lunedì 6 febbraio 2012

Diario tardivo di un'illustratrice a Parigi

Quando abbiamo scoperto che sarebbe stata la prima volta di Anna a Parigi, non ci siamo lasciati scappare l'occasione. Così le abbiamo chiesto di raccontare la sua nuova esperienza per questo blog. Lei è partita (era la fine di novembre), è tornata (e non era ancora l'Immacolata), e ci ha pensato, ci ha pensato, ci ha pensato... ed ecco finalmente il suo post.

[di Anna Masini]

L'ingresso della mostra dedicata dal Salon al circo.
Caldo tropicale, luci abbaglianti, folla che spinge senza direzione, voci su voci e un gran baccano. Ecco, in sintesi, il Salon du Montreuil.
Ma si sa, l’apparenza inganna. In verità, le luci abbagliano per illuminare meglio, e la folla è in preda al delirio libresco. Quante mani che prendono, pigliano, sfogliano!
Il gran baccano, in fondo, lo fanno solo i ragazzini. L’adolescenza, come è noto, non perdona nessuno: culmine dell’assenza di grazia nella voce e nel movimento, eccola che accompagna folte schiere di bambini un po’ grandi, in scarpe da ginnastica e giaccone arrotolato sulla pancia. Ne basterebbero quattro, a briglia sciolta, per scatenare l’inferno. Riuscite a immaginare il frastuono di intere classi tutte insieme?
Sul caldo tropicale non c’è scusa che tenga: insopportabile per tutti.

Illustrazioni di Sara, La revanche du clown, Editions Thierry Magnier, 2011.
Dopo questi primi minuti spaventosi, i miei occhi iniziano a cercare dettagli appaganti. «Non siamo mica venuti qui per lamentarci», mi informano. Oh bene, nemmeno io. Diamoci da fare, allora.
Ed ecco che pile su pile di libri su libri hanno il loro effetto salvifico: in caso di folla estrema, ne apro uno a caso e mi sento subito al sicuro.

Illustrazioni di Gérard Lo Monaco,  Magique circus tour, Helium 2011.
Comincio a orientarmi, e noto che la prima cosa speciale di questo Salon, che visito per la prima volta, è che ho l’impressione di riuscire a vedere tutto contemporaneamente.
Molti editori li conosco già grazie ai cataloghi, a internet, ai blog. A Bologna, evento che conosco un po’ meglio, la Francia è quasi tutta racchiusa in un quadrilatero inaccessibile. Qui invece, ogni stand è grande e ricco e i libri sono davvero tanti, alla portata di tutti, da guardare e da comprare.

Illustrazioni di Gérard Lo Monaco,  Magique circus tour, Helium 2011.
Poi, una gran folla in coda. Quasi nessuno ha la cartellina e il pubblico è assai eterogeneo. Decisamente, non sono tutti illustratori. A Bologna una fila di fronte a uno stand significa che l’editore sta visionando portfoli... qui che succede?
Si chiamano dédicaces e sembrano essere imperdibili. Mi avvicino, leggo meglio... e se avessi la pazienza di aspettare dietro a tutte quelle schiene e quelle giacche e quelle gambe e quelle scarpe, potrei portarmi a casa un libro con il frontespizio dedicato e illustrato dai miei autori del cuore. Ci penserò a lungo, la tentazione è forte e so che potrebbe diventare incontenibile. Mi immagino tornare a casa con lo zaino grande come un palazzo, le ginocchia piegate sotto il suo peso e poi, una volta arrivata, rimirare bramosa il ricco bottino. Ma non cedo, e resisterò strenuamente anche nei giorni successivi.

Barnhominum, Emmanuelle Houdart.
Riavvolgo i pensieri e mi guardo intorno. Bambini, bambini, bambini: un’infinita distesa di bambini. Sono circondata!  Tanti, tantissimi, sempre ben ordinati e a volte in doppia fila, decine di piccoletti seguono i maestri come i topolini seguirebbero il pifferaio magico. Fagottini con lo zainetto, in silenzio bisbigliato, subito stanchi, che si accovacciano sulle ginocchia e poi camminano mano nella mano, e sono così tanti e così bassi che, se mi distraggo un momento, ho paura di calpestarli.
Ritroverò altrove a Parigi quest’immagine dei bambini in fila sussurranti. Classi splendidamente miste in visita ai musei, sempre muniti di un foglio bianco per disegnare quello che vedono. E, ancora, fuori, per strada, a disegnare un monumento o una fontana. Certo è un dicembre mite. Ma l’inverno qui non sembra spaventare nessuno.

Barnhominum, Emmanuelle Houdart.
Un’altra peculiarità del Salon, e chi c’era lo sa, sono gli appuntamenti con i direttori artistici. Fissati prima di partire attraverso una rocambolesca richiesta via internet, sono stati una bella occasione per mostrare il mio lavoro agli editori prediletti e ambiti, in uno spazio riservato e dedicato a questi incontri. Però, il caldo e la confusione del piano inferiore, che ospita anche un bar, una mostra, una mini-biblioteca e uno spazio per gli incontri/laboratorio con le classi, sono terrificanti. Non c’è uno spazio per aspettare, si crea una fila disordinata, gli orari degli appuntamenti slittano quasi tutti e poi non si sente quando chiamano il tuo nome... tra illustratori ci scambiamo sguardi di sconforto e sorrisi stanchi.

Barnhominum, Emmanuelle Houdart.
E poi: circo! Il tema illustrato di quest’edizione. Un circo disegnato, ritagliato, costruito, interpretato da alcuni grandi illustratori francesi. E una mostra, allestita ad hoc per il Salon, che ha raccolto ed esposto queste opere in tutto il piano seminterrato, su uno sfondo nero, nerissimo dove i colori risaltavano forti e dove si muovevano contemporaneamente le fila di bambini, i visitatori adulti, gli illustratori stanchi, gli insegnanti, gli omoni della security e tutte quelle persone che in un modo o in un altro sono state la gente di Montreuil.
A distanza di un mese, ricordo ancora con vivida chiarezza i collage di Sara, i funamboli di Benoit Jacques e l’haute couture di Emmanuelle Houdart. Quest’ultima in particolare mi ha fortemente colpita: non ho mai amato molto le sue figure disegnate, ma le realizzazioni tessili che ho visto in mostra a Montreuil erano un vero incanto.

Barnhominum, Emmanuelle Houdart.
Mi fermerò a Parigi ancora qualche giorno.
Prima volta per tutto, in questo viaggio. Primo Salon, prime passeggiate nella Ville Lumière.
E per molti giorni, anche una volta tornata a Milano, mi sentirò sovraccarica di immagini e un po’ stregata.

Funambulibili, Benoît Jacques.
Funambulibili, Benoît Jacques.

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