittura del libro, la mia esperienza di padre, vent'anni di carriera come creativo pubblicitario e mettere tutto sotto la luce delle fiabe, perché mi ero imbattuto in una frase di Calvino che mi aveva fatto studiare il loro mondo: “[Le fiabe] sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna”.

Ho studiato un po' Bettelheim, Rodari, Propp, Pinkola Estés, Schutzenberger, Dolci, Calvino stesso, Munari, consultato insegnanti ed esperti, bisnonne impavide raccontatrici ma nulla mi è sembrato superare quella frase per definire l'importanza delle fiabe. Il loro essere chiare e usabili (catalogo), eterne (destini), lavorabili (possono), pienamente disponibili (darsi), “per tutti” nel senso più nobile (un uomo, una donna).

E poi, magari qualcuno mi avrebbe anche chiesto: “Bello il tuo libro, quando ne fai un altro?”, o “Come scrivi bene!”. È successo, ma le soddisfazioni, durante gli incontri “Mi leggi?”, sono state altre.

Ho visto che al netto dei massacri disneyani, delle riduzioni fatte con accetta e portafogli in mano, dei danni perpetrati dal comune senso del banale le fiabe sono vive, vivissime. E basta poco per renderle strumento utile in mano a un genitore. Utile nel suo rapporto con i figli così come nel renderlo più sereno, a ragione maggiormente veduta, nello scegliere libri odierni di qualità.

Mi sono addentrato nel territorio delle storie terapeutiche con l'aiuto delle insegnanti del nido che mi ospitava, preparate e sciolte. A chi chiedeva una bibliografia ho dato un elenco di editori dai quali partire. Non ho risparmiato colpi bassi come mostrare buoni e cattivi esempi fianco a fianco, e alla fine far vedere come avessero lo stesso prezzo. O dire quanto fatturano ogni anno le Winx. Trascinato dall'entusiasmo, visto che il pubblico era composto solo da donne, mi è partito addirittura un “Perché noi mamme...”. Una mamma mi ha detto alla fine come il mio lapsus le abbia ispirato una storia per il suo bambino tanto mammone. Ecco: lì, per un attimo, mi son sentito per sempre felice e contento.

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