mercoledì 2 ottobre 2013

Dire, fare, protestare!

T. Sdralevich, immagine per i laboratori bambini del Festival.
[di Teresa Sdralevich]

Il Festival di Internazionale , che si terrà dal 4 al 6 ottobre, attira ogni anno a Ferrara migliaia di persone. La prima edizione ebbe code infinite: gli organizzatori furono travolti dal successo del festival che da allora non ha fatto che crescere.
Da sempre collaboro come illustratrice con Internazionale; quando è nato il festival ho cominciato a rompere le scatole al direttore per organizzare dei laboratori per bambini: Giovanni De Mauro alla fine ha ceduto. Dal 2010 in poi, l'offerta di attività (e l'attenzione) per i bambini tra i 6 e i 12 anni si è ampliata costantemente: quest'anno, oltre agli appuntamenti con la sottoscritta, ci sarà un laboratorio di fotografia, un gioco in piazza e un laboratorio di disegno organizzati da Amnesty, e anche uno spazio per bambini piccoli (il programma lo trovate qui).
L'idea è quella di avvicinare i bambini ai temi trattati dal giornale in modo attivo e divertente, mentre genitori o parenti assistono agli eventi del festival.

Teresa durante un laboratorio al Festival di Internazionale.

Momenti di gioco durante il Festival.

Perché mi piace lavorare e come lavoro coi bambini? Riporto quello che dissi durante un'intervista che mi fece il Centro di documentazione del Comune di Ferrara:

Non ho mai pensato ai laboratori come a un'attività educativa. Fa parte della mia professione. Cerco di lavorare con i bambini come se lavorassi con dei colleghi. Posso fare delle considerazioni a laboratorio finito, ma non mi sono mai posta degli obiettivi o una linea pedagogica; lavoro istintivamente, riportando la mia esperienza professionale nel cerchio più ristretto del laboratorio.

Non ho mai avuto problemi di disciplina, i bambini lavorano sempre con grande entusiasmo e attenzione. Ho avuto invece dei problemi di "testardaggine", delle discussioni molto animate per convincere i bambini a fare una cosa piuttosto che un'altra. Infatti il mio non è lo stile "creatività a 360°", mi piace dare indicazioni precise e poi all'interno di questi paletti lascio fare ai bambini quel che vogliono. Non censuro mai un'idea, non proibisco nulla, ma dirigo, aiuto a seguire un metodo che è poi quello che ho imparato dai miei maestri e sul lavoro.

Durante il laboratorio Dire, fare, protestare.

E, come ho scritto per la rivista Andersen, nel febbraio 2011:

Mi piace fare laboratori perché si rivelano sempre momenti di lavoro intenso e molto produttivo; i bambini lavorano con grande concentrazione, in meno di due ore riescono a realizzare progetti coerenti e molto belli. Gli studenti invece spesso tendono a esitare, a ruminare piste possibili e devono essere spronati a liberarsi delle pastoie della parola, dando forma alle loro idee attraverso il disegno. A tutti è utile un inquadramento tecnico abbastanza preciso: per esempio chiedere ai bambini di lavorare con le lettere trasferibili, invece di scrivere a mano, li entusiasma e il progetto decolla immediatamente.

Durante il laboratorio Dire, fare, protestare.
Detto questo... Disegno, progetto e stampo, ma la mia passione è, da sempre, il manifesto: progettando manifesti al concorso per entrare in una scuola di grafica qui a Bruxelles, ho scoperto la mia vocazione.  Così, il mio laboratorio "classico" è proprio sul manifesto: si intitola Dire, fare, protestare, ed è l'appuntamento fisso del festival. In questo laboratorio invito i bambini a produrre uno o più poster su un tema politico in senso lato: l'annuncio della Giornata senza di noi (2010), la Rivoluzione (2011), il Lavoro (2012). In genere decido il tema sull'aereo per l'Italia, il che la dice lunga sull'importanza che do all'aspetto formale.


Durante il laboratorio Dire, fare, protestare.

Il manifesto è una buona palestra per giocare con la composizione, il ruolo delle lettere, l'equilibrio degli spazi bianchi e neri, l'inquadratura: tutti elementi che aiutano a esprimere un messaggio, qualunque esso sia. Cerco di parlare molto con i bambini, così che chiariscano a se stessi le proprie idee e posizioni (ne hanno in quantità), cosa importante perché poi queste siano comprensibili a tutti e il più "universali" possibili. Gli elementi chiave del laboratorio sono la fotocopiatrice e le vecchie Letraset©. Le matite sono bandite, si lavora solo con pennarelli neri, carta nera, forbici e colla.

Durante il laboratorio Dire, fare, protestare.
Ci divertiamo molto a fotocopiare: ingrandendo testi e disegni, anche con false manovre, creiamo forme sorprendenti – i bambini ritagliano e rifanno la composizione varie volte, finché l'A4 è pronto per essere ingrandito – purtroppo ci fermiamo all'A3 per motivi pratici e di budget.

Per quanto riguarda gli altri laboratori per il festival, in genere cerco di associare tre aspetti: il disegno, la scoperta di paesi lontani e la produzione di un giornale o di un libro.
Quest'anno il laboratorio di illustrazione, Storie a pieghe, prende spunto dal racconto di Gianni Rodari, Uno e sette, dove si racconta di sette bambini che "non potranno più farsi la guerra" perché sono uguali e diversi.
Proporrò momenti di vita quotidiana di bambini di tutto il mondo e durante il laboratorio i bambini li racconteranno immaginando luoghi e colori, e immedesimandosi in queste vite così diverse dalle loro. Saranno storie a pieghe perché il punto di partenza sarà un foglio A4, fotocopiato, piegato e tagliato in quarto: mi piace l'idea che ogni bambino possa portare a casa i libri creati da tutti i partecipanti. Dato che io ho una "r" terribile, ho chiesto a Tiziana Roversi  – amica, bibliotecaria ed editrice eccezionale – di leggere la storia. Soprattutto quando i bambini sono tanti, è fondamentale l'aiuto delle persone dello staff; cerco però sempre di seguirli uno a uno, anche se il tempo è poco.


Disegnare, scoprire paesi lontani, fare un giornale: 3 ingredienti per un laboratorio

Un'altra mia grande passione è la serigrafia. Siccome un vero e proprio laboratorio di serigrafia richiederebbe tempo e attrezzature, stampo in diretta su magliette e borse portate dal pubblico. A Ferrara ci sono sempre volontari che mi aiutano nelle varie fasi: selezionare le magliette in base alla grafica scelta, piazzare la maglietta, toglierla, asciugarla con il fon, appenderla. Non è un laboratorio, ma la risposta del pubblico è entusiasta. I bambini osservano con grande attenzione come nasce una maglietta "manifesto". I temi delle grafiche sono quasi sempre impegnati, ma obbligatoriamente ironici.
Quest'anno, l'evento si intitola Sprint!: le grafiche che ho preparato hanno come tema la cittadinanza, perché domenica 6 ottobre si terrà la maratona Italiani al traguardo per l’affermazione del diritto di cittadinanza per gli italiani di seconda generazione.

Per le fotografie, ©Internazionale.

Momenti dedicati alla serigrafia. Foto di Andrea Forlani.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Comincio col dire che sei un "vulcano" di idee e sopratutto di risorse. Guardo il tuo blog e mi vien voglia di tornare bambina e frequentare i tuoi laboratori. Ma per caso non è che organizzi qualche laboratorio a Londra, VERO? Sarebbe divertentissimo partecipare con mia figlia, anche se ancora è un pò piccola... Cmq leggo sempre il blog ed è una risorsa davvero infinita di idee. E' come un mondo fatato in cui intrufolarsi per staccare la spina e sognare!!! Grazie!!!

Topipittori ha detto...

Grazie di seguirci e per quello che scrivi, mammamiami. Non sappiamo se Teresa faccia laboratori anche a Londra. A Bruxelles, sicuramente, sì: chissà che tu non capiti da quelle parti...