Non è facile dire no. Ma in tre giorni mi è toccato dire no 2760 volte: tante quanti i candidati non selezionati alla Mostra degli illustratori di quest'anno.
I sì sono stati solo 76. Alcuni di questi mi sono venuti spontanei; altri sono il frutto di una discussione con gli altri membri della giuria (che, per la cronaca, erano Ellen Seip, Sophie Van der Linden, Carll Cneut e L'uboslav Pal'o).
E, in effetti, la cosa che mi ha stupito di più è stata la necessità di trovarsi discutere, analizzare, riguardare e rivalutare illustrazioni per aggiungere qualche illustratore in più, ai 60 che avevano convinto tutti i membri della giuria. Mi sarei aspettato, invece, che accadesse il contrario: trovarsi con qualche decina di illustratori di troppo rispetto alle possibilità di esposizione e dover procedere a un'ulteriore scrematura.
Fra qualche settimana, il risultato del lavoro di selezione operato dalla giuria di cui ho fatto parte sarà sotto gli occhi di tutti. E tutti potranno giudicare se il nostro è stato un buon lavoro, se questa mostra riuscirà a offrire nuovi stimoli, a ispirare il lavoro dei giovani, a mettere in luce qualcosa di nuovo. Se abbiamo saputo delineare un ritratto corretto di ciò che va passando nel mondo dell'illustrazione per l'infanzia.
Ma è difficile dimenticare tutti gli altri, pensando all'investimento personale e professionale che quasi tutti i candidati hanno riposto nella propria partecipazione a quello che da anni è uno dei grandi eventi del settore. Dico “quasi” tutti perché non ho potuto non notare come i lavori di alcuni illustratori (pochissimi, in verità, ma già pubblicati e affermati) denunciassero chiaramente una totale mancanza di elaborazione: ho pensato a una burla o, forse più verosimilmente, a un modo per ottenere l'agognato “pass” per la Fiera, concesso a tutti i candidati. Ogni commento è superfluo.
I 2760 no, non sono tutti uguali. E credo sia interessante spiegare le più comuni ragioni di tanti miei rifiuti. La prima e, purtroppo, la più diffusa, è la mancanza di competenze di base nel disegno. Sono moltissimi i lavori che rivelano una tecnica insufficiente a fare dell'illustrazione una professione. Non dovrebbe essere necessario sottolineare che, per fare l'illustratore, è necessario saper disegnare. Solo sapendolo fare si può decidere di dimenticarselo e imparare a disegnare male.
La seconda è la mancanza di una ispirazione autonoma, originale. Come dice Guido Scarabottolo, in apparente contraddizione con quanto detto sopra: «Si disegna più con la testa che con le mani.» E la testa deve pensare pensieri propri. È giustificato e naturale che i giovani (soprattutto i giovani) facciano riferimento all'immaginario dei grandi, contemporanei o del passato. Ma, per poter aspirare a fare dell'illustrazione una professione, è necessario aver digerito bene la lezione di chi si sceglie come maestro. Questa influenza può lasciare una traccia, un segnale, ma niente di più.
Questo ci porta a una terza ragione di esclusione che, a mio avviso, riguarda le scuole. Ho notato che spesso le scuole puntano molto alla propria immagine, a creare uno “stile della scuola”, più che a sviluppare e liberare i talenti personali dei propri allievi. Ma questo prende poi la forma di lavori troppo uguali, carenti di originalità nello stile e nell'interpretazione. Questo è, a mio avviso, un peccato grave. Del quale però si macchiano gli insegnanti, non gli allievi, che ne pagano le conseguenze.
Fra gli esclusi ci sono poi decine di illustratori che possono a buon diritto definirsi professionisti ai quali ha arriso, o potrebbe arridere il successo, e di esordienti con eccellenti possibilità di pubblicazione. Fra questi ce ne sono alcuni che, facendo parte di correnti e stili riconosciuti, non mi sono sembrati sufficientemente rappresentativi di ciò che il mondo dell'illustrazione ha da offrire. Altri sono semplicemente stati sfortunati e, pur avendo presentato lavori ottimi si sono scontrati con la qualità degli altri lavori, il gusto personale dei giurati, e forse anche un po' di sfortuna.
[Queste considerazioni sono mie personali: non sono state condivise con gli altri membri della giuria e non ne rappresentano le opinioni. Le considerazioni finali della Giuria e dei singoli giurati saranno pubblicate nel catalogo della Mostra.]
I sì sono stati solo 76. Alcuni di questi mi sono venuti spontanei; altri sono il frutto di una discussione con gli altri membri della giuria (che, per la cronaca, erano Ellen Seip, Sophie Van der Linden, Carll Cneut e L'uboslav Pal'o).
Da sinistra: L'uboslav Pal'o, Sophie Van der Linden, Carll Cneut, Ellen Seip e il sottoscritto. |
Fra qualche settimana, il risultato del lavoro di selezione operato dalla giuria di cui ho fatto parte sarà sotto gli occhi di tutti. E tutti potranno giudicare se il nostro è stato un buon lavoro, se questa mostra riuscirà a offrire nuovi stimoli, a ispirare il lavoro dei giovani, a mettere in luce qualcosa di nuovo. Se abbiamo saputo delineare un ritratto corretto di ciò che va passando nel mondo dell'illustrazione per l'infanzia.
Ma è difficile dimenticare tutti gli altri, pensando all'investimento personale e professionale che quasi tutti i candidati hanno riposto nella propria partecipazione a quello che da anni è uno dei grandi eventi del settore. Dico “quasi” tutti perché non ho potuto non notare come i lavori di alcuni illustratori (pochissimi, in verità, ma già pubblicati e affermati) denunciassero chiaramente una totale mancanza di elaborazione: ho pensato a una burla o, forse più verosimilmente, a un modo per ottenere l'agognato “pass” per la Fiera, concesso a tutti i candidati. Ogni commento è superfluo.
I 2760 no, non sono tutti uguali. E credo sia interessante spiegare le più comuni ragioni di tanti miei rifiuti. La prima e, purtroppo, la più diffusa, è la mancanza di competenze di base nel disegno. Sono moltissimi i lavori che rivelano una tecnica insufficiente a fare dell'illustrazione una professione. Non dovrebbe essere necessario sottolineare che, per fare l'illustratore, è necessario saper disegnare. Solo sapendolo fare si può decidere di dimenticarselo e imparare a disegnare male.
La seconda è la mancanza di una ispirazione autonoma, originale. Come dice Guido Scarabottolo, in apparente contraddizione con quanto detto sopra: «Si disegna più con la testa che con le mani.» E la testa deve pensare pensieri propri. È giustificato e naturale che i giovani (soprattutto i giovani) facciano riferimento all'immaginario dei grandi, contemporanei o del passato. Ma, per poter aspirare a fare dell'illustrazione una professione, è necessario aver digerito bene la lezione di chi si sceglie come maestro. Questa influenza può lasciare una traccia, un segnale, ma niente di più.
Questo ci porta a una terza ragione di esclusione che, a mio avviso, riguarda le scuole. Ho notato che spesso le scuole puntano molto alla propria immagine, a creare uno “stile della scuola”, più che a sviluppare e liberare i talenti personali dei propri allievi. Ma questo prende poi la forma di lavori troppo uguali, carenti di originalità nello stile e nell'interpretazione. Questo è, a mio avviso, un peccato grave. Del quale però si macchiano gli insegnanti, non gli allievi, che ne pagano le conseguenze.
Fra gli esclusi ci sono poi decine di illustratori che possono a buon diritto definirsi professionisti ai quali ha arriso, o potrebbe arridere il successo, e di esordienti con eccellenti possibilità di pubblicazione. Fra questi ce ne sono alcuni che, facendo parte di correnti e stili riconosciuti, non mi sono sembrati sufficientemente rappresentativi di ciò che il mondo dell'illustrazione ha da offrire. Altri sono semplicemente stati sfortunati e, pur avendo presentato lavori ottimi si sono scontrati con la qualità degli altri lavori, il gusto personale dei giurati, e forse anche un po' di sfortuna.
[Queste considerazioni sono mie personali: non sono state condivise con gli altri membri della giuria e non ne rappresentano le opinioni. Le considerazioni finali della Giuria e dei singoli giurati saranno pubblicate nel catalogo della Mostra.]
45 commenti:
a volte la domanda che si pone colui che fa illustrazione o almeno chi crede di farla è: cosa vuole da noi l'editoria?...cosa cerca in una illustrazione?...certo si può pensare alla innovazione, all'inventiva, alla capacità di disegnare ma purtroppo non ci sarà mai la possibilità di avere una risposta chiara.
L'illustrazione come tutte le cose segue delle mode, delle correnti di pensiero e come ben dice Lei, tutto sta nel saper digerire e rendere personale.
spero un giorno di saperlo fare pure io.
a presto
Stefano
Grazie per questo interessante spaccato.
Io un commento lo farei su chi manda le illustrazioni per poter avere il pass: non li biasimo e sarei tentata di incoraggiare il fenomeno come forma di protesta.
Si sa che la fiera di Bologna è un luogo di ritrovo per lo scambio di diritti internazionali, dove gli illustratori hanno poco a che fare, ma è anche un luogo della cultura, e mi sembra una fesseria che l'unico modo per poter entrare gratuitamente, per un illustratore, sia quello di inviare i disegni alla Mostra.
Se possono inviare un pass a "x" partecipanti, significa che possono aprire le porte a "x" illustratori. Cosa ci vuole per mettere in piedi un sistema in cui basta provare via mail di essere un illustratore/autore per poter avere il pass?
Ho trovato l'articolo interessante, le considerazioni espresse condivisibili. Quanto all'illustrazione di libri per bambini e ragazzi, credo che essa faccia parte dell'educazione al bello, necessaria soprattutto ora che la produzione di libri per i ragazzi è fin sovrabbondante. E' importante dunque che si stampino anche ed ancora libri, magari meno economici, ma destinati a durare, a non essere dimenticati. Quelli che in biblioteca tante mani sfogliano, consumano. Quelli che si usurano e poi necessariamente si ricomprano.
Grazie della condivisione. Sono una dei 2760 no, dopo la lettura dell'articolo mi piace pensare che appartengo alla fascia degli sfortunati. Non importa, mi rimetto al lavoro!
comunque è da troppi anni che questa mostra della fiera di bologna è monostilistica..giurati - siate un pò più liberi e scegliete anche stili differenti, non solo cupezza e stilizzazione..
esistono anche altre espressioni illustrative nei volenterosi giovani artisti per ragazzi!.. a quando il cambiamento?
Scusate se arrivo tardi a rispondere e se rispondo cumulativamente.
@ aro: non è che, forse, l'errore stia proprio nel domandarsi che cosa vogliono gli editori? Alla fin fine, credo che non lo sappiamo nemmeno loro, finché non ce l'hanno sotto gli occhi.
@ Anna: non so se questa (che forse è solo frutto della mia immaginazione) sia una prassi giustificabile dal punto di vista degli illustratori. Dal punto di vista della giuria, però, questi lavori "tirati via" sono tempo sottratto a chi, invece, ha lavorato con serietà e impegno.
@ Eleonora: questa cosa dell'educazione al bello è importante. Continuiamo a parlarne.
@ Arianna: purtroppo non posso confermare né smentire. Non abbiamo (quasi) mai verificato a chi appartenessero le illustrazioni che stavamo giudicando.
@ snoopy: potrai giudicare se la nostra selezione soffre della stessa malattia quando la mostra sarà aperta. Riprarliamone allora.
Molto volentieri, ma ho come la sensazione che anche quest'anno sia così, prendendo a caso alcuni nomi dei selezionati e guardando i loro lavori.
Spero di sbagliarmi.
Ma lei non concorda che negli ultimi anni si sia seguita una linea tendente alla cupezza e alle atmosfere malinconiche? Oppure le critiche che sento da una buona fetta di illustratori sono sbagliate?
Lavori raffinati ma un pò troppo monostilistici
Condivido quello che scrive Snoopy e aggiungo alcune riflessioni che faccio dopo aver visitato la mostra, sempre le stesse ormai da parecchi anni.
Chi illustra esprime il proprio talento, ma considerando l’obbiettivo finale: parlare con il lettore attraverso le immagini, e vedo questa “attenzione” come un valore aggiunto alla mia professione.
Questa è una mostra di illustrazione rivolta all’editoria per bambini e ragazzi.
Purtroppo mi sembra che si dia più attenzione all’arte come espressione fine a se stessa che non alla volontà di parlare ai bambini.
Detestavo il mio libro di lettura delle scuole elementari per via delle illustrazioni e come me, molti altri miei compagni di classe. Ripassavo tutte le figure con matite e pennarelli. Ora da illustratrice decisamente le apprezzo, nonostante conservi un leggero disagio nel riguardarle.
Sono convinta ci sia per tutti il momento giusto per apprezzare ogni cosa, il difficile è decidere per gli altri quale sia il momento giusto.
Come in alcuni altri concorsi di illustrazione o scrittura, sarebbe interessante ci fosse anche una seconda giuria composta dai “destinatari” del nostro impegno, i bambini.
Una piccola verifica utile forse a tutti, illustratori, editori, esperti del settore, critici, ecc. ecc. Chissà?
Piperita Patty, io credo che la giuria di bambini e le loro preferenze sorprenderebbero sia te che Snoopy.
Quello che io lamento della Mostra è che non ci siano i testi a cui le illustrazioni sono ispirate (eccezion fatta per quelle che sono da intendersi come storie senza testi). Un'illustrazione per bambini è sempre da leggersi in rapporto a un testo, se parliamo di editoria. Non essendoci questo vincolo gli illustratori fanno esercizi di bravura (o ci provano) ma dimenticano il senso di illustrare (che è ILLUMINARE un testo).
@ Paolo: la responsabilità della perdita di tempo della Giuria non è degli illustratori che inviano disegni per avere il pass, mi sembra, ma di chi ha inventato questo sistema.
@ snoopy: negli ultimi sette/otto anni non ho notato un particolare orientamento. Anzi, ricordo molti illustratori con un vero talento umoristico. Alcuni ci hanno fatto l'onore di diventare nostri autori.
@ piperita patty: le scelte di una giuria sono il risultato della composizione di scelte soggettive. La Mostra, in quanto tale, non è un concorso: non ci è stato chiesto di stilare una classifica, ma di scegliere ciò che ritenevamo significativo e, come ho scritto, molti illustratori di grande valore e indubbia professionalità (noti ed esordienti) sono stati esclusi.
Un'altra giuria avrebbe fatto scelte diverse.
Temo di non essere d'accordo sul fatto che le scelte dei bambini siano, in questo specifico contesto, significative. I bambini adorano la pizza, ci sono eccellenti pizzaioli (alcuni anche sublimi), ma questo non basta a convincermi che sia giusto offrirgli pizza tutti i giorni alla mensa scolastica e che il miglior cuoco del mondo sia un pizzaiolo. il nostro dovere di adulti è educare i bambini alla diversità e alla difficoltà, dare loro gli strumenti affinché possano scegliere davvero che cosa va bene per loro.
@ Anna: continuo a non essere d'accordo. Il fatto che qualcuno ti metta nelle condizioni di poterti comportare male non giustifica il fatto che tu decida di comportarti male. Ci sono anche altri modi per procurarsi un pass o un invito. E, in ultima istanza, è perfino possibile pagare il biglietto
Visto che lei è della giuria e può farlo,immagino,sarebbe interessante mettere al centro della mostra un librone dove il pubblico scrive il proprio parere , come si fa in alcune gallerie d'arte.. dare voce a tutti.
Può essere un utile fotografia delle opinioni degli addetti al settore, per editori, illustratori ecc
..e vi prego, non mettete limitazioni per partecipare al concorso!
@ snoopy: il fatto che io abbia fatto parte della giuria quest'anno non mi conferisce privilegi e potestà particolari. Ma può senz'altro contattare gli organizzatori e suggerire loro di provvedere al "libro dei commenti". Non è escluso che l'idea possa piacere.
E sono convinto che non abbiano alcuna intenzione limitare la partecipazione. Anzi.
va bene.. proverò a proporlo all'organizzazione...chissà, sarebbe interessante
comunque.. il nostro dovere di adulti è educare i bambini alla diversità e alla difficoltà... un pò troppo pedagogico e greve.. sono persone che vivono un periodo della loro vita così leggero e unico, perchè renderlo da subito così pesante?
@ Paolo: in teoria hai ragione, ma siccome non si può pretendere che tremila partecipanti siano tutti onesti, è l'organizzazione del Salone che dovrebbe trovare un altro sistema.
@Snoopy che dice "un periodo della loro vita così leggero e unico, perchè renderlo da subito così pesante?". Guarda, senza fare polemica, credo che l'infanzia sia una delle epoche più dure di tutto il corso di una vita. E credo anche che pensarla come lieve e spensierata voglia dire 1) aver dimenticato 2) non conoscere davvero l'infanzia.
accipicchia !.. scusa,credevo di ricordarla così, forse l'ho vissuta in modo sbagliato.
comunque capisco il vostro punto di vista e so che è radicale ... naturalmente lo rispetto ma non lo condivido
io mi ricordo l'adolescenza molto dura..
Snoopy non dico che TUTTE le infanzie debbano essere difficili, nel senso di traumi o roba del genere, ci mancherebbe. Ma il solo fatto di dover passare da un sentire "onnipotente" a un sentire "realistico", il solo fatto di dover imparare tutto, di scontrarsi per la prima volta con tutto, di dover capire per la prima volta temi come quelli della morte, dell'abbandono, del buio, della nascita, della gelosia... Insomma, non credo che oggettivamente, anche nelle più serene delle famiglia, debba essere facile.
Per questo trovo che una produzioni di libri diversificata e ricca anche di immagini difficili, malinconiche, sia importante. O facciamo libro solo di conigli che ridono? Ce n'è già a bizzeffe. O no?
ma io non intendo conigli che ridono o mele che saltano.. intendo di infondere ai bambini la serenità che poi facilmente perderanno con la metamorfosi di adulto
e non credo che le immagini che tu intendi difficili lo siano per loro.. trasmettono solo malinconia per risolvere la malinconia...
comunque l'illustrazione ha davvero vari mondi che purtroppo non si incontrano... siamo troppo adulti
@ Anna: «libri di conigli che ridono»? Sarebbe una vera novità: non mi sembra di averne visti di recente. Se ce li illustri tu ne facciamo una serie. Devo parlare con il tuo agente per il contratto?
@ snoopy: o troppo poco?
"Se ce li illustri tu ne facciamo una serie. Devo parlare con il tuo agente per il contratto?"
Guada che ci sto. Il mio agente sono io. Devi parlare con me. Tra parentesi vi informo che la RNM sta pubblicando il libro di Neus! Siamo molto contente (io le ho fatto da agente).
http://www.lefiguredeilibri.com/2009/06/08/due-rotondi-identici/
@Snoopy: io ero una di quelle bambine che amano le storie truci, con finali strazianti e almeno un paio di morti per storia. Sarò stata unica? Ci sono bambini di tutti i tipi e trovo sbagliato mettersi al loro posto in base al ricordo che abbiamo della nostra infanzia, anche se è naturale farlo. Comunque la mia non è una posizione facilmente condivisibile, lo capisco.
Ups... avevo invertito l'ordine delle lettere (RMN Réunion des musées nationaux).
va bè..lasciam stare
era solo un appunto alle mostre della fiera del libro da qualche anno ad oggi.. non volevo entrare in merito alle posizioni pedagogiche di alcuni editori
non vedo l'ora di vedere una bella esposizione un pò diversa, speriamo che quest'anno lo sia
…arrivo tardi
Nel 2006, ricordo che al caffè degli illustratori i giurati si trattenevano per non ricominciare a litigare, la loro presentazione iniziò avvisando che la selezione aveva provocato non poche discussioni. Addirittura mentre scorrevano le immagini di un’ illustratrice tedesca, Michael Neugebauer scuoteva il capo quasi indignato, mentre Danielle Dastugue la difendeva a spada tratta. Se andate a vedere quel catalogo c’è una grande varietà di stili, diversi nomi ora molto conosciuti che continuano ad essere selezionati ; mi viene da pensare che in qualche modo hanno stabilito un certo livello e non c’è più stata una ventata di freschezza di nuovi illustratori. In ogni caso bisogna partecipare solo con l’idea di essere selezionati, l’obbiettivo è quello non certo il biglietto, se poi non accade pazienza.
Secondo me il modo peggiore per iniziare il lavoro d’illustratore per l’infanzia è credere di fare qualcosa che piace ai bambini, chi ci riesce non l’ha calcolato.
scusate aggiungo
fare qualcosa che piace all’editore
fare qualcosa che piace a…….
Sarà romanticismo che scorre nelle vene...
sarà che c' è chi sente* ancora che......credendoci ma Davvero*...prima o poi qualcosa accadrà.........
comunque vada.....
sarà che se la vita non è riuscita a distruggere il sogno che si culla dentro...... che come un fuoco dentro ci tiene in vita ....
ogni cosa, anche la più dura da accettare fortifica.
poter informarsi....conoscere mondi fantastici ... riempirsi e continuare...poter crescere.
io vi ringrazio per aver speso delle parole.....
per aver fatto si...che questo fuoco dentro... non corrisponda solo ad un numero.GRAZIE*
è vero Alicia ... manca una ventata di freschezza,anche se secondo me esiste, è un pò come se la scelta delle proposte ricalchino stili già visti o monodirezionali, snobbandone a priori altri.
Gli editori e operatori in genere che la guardano, non hanno un campione variegato..
La prima mostra della fiera del libro l'ho vista nel 1991 ed era piena di spunti interessanti, senza tralasciare nessuno stile, più obbiettiva...poi man mano si è irrigidita e pur avendo anche tavole belle, non mi ha mai dato l'idea di un profilo illustrativo mondiale.
Dobbiamo ricordarci che è l'editoria e anche un mercato anche se la mostra vorrebbe avere un profilo esclusivamente artistico, e come il mondo dovrebbe essere varia
Interesting... my two cents....
Con i biglietti sono con Anna. é un sistema che tratta a tutti gli illustratori come ragazzini .
Forse la polemica arriva quando non è perfettamente definito i parametri della scelta delle "illustrazioni" (il 90 non lo sono perché manca il testo, lo aveva già denunciato un paio di anni fa Auladell ) .
Io non manderò più' illustrazioni , manderò disegni. Infatti l'anno scorso ho provato e guarda te , sono stato selezionato.
Quelle sono i parametri? Vado a vedere sul sito....aspettate......
....
"Momento di incontro e confronto, ma soprattutto promozione per gli illustratori e proposte indirizzate agli editori: questi gli obiettivi della Mostra allestita nell’ambito della Fiera del Libro per Ragazzi, organizzata da BolognaFiere dal 28 al 31 marzo 2011."
......
"incontro e confronto" , che vuol dire? Sono cose nuove o no? premia la qualità? sono cose mai viste?
Non capisco se Innocenti, zwerger, deutremer mandano 5 tavole non vengono selezionati??
SE (maiuscola ) fosse parte della giuria, farei quello che anno fatto tutti fino a adesso. Selezionerai quelli più interessanti, originali e meno vissute.
Il problema non é la giuria ma la mancanza dei parametri PER la giuria.
Che piaccia o non la selezione é diverso, e personale
forse è il problema e proprio questo.. la giuria non deve scegliere per il gusto personale, ma per i fattori per cui è chiamato ogni giurato ...
è sempre quello l'errore anche fra gli insegnanti:preferire un alunno solo per la simpatia personale e se segue o meno la sua lezione
è così che si creano le copie di se stessi e si indirizzano le giovani menti
forse non sarebbe una cattiva idea istituire due concorsi, uno riservato ai professionisti di un certo livello e l'altro a coloro che hanno da poco intrapreso la carriera di illustratore o comunque con minor esperienza.
Come dice Miguel, il mio nome messo accanto a Rebecca Dautremer, Auladell & Co, non ha ragion d'essere. Comprendo che le illustrazioni siano visionate in forma anonima...ma tra Pacheco ed il sottoscritto è normale venga scelto Pacheco.
Forse il motivo per cui in pochi si impegnano con una illustrazione perfetta sta proprio qui, nella assoluta consapevolezza di non avere(se non poche) speranze.
no, a me no.. più vedo disegni e lavori di illustratori più capisco che tanti talenti non riescono a uscire dal loro tunnel proprio perchè ci sono molti pregiudizi da parte degli editori che sono convinti che quel lavoro non è in linea con ..con che? con una linea che gli editori stessi continuano a dire che non sanno quale sia
non voglio attaccare il suo operato nturalmente, parlo di quello che è stato in anni passati e non sono l'unica a sostenerlo ma una bella fetta di illustratori.. ne sono pieni blog e forum
non può negare che le scelte vanno verso una certa direzione , una moda.. c'è chi sostiene che questo sia buono e chi no
continuo a pensare che molti talenti siano al di fuori della moda del momento, che viene continuamente proposta dai giurati che proprio non cedono dalla loro convinzione e che non riescono a dare una visione sfaccettata della realtà illustrativa .. già questo sarebbe bello e sarebbe interessante
per vedere questa realtà bisogna andarsela a scovare,peccato..perchè una mostra del libro sarebbe una facile occasione
lei dice:..E la rassicuro: ho scelto e sostenuto illustrazioni che non pubblicherei mai..
Forse Vidali è un caso, diciamo
Concordo, come è stato detto sopra, sul fatto che siamo tutti differenti, con esigenze diverse a partire dall’infanzia. Quindi è giusto che in libreria ci sia un’ampia scelta per tutti, ed ognuno possa incontrare il libro adatto a sé, anche al di là degli stereotipi. Perciò un genere non esclude l’altro.
Riguardo alla mostra, non potrebbe essere la stessa cosa?
Considerare il mondo dell’illustrazione come poliedrico non è sbagliato.
Lo è sempre di più, ci sono un’infinità di talenti e vari modi di parlare al lettore con le immagini.
Negli anni ’80 e ’90 la mostra era molto partecipata, veramente varia ed esaltante.
Poi gradualmente c’è stato un cambiamento che ha generato un calo di entusiasmo in tanti.
Vorrei spiegare lo spirito con cui molti partecipano alla selezione, riportando una delle battute più frequenti che ci si scambia tra colleghi per scherzare un po’su questa consapevolezza, cioè di essere fuori “tendenza”:
Ci si raccomanda di usare nella colorazione solo nero grigio e beige (un esempio).
E’ una semplice battuta, ma significa che qualcosa di vero c’è, visto che è stato notato da tanti, anche se si vuol negare.
Significa che si è effettivamente delineato negli ultimi anni uno stile “Mostra del libro di Bologna” e non mi sembra sia positivo per l’iniziativa stessa.
Chiarisco che non sto assolutamente criticando il lavoro di nessuno, porto profondo rispetto per qualunque modalità espressiva. Quello che voglio dire è che la Mostra sta perdendo per strada l’entusiasmo di grossa parte dei diretti interessati.
Comunque, non perdo la speranza che invece la nuova edizione sia davvero nuova.
Snoopy@
Appoggio la proposta del libro dei commenti alla mostra (credo ci vorranno lo smista-code e più volumi).
Devo dire che in merito alla selezione per la mostra di Bologna
sono stati toccati molti temi interessanti, ma, a mio avviso, c'è un nodo della questione, col quale molti illustratori (aspiranti o già qualche volta pubblicati) non vogliono proprio confrontarsi.
Mi occupo di formazione di illustratori e la battaglia quotidiana con gli allievi (non esclusivamente giovanissimi)va dalle carenze disegno al rapporto coi modelli/o punti di riferimento (più che citati, troppo spesso copiati). Si cerca di lavorare molto su questi punti nei vari percorsi formativi, ma è veramente dura, perché è proprio qui che si incontrano le maggiori resistenze. L'obiezione più frequente è "Ma non posso snaturare il mio stile!"
Aggiungo poi che molto spesso c'è poca cultura (è sempre e soltanto una mia opinione), ovvero si legge o si è letto poco, di conseguenza si conosce poco del passato, ma anche di come questo settore sta evolvndosi e mi sembra che talvolta si illustri un po' "per sentito dire". E non si può credere (anche se talentuosi) di avere un proprio stile sin da subito irremovibile... intoccabile, cadrebbe secondo me la "conditio" per essere illustratore: la continua ricerca, la sperimentazione, che a volte attraverso l'errore, il blocco ma anche il confronto, consente di progredire. Non bisogna pensare che dietro un rifiuto o una non-selezione, ci sia semplicemente un "non mi piace"; allora ha più senso chiedere di conoscere i motivi (che poi coincidono con le critiche), affinché sia possibile davvero procedere e rinnovarsi, senza snaturarsi (che mi pare sia un po' l'ossessione di chi desidera fare l'illustratore). Nessuno è così come è dalla nascita, ci è diventato attraverso una serie di esperienze e di incontri nella vita. Non dimentichiamo che l'illustrazione è "arte applicata" e di questo non si scordano MAI artisti-illustratori come Roberto Innocenti, Fabian Negrin e Lorenzo Mattotti. Fondare un genere, poi, è un altro discorso, un'illuminazione per pochi eletti.
Concordo pienamente con ciò che ha detto Nora.
Sono un giovane illustratore, ed è dal 2003 ( da quando ho iniziato la mia formazione artistica) che ho iniziato ad andare alla fiera del libro per ragazzi... Per me la Mostra e le motivazioni della giuria riportate sull'Annual sono sempre state un punto di riferimento importante e uno stimolo a fare sempre meglio... e poi attraverso la mostra ho potuto scoprire e apprezzare il lavoro di alcuni illustratori che per inesperienza non conoscevo o che solo negli anni successivi sono diventati noti... da Amekan, a De Conno, Quarello, Sanna, Ceccoli, Celija, Cantone, Montanari, Pacovska, Cerri, Rowe, Zwerger, Cimatoribus, Concejo.... per citare i primi che mi vengono in mente...
la mostra continuerà a esistere e quindi anche ad essere giustamente e ingiustamente criticata... ma spero che per le future generazioni di "apprendisti illustratori" la mostra e la fiera sia importante come lo è stato per me :)
Sono d'accordo con Piperita Patty e Snoopy (confermo che i commenti nell'ambiente si sprecano)sul fatto che da un bel po' le expo della Fiera seguano delle mode o tendenze più che rispettare quanto è variegato, e apprezzabile in molte forme diverse fra loro, il mondo dell'illustrazione.
Diciamo, per esempio, che da un po' il disagio "va" più della serenità, i colori spenti più di quelli violenti, il pittorico più del grafico, la sensibilità del segno più del minimalismo geometrico, gli occhi piccoli e le espressioni neutre più di quelle intense o esagerate. Eccetera eccetera.
Notare che io trovo tutto ugualmente rispettabile, mi da solo fastidio che qualcosa scompaia perchè qualcos'altro fa più tendenza.
Come in tanti testi di libri per bambini, dove se oggi si opta per il nonsense anzichè per ecologia e integrazione si è sicuri di non essere pubblicati, alla faccia di Edward Lear e Lewis Carrol.
A differenza di Nora, e per l'esperienza di tanti amici insegnanti e illustratori di fama internazionale, trovo che il vero problema degli esordienti non sia voler evitare di confrontarsi con altri modeli per l'ansia di preservare il proprio stile, ma al contrario non cercare un proprio stile limitandosi a ricalcare pedissequamente lo stile degli insegnanti, o dei modelli più famosi, o obbedendo agli evidenti (per quanto si possano negare) criteri di selezione di più di una mostra della fiera.
Anche per me l'expo è stata importante, nei primi anni della Fiera. E' vero che allora tanti imitavano la Zwerger come oggi la Cantone, però trovo anch'io che ci fosse un ventaglio molto più ampio di stili e interpretazioni.
Snobismo o una veduta un po' limitata a una certa squisitezza che però non esaurisce il mondo dell'illustrazione? Io credo che non sarebbe mai passato Altan, per esempio, e addirittura Sergio Tofano avrebbe avuto poche possibilità.
"A differenza di Nora, e per l'esperienza di tanti amici insegnanti e illustratori di fama internazionale, trovo che il vero problema degli esordienti non sia voler evitare di confrontarsi con altri modeli per l'ansia di preservare il proprio stile, ma al contrario non cercare un proprio stile limitandosi a ricalcare pedissequamente lo stile degli insegnanti, o dei modelli più famosi(...)"
@Cactus: in realtà è proprio quello che volevo dire (ma forse l'ho espresso male). Sostengo che spesso gli allievi non vogliono confrontarsi con questo problema, non con altri modelli. Infatti nel mio post precedente, aggiungo anche che i riferimenti non sono citati, ma spesso proprio copiati. E si, Cactus, hai ragione quando dici che spesso i modelli copiati sono proprio gli insegnanti, spesso loro malgrado però...
scusate, nel mio commento ho un po' abbondato con gli "spesso" ...
Ormai davvero ci sono altre esposizioni di illustrazione al mondo ( legate anche a concorsi), dove ci sono lavori più interessanti e più legati all'editoria contemporanea... non vorrei che quella di Bologna diventi una mostra snob e troppo di nicchia (come si dice).
Questo archivio 2010, può essere una visione mondiale delle nuove proposte dell'illustrazione?.. mi sembra leggermente monostilistica ( con tutto rispetto agli illustratori che le hanno create)
http://www.bolognachildrensbookfair.com/archivio2010/immaginiselezionati_archivio2010
comunque speriamo che si aprano orizzonti diversi e più vitali
Mi scuso con Nora, effettivamente ho frainteso una parte del suo post.
E lascio sempre qualche vocale o consonante sulla tastiera del computer, per quello la cancellazione di sopra.
Snoopy ha detto:
"non può negare che le scelte vanno verso una certa direzione , una moda.. c'è chi sostiene che questo sia buono e chi no
continuo a pensare che molti talenti siano al di fuori della moda del momento, che viene continuamente proposta dai giurati che proprio non cedono dalla loro convinzione e che non riescono a dare una visione sfaccettata della realtà illustrativa .. già questo sarebbe bello e sarebbe interessante".
Se Snoopy afferma prima quanto sopra citato, cosa intende dire poi, nell'ultimo post, quando parla di Illustrazione Contemporanea? Non credo di aver capito il nesso tra i due pensieri.
@Cactus: ci mancherebbe, non c'è problema, potevo non essermi ben espressa.
Nora, intendo, o per lo meno cerco di esprimere il concetto, che l'illustrazione contemporanea, non è per forza lo stile che viene esposto alla mostra della fiera del libro di Bologna... è ormai al di fuori di questa esposizione, secondo me...appunto perchè i giurati sono, e non so il perchè, legati a uno stile che a dir la verità, lo trovo ormai stagnante.
Non so se è paura di andare fuori da una certa linea o cosa.. non mi sembra che il colore e le forme rindondanti e non minimali e sofferti siano scandalosi..
Cactus lo ha espresso meglio il mio pensiero, dicendo che :..Diciamo, per esempio, che da un po' il disagio "va" più della serenità, i colori spenti più di quelli violenti, il pittorico più del grafico, la sensibilità del segno più del minimalismo geometrico, gli occhi piccoli e le espressioni neutre più di quelle intense o esagerate.
.. in altri contesti questi pregiudizi( il colore spento, il pittorico a tutti i costi espresso in modo drammatico, il segno sofferto ecc..), non ci sono e tutto è più vario e sfaccettato
come mai?
rieccomi.. come immagina ho visto la mostra e naturalmente era come me la aspettavo, senza sorprese alcune -
comunque complimenti agli artisti e speriamo in un futuro in una selezione più variegata e divertente, giusto per rallegrare gli animi... e i piccoli.
Forse ci vorrebbero più selezionatori artisti che comprendano il lavoro artistico nel suo profondo e non solo nel suo voler dare una direzione forzatamente educativa e basta..
Discussione molto interessante: grazie anche a paolo per i suoi commenti
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