mercoledì 13 febbraio 2013

Gita scolastica: editori per un giorno

Questa è una machina da stampa offset. I libri si stampano qui.
[di Marta Ferina]

Mercoledì, 23 gennaio, anche se le lezioni sono ufficialmente finite da una settimana, ultimo appuntamento del corso Progettare libri. Un incontro facoltativo, ma non per questo meno importante: un po' esperienza sul campo, un po' gita sociale. Siamo andati in visita alle Grafiche AZ, a Verona.
Partenza all’alba, tutti in arrivo da pianeti diversi, più o meno dislocati intorno alla stella Milano, decidiamo di ritrovarci in un tipico luogo di appuntamenti (anche se normalmente di altro genere): il parcheggio di una nota azienda biscottiera, appena fuori dal casello di Agrate.

Questo è un mettifoglio. Da qui, i fogli bianchi entrano nella macchina da stampa.

Alle ore 7.15 di mattina l’allegra comitiva si riunisce. Con Paolo siamo in sei: Elham, Fabio, Ilaria, Miguel e la sottoscritta.
Partiamo, quindi, a bordo di due potenti mezzi: la Topomobile, di cui ignoro il modello, ma solo il fatto di essere Topomobile la rende per definizione potente mezzo; e la Range Rover di un fidanzato che, ovviamente, non è illustratore e la presta generosamente.
Se non fosse stato per la sosta caffè, saremmo arrivati in un lampo.

Questo è l'ingresso in macchina. Qui il foglio scompare per riemergere
stampato al capo opposto della macchina.

Vista l'ora – non erano ancora le nove – pensavamo di arrivare ed essere accolti con cappuccino e brioches. Invece, appena entrati, siamo immediatamente precipitati nella dura vita dell’editore. Neanche il tempo di togliersi la giacca e veniamo messi alla prova con la correzione di una cianografica. La cianografica è l'ultima spiaggia: l'ultima verifica prima di stampare il libro, quindi l'ultima occasione per correggere testi ed eventuali errori di impaginazione. Si può ancora correggere tutto, ma non i colori, perché si sa che nella cianografia non sono fedeli (e se non lo sapevate, non vi preoccupate: anche io l’ho appena scoperto).
Tutti seri e attenti iniziamo il nostro lavoro, segnalando le imperfezioni, anche se penso che l’unica correzione realmente utile sia stata quella di Miguel sulla copertina (ma non vale: Miguel parte avvantaggiato dalla sua lunga esperienza).

Questo è il macinatoio dell'inchiostro nero

Non facciamo quasi in tempo a finire questo primo compito che già si aprono le porte di quella che per noi si rivela essere una vera e propria fabbrica di cioccolato. E non si può mica gingillarsi. Bisogna correre.

Questo è il macinatoio del giallo
(poi ci sono anche quelli del magenta e
del cyan, ma credo che basti).
Così, da una porticina piccina picciò, passiamo in un immenso capannone con un’immensa macchina da stampa offset. Se non ne avete mai vista una, pensate a un’astronave tipo Spazio 1999. Dislocate come satelliti intorno all’astronave, tante risme di carta, bianche o con sopra stampati libri più o meno conosciuti, ancora scomposti sul foglio e pronti per passare alle fasi successive.

Qui, ci accoglie Roberto Girlanda, una specie di mago della tecnologia poligrafica che ci accompagnerà per tutta la giornata alla scoperta dei segreti del suo lavoro per il quale nutre una profonda passione.

A questo punto, assistiamo all'avviamento del foglio di stampa. Con originali e prove alla mano, si valuta il risultato di stampa e si decidono le correzioni da apportare all'inchiostrazione, per ottenere il risultato più simile possibile all'originale.

Meno nero qua, più rosso là… correzioni che si possono fare centimetro per centimetro e che vengono eseguite con molta attenzione. Naturalmente, tutto questo avviene con l'ausilio di tecnologie veramente impressionanti.

E questa è l'uscita di macchina, dove riemergono i fogli stampati.

Una volta dato l’ok, si parte con la stampa, il foglio passa di nascosto attraverso l’astronave, passa attraverso il castello del nero, del cyan, del magenta e del giallo per poi uscire bello e pronto, il tutto a una velocità impressionante.
Scienza o magia? Sicuramente magia!

Guarda il video!
 Macchina da stampa Offset from Andrea Tagliabue on Vimeo.

Per farci capire meglio il processo di stampa, Roberto ci mostra alcune pellicole. Sono il retaggio di un tempo passato, nel quale le tecnologie non erano avanzate come adesso. Oggi, le pellicole non ci sono più e dal file digitale si incidono direttamente le lastre. È così che scopriamo i segreti dei retini, delle loro inclinazioni e del famigerato effetto moirè (quello che vedete, se scansite un'immagine stampata nello scanner di casa senza impostare la funzione “Deretinatura”).

Questa è una pellicola. Oggi non si usano più, ma è meglio sapere che esistono.

Una volta che il foglio è avviato, passiamo al secondo livello: nel capannone adiacente c'è la legatoria dove il foglio di macchina viene tagliato, piegato, cucito, rilegato. È qui che il libro assume la sua forma finale. Qui ci viene fatto notare come il vantaggio di avere stampa e rilegatura nella stessa azienda sia molteplice, sia per contenere i prezzi sia per avere tutto il processo sott’occhio, cosa che per editori e autori è  importante.

Questa è una lastra (giallo). Ce n'è una per ognuno dei quattro colori di quadricromia.
 Con quattro colori si fa tutto (o quasi)

Purtroppo, non tutte le macchine per la rilegatura erano in funzione… Però possiamo seguire il percorso del foglio che viene tagliato, fustellato, piegato, assemblato, cucito e, molto probabilmente, coperto da una copertina più o meno rigida.
Scopriamo diversi tipi di colle per diverse esigenze; vantaggi e svantaggi del taglio al vivo della copertina; gusti e mode dei vari editori che qui producono i loro libri.

Questa è la macchina che scrive le lastre
Ma siamo tutti un po' distratti, rapiti dai cestini dei rifiuti (in realtà, contenitori pallettizzati da un metro cubo ciascuno). Lì dentro troviamo libri conosciuti e amati, e altri ignoti al mondo e alle librerie, scartati, abbandonati a un destino crudele: il macero. E tutto questo solo perché hanno una piccola, impercettibile ammaccatura, una copertina un po' storta, un difetto che, per quanto ci sforziamo, non riusciamo a nemmeno a individuare.  Colpisce questa ennesima testimonianza dell’infinita attenzione che qui viene data al libro, dalla sua nascita fino allo svezzamento.

Prima di pranzo, riusciamo a fare anche un salto da Renzo, il fotolitista, dove tentiamo di carpire i segreti di scansioni e fotoritocchi. Dato che è un po' complicato, la lezione sul campo è rimandata a data da destinarsi.

Intermezzo pubblicitario: Paolo e Miguel hanno intenzione di organizzare un incontro specifico, a Milano, probabilmente un sabato. Se volete essere informati, mandate una mail con oggetto “Scansione e cromia” a info[at]topipittori[dot]it].

Ma non è ancora finita, dobbiamo ancora scoprire come si fanno le lastre da stampa offset, quindi partiamo alla volta di un altro capannone.

Poi, finalmente si mangia. Tutti dalla “Nella”, tipica trattoria operaia in questa zona industriale alle porte di Verona. Le opzioni sono: bigoli in tutte le salse, bollito misto con salsa pearà, torte varie. Un paio di scriteriati danno l'assalto a una bottiglia di Valpolicella. Ma, in generale, nel gruppo nessuno si tira indietro, davanti al cibo. Anche perché la lunga giornata dell’editore non è ancora finita (infatti, lui non ha bevuto neanche un goccio).

Questa è una prova colore, con le sue belle scale certificate.

Torniamo alle Grafiche AZ dove ci attendono le prove colore di un nuovo, futuro e segretissimo libro dei Topipittori e qui con moltissima attenzione si valutano una a una le illustrazioni originali (che emozione!) con le relative prove di stampa e si affronta lo spinoso problema del quinto colore (stacchetto musicale... suspence).
Ed ecco che compare il colore Pantone temuto da tutti gli editori, sogno proibito degli illustratori: il colore che non si ottiene in quadricromia. Caro illustratore, non temere:  se l’editore ti vuole bene prima o poi nell’arco della tua lunga carriera ti concederà almeno un libro con un colore Pantone a tua scelta.

Questo è il libro che abbiamo stampato

A questo punto, dopo aver detto la nostra anche sui colori del futuro libro, stanchi, stremati, ma con il cuore gonfio di felicità (detto come lo direbbe Luigi del film Cars) e la testa scoppiettante di idee per il futuro, salutiamo tutti ringraziamo e ci rimettiamo in marcia verso casa.

E questo è il Guglielmi, capomacchina straordinario:
uno dei tanti che dobbiamo ringraziare.

Penso sia importante per un illustratore conoscere e ancor meglio seguire questo processo (anche se, forse, editore e stampatore certi illustratori non li vorrebbero tra i piedi...). Rendersi conto dei processi di produzione, fa capire molte cose e sicuramente aiuta ad avvicinare il lavoro creativo in modo diverso, più consapevole.
Un grande grazie a Paolo che ha organizzato corso e viaggio, e a Roberto, a Daniele, a Michele e a Leonardo. Ma bisogna anche ringraziare IL Guglielmi, IL Marco, IL Loris, IL Plinio, IL Renzo e tutti quelli di cui non ricordo il nome che, con la loro professionalità e disponibilità, ci hanno accolto a casa loro accompagnandoci in questa esperienza illuminante.

6 commenti:

Ila ha detto...

Un meraviglioso salto indietro nel tempo... (sospiro).
Voglio fare ancora le gite!!! *___*

Brava Marta, e grazie!
Ila

Rossana Bossù ha detto...

Che bel racconto!
Io ne ho fatte tante di gite così dal fotolitista o per vedere l'avvio di stampa ma mai su una Topomobile e in così bella compagnia!

Ora comunico, per anticipare la sicura replica di Paolo Canton, che sì, ho seguito il suo consiglio e ho preso la residenza a Sarmede iscrivendomi, circa un mese fa, al corso "progettare libri" ma solo per poter fare la gita eh! :)

Topipittori ha detto...

@ Rossana: Da Sàrmede ti prometto una gita davvero speciale, che sarà l'invidia di tutti.

Rossana Bossù ha detto...

Bene! Ci conto eh!

migueltanco ha detto...

Bello Il post, e raccontato benissimo! Grazie Marta e Paolo!

mammozza ha detto...

Non mi sono persa nemmeno una puntata del reportage a più mani sul corso per costruire libri, sono raccontate benissimo e soprattutto fanno venire un'acquolina.... ma non per i bigoli, ma per tutte queste esperienze così dense.
Gran bel corso!