giovedì 2 febbraio 2012

Questo gioco 
con regole ignote


Disattenzione

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.

Ho passato tutto il giorno senza fare
 domande,
senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo 
l’altro, incombenze,

ma senza un pensiero che andasse più in là

dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.

Nessun come e perché
-
e da dove è saltato fuori uno così
-
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro

oppure (e qui un paragone che mi è mancato).

Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter d’occhio.

Su un tavolo più giovane da una mano d’un giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.
La terra girava intorno al proprio asse,

ma già in uno spazio lasciato per sempre.
È durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,

benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:

un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal

e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.

Wislawa Szymborska (2 luglio 1923 - 1 febbraio 2012)


(da Due punti, in La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi 2009. Trad. Pietro Marchesani)



8 commenti:

serena ha detto...

ad alcuni piace la poesia

ad alcuni-
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.

Piace-
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia-
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.

Wislawa Szymborska

Cristina Sestilli ha detto...

Grazie mille meravigliose e la foto è bellissma. Pronunciare il nome è stato un problema......La mia poesia preferita è la cipolla se non erro era questo il titolo. ops anche scrivere un curriculum....

sev edizioni ha detto...

che freddo

Mauro Mongarli ha detto...

Ringraziamento

Devo molto
A quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.
La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo
Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore mai perdonerebbe.

Wislawa Szymborska

Francesca ha detto...

Amo questa donna. I suoi libri sono sullo scaffale d'onore della mia libreria: dal "Discorso all'ufficio oggetti smarriti" in poi :)

gianlorenzo ingrami ha detto...

oggi il mondo è molto più triste, e pesante

carla ghisalberti ha detto...

è un po' come ritrovarsi, vivendo lontani, ancora una volta vicini, tutti riuniti intorno a lei...
http://letturacandita.blogspot.com/

Cristina Sestilli ha detto...

A distanza di due anni, la pronuncia del suo nome è ora corretta. E ogni volta che leggo "il gatto in un appartamento vuoto", mi emoziono.

Il gatto in un appartamento vuoto

Morire questo a un gatto non si fa.

Perché cosa può fare il gatto

in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.

Strofinarsi tra i mobili.

Qui niente sembra cambiato,

eppure tutto è mutato.

Niente sembra spostato,

eppure tutto è fuori posto.

E la sera la lampada non brilla più.

Si sentono passi sulle scale,

ma non sono quelli.

Anche la mano che mette il pesce nel piattino

non è quella di prima.

Qualcosa qui non comincia

alla sua solita ora.

Qualcosa qui non accade

come dovrebbe.

Qui c'era qualcuno, c'era,

e poi d'un tratto è scomparso,

e si ostina a non esserci.

In ogni armadio si è guardato.

Sui ripiani è corso.

Sotto il tappeto si è controllato.

Si è perfino infranto il divieto

di sparpagliare le carte.

Cos'altro si può fare.

Aspettare e dormire.

Che provi solo a tornare,

che si faccia vedere.

Imparerà allora

che con un gatto così non si fa.

Gli si andrà incontro

come se proprio non se ne avesse voglia,

pian pianino,

su zampe molto offese.

E all'inizio niente salti né squittii.