martedì 24 gennaio 2012

Un bambino con la coda non sembra più strano

[di Guia Risari]

Nel 2011, ho avuto una serie di incontri sui miei libri con i bambini della scuola primaria di Vercurago, dove ho trovato un ambiente aperto e pieno di umanità e di dinamismo. Bambini di diversa provenienza, esperienza e abilità vivono insieme, anche grazie all'impegno delle maestre.
Con l'insegnante, Diana Cattaneo, e la sua terza classe, abbiamo realizzato una lettura creativa e un laboratorio sul mio libro La coda canterina, illustrato da Violeta Lopiz.
La coda canterina racconta la storia di un bambino che una mattina si sveglia e scopre che gli è cresciuta una coda. Una coda molto strana e vispa che non sta ferma un attimo e per di più canta a squarciagola. Allarmati, i genitori e gli adulti del piccolo villaggio in cui il bambino abita, le si attaccano cercando di strapparla, ma la coda prende a crescere e a crescere fino a compiere il giro del mondo, portando con sé gli adulti che, gira e rigira, si ritrovano infine al punto di partenza. A questo punto, però, tutto è cambiato: il bambino è cresciuto e i grandi hanno visto e imparato tante cose nuove. Così, tutti decidono di vivere in pace con la coda che non ha, naturalmente, alcuna intenzione di smettere di cantare.
La prima fase del lavoro con i bambini è consistita nel raccogliere in un pannello tutti i commenti nati dalla lettura del racconto (eccone qui qualche esempio: «Sorprendente è quando sei con un essere vivente.» «La mamma ha la coda legata al piede.» «Il pompiere ha la giubba consumata. Sono poveri.» «Sembra che Ivan abbia il paese in testa. Il bambino cresce nel frattempo. Il villaggio gli va sempre più stretto.»), per poi ricostruire la storia brano dopo brano, come un puzzle, anche attraverso i disegni delle scene che più hanno colpito.


Concluso questo lavoro, ogni bambino ha disegnato una propria coda e la coda di uno dei personaggi della storia. Infine, ho sollecitato i ragazzi a immaginare e poi raccontare quel che poteva essere accaduto agli adulti in giro intorno al mondo, che incontri sorprendenti potevano aver fatto, e con questa storia ognuno ha costruito un vero e proprio libretto.
Così La coda canterina si è arricchita di numerose varianti fino a diventare una storia infinita, una storia che appartiene a tutti: la miglior cosa che può capitare, credo, a una storia. La maestra ha poi fatto realizzare delle code con materiale di recupero da utilizzare durante le feste e a carnevale. Non tutte, naturalmente, canteranno, ma molte sono certa di sì.


Qui, alcune domande che ho posto ai bambini e le loro bellissime risposte:
Non si poteva tagliare la coda con le forbici?
«La coda era una parte del bambino. Perché portargliela via?  È come strappare le foglie agli alberi. A tirare non gli faceva male.»
Cosa ha in mano la mamma quando torna dal viaggio intorno al mondo?
«Una sorta di mappamondo, un simbolo del mondo che ha visto. Porta la sua esperienza come un regalo per il bambino.»
C’era davvero motivo di tagliare la coda?
«No, non dava fastidio. Voleva solo far sentire la sua voce e stare con gli altri.»
I genitori hanno imparato molto, viaggiando?
«Sì, hanno visto così tante cose diverse che un bambino con la coda non sembra neanche più strano.»

Per finire, vi propongo in lettura e in visione alcune delle code, scritte e disegnate, che i ragazzi hanno realizzato a partire dalla lettura e dalla discussione di La Coda canterina.

È la coda del pompiere. Si chiama Otto.
Spegne gli incendi e riempie i secchielli.
È divertente e generosa.
Il colore è giallo per la tigre.

(Miriam Banetti e Simone Spiandorello)

La coda del papà. Si chiama SuperSport.
Fa dei tiri micidiali e quando tira fa sempre punto. Gioca a calcio, ma la sua passione sono il basket e il rugby.
Non c’è solo lo sport tra le sue passioni, ma anche la natura.

(Francesco Caiani e Alessandro Radaelli)

È la coda del tabaccaio. Si chiama Fulminex. È molto lunga, forte, grande, nuota, è veloce. Osserva la natura. Alcune volte va a caccia. Il mondo è in mezzo all’oceano, al mare, all’universo, all’aria? A ciascuno la sua risposta. La coda sembra uno squalo, una spada, una lancia. La fine sembra un piede. La testa una manta. In mezzo è a molla per allungarsi.

(Andrea Alborghetti e Emma Scardigli)

È la coda della mamma. Si chiama Farfallina.
È a pois neri e fucsia. Fa bolle di sapone, vola e, con le sue amiche fa arrivare il caldo.
C’era una volta una coda molto bella che apparteneva alla mamma di un bambino magico.
La mamma racconta: una mattina di un giorno molto freddo arrivarono le sue amiche super e fecero venire il caldo.

(Sara Mazzoleni e Matilde Alborghetti)

È la coda del fruttivendolo. Si chiama Fruttatutto.
Vende frutta, fa spremute, rifà i frutti che ha venduto, raccoglie la frutta e la verdura che trova in giro. Cucina verdure e prepara insalate e macedonie. Fa maturare al punto giusto frutta e verdura. Vive a Fruttolandia

(Diana Cattaneo and the kids)

È la coda del gatto. Si chiama Nick Gheit.
È tutta nera con l’estremità bianca. È talmente lunga che esce dal globo. Prende tutto quello che trova da mangiare per portarlo al gatto. Fa la brava per meritarsi cose buonissime.
Ci sono tanti pianeti e stelle e si vedono sole e luna.

(Ibrahim Ghonim e Martina Stanizzi)

È la coda del macellaio. Si chiama Start & Stop.
Difende il macellaio con i pugni e taglia la carne. Ha i guantoni, molti coltelli, è tanto più grande del mondo.

(Alessandro Martello e Luca Papini)

È la coda del fornaio. Si chiama Bengi.
Aiuta il fornaio a fare i panini. Sembra un po’ una coda di procione e un po’ di castoro.
Un giorno il fornaio, mentre faceva i panini, si accorse che aveva una coda con le strisce. Allora la coda decise di aiutare il fornaio. Poi il fornaio la chiamò Bengi. Il fornaio è affettuoso e generoso.

(Nicole Gennuso e Martina Stanizzi)

È la coda del becchino. Si chiama Sandail Crocodile.
La coda costruisce le tombe e seppellisce le persone. È fatta di ossa di uomo, di donna e di bambino. I crani bevono sangue e si nutrono di ceneri di persone morte.
Vive nel cimitero, esce alla luce della luna.

(Stefano Tirinzoni e Alessandro Ferrario)

È la coda del Sindaco. Si chiama Cappellaia.
Costruisce cappelli per il Sindaco. Il Sindaco consuma tanti cappelli perché se li può comprare solo di cartone. Allora la coda glieli fa di tutti i materiali: pezza, stoffa, carta velina, lana, ferro, paglia, cotone, carta, seta, foglie di pannocchia, velluto, pile (si legge pail, ragazzi miei!), carta stagnola, jeans, lamé.

(Filippo Carbonara e Riccardo Valsecchi)

3 commenti:

SIL ha detto...

bellissima! credo che presto crescerà anche a me una coda, come quella del mio cane che si muove quando è felice e quando è triste, scende giù in basso e si nasconde tra le gambe!

sev edizioni ha detto...

no, vabbè, sono code strepitose! non riesco a decidere la mia preferita.

Francesca ha detto...

Ma che meraviglia!! *.*
queste code sono fantastiche!!