mercoledì 12 ottobre 2011

Topi dei Topi

Parecchio tempo fa, alla tv, su una rete commerciale vedemmo un documentario dedicato a Giovanni Rana. Durante l’intervista, il figlio del fondatore dell'impero del tortello industriale, mostrava orgoglioso la collezione di rane dei Rana. Rane di tutte le fogge, i colori, i materiali e le dimensioni. Ironizzammo, poveri sprovveduti, su questa propensione onomastica al collezionismo. Ancora non sapevamo, tapini, che a breve ci saremmo trasformati in topi.
E che quando tutti, familiarmente cominciano a indicarti come “i Topi”, (tipicamente: «Siamo dai Topi», oppure «Ci vediamo dai Topi?», o anche «Ciao Topi, «Come state, Topi?», «Che ne pensate, Topi?», «Vi va, Topi?» eccetera), beh, quello è il momento in cui la casa ti si comincia a riempire di topi. Perché a te capita di comprare topi, e soprattutto perché tutti prendono a regalarti topi. Montagne di topi, eserciti di topi, oceani di topi.
Ve ne facciamo vedere un po’. Le ambientazioni sono della nostra fotografa creativa Valentina Colombo, che avendo festeggiato da poco il primo anno di permanenza dai Topi, è stata insignita della alta carica di GTO: Grande Topa Onoraria.

Cominciamo coi topi da notte. Quello al centro ci è stato donato da Giulia Mirandola, altra GTO. Quello con la casacca arancione, lo comprammo in Germania. Ci costò un botto, ma era irresistibile. Qualche tempo dopo, ci imbattemmo in una gemella: la sua predestinata. Ma il prezzo ci fece desistere e il poveretto rimase scapolo. L’altra è una Pina: personaggio adorabile uscito dalla fantasia di Lucie Cousin.

Questi sono due topi danzanti, acquistati a Cannobio, sul lago Maggiore, su una bancarella di barlafüs in legno. Simpatici. In termine tecnico si chiamano silerchie questi giocattolini che si afflosciano su se stessi, quando premi la base, che all’interno è mobile. Un principio di automazione piuttosto primitivo, ma che ha un suo indubbio fascino.

Pepino e Fiocco è un vecchio amore. Una storia che strappa una lacrima a ogni lettura. L’abbiamo scelto per contestualizzare lo scicchissimo segnalibro a topo che ci ha regalato quella scicchissima ragazza che è Marina Del Cinque. Uno dei nostri grafici preferiti, illustratrice del nostro primo libro di Natale (a breve in libreria) e terza GTO.

Dopo i topi da letto, non poteva mancare un topo da bagno a molla. Viene da Anna Castagnoli, GTO numero quattro. Ce lo fece trovare sul letto, su una pila di asciugamani, a darci il benvenuto nella sua casa di Barcellona (l’avevamo già fotografato qui). Si tratta di un tipo amante dell’igiene e dell'acqua, come si deduce dal suo bel celestino. 

Questo, invece, è un topo da cucina. Si chiama Milky, come riporta la pettorina ricamata dei suoi vezzosi lederhose. Abitava sul frigorifero di una mia zia amatissima che, non ci crederete, di cognome faceva Topi. E anche lei aveva miriadi di topi per tutta la casa.
Qui lo vedete in compagnia del suo amico Parmigiano Reggiano DOP. La zia era emiliana

Questo topo arriva, nientemeno, dalla Corea. E viene da un negozietto nei pressi del palazzo reale di Seoul. Ha viaggiato clandestinamente nella valigia di Valentina fino a Milano, durante la trasferta coerana estiva di cui ci ha edotti con numerosi post. Ma ce l’ha regalato la nostra agente segreta a Seoul: Claire Moon. Ciao, Claire!

Ancora la Pina, questa volta sotto forma di portachiavi. Mi è stata regalata da quella cara ragazza che è Giampaola Tartarini, gran signora della libreria Stoppani di Bologna. Nelle dure battaglie all’interno del mio zaino ha perso tutti i baffi della parte destra. Ma questo la rende solo più affascinante. Un tempo  dal mio mazzo ciondolava una Lisa Simpson che adoravo, ma che con la vecchiaia era diventata l’ombra di se stessa. Sopra la Pina forse intravedete un altro portachiavi: è il gemello del segnalibro di cui ho parlato poco fa. Infatti anche lui ci è stato da regalato da Marina. Grazie, cara.

Questo è un topo marionetta o un topo braccialetto. Ci abbiamo messo un po' a ricordare da che parte arrivasse. Poi al fondatore è venuto in mente: ci fu portato da Clementina Mingozzi, eccelsa maestra di ritaglio di figure e illustratrice di un nostro libro. È un topo piuttosto nervoso e dinamico, come si evince dalla coda in tensione. E ha una predilezione per il teatro e l'interpretazione di se stesso. Si può portare a passeggio portandolo al braccio

Hans, invece, è un dono di Anna Masini, collaboratrice di questo blog, illustratrice, musicista e molte altre cose ancora. Si tratta di un delizioso e stropicciato topo da compagnia, che qui vedete pencolare sulla spalla del fondatore della casa editrice e che Anna ha confezionato con le sue proprie mani. I suoi consigli sono preziosissimi. Di tanto in tanto, cade in brevi stati di depressione. Ma si sa, genio e sregolatezza.

Anna che, dimenticavo di dire, è quinta GTO, ci ha regalato anche questa sorta di Topo Gigio. A tutti i costi appena l’ha adocchiata, ha voluto salire sul ponte di questa nave a molla. E da lì, poi, non si è più mosso. Noi non avevamo alcuna obiezione a questa inclinazione per le avventure marinaresche, per cui lì ancora si trova.

Questa è una vera chicca. Si tratta di una maquette artigianale della nostra Coda canterina in versione topesca. Ce l’ha regalata Violeta Lopiz per farsi perdonare del fatto di averci consegnato il libro finito con tre anni di ritardo. Poi il destino ha voluto che Violeta, qualche tempo dopo, illustrasse un bellissimo libro su Raton Perez, il topo che porta un soldino ai bambini che lasciano i denti sotto il cuscino.

Questo è il tipico topo a molla. Praticamente l’archetipo di tutti i topi a molla del pianeta. Non mi ricordo esattamente da che parte venga. Ho il sospetto che me l'abbia regalato mia madre, ma può anche darsi che mi sbagli. Si trova benissimo in ambienti come tombini, condutture, rivoli d’acqua, canali. Fila velocissimo.

Questo lo riconoscete. Si tratta del nostro Simone Rea che con la sua tipica generosità ci ha confezionato e disegnato un topo segnalibro a testa.
Quello a pallini, frivolo, è mio. Quello a righe, elegante e serio, è del topo fondatore. Potevamo esimerci dal contestualizzare questi due doni nelle sue Favole di Esopo?  Questo topo che cavalca la coda di leone è superbo. Nel libro ce ne sono anche altri, tutti bellissimi. Grande Simone.

E dopo Simone, Francisco Goya. Per presentarvi l’ultimo topo abbiamo scelto il celeberrimo ritratto di Manuel Osorio Manrique de Zuniga. Nonostante il nome lunghissimo si tratta di un bambino, del quale qui vedete solo una gambetta. Il suo vestito rosso fuoco è uno dei vertici della storia della pittura.
Non so più in quale negozio di gingilli per animali comprai questo topo-giocattolo. Appartiene al mio gatto, Catone, anni 16 portati con classe sopraffina. Per essere stato maltrattato per anni dalle sue grinfie il topo sta d’incanto, a parte la coda un po’ sfilacciata.

Di topi ne avremmo ancora, però adesso basta. Vi proponiamo, invece, una riflessione: ma da Orecchio acerbo collezionano orecchie?

3 commenti:

Rossana Taormina ha detto...

Ho adorato questo post e le storie dei suoi topi... perché non farne un libro!
A presto

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

...ma vi mancano le ciabattine! Giovanna forse ricorda quelle di mio figlio, le avevo acquistate ad un mercatino delle pulci di Berlino, due topini bianchi in lana cotta, bellissime. Sono certa che gli le invidiate, ☺ certo nella tg 43 o più, quale può essere il numero di Paolo diventano dei topponi inquietanti, ai piedi poi.

Topipittori ha detto...

Esatto Alicia. Inquietanti è la parola giusta. Avere due topi in lana cotta che ti fissano ai piedi del letto...