venerdì 4 febbraio 2011

La fantasia torna in periferia

Confessiamo di non aver mai varcato la soglia della Libreria Centostorie, nonostante abbia aperto ormai da 1231 giorni. Ma, non ricordiamo più come, un giorno, siamo atterrati sul loro blog e siamo rimasti sorpresi e ammirati. Abbiamo mandato una mail, ci siamo incontrati con Antonella De Simone a Roma, alla Fiera della piccola e media editoria, e ci siamo lasciati con la promessa di un'intervista. Eccola qui

Antonella e Aurora: le libraie
di Centostorie
Una libreria specializzata per ragazzi a Roma, nel quartiere Centocelle. Il contesto del quartiere non sembrerebbe affatto favorevole: una popolazione relativamente contenuta (fra i 60 e gli 80 mila abitanti); un certo isolamento dal centro e dai quartieri circostanti; un'amalgama sociale abbastanza uniforme (una volta era il quartiere dei tramvieri). Insomma, aprire una libreria qui poteva non sembrare una buona idea. In quanti ve l'hanno sconsigliato? Si sbagliavano? Perché?
La realtà di Centocelle è molto più variegata di quanto non possa sembrare a un primo sguardo. Le giovani coppie trovano nel quartiere un luogo con una densità abitativa inferiore rispetto alle nuove periferie romane, con case graziose, prezzi relativamente bassi e trasporti in netto miglioramento con il prossimo completamento della linea C della metropolitana. La popolazione quindi si sta velocemente "rinnovando": accanto a operai e impiegati arrivano anche coppie con una buona formazione e con un lavoro nel terziario e, più in generale, in ambito culturale. Inoltre il nostro "bacino di utenti" non proviene esclusivamente da Centocelle, ma spazia anche nei quartieri limitrofi, più popolosi e con abitanti di estrazione sociale più alta. Tuttavia, Centocelle non è uno dei quartieri della “Roma-bene” e aprire una libreria per bambini in questo contesto rappresenta davvero una bella sfida! La nostra scelta è stata determinata da molti fattori:
1) la concorrenza: non c'era nulla di simile in zona
2) la forte crescita demografica del quartiere
3) il bando che abbiamo vinto per il nostro progetto riguardava proprio per la promozione delle imprese nate in periferia
4) il costo degli affitti.
Ma soprattutto c'era un'idea forte che avevamo in testa: volevamo che la nostra libreria avesse un tono "popolare" e fosse in grado di attirare il maggior numero di bambini. Se tutti hanno diritto alla lettura, allo stesso modo tutti hanno diritto ad avere "cose belle" e a poterne usufruire nel modo migliore. Quando scegliemmo Centocelle in molti ci presero per pazze. Ma oggi l'affetto (e il fatturato!) che ci restituisce il quartiere ci dimostra che forse avevamo ragione.

Libraia esausta
Pensate che il vostro mercato abbia caratteristiche specifiche? Che cosa si vende di più? E che cosa di diverso rispetto ad altre realtà che conoscete? 
La nostra clientela è davvero diversificata. E questo dipende dalla quantità e dalla varietà di attività e servizi che proponiamo.  C'è chi vede nella nostra libreria solo un luogo per festeggiare un compleanno e allora i libri diventano una sorta di carta da parati; c'è chi resta per ore estasiato a leggere e raccontare le storie; c'è chi viene per laboratori di manualità ma non ha alcun interesse ad acquistare un testo; e chi viene solo a fare merenda...
Sui nostri scaffali si trova una selezione miratissima di albi illustrati di piccole case editrici e sono questi quelli che vendiamo di più. Chiaramente, anche i libri educativi hanno sempre una forte presa sul cliente, perché diventa uno strumento per guidare i bambini in alcuni passaggi fondamentali della crescita: dalla paura del buio all'abbandono del pannolino, alla nascita del fratellino. Inoltre, i classici originali, rivisitati, riletti, modificati. Chi non è esperto di letteratura dell'infanzia parte sempre da lì: è il primo passo di chiunque voglia comprare un libro da leggere la sera al proprio figlio.
Non mi vergogno di dire che tifo spudoratamente per alcune case editrici e che i miei clienti più affezionati si lasciano consigliare... è un momento di sintonia meraviglioso!
Proprio il fatto di trovarci a Centocelle, e le motivazioni che ci hanno spinto di aprire, ci rendono forse un po’ diverse: vogliamo essere popolari, senza scadere nel cattivo gusto; abbiamo continuamente bisogno di confrontarci con le esigenze delle mamme e dei papà e di andargli incontro; vogliamo avvicinare alla lettura senza essere difficili o inarrivabili, ma “alla mano” e sempre in ascolto. C’è una bellissima frase nel nuovo album di Jovanotti che rappresenta benissimo questa nostra filosofia, dice così: “È questo che sognavo da bambino: un po’ di Apocalisse e un po’ di Topolino, un po’ di Hello Kitty e un po’ di Tarantino…” Chiaro no?

Una lettura animata, con bambini e genitori.
In un quartiere di famiglie a medio reddito, quanto conta la leva del prezzo?
Credo che aprire una libreria indipendente facendo leva sul prezzo sia una politica fallimentare. Chi sceglie ancora una libreria non di catena, cerca competenza e qualità non sconti esorbitanti. Per quanto riguarda invece i laboratori, i corsi e tutte le altre attività che organizziamo all'interno della libreria, ci teniamo che il prezzo sia sempre “popolare”.

La vostra è una libreria “multicanale”. Avete bottega, vendete libri, fate laboratori, partecipate ai mercatini e siete presenti nelle scuole. Quanto del vostro giro d'affari viene realizzato vendendo libri, e quanto altrimenti?
Pensare di poter vivere esclusivamente con il ricavato della vendita di libri è assolutamente folle. Perciò siamo nelle scuole con fiere e laboratori, in libreria con corsi e feste. Anche le feste, che possono sembrare poco attinenti ail libro, ruotano comunque attorno alle storie: letture animate, teatro dei burattini ispirato ai nostri albi illustrati, laboratori di creatività e qualsiasi altra cosa ci passi per la mente.

...e qualche volta si suona e si canta.
Per ballare si stanno attrezzando.
Siete presenti massicciamente su internet, attraverso un sito, un blog e una pagina Facebook che, diversamente da quanto accade spesso, sono gestite con generosità culturale, e senza una diretta finalità di vendita o di autopromozione. Quante energie vi assorbono questi strumenti? E con quali risultati?
La mia formazione culturale mi ha portato fin dall'inizio a considerare il mestiere di libraio con occhio nuovo. La comunicazione e le leve del marketing rappresentano oggi uno strumento indispensabile per qualsiasi attività commerciale, inclusa quella legata ai libri. Restare ancorati a un'idea romantica di libraio oziosamente in attesa del cliente è lievemente preistorico. I mezzi di comunicazione sono strumenti utili, di facile uso, spesso economici, con un target ampio e ampiamente segmentabile. La quasi totalità dei clienti ci ha scovato sul web, poi ha fatto un salto qui per venirci a trovare. Basta pensare a quante mamme lavorano davanti a un pc e quanto hanno bisogno di "ottimizzare" i tempi. Spesso mentre lavorano approfittano per inviarci una mail e prenotarsi per un laboratorio o un evento. Non comprendere l'importanza del web, di un sito navigabile con contenuti accessibili e chiari o delle sconfinate potenzialità dei social network significa non voler entrare in contatto con un mercato potenziale ampio e generoso.
Il blog invece è nato come una necessità personale: i librai devono essere sempre aggiornati e hanno l'obbligo di conoscere libri e temi importanti. Personalmente ricordo di rado il nome di un autore, ma non dimentico mai una trama e una bella illustrazione. Visto che leggevo e studiavo i libri per necessità professionale ho creduto potesse essere interessante condividerlo, inoltre scrivendo cerco di memorizzare anche informazioni utili per me (per esempio, il titolo!).
I risultati di questo nostro impegno online sono davvero incoraggianti: se mi capita di rimandare l'invio della nostra newsletter, ci sono mamme che mi telefonano per protestare e chiedermi che fine ho fatto.

In tutta franchezza, che cosa potrebbero fare gli altri attori della catena del libro (autori, editori, distributori, bibliotecari) per rendervi più facile la vita? Esiste la possibilità di creare legami istituzionali, o pensate sia possibile solo coltivare relazioni personali?
Credo che il maggior rischio che corre oggi il mercato e la filiera della letteratura per l'infanzia sia di essere autoreferenziale, ovvero di perdere il contatto con le esigenze del pubblico, che è complesso e variegato. Pubblicare libri per l'infanzia significa creare un prodotto culturale che possa raggiungere un pubblico ampio e che possa essere uno strumento per conoscere e affrontare la realtà per il maggior numero di bambini. Questo non vuol dire essere commerciali, ma essere attenti alle esigenze delle persone per cui quel libro viene pensato, illustrato e scritto. Credo che ogni tanto qualche parte della filiera perda la bussola e il libraio si trovi a fare i conti con libri di cui non si ha esigenza, che non sono stati pensati per qualcuno se non forse per fare l'occhiolino ad altri editori e operatori del settore e conquistarsi una bella recensione, piuttosto che per i nostri giovani lettori!
Infine, sono convinta che se ogni pezzetto della filiera facesse esclusivamente ciò per cui è competente, la totalità se ne gioverebbe: a volte, specialmente in contesti di crisi, si cerca di accaparrarsi fette di mercato che in realtà competono ad altri, ledendo in fondo anche se stessi. Essere interdipendenti non significa farsi concorrenza tra operatori del settore, ma valorizzare le capacità e le qualità di ciascuno.

Chi volesse varcare la soglia della libreria Centostorie deva andare a Roma, in via delle Rose, 24/26.
Varcata la soglia, ci troverebbe Antonella De Simone e Aurora Festa, molti libri, un posto per le merende  e, essendo fortunati, un laboratorio o una festa di compleanno in pieno svolgimento. Per contatti, potete telefonare allo 06 218 7201 o mandare una mail a info[at]centostorie[dot]it


1 commento:

Cristina Berardi ha detto...

Ho ricevuto il PREMIO SUNSHINE AWARD ’11 e poiché trattasi di un premio che si passa ad altri, lo passo a te
Ciao da Cristina

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