giovedì 24 novembre 2011

Avventure/ 1: Armad‘illo

Qualche giorno fa, un gruppo di giovani illustratori ci aveva invitato all’inaugurazione del loro nuovo studio. Per un equivoco (immaginavamo che fosse il 2 novembre, invece era il 9), non ci siamo presentati.
Bella figura!
Per farci perdonare, abbiamo chiesto loro di scrivere qualcosa per raccontare, a noi e ai lettori di questo blog, come è cominciata questa avventura, e con quali idee e progetti pensa di proseguire nel difficile mondo dell’illustrazione.
Un’avventura che sembra comunque cominciare bene: abbiamo invitato una delle ragazze del gruppo a mostrarci le sue cose, e quello che abbiamo visto ci è piaciuto. Ne nascerà qualcosa. Ma ne parleremo poi.
Bon courage, Armad’illo



“Armadillo” è un termine spagnolo che significa “piccolo corazzato”.
Lo Studio Armad’illo, non a caso, è uno studio ancora piccolo, ma ben corazzato.

Siamo molto orgogliosi della nostra corazza. L’abbiamo faticosamente costruita durante i nove intensissimi mesi insieme al MiMaster di Illustrazione Editoriale e indurita con la concretizzazione dei nostri progetti in comune, sebbene non sia stato sempre facile, specie inizialmente: provenienze geografiche e formazioni diverse, idee sul mondo dell’illustrazione più o meno vaghe e la prima diffidenza di una convivenza forzata.
Eppure il tempo al MiMaster ci ha chiarito le idee e spesso ci ha chiarito a noi stessi.
Condividere un così intenso lavoro creativo, tutti i giorni, con ritmi molto sostenuti ha reso semplice stringere tra di noi un rapporto di confronto e collaborazione profonda.
Del resto, non c’è niente di più sano di un parere esterno a te, ma interno al tuo medesimo problema.

Il giro di boa al MiMaster è stato il soggiorno a Bologna durante la Fiera del Libro. Da lì in poi il tempo ha iniziato a non bastare, con la consapevolezza di quello che avremmo voluto fare:  lasciare Milano, restare, partire, aspettare, precipitarsi.
Nessuna prospettiva ci bastava, perciò fantasticavamo su un cosiddetto “piano B” per tenerci a galla durante le ultime, sempre più frenetiche, settimane accademiche: aprire uno studio insieme. Nel tempo che abbiamo impiegato a concludere in bellezza l'anno al MiMaster, il piano B è diventato un piano A.
Consegnavamo i progetti di tesi e rastrellavamo Milano alla ricerca di una tana.
Dopo averla cercata, scelta, amata e arredata, a novembre è nato lo studio di illustrazione Armad’illo, che unisce le forze e le idee di tutti noi: Bertrand Nadal, Lorenzo Gritti, Lorenza Natarella, Maria Chiara Banchini, Alessandra Psacharopulo, Nina Cuneo, Angelica Gerosa, Sirad Alas, Zosia Dzierzawska.

Con due buoni propositi: ragionare per soluzioni e per proposte di progettazione.

Le soluzioni sono tutte quelle che permettono a un messaggio di essere raccontato per immagini. Ognuno di noi porta in studio uno specifico illustrativo, nell’ideazione e nella tecnica. Le soluzioni allo stesso problema sono dunque molteplici.
Ma la scelta è unica.

L’idea regolativa dice che è buona solamente la soluzione che ha la massima efficacia rispetto alla destinazione d’uso. Non stiamo parlando di immagini belle, brutte, affascinanti, ma di immagini che funzionano.

In studio, ci occupiamo di illustrazione per l’editoria, l’animazione, l’immagine coordinata, il web, nella convinzione che il prodotto finito non sia semplicemente il risultato digitale o tradizionale dell’applicazione di una tecnica, ma qualcosa che svolge un compito di comunicazione nel contesto. In questa prospettiva, il progetto è per noi fondamentale.

Forse siamo il primo caso italiano di studio di illustrazione che si è costituito appena al termine di un percorso di formazione. E siamo consapevoli dell’audacia di intraprendere questo progetto in tempo di vacche magre. Tra le competenze dell’illustratore ci sembra oggi necessario che vi sia anche un po’ di grafica e di lettering, una visione abbastanza precisa del processo di stampa e dei limiti e delle possibilità della cartotecnica.

Ecco che allora l’idea di unirci in un gruppo risponde anche a questa necessità. Tutto questo va poi tradotto in un atteggiamento attivo.

Il ruolo dell’illustratore oggi ci pare cambiato: continuare a essere produttori di immagini in attesa della fatidica chiamata del cliente è certamente un atteggiamento perdente e sorpassato.
Ora è il momento non solo di promuoversi e proporsi, ma anche di presentarsi con progetti già “chiusi” che siano un libro o un prodotto per la comunicazione. La via, oggi come oggi, è quella di andare a caccia del lavoro. Di commissioni se ne trovano, ma è necessario scovarle o, meglio ancora, stimolarle: la domanda spesso va creata, nel senso di collegare un bisogno a una soluzione, prima che qualcun altro lo faccia.

Ora andiamo, che c’è già da lavorare.

6 commenti:

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

Bravi e audaci!

migueltanco ha detto...

Complimenti e in bocca al lupo!

giulia sagramola ha detto...

Congratulazioni Armadilli! Vi ammiro per il coraggio e per la consapevolezza che traspare in quello che scrivete. Sarei curiosa di sapere nell'atto pratico come lavorate: fate come gli studi di grafica, ossia lavorate sullo stesso progetto di illustrazioni in tanti, oppure ognuno lavora alle proprie cose, o entrambi? Siete uno studio vero e proprio, che distribuisce i compensi fra tutti oppure avete un altro metodo?
avrei mille domande da farvi, mi incuriosite moltissimo. Bravi!

Lorenza Natarella ha detto...

Grazie Giulia!
Per adesso stiamo lavorando ognuno ai propri progetti (libri, web, scolastica, grafica... con qualche collaborazione e qualche contagio in studio, inevitabili) ma c'è un panetto di idee da realizzare insieme che ci lievita già in testa!
Abbiamo gusti e stili molto eterogenei, chissà cosa ne verrà fuori.

Per qualsiasi curiosità... beh, siamo in 9 a rispondere :)

i disegnatori ha detto...

che bella iniziativa!!!!

Topipittori ha detto...

Anna Castagnoli ci scrive: Che bello. Quest'estate sono stata una delle insegnanti invitate dal Mi Master come esterna, ed è un'emozione ritrovare questi giovanissimi illustratori riuniti in uno studio.
Devo dire che non avevo dubbi sulle loro risorse, sarà l'età (l'unico corso che ho tenuto in cui praticamente nessuno lavorava ancora senza computer, ne parlai qui: http://www.lefiguredeilibri.com/2011/05/26/in-diretta-dal-mimaster-di-milano/), sarà che erano bravi, sarà che il Mi Master li ha strigliati per bene... fatto è che questo studio mi sembra riassumere perfettamente quel quid in più, stile "siamo lavoratori, non sognatori", che fa difetti, troppo spesso, a chi inizia questo mestiere. Bravi!