mercoledì 23 maggio 2012

Concerto per rane, ricordi e bambini

[di Michele Petrucci] 

 «Le Rane è una canzone che parla del tempo che passa, del ricordo. Crescendo, invecchiando, si tende a ricordare la parte più bella di quello che si è vissuto, anche perché il ricordo è selettivo, e così confrontato con il presente dà spesso un senso di perdita. »
Francesco Bianconi (Baustelle)



A caccia di rane è il mio primo libro a fumetti pensato per un pubblico di bambini e ragazzi. La storia che sta alla base del libro, un'estate di tre amici e il loro rapporto con la natura circostante, con la crescita e con il superamento delle proprie paure, la scrissi molto tempo fa, ma per anni è rimasta nel cassetto.
Da quello scritto, però, negli anni ho attinto a piene mani. Per esempio il ricordo della pesca a mani nude che io e altri miei amici facemmo nelle secche del fiume (e il ricordo di quei macabri trofei portati ai nostri genitori e il senso di colpa per aver ucciso quei pesci nelle notti successive) è finito in un altro mio libro a fumetti, Metauro (Tunué), anch'esso in parte autobiografico. 


Cerco nella memoria i tre amici. Prime prove...

Quando ho saputo della collana Gli anni in tasca Graphic dei Topi ho ripreso in mano quel racconto e suggestionato dall'ascolto della canzone Le rane dei Baustelle (nell'album I mistici dell'Occidente), l'ho sistemato e presentato a Giovanna e Paolo.
Il mio libro parla del ricordo e di come il tempo possa modificarlo e spesso abbellirlo. Da alcuni recenti studi si è scoperto che i ricordi non vengono "stampati" nel nostro cervello per poi consumarsi pian piano con il tempo. Il cervello aggiorna continuamente i nostro ricordi, li "ricostruisce"periodicamente.
Aggiungo un po' di grigio.
Per fare un paragone, è un processo che non assomiglia tanto all'emulsione di una pellicola, ma piuttosto a uno spettacolo teatrale che viene continuamente messo in scena e che quindi ogni volta cambia un poco. Il lavoro che ho fatto in A caccia di rane è stato quindi, prima di tutto, un lavoro di ricerca personale, per far affiorare anche i lati meno luminosi e gioiosi (che sono ovviamente tanti) della mia infanzia.



Ancora in cerca del respiro e del segno giusto.

A quel punto ho dovuto cercare il respiro adatto al racconto e un segno e un disegno che sintetizzasse quel respiro. Ho dovuto procedere per tentativi, mescolando elementi più diversi. Ho iniziato con la sintesi tipica dei giapponesi studiando i disegni di un grande artista come Yoshitomo Nara. Da lì ho cercato di rendere il segno più personale, usando pennello e aggiungendo il grigio (tecniche che utilizzo da molti anni).
Entra in scena il colore.

Eccoli, sono loro.

Con i Topi abbiamo anche deciso di usare un secondo colore e il verde, ovviamente, è stato il primo che ci è venuto in mente. Ma il risultato ancora non ci soddisfaceva, così ho spostato il registro su un piano più figurativo.

L'estate è verde: verde come le rane.

A questo punto ho cominciato a lavorare su vecchie foto e sono arrivate immagini soddisfacenti. Infine, ho deciso di abbandonare il pennello a favore di un pennarello a punta fine, per rendere il disegno più immediato, diretto.

Le rane sono una metafora...
A quel punto, il fumetto ha cominciato a prendere forma e ho realizzato le tavole molto velocemente. Alla fine della storia mi sono divertito ad aggiungere una specie di postfazione a fumetti, un secondo finale dove vediamo cosa fanno i personaggi del libro oggi, a distanza di 30 anni. Ma secondo Giovanna mancava ancora qualcosa al libro. Le rane.
Perché in realtà di rane nel fumetto se ne vedono poche. Le rane sono più una metafora del passare del tempo e della crescita, non a caso ogni capitolo del libro inizia con una fase dello sviluppo di una rana, dalle uova alla formazione delle piccole rane (che dura approssimativamente proprio quanto un'estate). Giovanna ha però avuto l'idea di aggiungere una divertente seconda postfazione a fumetti, una specie di semplice manuale per andare a caccia di rane. E solo a quel punto il libro ci è sembrato veramente finito.

... ma Giovanna non si accontenta di metafore.

2 commenti:

Monica Monachesi ha detto...

Caro MIchele, hai fatto proprio bene a raccontare per bambini i tuoi ricordi, ti scrivo per raccontarti di come mio figlio Pietro di 6 anni e mezzo si sia divorato tutto d'un fiato A caccia di rane. Letteralmente rapito da questa lettura, immerso tre le pagine. L'ha terminato in fretta e siamo andati a cercare altri tuoi racconti. Ora legge Metauro, è un po' più difficile, gli ho spiegato alcune cose e da Senigallia andremo di certo a Fano con nuove curiosità. Ho capito che cosa possono amare i bambini dopo il picture book... e come sempre grazie ai Topi! Eppoi anche io (in città, al Valentino - Torino) da piccola andavo 'quasi' a caccia di rane, ci servivano le coppette di gelato svuotate e la gara era a catturare il girino più grande!

michele petrucci ha detto...

Grazie Monica. I commenti come questo sono tra i motivi che muovono noi autori a scrivere e disegnare. Penso che oggi non ci siano abbastanza fumetti per bambini e che editori come Topipittori (e Tunué) facciano un lavoro encomiabile.