Filli Filosa si è presentata al nostro stand a Bologna quest’anno. Aveva mandato una laconica email di presentazione in casa editrice e il suo materiale ci era sembrato molto interessante. Così, abbiamo fissato un appuntamento.
Io l’ho appena vista, preso com’ero a cercare di sedurre il mercato internazionale a colpi di progetti e maquette. Ha incontrato Giovanna e si sono parlate a lungo, davanti a un oggetto che mi incuriosiva e che cercavo di capire cosa fosse con la coda dell’occhio, mentre facevo il piazzista con qualche collega.
Dopo la fiera, passato un tempo irragionevolmente lungo, abbiamo cominciato a mettere ordine nel caos degli scatoloni con il materiale degli illustratori e quell’oggetto mi è tornato in mano. Ed eccolo qui.
Si intitola Mi inalbero tra gli alberi. È una solida carpetta in cartone grigio/grigio da legatoria, foderata in cartoncino nero. È chiusa da un elastico giallo annodato, con una piccola etichetta e accompagnata da una xilografia color cinabro, di formato più grande, che funge da biglietto da visita. La precisa imprecisione dei tagli e delle incollature rivela una fattura manuale esperta, ma non ossessiva.
Aperta la carpetta, si scoprono diciassette tavole monocrome, realizzate con timbri o stampini che, ripetuti, vanno a formare sagome di alberi e qualche occasionale uccellino di passaggio. (Perché si sa che gli alberi sono fatti per gli uccelli, mica per altro).
Un insieme coerente, un esercizio ripetuto ma non ripetitivo che non esaurisce il discorso ma lascia lo spazio a ulteriori riflessioni sulla tecnica, sul pensiero e sull’immaginario di Filli e sulle possibilità di utilizzarli per farne libri.
Una presentazione ineccepibile, quindi. Se bisogna proprio trovarle un difetto è la laconicità. Il biglietto da visita xilografico rimanda a numero di telefono, email e blog, uniche informazioni pratiche. (Se il biglietto si fosse perso nello scatolone, nella carpetta non avremmo trovato altro che il nome Ottoeffe e una data.) La pagina di accoglienza del blog è criptica e trovare i contenuti non è intuitivo.
Navigando un po’, si capisce che Ottoeffe è, forse, un’etichetta di autoproduzione: c’è anche un breve elenco di negozio dove Ottoeffe è presente. Si capisce che fa cose molto interessanti, ma tutte le immagini sono prive di didascalie e dati di qualsiasi tipo. La sezione News non è aggiornata (siamo sicuri che Filli e la sua Ottoeffe hanno combinato qualcosa dal 15 settembre 2011 a oggi) e manca una biografia, per quanto sintetica. Insomma, se Filli non l’avessimo incontrata, non saremmo riusciti a rispondere ad alcune domande importanti: cosa fa esattamente, come lo fa, perché.
Però, accidenti, quegli alberi... E le altre cose che si vedono nel blog... Vale ben la pena di un po’ di fatica per cercare di capire che cosa passa per le mani e per la testa di una illustratrice tanto capace. Dovrebbe impegnarsi di più nella comunicazione ma, come dicevano Cochi e Renato quando portavo ancora i calzoni corti: «Bravo: sette più!»
Io l’ho appena vista, preso com’ero a cercare di sedurre il mercato internazionale a colpi di progetti e maquette. Ha incontrato Giovanna e si sono parlate a lungo, davanti a un oggetto che mi incuriosiva e che cercavo di capire cosa fosse con la coda dell’occhio, mentre facevo il piazzista con qualche collega.
Dopo la fiera, passato un tempo irragionevolmente lungo, abbiamo cominciato a mettere ordine nel caos degli scatoloni con il materiale degli illustratori e quell’oggetto mi è tornato in mano. Ed eccolo qui.
Si intitola Mi inalbero tra gli alberi. È una solida carpetta in cartone grigio/grigio da legatoria, foderata in cartoncino nero. È chiusa da un elastico giallo annodato, con una piccola etichetta e accompagnata da una xilografia color cinabro, di formato più grande, che funge da biglietto da visita. La precisa imprecisione dei tagli e delle incollature rivela una fattura manuale esperta, ma non ossessiva.
Aperta la carpetta, si scoprono diciassette tavole monocrome, realizzate con timbri o stampini che, ripetuti, vanno a formare sagome di alberi e qualche occasionale uccellino di passaggio. (Perché si sa che gli alberi sono fatti per gli uccelli, mica per altro).
Un insieme coerente, un esercizio ripetuto ma non ripetitivo che non esaurisce il discorso ma lascia lo spazio a ulteriori riflessioni sulla tecnica, sul pensiero e sull’immaginario di Filli e sulle possibilità di utilizzarli per farne libri.
Una presentazione ineccepibile, quindi. Se bisogna proprio trovarle un difetto è la laconicità. Il biglietto da visita xilografico rimanda a numero di telefono, email e blog, uniche informazioni pratiche. (Se il biglietto si fosse perso nello scatolone, nella carpetta non avremmo trovato altro che il nome Ottoeffe e una data.) La pagina di accoglienza del blog è criptica e trovare i contenuti non è intuitivo.
Navigando un po’, si capisce che Ottoeffe è, forse, un’etichetta di autoproduzione: c’è anche un breve elenco di negozio dove Ottoeffe è presente. Si capisce che fa cose molto interessanti, ma tutte le immagini sono prive di didascalie e dati di qualsiasi tipo. La sezione News non è aggiornata (siamo sicuri che Filli e la sua Ottoeffe hanno combinato qualcosa dal 15 settembre 2011 a oggi) e manca una biografia, per quanto sintetica. Insomma, se Filli non l’avessimo incontrata, non saremmo riusciti a rispondere ad alcune domande importanti: cosa fa esattamente, come lo fa, perché.
Però, accidenti, quegli alberi... E le altre cose che si vedono nel blog... Vale ben la pena di un po’ di fatica per cercare di capire che cosa passa per le mani e per la testa di una illustratrice tanto capace. Dovrebbe impegnarsi di più nella comunicazione ma, come dicevano Cochi e Renato quando portavo ancora i calzoni corti: «Bravo: sette più!»
6 commenti:
this is inspiring. i'm working on monochrome and this really compels me to continue on my project. very sweet of you to post. thanks a lot!
Meno male che ogni tanto voi Topi dedicate una fettina del vostro tempo a ricordare e insegnare a noi illustratori quant'è importante la comunicazione. E' quasi la metà del nostro lavoro, e quanto spesso ce lo dimentichiamo...Grazie!
Lungi da me fare la voce fuori dal coro, ma a me sembra un virtuosismo questo libro.
Bellissimo, espertissimo, molto bella l'idea dei timbri (e la Y come rametto è un vero tocco di classe) ma di narrazione non vedo l'ombra.
Mi sembra appunto un insieme di tavole dove l'autore mostra cosa sa fare.
Emozionalmente lo trovo piuttosto piatto, soprattutto se progettato per l'infanzia.
Solo la mia idea, naturalmente.
Morena
Morena, non mi sembra ci sia qui un coro al fuori del quale tenere la propria voce. E la sua opinione è bene accetta. D'altra parte, se rilegge il testo, ci troverà scritto: « [...] lascia lo spazio a ulteriori riflessioni [...] e sulle possibilità di utilizzarli per farne libri.»
Bellissima la tecnica ! Mi piace molto anche come e' stato presentato il tutto. L'idea mi ricorda un po' troppo "the night life of trees" di Tara Books ... Dal quale forse e' sorta l'ispirazione iniziale, comunque l'albero di lettere e' delizioso ! Rimango con l'interesse che voi stessi avete espresso nel post, m'incuriosisce molto Ottoeffe
...rimango un po' curiosa...
A distanza di un anno, ci sono stati sviluppi?
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