martedì 27 novembre 2012

Libri cartacei e libri digitali a confronto


Domenica, 18 novembre 2012, in occasione di Bookcity, a Milano, al centro documentazione 0-6 in via Forze Armate, si è tenuto l'incontro L'editoria per l'infanzia volta pagina. Riflessioni e domande sul futuro del libro per l'infanzia. Ideato da Anna Pisapia e Francesca Archinto, il confronto ha coinvolto, oltre alle organizzatrici, Giulia Orecchia, Giuseppe Bartorilla, Giovanna Zoboli, Martina Fuga, Massimo Canuti. Poiché durante la discussione, abbiamo ascoltato cose interessanti, abbiamo pensato di condividere con voi gli interventi dei relatori, a partire da oggi, e per le prossime settimane.

Libri cartacei e libri digitali a confronto: spunti e riflessioni dai primi studi

[di Anna Pisapia di Happi ideas]

Il convegno L'editoria per l'infanzia volta pagina vuole essere un primo momento di incontro e riflessione, e vorremmo che il dibattito continuasse in rete ( #futurolibroinfanzia ). A breve progettiamo di lanciare un questionario online per fare il punto su cosa ne pensano i genitori di ebook e app libri. Non ci risulta che esista ancora nulla al riguardo in Italia.
È importante considerare che tutti (editori, illustratori, bibliotecari, esperti di nuove tecnologie, autori, genitori, educatori), nessuno escluso, possono contribuire ad animare il dibattito e la riflessione. Il comune denominatore è la passione per il libro per l’infanzia, il filo conduttore è il prodotto di qualità.



Vorrei partire dalle indicazioni che ci propongono alcuni studi.
Secondo Pew Internet Project, igenitori sono entusiasti downloader di tutti i tipi di applicazioni, in particolare per i bambini. Come riporta iLearnII, la maggioranza delle applicazioni (80%) della sezione Educazione dell'Apple Store è per bambini in età prescolare o elementare. Inoltre, se si guardano i prodotti più venduti nella categoria Libri dell’Apple Store, si nota che in genere i prodotti per bambini dominano la lista.
Il settore è in crescita e in espansione.


Inoltre, secondo il New York Times, l’iPad è il tablet più venduto ed è quello più adatto ai bambini, secondo alcuni potrebbe addirittura essere il punto di svolta in materia di istruzione.
E, tuttavia, a questo punto, la sorpresa è che i genitori preferiscono ancora leggere ai loro bambini i libri di carta.

Secondo un’indagine New York Times, i genitori accaniti downloader di libri vogliono che i loro figli siano circondati da libri stampati, perché possano sperimentare l’esperienza fisica della lettura. E molto conta anche il momento di intimità che la lettura comporta. Infine, per i genitori è importante poter sfogliare il libro per intero, prima di acquistarlo. E tutto ciò perché, come sostiene anche Junko Yokota, professore e direttore del Centro per la Didattica attraverso i libri per bambini e ragazzi alla National Louis University di Chicago, la forma e le dimensioni del libro fanno profondamente parte dell'esperienza di lettura, del vissuto emozionale e intellettuale.

Ci si chiede: esiste una 'giusta' quantità di interattività nei libri digitali per bambini?
Secondo uno studio del Ganz Cooney Joan Center effettuato nel 2012, troppa interazione non pertinente alla storia può distrarre il bambino dalla lettura e può incidere sulla co-lettura con l’adulto. I bambini che hanno letto versioni enhanced ebook ricordano meno dettagli narrativi rispetto a quelli  che hanno letto la versione stampata della medesima storia.
Se parliamo di apprendimento, non solo i libri digitali interattivi, ma anche i libri cartacei pop-up distraggono i bambini.

Questo tuttavia, secondo Cynthia Chong psicologa dell'età evolutiva, non vuol dire che non siano utili e che non piacciano ai bambini. Del resto i libri digitali possono indurre alla lettura bambini poco motivati.
Pensiamo ora alle parole che usiamo: si guarda un film, si gioca a un videogioco. Ma cosa si fa con un libro digitale (app/enhanced ebook)? Per questa esprienza manca ancora una terminologia.
Come stabilire limiti ragionevoli di esposizione per un bambino di 2 o 3 anni?

 
L'American Academy of Pediatrics raccomanda di non esporre allo schermo bambini sotto i due anni, sostenendo che una ricreazione non strutturata sia più vantaggiosa per sviluppare creatività, problem-solving e capacità di ragionamento.
Per i bambini di età superiore, raccomanda non più di una o due ore di “programmazione di qualità” al giorno.


Come scegliere? Michael Levine, direttore esecutivo del Joan Ganz Cooney Center suggerisce la “piramide tech”, ovvero di selezionare le proposte digitali “più salutari” e “nutrienti”, che consentano al bambino di essere propositivo senza essere intrattenuto.



In conclusione: la ricerca è solo all’inizio, gli studi sono ancora pochi.
è certo che questi mezzi hanno potenzialità enormi ancora tutte da esplorare e monitorare.
C’è forse anche una “paura del non conosciuto”. Poiché i bambini di oggi sono nativi digitali se non vogliamo precludere ai nostri figli questo mondo, dobbiamo incoraggiarli a sperimentare, a usare ogni mezzo in modo corretto e insegnando loro al tempo stesso a riconoscerne i pericoli.



15 commenti:

gioia marchegiani ha detto...

Interessante argomento in cui sono coinvolta personalmente essendo impegnata nella realizzazione dell'App del mio secondo albo illustrato. I limiti e i pregi sono quelli espressi nel post dagli esperti del settore. Concordo appieno sul porre dei confini alla frequentazione di un libro digitale rispetto a quella di uno cartaceo e senz'altro trovo fondamentale un controllo ed una selezione dei prodotti da proporre al bambino. C'é tanto ma c'é anche tanto di inutile.
Definirei quello tra il libro digitale e quello cartaceo, un sodalizio che tende, laddove sono prese le giuste precauzioni e laddove la qualità viene messa prima della commerciabilità, ad un fine comune.
Davvero c'é in questo nuovo veicolo d'apprendimento la possibilità di approfondire ed elaborare i messaggi e i contenuti in una modalità più diretta e più veloce, come di provare emozioni e suggestioni.
Ma è fondamentale la consapevolezza e la conoscenza dell'adulto e del bambino del mezzo con cui si interagisce, come fondamentale è anche la condivisione del viaggio attraverso questa nuova finestra, perché il ritorno alla realtà non sia un limite. Dunque non tanto la “paura del non conosciuto” è quella che ci deve bloccare ma piuttosto è importante evitare che dall'incontro con il mondo del libro digitale non si scateni nel bambino “la paura del conosciuto”, cioè del ritorno all'oggetto comune del libro cartaceo.
Credo inoltre che la realizzazione di una versione digitale di un albo illustrato possa essere l'occasione di ampliare le potenzialità dei contenuti stessi del libro, come anche di farlo andare più lontano.
La Children's Technology Rewiew(USA) dal 1993 svolge attività di divulgazione sull'argomento, fornendo recensioni su prodotti digitali interattivi. Quest'anno ha collaborato all'organizzazione della prima edizione del “Bologna Ragazzi Digital Award” (http://childrenstech.com/bolognaragazzidigital).
In Italia MLOL-Ragazzi è un gruppo di discussione (http://www.facebook.com/groups/218138268207864/?fref=ts) dedicato al tema delle risorse digitali per bambini e ragazzi in biblioteca.
Un grazie ad Anna Pisapia e un caro saluto ai Topipittori!

SaraDurantini ha detto...

Mi sono sentita coinvolta da questo argomento fin da subito sia come mamma sia come insegnante della scuola dell'infanzia e della scuola primaria. Da mamma di un bimbo di quasi un anno posso dire che sto sperimentando su di lui il digitale. Quando dico sperimentando mi riferisco al fatto che cerco di metterlo in condizioni in cui gli ebook illustrati siano parte integrante della sua educazione ma soprattutto contribuiscano alla sua fantasia e creatività. Allo stesso modo cerco di far interagire mio figlio con i libri cartacei, di ogni forma e dimensione. Non vorrei pormi dei limiti nel senso che cerco di stimolare mio figlio con qualsiasi libro o ebook che possano educarlo al bello al fantasioso e al meraviglioso. Anche la conoscenza manuale dei supporti digitali e tradizionali penso sia importante tanto quanto l'osservazione e l'ascolto.
Da insegnante non posso certo ritenermi soddisfatta di quello che la scuola sta facendo. Ho vissuto parecchie realtà scolastiche qui a Roma, quartieri diversi e strutture differenti, tuttavia ho notato che la lettura (salvo rare eccezioni) viene spesso imposta oppure poco stimolata, con la conseguenza che le biblioteche di classe sono sguarnite di libri (illustrati o meno) oppure riempite con libri vecchi e mal ridotti quindi poco adatti ale esigenze dei bambini. Inoltre vi è poca apertura al digitale e questo per mancanza di fondi. Il discorso andrebbe ampliato ma, in generale, il quadro è questo. Ed è triste!
Credo che sia utile discutere e parlare di come sta cambiando l'editoria per l'infanzia in modo che gli educatori (nel senso più ampio del termine) possano aggiustare il tiro, confrontarsi e affacciarsi su questo nuovo mondo.

Anna ha detto...

Molto interessante.
La grande domanda è: come non cadere, da una parte, nella modalità del gioco interattivo (che non è funzionale alla fruizione della narratività di una storia - almeno, così come la conosciamo oggi) o, dall'altra, nella modalità dell'animazione (che è funzionale alle modalità narrativa di una storia, ma esiste già e si chiama cinema)?
Tra la staticità del libro cartaceo, il gioco e il filmato di animazione, dove troveranno il loro posto le storie illustrate di domani?

Unknown ha detto...

Credo che i nuovi format del libro digitale siano difficili da immaginare. Un po' come nella prima metà del secolo scorso sarebbe stato difficile per chiunque immaginare quello che sarebbe stata la televisione. Il mondo dominato dalla rete e dai nuovi media cambia radicalmente il rapporto che i bambini hanno con il testo scritto e con le immagini. Del resto, a suo tempo, l'introduzione della stampa ha modificato il rapporto dell'uomo moderno rispetto alla parola scritta. Quindi l'unica strada che vedo per l'editoria è aprirsi a nuovi formati e fare della contaminazione tra i generi pratica quotidiana. Su Mamamò (www.mamamo.it) cerchiamo di esplorare l'universo dei nativi digitali, con un occhi particolare per le book app. Ma spesso ci troviamo in difficoltà quando dobbiamo catalogarle, perché gli steccati tra i generi sono saltati. E non siamo ancora riusciti a capire cosa sia veramente il futuro del libro. Però sono sicura che sarà un viaggio entusiasmante...

Anonimo ha detto...

Ringrazio anch'io Anna Pisapia per essersi fatta promotrice del convegno e per questa analisi che offre davero tanti spunti da approfondire.

Sto facendo in questi giorni le stesse riflessioni dell'altra Anna (quella al commento 2, per capirci!) sui confini da tracciare per definire gli ambiti dei nuovi libri illustrati.

E' anche vero che, mi sono detta riflettendo sul tema, forse è solo un dettaglio per addetti ai lavori: ad un bambino, ad un ragazzino, interessa che gi venga narrata o narrarsi una storia.

Sono mamma, sono appassionata lettrice di storie di ogni tipo, illustrate o meno, e ho un grande sogno: quello di contribuire a creare reti e meccanismi sociali che favoriscano in ogni modo l' "attaccamento alla lettura". Io lo chiamo, traslando una nota etichetta anglofona conosciuta dai genitori, attachment reading.

Creare lettori giovani, giovanissimi, è tra i miei desideri per il futuro che verrà.

Le storie di qualità sono un buon veicolo per contribuire alla formazione di un lettore: queste storie, come l'acqua, possono assumere la forma del contenitore in cui vengono trasportate.

Grazia
towritedown.wordpress.com

gioia marchegiani ha detto...

Bisogna innanzitutto considerare l'App di un libro illustrato come qualcosa di diverso dall'animazione e dal gioco. Nel creare un' App si prova la tentazione di vedere animati i personaggi e le scene delle illustrazioni, ma si scopre invece di come il limite che si incontra sia proprio ciò che preserva l'identità del libro. Non è necessario andare oltre per catturare l'attenzione del bambino. Lo stesso vale per le “azioni” interattive che non devono rappresentare una sfida o stupire con effetti speciali, devono contenere l'aspetto della sorpresa, stimolare la curiosità ed essere un valore aggiunto affinché il bambino possa sentirsi ancora più parte della storia. Come? Compiendo delle semplici azioni i cui effetti approfondiscano i contenuti della storia stessa.
Credo che non tutti gli albi illustrati siano adatti ad essere digitalizzati in un'App.
Per comprendere meglio si deve provare. E per farlo basta avere davanti un bell'illustrato cartaceo e osservandolo chiedersi cosa potrebbe succedere se quel sasso disegnato si muovesse, o se si spostasse una nuvola, o se si potesse cambiare una parola... Se si pensa che ciò sarebbe bello, divertente e utile e soprattutto un valore aggiunto al nostro libro, potrebbe valere la pena di pensare di trasformarlo in un App da donare ai bambini.
Nell'App il bambino può scegliere se ascoltare, leggere o ascoltare leggendo. Qualsiasi scelta prenderà sarà un modo per entrare nella storia, per scavalcare la finestra...

Topipittori ha detto...

@Gioia. Grazie per i commenti, per le informazioni e per aver riportato le riflessioni a cui ti ha portato la tua esperienza diretta. Quella che indichi credo sia una strada condivisibile. E' la narrazione quel che è importante, e le app devono trovare la loro specificità proprio nello sviluppo della narrazione.

@Sara. Sappiamo che nelle scuole si fa fatica. Ieri una insegnante di un istituto comprensivo in Emilia mi diceva, sconfortata, che non hanno ancora una connessione. Questo per dire che ritardo ci sia. In alcune scuole la lettura è considerata un cardine del percorso formativo: ne abbiamo incontrate molte. In altre, invece, purtroppo si fa ancora molta fatica a considerarne i benefici.

@ Anna. Sono d'accordo con te, i rischi sono di appiattirsi sull'emulazione di giochi e animazioni (che poi è quello che finora è accaduto con la gran parte delle app in commercio, che sono molto deludenti e trovo anche molto noiose).

@Roberta. Il cambiamento avviene anche se facciamo finta di non vederlo. Per questo, hai ragione: l'unica strada per noi editori è quella di sperimentare e cercare di farlo appassionandoci alle potenzialità di questi nuovi mezzi. Io, però, aggiungo, senza nemmeno chiudere gli occhi sui rischi.

@towritedown. Sono daccordo con te: è l'importanza della lettura nella formazione dell'identità delle persone, l'obiettivo da tenere fermo in questo grande cambiamento. E sulla base di questo principio bisogna fare buone app e buoni libri. Perché va detto: quante montagne di libri, cartacei, perfettamente inutili e malfatti ci sono, in circolazione? L'equazione libro cartaceo = nobile e libro digitale = scadente non funziona. Sono gli obiettivi a monte e le competenze di chi li produce a essere determinanti: in sé i libri e le app sono solo strumenti.

Anna ha detto...

Gioia, grazie per la tua analisi. permettimi di controbattere.
Io non sono sicura che abbia senso trasformare i libri cartacei fatti fino ad oggi in app. Voglio dire, un libro illustrato è come una poesia: ha quel ritmo lì, che lo danno tanti fattori tra cui, importantissimo, le pagine che si girano, le pagine con quella dimensione, numero, rapporto testo-immagine, staticità delle immagini.
Tutti i libri che ho visto adattati, in cui, come suggerisci tu, si sposta una nuvola, si muove qualcosa, non mi sembrano necessari.
E il solo fatto di "mimare" il libro, con le pagine che si girano, e anche la doppia pagina, e addirittura il limite dell’unione delle due pagine (oddio, aveva un nome? Devo ripassarmi gli appunti del corso di Paolo), lo trovo un po' senza senso.
La sintassi del libro illustrato si è costruita sui limiti del libro e delle sulle sue forme (vedi illuminanti libri di Suzy Lee). Perché mai traferire quei limiti sull'Ipad??

Julien (marito) suggerisce qualcosa che mi sembra interessante: bisognerebbe prima definire una grammatica delle possibilità e dei limiti dell'Ipad (scuotere, capovolgere, toccare, spostare, trascinare, aprire, ascoltare, registrare, etc...), e solo a partire da questa nuova grammatica di gesti e possibilità (e limiti) si può iniziare a delineare una nuova narratività.

gioia marchegiani ha detto...

Certamente un libro creato per essere cartaceo e poi trasformato in app è differente da uno completamente pensato per essere app. Credo che il futuro di questa nuova forma narrativa sia in prodotti interamente nuovi e pensati in un modo nuovo. E' chiaro che in una nuvola che si sposta non c'e' nulla di interessante e che lo scopo non deve essere mimare il libro. Non c'é bisogno di trasformare tutti i libri cartacei fatti fino ad oggi in app. Ma per qualcuno di essi può essere un'opportunità e non un limite.

Unknown ha detto...

Mi trovo d'accordo con Anna, nel senso che penso sarebbe utile capire i limiti (per poi farne delle risorse) delle App, invece che buttarsi a capofitto in strumenti nuovi che poco si conoscono. Anche se certe volte i limiti si trovano sperimentando...
Quel che mi lascia perplessa del digitale è il valore commerciale, inteso come strumento di "controllo", voglio dire che temo che le App costeranno sempre di meno e i libri cartacei sempre di più e, gioco forza, si potrebbe tendere ad una scomparsa dei libri cartacei.
Questo un po' mi dispiace, non tanto per una idea romantica, quanto per il fatto che credo nell'utilità di entrambi i mezzi. Il digitale è potente e innovativo, il cartaceo ha il vantaggio dell'approccio tattile, del formato ricercato e forse potrebbe essere questa una strada percorribile: trovare i vantaggi di entrambi per non penalizzare né perdere cosa c'è di utile e interessante in entrambi.

Topipittori ha detto...

@Lisa Massei: ecco, il punto è esattamente questo: individuare i vincoli e i limiti dello strumento digitale per poi trovare il modo di individuare strutture narrative coerenti con il mezzo. Non sarà mica facile. Il volumen (cioè la forma di libro che oggi prevale) è stato inventato in epoca romana (prima c'era il codex, cioè il libro a rotolo) ma ci sono voluti poco meno di duemila anni e un bel po' di evoluzioni tecnologiche prima che si sviluppassero le modalità di narrazione più coerenti con questa forma/supporto. E, nonostante questo, ancora oggi non è raro vedere forme narrative più recenti (come l'albo illustrato) strutturate in maniera incoerente alla struttura materiale del libro.
Oggi abbiamo la tendenza a credere che l'evoluzione e il progresso siano rapidissimi, ma non lo sono affatto. I computer sono nati a metà ottocento, ma hanno cominciato a rivelare le loro potenzialità solo da una decina d'anni. In questa decina di anni si sono affastellate tante novità e innovazioni da lasciarci credere che tutto sia facile e svelto. Non lo è affatto. Per capire come raccontare una storia in maniera efficace e coinvolgente attraverso un nuovo strumento ci vorrà più tempo di quanto pensiamo.

Unknown ha detto...

Sono d'accordo... ci vorrà del tempo.
sperimentare, dunque? Io credo di si, senza mettersi i paraocchi, o credere che appunto la tecnologia sia così avanzata come la si percepisce. Per certi aspetti magari lo è, per altri ha i suoi limiti. Mi piace questa riflessione :)

Topipittori ha detto...

Anche a noi piace, Lisa. Quanto alla sperimentazione, noi stiamo provando a fare delle cose, ma la difficoltà principale sta proprio nel capire come i tablet, gli smartphone e le app saranno usati. Siamo abituati a un'analisi sofisticatissima del libro, nella sua forma tangibile, nella sua funzione narrativa e nella coerenza fra i due elementi. ma in questo ambito siamo uomini di Cro Magnon

Unknown ha detto...

a me piace l'idea sia di discutere/considerare questi argomenti, sia il fatto di uscire un po' anche dalle consuete stereotipizzazioni: tecnologia=velocità, efficienza ecc...
mi viene da dire che intanto partire è un enorme passo in avanti e mi fa piacere che voi, come editori, vi state non solo interessando ma cercando di fare concretamente qualcosa. Sarete/emo anche uomini di Cro Magnon, ma abbastanza curiosi ;) Buon lavoro!

babbonline ha detto...

Spunto di riflessione molto interessante.
Credo al di là del mezzo, conti il contenuto. E' la storia che conta. Certo è che un racconto che nasce già per essere su supporto digitale potrà avere un'impostazione specifica. Un po' come accade per i film in 3D, un film che nasce in 3D avrà caratteristiche per favorire tale teconologia ma poi è la storia raccontata nel film che conta per lo spettatore.

Personalmente preferisco che mia figlia utilizzi principalmente libri cartacei perché credo che favoriscano anche una certa manualità e confidenza con il libro come oggetto (es. sfogliare le pagine, tenerlo aperto).

Comunque, cartacei o digitali, è sempre bene cercare di far avvicinare i bambini alla lettura.