venerdì 24 febbraio 2012

Sbarcare il lunario: la giornata di un'illustratrice

Ciao, sono Ettore, il vero protagonista di questa storia.
[di Sara Stefanini]

La sveglia suona alle 7:30 del mattino. Ettore, il mio bassotto, sta seduto in fondo al letto, pigola per uscire. Fa la sua piccola danza per invogliarmi ad alzarmi. Guardo  fuori. Ho bisogno di un caffè. Mi vesto, cerco di acchiappare Ettore che, appena vede il guinzaglio, sembra morso dalla tarantola e usciamo.

Mi chiamo Sara, ho 29 anni e faccio l’illustratrice da circa cinque. Sono svizzera e da qualche mese mi sono trasferita a Roma. La prima cosa che mi chiedono quando mi presento è: «E che cosa ci fai qui?»
Ciao, sono Sara. Pensavo di essere io la protagonista, ma...
Qui sono a uno dei mille mercatini che frequento,
per vendere i miei handmade.
I motivi sono molti, uno dei quali le opportunità: una grande città può offrire più possibilità del piccolo paese dal quale provengo. Mi sono scelta una professione difficile, e tutti quelli che stanno leggendo questo pezzo lo sanno, forse anche meglio di me.
Quando ho detto a mia madre che cosa volevo diventare da grande (e questo è avvenuto all’età di 22 anni) c’è mancato poco che le prendesse una sincope. Il suo timore era quello che sarei dipesa da lei tutta la vita… Non era una paura dichiarata, ma ogni domanda che mi faceva era velata da una leggera preoccupazione, da messaggi subliminali ai quali una figlia è, di solito, sensibilissima. Che fatica dimostrare, a me stessa per prima, che non sarebbe stato così!

8:15. Ettore ha deciso di rotolarsi nel fango. Quindi dovrò perdere almeno dieci minuti per lavarlo ed asciugarlo. Guardo l’orologio e vedo che ho ancora un po’ di tempo. Ieri sera ho finito le correzioni sulla seconda bozza del giornalino del quale mi occupo e questa mattina posso prendermela con più calma.

Una illustrazione per Hansel e Gretel
Il mio obiettivo è sempre stato quello di vivere grazie a quello che amo di più fare. Purtroppo però ho sempre dovuto lavorare in altri settori per potermi mantenere e non sentirmi dire da mia madre quel fastidioso “te l’avevo detto”.
Per dieci anni ho lavorato in un cinema multisala a Lugano. Dapprima lo affiancavo agli studi, poi al lavoro d’illustratrice. Ovunque fossi, il weekend rientravo in Ticino e vendevo popcorn, biglietti, rispondevo al telefono immersa nella confusione delle prime cinematografiche o nei deliri iracondi di alcuni clienti. Tutto sommato era il lavoro perfetto: orari serali o weekend, salario buono, bella compagnia e naturalmente film gratis. Mi permetteva di disegnare tutto il giorno e di concentrarmi su ciò che stavo progettando.

Un'altra illustrazione per Hansel e Gretel
9:00 Controllo le email. C’è la conferma per il mercatino al quale avevo fatto domanda per uno spazio espositivo. La cifra per lo stand è di 35 euro, lo spazio a disposizione è di 2 metri quadrati. Il tavolo lo devo portare io. Questa sera quando rientro farò il bonifico.

Mi è capitato di fare tre/quattro lavori insieme. Quando abitavo a Milano mi ero trovata un full time in un’azienda presso cui facevo la grafica. Nel frattempo continuavo la mia ricerca e mandavo mail a case editrici e riviste, cercando di far girare il mio portfolio il più possibile. Pian piano le cose cominciarono a muoversi e arrivò la commissione per il mio primo libro. Come spesso capita, quando inizi a fare qualcosa subito te ne si somma un’altra, e un’altra, e un’altra ancora, e in brevissimo tempo a quel full time si aggiunse un libro illustrato poi un altro, i lavori per il Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo Da Vinci” di Milano, altri piccoli progetti e naturalmente il weekend al cinema.
Un'illustrazione inedita
Appena arrivata a casa mi mettevo a lavoro per ore, ma il tempo che mi rimaneva per dipingere era poca cosa e  mi sembrava di non riuscire ad esprimere tutto quello che volevo, nel modo in cui volevo. Come se le immagini che creavo partissero dalla testa ma nel percorso per arrivare alle mani si dissolvessero perdendo intensità. Il full time assorbiva tutte le mie energie, mi sembrava di trattenere il respiro per otto ore e di poter ricominciare a respirare una volta tornata a casa, con quella matita in mano. Dopo quasi tre anni, ho preso coraggio, ho lasciato il lavoro in azienda e mi sono buttata nell’attività di freelance.

9:10 Spengo il computer e corro al lavoro. Ho la fortuna di abitare a 15 minuti a piedi dall’ufficio, e la cosa è assai importante per chi come me finisce un lavoro ne inizia un altro. Scese le scale apro il libro e comincio a camminare, leggendo… si sfrutta ogni minuto, anche se i vecchietti che incontro e scontro brandiscono il loro bastone contro di me!


E un'altra illustrazione inedita, per il progetto "Margherita"
Per i primi mesi il lavoro da freelance è andato bene, poi ha cominciato a diminuire. Avevo sempre qualche commissione, soprattutto in campo grafico, ma era il cinema il perno intorno al quale giravano i miei guadagni. Nel frattempo mi ero inventata delle attività alternative. Avevo cominciato ad allestire vetrine per un negozio di Milano e a progettare una piccola linea di oggettini illustrati. All’inizio li creavo per me, poi ho pensato di venderli. Ho progettato un logo, delle etichette, cercato un packaging adatto alle mie esigenze, e li ho presentati ad alcuni negozi, proponendoli in conto vendita. Trasferendomi a Roma li ho portati con me. Roma è la città dei mercati! Incredibile quanti ne vengono organizzati dalle diverse associazioni e quanti artigiani ci puoi trovare.

Uno dei miei oggetti illustrati
18:00 Esco dall’ufficio, faccio due chiacchiere con una collega e mi avvio verso casa. Il lavoro sulla bozza del giornalino, che pensavo fosse completo, ha altre cose da sistemare ed è arrivato l’articolo che devo illustrare per una rivista on-line.  

Da quando vivo a Roma ho dovuto, per ovvie ragioni, dire addio al mio posto al cinema, e ora lavoro come grafica in uno studio. Mi piace. È la prima volta che sono in un ufficio dove mi trovo a mio agio e dove c’è uno scambio stimolante ogni giorno. All’inizio il full time mi preoccupava un po’. Avevo paura di non riuscire a dare abbastanza spazio al disegno, ma tornare a casa felice mi permette di concentrarmi di più sui miei progetti personali.

La mia mostra delle tavole di Hansel e Gretel, a Roma,
alla Galleria Makemake, Spazio&Arte
18:15 Ettore mi aspetta davanti alla porta. Saltella, pigola, mordicchia, mi porta l’osso. Esco e gli faccio fare un giro. Camminare mi rilassa, penso a quello che devo fare, a quello che voglio fare, e quando rientro mi metto di nuovo al lavoro. 

Prima di trovare questo posto a tempo pieno, occupavo le mie giornate cercando lavoro e continuando i miei progetti; scrivendo, sperimentando e sfruttando il più possibile il tempo a disposizione per migliorare. Ogni giorno setacciavo la rete per trovare nuovi sbocchi. Cercavo dei contatti che potessero aiutarmi ad organizzare mostre o a propormi per dei mercati. Pensavo a nuove attività, da fare da sola e con altri illustratori. Progettavo i laboratori che avrei fatto in sede di mostra qualche mese dopo. Leggevo, guardavo, toccavo, immagazzinavo. Facevo tutto quello che faccio sempre, aggiornando il blog, mandando newsletter agli editori che mostravano interesse per il mio mondo, partecipando a concorsi.

Un'illustrazione per il settimanale "Grazia",
con cui collaboro spesso.
Molto spesso ti trovi ad accettare lavori che non ti piacciono, perché devi pagare le bollette a fine mese. A volte ti trovi a lottare per farti pagare quello che ti spetta. A volte trovi la posta intasata di mail dai NO tuonanti, o dai silenzi di risposte mai spedite. Ci sono momenti in cui penso di lasciare tutto e mettermi a fare marmellate o a vendere fiori, qualsiasi cosa che non sia disegnare. Che non abbia quel sapore lì, che ti riempie e ti svuota. Ma poi penso che non potrei mai smettere. Disegnare fa parte di me, e non m’importa se con grande probabilità non potrò accendere un mutuo o fare il giro del mondo in mongolfiera. Ho fame di tutto.

Una mia vetrina illustrata, a Milano,
in via Vigevano.
Ultimamente sto pensando all’autoproduzione. Vorrei fare cose, raggruppare persone che stimo e a cui voglio bene per far nascere cose belle che durino nel tempo.
Perché è peccato pensare una cosa alla volta, perché è bello poter avere la testa fra le nuvole, ma i piedi ben piantati a terra.

1:12 Anche l’ultima parola è stata scritta, i lavori spediti ed ora si fa strada quella pace che solo la stanchezza e la soddisfazione ti sanno lasciare addosso. Buona notte.


[Tutte le immagini sono © Sara Stefanini]





15 commenti:

piccikka ha detto...

è tutto quello che mi attira e allo stesso tempo mi spaventa della professione...1 sorriso e un grande in bocca al lupo per Sara!

nina and other little things ha detto...

che brava che sei Sarah! bellissimo tutto, la tua pagina volaaa! un bacione, eloise..Nina

Anto Pi ha detto...

bravabrava! È la scrittura che mi piace questa. Che gira vicino, intorno a noi stessi e spesso, non so come, tocca tanta gente o una buona fetta di mondo...io ci sto a far gruppo... antonio

aro ha detto...

e così come è scritto sono ancora rose e fiori!
Ottimo articolo...

mara ha detto...

meraviglioso post (scoperto grazie a figure dei libri) grazie davvero per avero pubblicato!
e Grazie a Sara per averlo condiviso.

isabel archer ha detto...

brava!

giulia sagramola ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
giulia sagramola ha detto...

cara Sara, grazie per la tua onestà nel raccontare la tua giornata, che è anche un po' la giornata che faccio io, anche se senza lavoro fisso e senza bassotto (purtroppo). Non so se leggere sensazioni così simili alle mie mi rincuora o mi spaventa.
In bocca al lupo, sei bravissima!

Unknown ha detto...

@ Giulia, spero rincuorata... le sensazioni condivise fanno sentire meno soli. Bello riconoscermi nelle esperienze degli altri, mi permette di mettere fuoco a quello che sto facendo e di andare avanti.

Grazie a tutti di cuore!

Sandra c'era una volta Ilaria ha detto...

complimentoni per tutti i traguardi raggiunti, naturalmente meritatissimi. Io ci sto provando come autrice, non sapendo disegnare mi sono affidata ad una grafica professionista, molto molto brava, che si sta buttando nell'avventura/sogno che le ho proposto illustrando il mio albo.
baci

Ivano11 ha detto...

Sono contento di averti aiutato a pagare qualche bolletta :)
un abbraccione ... Ivano.

artemisia comina ha detto...

facciamo gli auguri al mondo perché impari a riconoscere i lavori di cui ha più bisogno e si liberi da quelli che fanno danno; e auguri anche a te, Sara (biscotto al bassotto).

Unknown ha detto...

Racconto stupendo, stimolante, incoraggiante. Soprattutto incoraggiante.
In bocca al lupo per davvero!

Unknown ha detto...

Per me che sono agli esordissimi, questa tua esperienza è molto incoraggiante. Grazie Sara, e complimenti vivissimi!

Sara Fredducci ha detto...

Piacere Sara! Stesso nome! ^_^
E anche (quasi) stessa cadenza giornaliera...é stancante ed affascinante tutto questo turbinio.
Ti faccio davvero SINCERI complimenti!
Ottimo lavo..RI ;)