lunedì 2 luglio 2012

Leggere l'illustrazione /3: gli americani - corso propedeutico

Per quanto in mezzo ci sia solo uno stagno, Stati Uniti ed Europa sono stati ambiti scarsamente integrati nella creazione e produzione di albi illustrati, almeno fino a tempi molto recenti. Anzi, si potrebbe perfino sostenere che gli scambi fra i due universi siano in certa misura ancora episodici. Non è quindi strano che la letteratura sul picturebook abbia spesso trattato i due contesti separatamente, anche se non come fenomeni completamente isolati.


Per cominciare ad approfondire la storia del picturebook americano, la lettura fondamentale è American Picturebooks: From Noah's Ark to the Beast Within, di Barbara Bader (della quale, colpevolmente, non ho notizie biografiche, ma che ha collaborato in passato con la celeberrima e polemicissima rivista Kirkus Reviews, e che non è da non confondere con l'omonima storica dell'arte e studiosa dell'illustrazione che dirige la Arts Education Research Unit della Università di Berna, in Svizzera), pubblicato nel maggio 1976 da Macmillan. Si tratta di un librone di 615 pagine, profusamente illustrato, ormai fuori catalogo ma facilmente reperibile su Amazon, eBay e AbeBooks, a un prezzo compreso fra i 10 e i 150 dollari a seconda dello stato di conservazione (la nostra copia è senza sovraccoperta, quindi aveva un prezzo nella gamma bassa).

L'arca di Noè di Boyd Smith (1905), dalla quale il titolo del libro di Bader.

Bader traccia una storia del picturebook nella definizione più ampia del termine, a partire dai primi anni del Novecento per fermarsi ai primi anni Settanta, concentrandosi particolarmente sul secondo dopoguerra, quando un'editor del genio di Ursula Nordstrom (della quale non bisogna assolutamente lasciarsi sfuggire Dear Genius) ha aperto la strada, con la complicità di autori e artisti come Margaret Wise Brown e Maurice Sendak, alle idee della psicologia dell'infanzia nell'albo illustrato.

Una sequenza di immagini di "Two Little Trains" di Margaret Wise Brown e Jean Charlot (1949).

Non si tratta di un testo critico o di un'indagine particolarmente approfondita. Il suo valore sta proprio nell'essere una rassegna completa ed estesa, con una particolare attenzione  alle tendenze e alle tecnologie produttive, alla continua trasformazione della grafica e al lavoro degli illustratori. In pratica l'opera propedeutica della quale non si può proprio fare a meno.

Interessanti collane di libri di stoffa degli anni Trenta e Quaranta.

Molto interessanti, anche se forzatamente superficiali, i capitoli dedicati a singoli illustratori: Wanda Gag, Helen Sewell, Roger Duvoisin, Jean Charlot, il Dr. Seuss, Marcia Brown e Maurice Sendak. Chi voglia trovare analisi approfondite sull'immaginario di questi illustratori e l'evoluzione della loro opera resterà sicuramente deluso, ma per questo ci sono altri strumenti, che tratteremo altrove. L'unica vera pecca del libro, peraltro determinata dall'epoca di pubblicazione, quando la qualità delle riproduzioni a colori era ancora relativamente scarsa (gli scanner erano rari nei primi anni Settanta) e il loro costo elevato, è l'apparato iconografico.

Proprio l'apparato iconografico è, invece, il punto di forza di Myth, Magic, and Mysteries – One Hundred Years of American Children's Book Illustration, catalogo dell'omonima mostra che fra il 2 giugno 1996 e il 6 aprile 1997 ha viaggiato fra il Chrysler Museum of Art di Norfolk (VA), il Memphis Brooks Museum of Art di Memphis (TN) e il Delaware Art Museum di Wilmington (DE).

La mostra, che ha avuto molta risonanza e ancora oggi è considerata esemplare, non raccoglieva solo libri, ma anche illustrazioni originali, impaginati e maquettes, prove di stampa e disegni preparatori dei più importanti albi illustrati americani del Novecento. Del libro esiste un'edizione rilegata con sovraccoperta (come la nostra) e una economicissima edizione in brossura che trovate su Amazon o su Abebooks.

Un'interessante parallelo fra "Into the Night Kitchen" di Sendak (1973)
e le striscie di "Little Nemo in Slumberland" di Winsor McKay (1905-13).

Il catalogo è arricchito da testi curati da Michael Patrick Hearn, Trinkett Clark e H. Nichols B. Clark, organizzati per grandi temi. Questi testi, come le illustrazioni che gli accompagnano, hanno, per noi europei, lo straordinario pregio di non fermarsi all'ovvio, ma di presentarci una gran quantità di opere e di artisti che sono sfuggiti ai radar dei nostri editori, ma che vale comunque la pena di conoscere.

Due schizzi preparatori del Dr. Seuss per una pagina di "The Cat in the Hat" (1957).

Mancano, va detto, alcuni nomi molto importanti, soprattutto degli anni più recenti: gli alfieri dello stile grafico più “estremo”, come Paul e Ayn Rand, Milton Glaser, Seymour Chwast, John Alcorn e il gruppo degli artisti che in Europa hanno fatto la fortuna di Harlin Quist (del quale abbiamo parlato più volte nel blog, qui).
Esphyr Slobodkina, "Caps for Sale" (1940).
Sono quelli con i quali forse, noi europei abbiamo più familiarità. Ma questa lacuna, forse non è casuale o incidentale, ma serve a sottolineare come un certo stile di illustrazione e un certo modo di interpretare l'albo illustrato non siano mai stati, nonostante i successi commerciali, completamente accettati dall'editoria e dalla critica statunitense.

Un'illustrazione di Allen Say da  "Grandfather's Journey" (1993).
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Antonio Frasconi ("See and Say", 1955) e Roger Duvoisin ("A is for the Ark", 1952):
due approcci all'abbecedario a confronto.

1 commento:

illustrAutori ha detto...

Sempre più bello! Grazie