giovedì 15 marzo 2012

Autoritratti/1. Lavoro come un giardiniere

Oggi alle ore 15, a Roma inaugura Alfabeto delle fiabe ai Musei Capitolini. Mostra, incontri, laboratori. Per noi è un grandissimo onore avere realizzato questo libro per le Biblioteche di Roma insieme a Bruno Tognolini e ad Antonella Abbatiello. Ed è uno straordinario regalo poterlo esporre in una sede tanto prestigiosa. Per festeggiare questo evento, abbiamo chiesto ad Antonella di raccontarci come è arrivata alle figure di questo libro. La ringraziamo per quello che ha scritto.

[di Antonella Abbatiello]

«Considero il mio atelier come un orto. Laggiù ci sono dei carciofi. Qui delle patate. Bisogna tagliare le foglie affinchè crescano i frutti. Venuta l’ora, bisogna potare.
Io lavoro come un giardiniere o come un vignaiolo. Le cose maturano lentamente. Il mio vocabolario di forme, ad esempio, non l’ho scoperto in un sol colpo. Si è formato quasi mio malgrado.
Le cose seguono il loro corso naturale. Crescono, maturano. Bisogna fare innesti. Bisogna irrigare, come si fa per l’insalata.»
     Joan Mirò

Negli anni dell’Accademia, dal 1978 al 1981, mi piaceva copiare quadri antichi. Ero un’ottima falsaria (legale), ne ho dipinti molti e guadagnavo bene.
Copiare mi serviva per capire e per imparare.

Copia da La fortuna di Giovanni Bellini.

Le mie prime tavole compiute, in bianco e nero, si ispiravano alle illustrazioni ottocentesche di Arthur Rackham e ai quadri simbolisti di Odilon Redon. Il colore mi attraeva e spaventava. Ero assolutamente incapace di usarlo, soprattutto il rosso.

Il rametto dell'albero del sole , E/O, 1985; Icaro, animazione, 1987.

Nel 1983, ho conosciuto un grande maestro del colore, Lele Luzzati. Per realizzare i suoi film d’animazione ho copiato centinaia di volte le sue figure coloratissime. Sono rimasta nel suo studio per otto anni, alla fine non avevo più paura del rosso.
Nel 1991, ho usato finalmente il colore vivo anche per le mie tavole.
Segno e colore erano sicuri, ma molto controllati e i personaggi erano esclusivamente animali.

Sei mio amico tu, La coccinella, 1992.

Nel 1991, è nata Elena; nel 1993, Guido. Hanno modificato, complicato e migliorato profondamente la mia vita e il mio lavoro. E anche i miei colori.

Libri per tutto l'anno, calendario, 1997.

Nel 2000, per la prima volta la figura umana era protagonista del libro,

La pappa dolce, Fabbri, 2000.

e anche il paesaggio.

La terra delle cose buone, Giunti, 2000.

Nello stesso periodo, ho pubblicato un libro con illustrazioni dal tratto decisamente più libero e spontaneo.

L'oggetto misterioso, Fatatrac, 2000.

Ho continuato a sperimentare con entusiasmo in questa direzione.
La fiera delle cose buone, Giunti, 2001.
Ogni tanto, il nero si imponeva drammaticamente.

Pinocchio divorato, L'altra metà di Pinocchio, mostra, 2003.

Riuscivo a usare colori vivi con facilità, anche se chiusi all’interno di un robusto segno nero.

Ninna nanna ninna mamma, Fatatrac, 2005.

Nel 2007, ho finalmente liberato il colore dal contorno nero.

L'albero del mondo, Panini, 2007.

Nel 2008, il colore è diventato gesto, più ampio e sicuro.

Maremè, Fatatrac, 2008.

Nel 2009, colore e gesto sono la stessa cosa.

Le poesie di Toti Scialoia, mostra, 2008.

Ogni tanto, il rosso si imponeva drammaticamente.

Farfalla, Fatatrac, 2010.

Nel 2011, ho eliminato i pennelli, tagliando direttamente nel colore. Con le forbici ritagliavo le figure, facendole uscire velocemente da semplici fogli colorati.

Buongiorno sole, Emme Edizioni, 2011.

Nel 2012, ho ridotto la gamma dei colori, solo cinque fondamentali: rosso, blu, giallo, verde, nero. Su fondo bianco.


Alfabeto delle fiabe, Topipittori, 2012.

Nel prossimo libro, in corso di pubblicazione, ci sono ancora figure ritagliate di cinque colori, ma le pagine più intense ed espressive sono certamente quelle bianche.

5 commenti:

Cristina Sestilli ha detto...

grazie la tua evoluzione è qualcosa di straordinario. sempre alla ricerca del nuovo senza assopirsi mai fra le braccia sicure dei materiali e dei colori conosciuti.

serena ha detto...

un bellissimo percorso, raccontato benissimo!

carla ghisalberti ha detto...

Come sempre con antonella, sono le figure e i colori a raccontare...
bello aver visto la sua scia, fin dal principio.

Lieve, lucida e sapiente!
carla

Unknown ha detto...

Noi adoriamo Antonella!

Topipittori ha detto...

E' descritto in modo così fluido, naturale, questo percorso da occultare la consapevolezza necessaria a restituirlo con questa limpidezza e sintesi. Perché la consapevolezza è un lavoro lungo, complesso e per nulla scontato.