lunedì 23 settembre 2013

Nove voci per un corso

Un libro a spirale di Julia Racsko
A giugno, a Sàrmede, ho tenuto il corso “Progettare libri”. Le conseguenze di questa decisione sconsiderata sono qui da leggere: pensavo di insegnare qualcosa sul libro e su come pensarlo e realizzarlo; invece sembra che sia stato una sessione di psicoterapia collettiva.
Chi volesse provare la stessa sconclusionata ebbrezza, può tentare con le prossime edizioni: 
* a Monopoli dal 10 al 13 ottobre (informazioni qui); o 
* a Milano, alla Scuola del Castello, per otto martedì sera, a partire dal 29 ottobre (informazioni da progettarelibri@gmail.com); e naturalmente, 
* a Sàrmede, a giugno 2014.


Una fanzine di Nicoletta Silvestrin

Testa bassa e pedalare di Laura Campadelli
Momento 1
Io. «Paolo, puoi leggere questo e dirmi se potrebbe essere un buon testo per un libro illustrato?»
Lui. «Certo.»
Legge.
Lui. «Mi sono già rotto le scatole.»
Io. «E’ una noia? »
Lui. «Una noia mortale. L’hai scritto tu? »
Io (cercando di non scomparire nell’ombra tra gli scalini). «Sì.»
Poi mi fa ascoltare su youtube Ugo Cornia che legge se stesso. Un’illuminazione.

Una fanzine di Laura Campadelli

Momento 2
Io. «Paolo puoi guardare i definitivi del mio libro e dirmi che ne pensi?»
Lui. «Certo.»
Stende le immagini lungo il corridoio. Le guarda.
Lui. «Non sei William Blake. E dovresti essere lui per risolvere queste sette tavole. Dovresti rifarle.»
Io (cercando di non soccombere all’infarto) «Ah. Ok.»
In effetti non mi chiamo William, credo proprio che le rifarò.

Un libro a pieghe "zig zag" di Rossana Bussù

Dalla fine di Rossana Bossù
Disfacendo la valigia del materiale utilizzato al corso, ho trovato un filo rosso impigliato nell’astuccio delle matite. Mi è sembrato un segno, come nelle favole, quando il protagonista si risveglia da quello che sembra essere stato un sogno e ritrova un oggetto che gli dimostra che l’avventura vissuta era reale.
Quando partecipo ai corsi a Sàrmede ho sempre la sensazione che il tempo scorra velocissimo, compresso, ma anche che si prolunghi, si espanda. Quel filo, per me, come il fil rouge che ha caratterizzato il corso.
I vari tipi di rilegatura che abbiamo affrontato hanno stimolato le idee per il contenuto dei libri e i fili che abbiamo cucito, incrociato, annodato si sono estesi come ramificazioni, propaggini di radici.
Ogni punto che abbiamo dato ha contribuito a tenere insieme i fogli ma ha anche legato me agli altri componenti del gruppo.
Ho scoperto come Nicky sa sintetizzare attraverso degli schemi e creare libri con idee funzionali. Da Julia ho imparato come un libro può essere poetico senza essere vago. Laura B. mi ha insegnato cosa vuol dire “Si sta come ragni” tra fili di seta. Laura C. con il suo progetto mi ha indicato la via dell’unità stilistica. Sara mi ha portata a guardare le cose dal punto di vista dell’autrice. Elisa è un vulcano di idee. Irene e Alessandra hanno illustrato mille modi per legarsela al dito. Dall’eclettica Luisa ho imparato la differenza tra acquaforte e punta secca. Inoltre con Luisa e Floriane ho scoperto di avere una condizione comune che ci ha legate attraverso un cordone. Giulia, Giorgia e Ilaria sono state una ventata di aria fresca che ha portato i fili a volare via. Nicoletta e Stefano con la loro presenza discreta hanno creato un legame ancora da scoprire.
Last but not least le connessioni create da Paolo, che per ognuno di noi aveva sempre pronta una citazione o l’indicazione di un libro da consultare, di un albo illustrato, di un artista di cui scoprire il lavoro, una mostra, un video…
A casa sono tornata alle mie radici ma l’albero sta crescendo e i rami si estendono lontano.
Forse questa sarebbe una bella storia da raccontare per un libro infinito.

Quando la luna ha la luna storta: una fanzine di Laura Berni.

Crisi creativa di Laura Berni
Il corso è stato impostato in modo tale per cui la parte riflessiva/teorica potesse avere uno spazio e un tempo significativo così come quella creativo/manuale.
Paolo ha volutamente impostato queste lezioni in modo da far si che la tematica del libro illustrato potesse essere visualizzata da innumerevoli punti di vista: economico, finanziario, tipografico, tecnico, artistico etc etc…
In tutte le lezioni si intravedeva un chiaro intento di permettere all'illustratore, reduce per lo più da scuole , accademie, corsi di tecnica, di ridisegnare il proprio obiettivo in un'ottica molto editoriale che, come ben sappiamo, fatica a far entrare nei propri codici. Completamente contro la mia volontà mi sono rimasti impressi due pensieri che sono passati prepotentemente in primo piano e che penso cambieranno per sempre il mio modo di lavorare.
1. La creatività nasce dai vincoli quindi da una certa ristrettezza che ti mette di fronte a un problema che a sua volta ti spinge a a cercare risorse per risolverlo.
2. Lo spaziare nel cosmo delle infinite possibilità, è sinonimo di immobilità, paralisi. Questo enorme potenziale che rimane informe  che non si va a definire mi fa venire in mente una riflessione di Albert Einstein: La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l'inventiva, le scoperte , le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. L'unica crisi pericolosa è la tragedia di non voler lottare per superarla.
Spero di poter fare sempre appello a questo spirito nei momenti di bisogno.

C'era una volta un re: un libro infinito di Elillisa.
Storie e strade di Elillisa
Non c’è niente da fare: io odio la macchina. O meglio, ho paura di affrontare rotonde, incroci, discese e salite seduta al volante di una quattro ruote. Ho paura anche quando mi ritrovo in mezzo a gente esperta a fare cose di cui io ho solo frammentate conoscenze.
Mi pare che qualche psicoterapeuta incoraggi il superamento di un trauma buttandocisi nel mezzo, del trauma. Così, ho preso come si suol dire due piccioni con una fava e ho partecipato al corso Progettare Libri: ogni giorno, due ore e mezzo di macchina (casa-Sàrmede-casa); e, tutto il giorno a stretto contatto con un editore affermato, illustratrici professioniste e grafici provetti.
Ho qualche dubbio che le paure siano state effettivamente superate, ma davvero ogni minuto di quei giorni è stato tesoro prezioso.
Mi par di sentirvi: la tua psicosi da motori non ci interessa, dacci più notizie sul corso!
Che dire? È stato tante cose. È stato bello. È stato scoprire che il più delle volte è il libro stesso, oggetto serissimo con confini, limiti e pagine dalle precise dimensioni, a sussurrarci nell’orecchio come raccontare di mondi fantastici e sgangherati, di personaggi bellissimi e bislacchi. È il libro che, in momenti di aridità creativa, può suggerirci LE storie: storie senza una fine e storie in piedi, storie bucate e storie gemelle, storie con un centro e storie con un salto (non ve ne stanno già venendo in mente, così…al solo sentirne parlare?). Storie che aspettano solo di essere pensate e scritte e disegnate e rimesse dentro quel distinto assemblaggio di segnature che le ha ispirate.
Contenti?
E sapete che vi dico? Mi sa che là fuori una storia impaurita sta aspettando anche me.

Alessandra de Cristofaro e Irene Rinaldi
se la sono legata al dito.
Una settimana lunga un anno di Giulia Poggio
È  acclarato: una settimana a Sàrmede dura un anno. Io ne ho fatte due consecutive e mi pare di scrivere di un corso cdi molto tempo fa. In quel paesino alle pendici del Cansiglio i giorni, le ore, si vivono intensamente a contatto con altre persone che diventano all’istante compagni di viaggio.Un viaggio che si fa ogni giorno per andare a lezione, per andare in visita alla Tipoteca, ma anche un viaggio interiore.
Primo giorno, primo anno per me. Arrivo un’ora prima dell’inizio della lezione (non sono l’unica), all’esterno mi mostro calma ma è tutta apparenza poiché dentro di me è il caos: pensieri, dubbi, non sentirsi all’altezza, forse il posto scelto è sbagliato, non so dove andare, che altro ancora?
Inizia poi il corso e, a parte una prima incertezza del non sapere come “muovermi”, noi timidi si sa a volte vorremmo essere solamente un’ombra, il tutto va per il meglio. Giorno dopo giorno, ora dopo ora prendo confidenza, imparo cose nuove, conosco persone interessanti. Tra rilegature e libretti, che vengono a trovarmi anche nei miei sogni, porterò nel cuore di questa bell’esperienza la pazienza di Paolo, le risate ma anche il “duro lavoro” fino alle sette di sera quando nessuno voleva ancora andarsene dall’aula. Oltre agli insegnamenti che sicuramente hanno ampliato la mia conoscenza e la mia visione del mondo del libro, penso che quest’esperienza sia data soprattutto dalle persone: competenze, scambi di idee, confronti e aneddoti. Perché è stato un po’ come mettersi in gioco, svelare una parte di sé e anche se non è sempre stato tutto facile, alla fine sorrido.
È un racconto un po’ confuso ma come dice Perrault «poca eloquenza, grande amore!»

Cosa succede ai panni nella lavatrice? La risposta di Luisa Valenti

ABC topesco di Luisa Valenti
A di Anna Castagnoli: perché teneva un corso a Sarmede in contemporanea col nostro e  imperversava ovunque col suo entusiasmo.
B di “Briciola e Berni”: un'appassionante storia d'amore tra una cagnolina a salsiccia un po' feticista e Laura, la mia dolce compagna di stanza.
C di Calabria: grazie a Nicoletta per i suoi schemi, la sua gaiezza e le sue olive calabre.
D di Donne: c'eravamo solo noi, fatta eccezione per Paolo e Stefano. Magari se scrivo che eravamo tutte belle, brave e simpatiche la prossima volta aumentano gli iscritti maschi!
E di Esercizio: mentale e fisico.
F di Fare fluire le idee senza fermarsi mai: fantastico, ma che fatica!
G di Gravidanze: vince 3 a 1 il corso Canton vs. corso Castagnoli... ho dato il mio contributo personale.
H di Honegger, come Warja Lavater Honegger: che emozione stendere i suoi lunghissimi leporelli sul tavolo e perdersi in un universo di segni colorati.
I di illustratrici: perché l'essenza di un corso è l'incontro con persone uniche che condividono i tuoi interessi.
J di jogging: lo sport è la droga più sana, Paolo docet.
K di fattore K: quello strano mix che fa di questo corso un evento memorabile e del confronto tra persone diverse una risorsa imprescindibile.
L di leccalecca: offerti dall'organizzazione per il nostro sostentamento. Metà li ho mangiati io.
M di maternità: la scusa per rimandare i compiti, eh, eh.
N di Nostalgia.
O di Olive di Nicoletta: mi ripeto, ma non si vive di solo cibo per l' anima.
P di Paolo: solo grazie.
Q di Quando ci rivedremo tutti?: Magari a Bologna?
R di Rilegatura: come vincolo di contenuto.
S di Sàrmede: un posto magico.
T di Topi: Topipittori, Topomobile e Topo Canton. Anche se amo i gatti son costretta a pensare: “Dove sarebbero i gatti senza topi?”.
U di Unicità e Unione.
V di Vincolo: per trovare la propria libertà all'interno del confine.
W di wire-o: adesso sappiamo che non è una rilegatura a spirale!
X e Y di ascisse e ordinate: un corso per trovare le coordinate delle idee nella mappa della propria fantasia.
Z di Zavrel, Stephan: grazie per aver portato l'illustrazione a Sàrmede.

Il libro che mangia i pesci. A Nicky Petruzza non piaceva, ma a noi sì.

Il leone di Nicky Petruzza
C’era una volta un leone stupido. Passava le giornate a lamentarsi continuamente con tutti gli animali della foresta e con tutti gli amici su facebook, per la sua sorte infausta: l’avevano messo in gabbia da piccolo e da allora aveva perso la sua libertà! Non faceva che ripetere: se trovo chi ha messo qui queste sbarre lo sbrano vivo, è tutta colpa sua se la mia vita è rovinata, se da qui non vedo il mare, e non posso andare a casa di mamma a mangiare le melanzane ripiene! (Era un leone stupido calabrese). E ruggiva, ruggiva sempre, ruggiva forte e contro chiunque, non faceva altro, tutto il giorno. Ruggiva. E mangiava. Per il nervoso, diceva.
Poi un giorno nella gabbia finì, per caso, un volantino del corso “Progettare libri”. Sapete, dentro a una gabbia si ha tanto tempo libero, non si può fare niente se non ruggire, mangiare, leggere Le Figure dei Libri, e fare disegnini per terra con le unghie. Così il leone decise di partire. Era un leone curioso. Ed anche molto coraggioso.
Nei seguenti sei giorni a Sàrmede, tra libri, fili, cartoncini, colori, sorrisi e persone meravigliose, il leone stupido imparò un mucchio di cose: scoprì che un semplice foglio di carta ha la capacità di contenere tutte le storie che hai dentro, e anche di più; sperimentò che si può ridere ininterrottamente per una giornata intera senza morire; capì di essere un leone stupido. A volte, per uscire dalla gabbia basta solo voler uscire.
È stata un’esperienza di vita intensa, oltre ogni aspettativa, divertente come una gita di classe al liceo. E profonda, come il mare.
Una fanzine a giostra di Alessandra de Cristofaro

Schemino di Julia Racsko
Di solito i giorni del corso “Progettare Libri” vanno cosí:
0. «Ora tocca a voi!»
1. Ma non ce la faccio, è troppo complicato!
2. Ho un’ idea, ma non riuscirò mai a realizzarla! Non so disegnare!
3. Non finisco in tempo!
4. Finito!

Il libro infinito di Giorgia Massetani.
Un bel ricordo di Giorgia Massetani
Quando penso al corso “Progettare libri” penso alle fresche e luminose giornate che iniziano camminando lungo la piccola stradina di Sàrmede, scendendo attraverso le scalette che arrivano fino alla classe, seguendo il mormorio allegro e le risate dei miei compagni.
Volti allegri, diversi e simpatici, ognuno di noi con una storia diversa da raccontare, altre esperienze, ma tutti lì per imparare cose nuove, conoscere, farsi apprezzare.
Aghi, matite, lapis, spago, colla, cartoncini, tutti sparsi in qua e là per i tavoli, creano una grande composizione di forme e colori, sono la base, il pane quotidiano dell’esercizio del giorno.
Forbici in mano, seguiamo le direttive di Paolo. Un prototipo per la dimostrazione, uno schizzo sul blocco di carta e via la giornata passa alla svelta, anche troppo. Non sono solo gli esercizi che riempiono la giornata, sono anche i pranzi al sacco mangiati all’ombra della scuola, tra racconti e chiacchiere, i piedi a mollo nell’acqua del torrente che scorre lì davanti, le ciliegie mangiate nei momenti di pausa.
Alla fine della giornata si è stanchi ma entusiasti di conoscere un nuovo modo per progettare il proprio libro, felici di aver affrontato le difficoltà e di essere riusciti a terminarlo anche nel momento di crisi, quando tutti i fili e gli aghi che abbiamo per rilegare si sono annodati.
Penso a un leone, a un re, a un mare che va e viene portando con se i ricordi di qualcun altro, penso a un accento toscano, alle  dolci  e tenere attese, all’odore e al rumore della carta, alle stanze della Tipoteca Italiana dove tutti rimangono a bocca aperta. Quando penso al corso “Progettare libri” penso a un bel ricordo.

È proprio vero: alla Tipoteca rimangono tutti a bocca aperta

Per aver raccolto con pazienza certosina le testimonianze della altre reduci, un ringraziamento di cuore a Elisa Negrini, alias Elillisa, alias Geena Forrest: la più simpatica, acuta, effervescente, timida e composta forestale dell'orbe terracqueo.
Le immagini sono poche e non rendono giustizia né alla quantità né alla qualità dei lavori. Me ne scuso con gli allievi e i lettori del blog.


3 commenti:

Nicoletta Petruzza ha detto...

Che meraviglia... E' stato come tornare lì e riabbracciarvi tutti... GRAZIE Paolo, senza te, i tuoi stimoli, i limiti imposti (e i nostri..) non sarebbe potuto essere così bello.
TROPPO bello.
Quando lo rifacciamo??

piccikka ha detto...

leggere le vostre testimonianze mi spaventa e mi tenta allo stesso tempo. Quel senso di inadeguatezza mi accompagna perennemente...ma la tentazione di buttarsi c'è...chi sa se ci incontreremo in uno di questi corsi! 1 sorriso

isabel archer ha detto...

"Schemino" è impagabile! mi ha fatto ridere da matti anche alla terza lettura...!