martedì 1 marzo 2011

Dare senso alle figure. Dare forma alle emozioni

Illustrazione di Giulia Sagramola per il concorso
"Un regalo per te: la tua paura più grande".
In pochi anni, il Festival Internazionale del fumetto Bilbolbul, che si terrà dal 2 al 6 marzo, a Bologna, è diventato un appuntamento importante, un punto di riferimento imprescindibile nel nostro paese. Il merito è degli organizzatori, Hamelin Associazione Culturale, bravi a cogliere lo spirito giusto in cui fare maturare una proposta del genere, cercando di aprirsi il più possibile alle  sollecitazioni offerte da questo ambito, ribollente in tutto il mondo di talenti e iniziative, e nello stesso tempo, decisi a mantenere rigorosamente alta la qualità delle proposte. Cosa che fa pensare che chi ha fiducia nell'intelligenza e nella curiosità di un pubblico, solitamente ignorato, viene premiato, anche dai numeri. Uno dei meriti di chi ha pensato a questo festival è aver allestito un sito (e un blog) dettagliatissimo e ricchissimo. Per cui per ogni informazione su eventi, autori, luoghi, orari ecc. vi consigliamo di riferirvi a questo, sia che siate interessati alle iniziative rivolte ai bambini e ai ragazzi sia a quelle per gli adulti.

Illustrazione di Yan Cong
 da Canicola bambini.
Con Liliana Cupido, che gentilissimamente ci ha concesso un po' del proprio tempo, vorremmo invece cercare di capire alcune cose sul tema bambini e fumetto.
Siccome a brevissimo anche Topipittori sarà editore di una collana di fumetti per bambini, Anni in tasca graphic, nata da una costola degli Anni in tasca, la prima domanda prende spunto da un aneddoto. Alla riunione dei nostri venditori, la notizia che presto alla narrativa si sarebbero aggiunti dei fumetti è stata accolta con qualche sospiro, qualche sopracciglio aggrottato o levato, qualche sguardo interrogativo, come a dire: “Ma era necessario?”, “Ma chi ve l'ha fatto fare...”

Insomma, i venditori non sono mica tanto contenti, quando si parla di fumetti per bambini, perché pare che siano degli ossi duri, sui banchi delle librerie. Invece, voi di Bibolbul ogni anno, mostrate di dedicare sempre più spazio alla sezione dedicata i piccoli: BBB Bambini. Da che stimoli e con che obiettivi nasce questa determinazione?

Fondamentalmente ci interessa puntare un faro sul valore pedagogico del linguaggio e sulle sue potenzialità, rimettendolo al centro della discussione di un discorso più ampio sul visivo. Le sollecitazioni e gli stimoli a cui sono sottoposti oggi i più giovani sono così tanti da rendere quasi obsoleta la frequentazione di un linguaggio come il fumetto. Ma i bambini continuano a chiedere storie. Per questo lavoriamo sulla formazione di lettori, trasmettendo passioni attraverso le storie stesse e facendo alfabetizzazione al linguaggio. Troppo facile affermare che i ragazzi non leggono più, più difficile invece è trovare, ad esempio, insegnanti che sappiano innescare stimoli su linguaggi diversi e intraprendere percorsi di lettura a 360°.

Illustrazione di Francesca Ghermandi, 
 da Canicola bambini.
Le vostre proposte per i piccoli sono sempre accompagnate da un ricco ventaglio di proposte didattiche pensate per le scuole. Significa che gli insegnanti, e in generale, gli adulti hanno abbandonato le tradizionali resistenze nei confronti del fumetto, e si avviano a considerarlo un linguaggio interessante anche dal punto di vista formativo?

Le reazioni degli adulti verso il fumetto sono molteplici; come dicevi prima tu, esiste una reazione del tipo "venditori", scettica o poco propulsiva; oppure una reazione di "resitenza", che bolla il fumetto come una cultura "bassa", quindi non degna di diventare un riferimento pedagogico. Tuttavia, e questo è uno degli obiettivi dell'intero festival, il fumetto è un linguaggio che va insegnato di nuovo. Nel nostro quotidiano lavoro di promozione del fumetto (che valica i quattro giorni di BilBOlbul) cerchiamo di sottolineare le potenzialità di un linguaggio che integra parola e immagine. C'è una forte necessità di far propria e di strutturare una grammatica visiva, e il fumetto da questo punto di vista è uno strumento che offre molti spunti: la costruzione sequenziale delle vignette, il rapporto temporale fra immagini e testo; le metafore visive; il bambino impara a legare e dare senso alle figure inserendole in un discorso complesso. Non da ultimo si confronta con una dimensione narrativa. Insistiamo molto sul fatto che poi questa dimensione possa diventare un veicolo per stimolare la riflessione su se stessi e la narrazione di sé. E per tornare alla tua domanda: l’esperienza nelle scuole ci ha fatto capire che i laboratori con le classi hanno molto più senso se preceduti dalla preparazione degli insegnanti. Si tratta di una fase in cui spesso smontiamo pregiudizi, aggiorniamo sulla produzione attuale, presentiamo storie e metodologie di lavoro inedite. Destiamo curiosità e, forse, conquistiamo nuovi lettori.

Illustrazione di Giacomo Nanni,
da Canicola bambini.
Il fumetto, da che esiste, è stato centrale nella crescita delle nuove generazioni, e non da oggi, basti pensare a quel che raccontava Italo Calvino del suo rapporto con le strisce del Corriere dei Piccoli”. Qual è il fulcro di questa passione reciproca fra bambini e fumetti, a tuo avviso?

A ragione citi Calvino e con lui non possiamo non chiamare in campo anche Rodari che del fumetto si è fatto “avvocato in Grammatica della fantasia. Rischierò di ripetermi, ma credo che il fulcro stia tutto nelle figure che raccontano e nell'ebbrezza, chiamiamola così, che provoca il ritmo narrativo delle vignette al cui interno giocano di squadra balloons, didascalie, onomatopee. Lo spazio bianco tra una vignetta e l’altra è l’ulteriore punto di forza a mio avviso, passaggio in cui il lettore è chiamato ad intervenire continuamente con un processo inferenziale che, per quanto complesso, ha una componente ludica intrinseca.

Illustrazione di Tove Jansson.
Quest'anno apprendiamo con gioia della mostra che dedicate ai bellissimi Mumin. Una magnifica voce nordica come quella di Tove Jansson, autrice multiforme di picture book, romanzi, fumetti, cosa ha di interessante da dire ai bambini italiani? 

I Mumin parlano d’infanzia e all’infanzia con chiarezza e esattezza, come pochi altri personaggi di fumetti per bambini. La Jansson inventa un mondo parallelo, un altrove dove vivono piccoli troll; è un universo grafico in primis, disegnato con un segno sintetico che entra immediatamente, quasi per assorbimento, in dialogo con il piccolo lettore. I Mumin nel loro quotidiano a fumetti mescolano avventura, fiaba, sogno, realtà, stando sul crinale, come funamboli, o come i bambini quando giocano. Da qui deriva la naturale empatia.

Illustrazione di Émile Bravo
da Le avventure di Spirou.
 Se da una parte vi rivolgete alla scuola, dall'altra, per esempio con il numero di Canicola interamente dedicato ai bambini, con voci di fumettisti nuovissime e non convenzionali, ma anche con le mostre dedicate a Bravo e ad Alfred (che, fra l'altro, ha illustrato una storia del nostro Guillaume Guéraud...), puntate dritti ai giovani lettori senza intermediazioni, facendo appello alla loro curiosità e alla loro mancanza di pregiudizi, bypassando gli adulti. Il fumetto per i bambini e i ragazzi è ancora, e deve rimanere, uno prezioso libero spazio di lettura da difendere e preservare da ingerenze (per esempio scolastiche o genitoriali)?

Certamente. Il fumetto può spingere in una direzione di grande libertà; lo fa offrendo molteplici stili e segni, come mostrano gli autori esposti a BilBOlbul. Così i bambini si trovano in mano una cassetta degli attrezzi, piena di utensili che servono da chiavi per leggere ciò che li circonda in maniera personale, per comprendere il mondo da sé. Al tempo stesso il fumetto è costituito di tanti strati, che permettono al lettore di scavarlo lentamente, a più riprese. Con Canicola c’è una scommessa alla base: chiedere disegni e storie per bambini ad autori che, per la maggior parte, non si sono confrontati con la narrativa per l’infanzia direttamente. Aldilà della riuscita o meno dell’esperimento, quello che conta è il progetto che vi sta dietro e il segnale che si vuole dare: proporre immagini e immaginari che destino stupore, elemento che sta alla base della relazione estetica tra fruitore e opera, e dimostrare, nel nostro piccolo, quanto sia necessario investire e rischiare in questo campo.
Illustrazione di Alfred, da Ocatve.

Siete al quarto anno di un concorso, a quanto pare molto amato, che coinvolge le scuole elementari e medie di Bologna e provincia. Dopo alcuni incontri dedicati al linguaggio dei fumetti, i ragazzi sono invitati a realizzare i propri elaborati su un tema da voi proposto: quest'anno è quello, principe, delle paure (abbiamo visto che l'immagine scelta per rappresentare questo concorso è di Giulia Sagramola che inaugura Anni in tasca graphic con la sua graphic novel autobiografica Bacio a cinque). Secondo te, rispetto all'uso della sola scrittura o del solo disegno, il fumetto cosa offre in più ai bambini, come linguaggio creativo?

Uno degli obiettivi principali dei laboratori è quello di far passare l’idea del fumetto come strumento che i bambini possono usare per raccontare storie ma anche, e soprattutto, per auto raccontarsi. Se consideriamo il disegno e il racconto di sé (orale e scritto) importanti atti di riflessione e di rielaborazione del proprio vissuto fin dall’infanzia, il fumetto, come linguaggio che si innesta tra quello linguistico e quello visivo disponendo di entrambi, offre delle possibilità creative eccezionali. L’uso di parole e immagini in sequenza rende il fumetto un linguaggio tanto attraente quanto complesso per i bambini che si accingono a farlo proprio: l’affetto nei confronti delle immagini provoca una partenza spontanea sia nel momento della lettura che della loro produzione; contemporaneamente, la necessità di razionalizzare il momento creativo per fare i conti con una trama, con la scansione di vignette in sequenza, l’uso combinato di didascalie, balloons, figure, potenziali inquadrature diverse, segni e simboli specifici, rappresenta un banco di prova per numerose capacità (di sintesi, in primis). Forse anche per questo alla fine dei lavori i bambini dimostrano una grande soddisfazione nei confronti dei risultati; giocando ruoli diversi - scrittore, scenografo, disegnatore - danno forma alle loro emozioni dentro a un quadro che è solo apparentemente rigido, usando semplicemente carta e matita.

Illustrazione di Tove Jansson.


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