venerdì 15 giugno 2012

C'era una volta in Corea

[di Valentina Colombo]
 
Ci ha messo tre anni ad arrivare sulla mia scrivania, ma alla fine, ce l'ho fatta. Devo ringraziare Loredana Farina che, di ritorno da Parigi, me l'ha prestato, maneggiandolo con il rispetto che si porta a una reliquia.
Bound treasures. Graphic Art in Korean Children's Books of the Mid-20th Century è il libro pubblicato nel 2009 dalla National Library for Children and Young Adults Art Center for Children's Books, che si trova a Paju Bookcity (ne ho parlato lo scorso anno qui). E' stato un arduo inseguimento. Il libro era infatti disponibile a Bologna allo stand collettivo coreano, ma quando finalmente sono riuscita a passare, era esaurito. Impossibile riuscire a trovare qualcuno che mi dicesse a chi richiederlo, introvabile nelle librerie e nemmeno l'onnipresente Google mi ha aiutato a torvarne una copia.
Ci tenevo particolarmente perché è l'unico libro che io conosca (e del quale i coreani stessi mi hanno dato informazioni) che parli della storia dei libri per bambini in Corea. Un percorso molto affascinante e anche struggente per certi versi.

Una doppia pagina con le copertine, pp. 74-75

Gang Gyeong-hui, The face that I miss, 1969, p. 162

La storia di tutta la letteratura coreana, adulta e non, è stata condizionata pesantemente dalle occupazioni straniere e dai conflitti che si sono susseguiti nella penisola. Gli autori Lee Ho Baek e Jeong Nyung-kyu ripercorrono l'evoluzione dell'albo scandendo il libro in tre sezioni: una prima dedicata agli anni '20-'50 e focalizzata sulle riviste per bambini; la seconda dedicata alle copertine del ventennio '50-'60; una terza sezione tutta dedicata alle sguardie.

Our songs, Grimdongsan Series 5, 1947, p. 50
A una prima occhiata si nota una certa uniformità sia nell'uso dei colori sia nella struttura delle immagini, per quanto si noti una definizione precisa dello stile di alcuni illustratori. La spiegazione è da ricercare nella limitatezza dei mezzi di riproduzione nell'epoca posteriore all'occupazione giapponese. I confini del lavoro dell'illustratore erano molto marcati: tre colori per la copertina, uno solo per la quarta di copertina, senza contare che la mentalità non era quella attuale. Nell' interessante introduzione al volume, gli autori raccontano come molti illustratori concepissero il loro lavoro come un'occupazione per nulla artistica. Per questa ragione non si conservano originali o schizzi ed è persino difficile reperire i libri di quegli anni. Il lavoro di costruzione dell'archivio è stato per questo molto complicato, ma ciò che è possibile vedere in questo libro è molto interessante. È infatti una delle poche testimonianze sistematiche e ragionate delle origini della cultura illustrativa coreana, che è stata sostituita, mescolata, cancellata o reinterpretata alla luce, soprattutto negli ultimi anni, della cultura occidentale.


As good as their peers, p. 98-99 (sguardie)
L'identità coreana è da sempre al centro delle preoccupazioni dei governanti e del mondo culturale. Molte case editrici di albi illustrati incentrano la loro produzione proprio sulla tradizione del loro paese, per far sì che non si perda.








Yi Ju-hong, Lonely Jjambo, 1959, p. 81



Il mondo delle immagini che circonda i bambini oggi [...] contiene solamente una traccia delle antiche illustrazioni dei libri per bambini coreani. [...] Un problema simile si rintraccia nella capitale coreana, Seoul. Nonostante i tentativi di preservarla, possiamo ancora trovare tracce del periodo Joseon tra tutte le costruzioni e gli edifici d'avanguardia, ma sta diventando sempre più difficile rintracciare esempi del passato recente, di anche solo trenta o quarant'anni fa. 
(Traduzione a cura della redazione)







Particolare da Selected collection of Korean Children's Literature, pp. 118-119
Il libro, che è stato pensato in occasione della Bologna Children's Book Fair del 2009, quando la Corea è stata ospite d'onore, è proprio un tentativo di avvicinare e insieme ricordare una cultura estremamente ricca ma che anche sempre giovane, perché sempre reinventata, sempre ricostruita, sempre distrutta e poi rinata, e ora, si potrebbe dire, in pericolo di "colonizzazione". Per questo studiare il passato della letteratura per bambini e riproporre gli antichi temi, le favole, le leggende, parlare delle usanze e dei riti è fondamentale per i coreani così come è affascinante per noi.

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