[di Giulia Zaffaroni]
L’antefatto: martedì 11 gennaio
«Vi interessa una gita a Venezia, con visita a una stamperia d'arte?», domanda il maestro alla classe.
La domanda è piuttosto scontata se posta agli allievi del corso Progettare libri: otto lezioni per acquisire strumenti teorici e pratici per la pubblicazione e l’autoproduzione. Immediatamente le nostre facce assumono quell'espressione sognante di chi è già a Venezia con occhi e cervello e in coro rispondiamo: «Sììììììì», come chi, appunto, il cervello l'ha già perso da qualche parte.
Il fatto: sabato 28 gennaio
Il treno parte alle 8.05 e io arrivo in anticipo. Il viaggio inizia come ogni gita di classe che si rispetti: seduta accanto all'amichetta del cuore, le chiacchiere procedono senza freni e nel tempo di una fermata di tram arriviamo a Venezia.
Risolto un problemino con le FS grazie a un efficacissimo Centro Assistenza Clienti (se capitate da quelle parti fateci un salto: sono così gentili da meritare anche solo un saluto), siamo pronti a partire all'inseguimento del nostro amato Capogita. Sì, perché un passo suo è lungo come 5 nostri e mentre lui procede fischiettando, noi gli corriamo appresso aggirando ostacoli, urlando: “scusi!”, scavalcando signore, bambini, cani, e cercando di non perderlo di vista tra viuzze e svolte a sinistra (non ho ancora capito come, ma quel giorno abbiamo girato sempre a sinistra. Magia).
La prima tappa è La Bottega del Caffè Dersut, dove per rigenerarci scopriamo un meraviglioso caffè-cioccolata-panna in un unico bicchierino. Niente male, quasi quasi sono pronta per riprendere la corsa. E così è, infatti, questa volta diretti al laboratorio tessile “Arras”: si tratta di due vetrine che mostrano splendidi tessuti e vestiti artigianali, prodotti da una cooperativa che coinvolge nel lavoro di tessitura persone con disabilità. Mille le foto che facciamo, un vero reportage, annanina si sbizzarrisce, come potete ammirare.
Comunque non è mica finita: si riparte imboccando la prima calle a sinistra, e si corre. Ma verso dove? Rapida panoramica sulle Zattere. Dovuto omaggio alle Fondamenta degli Incurabili e a Brodskji. Dietro-front. Avanti marsch! Arriviamo al Bottegon, dove ci imbottiamo di cicchetti veneziani sul muretto del canale. Poi si riparte. L'appuntamento alle 13.45, sotto alla statua con il naso di ferro, che sarebbe in Campo dei Mori, dall'altra parte della città. Come allo Zecchino d’oro di qualche anno fa: «Galoppa Pepito della pampa-pa. Galoppa, galoppa, galoppa-ppa.»
Alla Bottega del Tintoretto ci accolgono Florence Faval e Sara Vio e con loro ci inoltriamo nel laboratorio: la sensazione è davvero di immersione. Siamo in un luogo vissuto profondamente, sommerso da libri, disegni, inchiostri, strumenti vecchi, nuovi, inventati, aggeggi appesi, lettere tipografiche, carte.
Tutto parla una lingua irresistibile, ogni cosa racconta una storia, le mani di Florence e Sara si muovono con naturalezza, spinte dall'abitudine e da quella passione per l'arte e la creazione che mi conquista in un secondo.
Ci mostrano le tecniche di stampa: la stampa calcografica, (acquaforte e acquatinta) e la stampa alta (xilografia, linoleum, litografia). Girano tra noi opere varie, alcune bellissime altre no (ma mica mi deve piacere tutto), lastre già usate, strumenti da lavoro, libri autoprodotti. Sono affascinata dalla capacità di sperimentare senza timore, mi segno qualche spunto. Chissà mai che possa servirmi.
In tutto questo mondo dell'invenzione, dell'esperimento e dell'incertezza del risultato mi stupisce la disciplina che l'azione della stampa richiede: devi conoscere i materiali, gli effetti che vuoi ottenere, sapere a memoria le fasi del procedimento e la logica che ci sta dietro, essere pulito e tenere in ordine, firmare le tavole in un certo modo. È come se il procedimento creativo fosse qualcosa da rispettare, ha delle regole che, se conosci bene e ti sono familiari, ti liberano e ti portano dove neanche tu sai ancora di poter arrivare.
A un certo punto ci avviciniamo al tavolo da lavoro e al torchio: le mani di Florence ci mostrano come ottenere stampe con le tecniche di cui ci ha parlato poco prima.
Con pazienza, Florence ci rivela i trucchi del mestiere, gli effetti sulla carta, le regole e l'attenzione che servono per avere la certezza di “fare sul serio” e ottenere buoni risultati.
Dopo le spiegazioni decido di calmare la mia voglia di restare lì per sempre con un biscotto e qualche chiacchiera. Con Anna e Valentina cominciamo a organizzare una piccola spedizione estiva al corso di Florence. Chissà se ci riusciremo davvero. Riguardiamo i libri e le stampe, spiamo da vicino il risultato dei lavori al torchio.
Poi via di nuovo, attraverso calli e campielli, per raggiungere la sede delle Editions du Dromadaire, la piccola casa editrice che Florence gestisce e fa crescere.
Ci perdiamo tra i piccoli libri, i progetti e l'atelier sul soppalco: colori, libri stampati ancora da piegare, quadri e oggetti appesi, lastre incise, pezzi di linoleum lavorati, uno spazio creativo dove scovare nuove ispirazioni.
Non resisto e compro un libro: si apre in tre parti, ogni parte si apre a sua volta in orizzontale, si compone un unico disegno, mi piace. Lo appenderò a casa.
Fuori intanto è buio, salutiamo Florence e la sua arte: spero di rincontrarle. Grazie per la disponibilità immensa, per il tempo e la passione condivisi.
Prima di riprendere a correre, il Capogita ci concede una vera merenda invernale: budini di semolino con le uvette e cioccolata calda alla Pasticceria Rosa Salva. Poi, via, verso la stazione, verso Milano, Bologna, Brescia.
Il caldo del treno concilia il sonno. Il libro in borsa parlerà ancora per qualche giorno della bottega e del laboratorio, di Venezia, di stampe e di ispirazioni creative.
L’epilogo: oggi
Poi come sempre toccherà a me non perdere per strada l'incontro, saperlo raccontare, riuscire a ricordarlo quando avrò davanti un foglio vuoto, saperlo rivivere per concretizzare un'idea.
***
Il Capogita ringrazia Giulia Zaffaroni, allievi e ospiti per la pazienza, rimanda alla prossima gita, qui, e comunica ufficiosamente che in data da stabilire, nel mese di luglio 2012, si terrà il corso, in versione intensiva e a numero chiuso, a Roma. Chi vuole esserne informato, lasci un commento.
A titolo di cronaca si informa che alla gita erano presenti gli allievi:
Baladan Alicia
Banchini Maria Chiara
Carmisciano Isabella
Colombo Valentina
Cuneo Nina
Masini Anna
Psacharopulo Alessandra
Ricciardi Sara
Torelli Chiara
Zaffaroni Giulia
e gli accompagnatori:
Colombo Diletta
Dzierzawska Zozia
Farina Loredana
il signor Ricciardi
l'amica di Alicia
Tutte le foto sono © Anna Masini. Trovate il reportage completo qui.
L’antefatto: martedì 11 gennaio
«Vi interessa una gita a Venezia, con visita a una stamperia d'arte?», domanda il maestro alla classe.
La domanda è piuttosto scontata se posta agli allievi del corso Progettare libri: otto lezioni per acquisire strumenti teorici e pratici per la pubblicazione e l’autoproduzione. Immediatamente le nostre facce assumono quell'espressione sognante di chi è già a Venezia con occhi e cervello e in coro rispondiamo: «Sììììììì», come chi, appunto, il cervello l'ha già perso da qualche parte.
Il fatto: sabato 28 gennaio
Il treno parte alle 8.05 e io arrivo in anticipo. Il viaggio inizia come ogni gita di classe che si rispetti: seduta accanto all'amichetta del cuore, le chiacchiere procedono senza freni e nel tempo di una fermata di tram arriviamo a Venezia.
Risolto un problemino con le FS grazie a un efficacissimo Centro Assistenza Clienti (se capitate da quelle parti fateci un salto: sono così gentili da meritare anche solo un saluto), siamo pronti a partire all'inseguimento del nostro amato Capogita. Sì, perché un passo suo è lungo come 5 nostri e mentre lui procede fischiettando, noi gli corriamo appresso aggirando ostacoli, urlando: “scusi!”, scavalcando signore, bambini, cani, e cercando di non perderlo di vista tra viuzze e svolte a sinistra (non ho ancora capito come, ma quel giorno abbiamo girato sempre a sinistra. Magia).
La prima tappa è La Bottega del Caffè Dersut, dove per rigenerarci scopriamo un meraviglioso caffè-cioccolata-panna in un unico bicchierino. Niente male, quasi quasi sono pronta per riprendere la corsa. E così è, infatti, questa volta diretti al laboratorio tessile “Arras”: si tratta di due vetrine che mostrano splendidi tessuti e vestiti artigianali, prodotti da una cooperativa che coinvolge nel lavoro di tessitura persone con disabilità. Mille le foto che facciamo, un vero reportage, annanina si sbizzarrisce, come potete ammirare.
Comunque non è mica finita: si riparte imboccando la prima calle a sinistra, e si corre. Ma verso dove? Rapida panoramica sulle Zattere. Dovuto omaggio alle Fondamenta degli Incurabili e a Brodskji. Dietro-front. Avanti marsch! Arriviamo al Bottegon, dove ci imbottiamo di cicchetti veneziani sul muretto del canale. Poi si riparte. L'appuntamento alle 13.45, sotto alla statua con il naso di ferro, che sarebbe in Campo dei Mori, dall'altra parte della città. Come allo Zecchino d’oro di qualche anno fa: «Galoppa Pepito della pampa-pa. Galoppa, galoppa, galoppa-ppa.»
Alla Bottega del Tintoretto ci accolgono Florence Faval e Sara Vio e con loro ci inoltriamo nel laboratorio: la sensazione è davvero di immersione. Siamo in un luogo vissuto profondamente, sommerso da libri, disegni, inchiostri, strumenti vecchi, nuovi, inventati, aggeggi appesi, lettere tipografiche, carte.
Tutto parla una lingua irresistibile, ogni cosa racconta una storia, le mani di Florence e Sara si muovono con naturalezza, spinte dall'abitudine e da quella passione per l'arte e la creazione che mi conquista in un secondo.
Ci mostrano le tecniche di stampa: la stampa calcografica, (acquaforte e acquatinta) e la stampa alta (xilografia, linoleum, litografia). Girano tra noi opere varie, alcune bellissime altre no (ma mica mi deve piacere tutto), lastre già usate, strumenti da lavoro, libri autoprodotti. Sono affascinata dalla capacità di sperimentare senza timore, mi segno qualche spunto. Chissà mai che possa servirmi.
In tutto questo mondo dell'invenzione, dell'esperimento e dell'incertezza del risultato mi stupisce la disciplina che l'azione della stampa richiede: devi conoscere i materiali, gli effetti che vuoi ottenere, sapere a memoria le fasi del procedimento e la logica che ci sta dietro, essere pulito e tenere in ordine, firmare le tavole in un certo modo. È come se il procedimento creativo fosse qualcosa da rispettare, ha delle regole che, se conosci bene e ti sono familiari, ti liberano e ti portano dove neanche tu sai ancora di poter arrivare.
A un certo punto ci avviciniamo al tavolo da lavoro e al torchio: le mani di Florence ci mostrano come ottenere stampe con le tecniche di cui ci ha parlato poco prima.
Con pazienza, Florence ci rivela i trucchi del mestiere, gli effetti sulla carta, le regole e l'attenzione che servono per avere la certezza di “fare sul serio” e ottenere buoni risultati.
Dopo le spiegazioni decido di calmare la mia voglia di restare lì per sempre con un biscotto e qualche chiacchiera. Con Anna e Valentina cominciamo a organizzare una piccola spedizione estiva al corso di Florence. Chissà se ci riusciremo davvero. Riguardiamo i libri e le stampe, spiamo da vicino il risultato dei lavori al torchio.
Poi via di nuovo, attraverso calli e campielli, per raggiungere la sede delle Editions du Dromadaire, la piccola casa editrice che Florence gestisce e fa crescere.
Ci perdiamo tra i piccoli libri, i progetti e l'atelier sul soppalco: colori, libri stampati ancora da piegare, quadri e oggetti appesi, lastre incise, pezzi di linoleum lavorati, uno spazio creativo dove scovare nuove ispirazioni.
Non resisto e compro un libro: si apre in tre parti, ogni parte si apre a sua volta in orizzontale, si compone un unico disegno, mi piace. Lo appenderò a casa.
Fuori intanto è buio, salutiamo Florence e la sua arte: spero di rincontrarle. Grazie per la disponibilità immensa, per il tempo e la passione condivisi.
Prima di riprendere a correre, il Capogita ci concede una vera merenda invernale: budini di semolino con le uvette e cioccolata calda alla Pasticceria Rosa Salva. Poi, via, verso la stazione, verso Milano, Bologna, Brescia.
Il caldo del treno concilia il sonno. Il libro in borsa parlerà ancora per qualche giorno della bottega e del laboratorio, di Venezia, di stampe e di ispirazioni creative.
L’epilogo: oggi
Poi come sempre toccherà a me non perdere per strada l'incontro, saperlo raccontare, riuscire a ricordarlo quando avrò davanti un foglio vuoto, saperlo rivivere per concretizzare un'idea.
***
Il Capogita ringrazia Giulia Zaffaroni, allievi e ospiti per la pazienza, rimanda alla prossima gita, qui, e comunica ufficiosamente che in data da stabilire, nel mese di luglio 2012, si terrà il corso, in versione intensiva e a numero chiuso, a Roma. Chi vuole esserne informato, lasci un commento.
A titolo di cronaca si informa che alla gita erano presenti gli allievi:
Baladan Alicia
Banchini Maria Chiara
Carmisciano Isabella
Colombo Valentina
Cuneo Nina
Masini Anna
Psacharopulo Alessandra
Ricciardi Sara
Torelli Chiara
Zaffaroni Giulia
e gli accompagnatori:
Colombo Diletta
Dzierzawska Zozia
Farina Loredana
il signor Ricciardi
l'amica di Alicia
Tutte le foto sono © Anna Masini. Trovate il reportage completo qui.
5 commenti:
io vorrei essere informata!
ilaria: imaginaque@gmail.com
grazie
anche la scrittura di icone è così: l'obbedienza ad un canone rigido non soffoca la creatività, ma la sostiene.
E' vero, alla Bottega del Tintoretto la sensazione era di totale immersione. Il tempo sembrava essere completamente sospeso.
Ringrazio in particolare i Topipittori che hanno organizzato questa gita ricca di emozioni!
anche io vorrei essere informata per il corso a roma.
simonatrozzi(chiocciola)gmail.com
grazie
Anche vorrei essere informata.
marziatintari@libero.it
..e complimenti per il blog
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