venerdì 4 ottobre 2013

Le case di Anna Emilia


In due anni di lavoro su Casa di fiaba, libro nato da un testo di Giovanna Zoboli, non abbiamo mai incontrato di persona Anna Emilia Laitinen. In compenso, ci siamo scritti vagoni di mail. E probabilmente abbiamo visitato con curiosità, l'un l'altro, i rispettivi blog. Quello di Anna Emilia, rappresenta per noi la quintessenza del Nord e di chi vi abita. Paesaggi, sguardi, atmosfere, ambienti, davvero ogni cosa nelle immagini di Anna Emilia, che siano foto, disegni, acquerelli, è densa di una singolare bellezza, di significati, suggestioni.

Non è la prima volta che facciamo un libro a distanza con qualcuno che geograficamente sta lontano e appartiene a una cultura diversa. È una esperienza complessa, rischiosa, interessante. Casa di fiaba, a nostro avviso, porta in sé i segni di questa distanza, e del misterioso mondo da cui provengono le sue immagini. Toni, sfumature, percezioni, visioni. Il fantasma di Anna Emilia trascorre di pagina in pagina, come tutti i fantasmi leggero, sfuggente, a volte serio, spesso giocondo. Casa di fiaba è un libro non del tutto definibile, fascinoso, strano. Come risulta anche dalle parole della sua autrice, in questa intervista.

Fai l'illustratrice da tempo, ma Casa di fiaba è il tuo primo albo illustrato per bambini. Cosa ha significato lavorare a un libro anziché a singole immagini?

Una differenza non grande, ma pur sempre una differenza: quando si illustra un libro, la storia va avanti a lungo, percorre tutte le pagine, dalla copertina alla quarta. Se invece si lavora su un'immagine unica - come una cartolina o il motivo per un tessuto - , la storia deve essere tutta contenuta in pochi segni. Per il resto, si tratta sempre e comunque di trovare la sensazione giusta.

Anna Emilia in una foto di Laura Happo.
Generalmente non lavori per i più piccoli. Cosa ha significato lavorare per i bambini? Cosa hai pensato fosse importante raccontare loro sul tema della casa?

Un altro mio albo sarà pubblicato in Francia, entro l'anno. Illustrare per i bambini è qualcosa che avverto come molto importante e, proprio per questo, molto difficile. I più bei ricordi della mia infanzia sono legati ai libri che leggevo da sola o mi venivano letti da altri e allo stare all'aria aperta: due cose che mi hanno fatto crescere, mi hanno messo in contatto con la vastità del mondo e mi hanno dato conforto. Vorrei che le mie illustrazioni trasmettessero lo stesso senso di compiutezza e di serenità ai bambini che le osservano. Con le case che ho disegnato per questo libro ho cercato di evocare la possibilità che i nostri spazi domestici possano diventare uno spazio per il sogno, di quanto siano importanti in sé, ma anche in rapporto a ciò che li circonda. Vorrei suggerire e stimolare il bisogno di prendersi cura dell'ambiente (non solo in senso naturale) e degli altri e ho cercato di farlo, particolarmente, nelle tavole che descrivono il villaggio di baracche o il riparo del senza-casa, come pure nella foresta che accoglie le case per gli uccelli. La casa può essere ovunque, anche in un luogo temporaneo, come una tenda, nell'oscurità di una nevosa sera d'inverno.


Lavorando per bambini, è cambiato qualcosa nel tuo stile o nell'immaginario che elabori nelle tue illustrazioni?


Non penso di aver pensato a un pubblico particolare, nel realizzare queste tavole. Ho pensato a illustrazioni che potessero andare bene per tutti. Oggi i bambini sono molto abituati alle immagini e sono in grado di leggerle e interpretarle meglio di molti adulti. Per questo non ho pensato fosse necessario modificare o temperare il mio stile. Il fatto che la storia raccontata nel libro non avesse veri e propri personaggi mi ha messo un po' in difficoltà, ma spero che  dettagli, particolari, strutture, motivi e colori riescano a incuriosire bambini e adulti e li invitino a immaginare i personaggi che io stessa ho dovuto immaginare per mettere qualche segno dell'uomo queste illustrazioni.


Per un nordico e un mediterraneo “casa” è un concetto molto diverso. Cosa significa casa per te?

La differenza principale, fra qui e lì da voi è l'inverno. Le case finlandesi sono molto calde. Di solito hanno una stufa a legna e una sauna: due elementi che aiutano a renderle confortevoli quando fuori ci sono venti gradi sotto zero. Spesso, per me la sensazione di essere a casa è legata alla presenza del fuoco. Me per me casa è anche dove c'è la natura: un luogo circondato da foreste, laghi, campi; le stagioni con i cambiamenti che portano. Quando vivevo in Islanda, dapprincipio il mare, con il suo rumore continuo, mi sembrava una presenza strana, come quel paesaggio aperto, senza alberi, ma circondato di montagne. Ma anche quel luogo per me è diventato "casa": una casa che a volte mi manca intensamente. Per me, "casa" può essere luoghi diversi nello stesso tempo.


Chi visita il tuo blog, nota immediatamente come il paesaggio, e soprattutto la natura selvaggia, sia per te importante. In che modo questi incidono sul tuo immaginario e in che modo entrano in questo libro?
La Finlandia è un paese vasto, ma siamo in pochi ad abitarlo. Quindi non è difficile che dalla finestra di casa non si veda il vicino che abita al di là del bosco, del lago, del campo. Questo è il paesaggio che mi è più familiare, quello che accoglie i miei vagabondaggi e stimola la mia ispirazione. Osservo le piante e ne cerco il ritmo geometrico; ascolto i suoni. È qualcosa che mi permette di liberarmi di tutti i pensieri e, allo stesso tempo, di accoglierne di nuovi. Ecco, in questo libro ho cercato di far entrare la natura in ogni luogo: non solo disegnando paludi e boschi, ma anche andando a scovare quel poco di natura che, a guardar bene, si trova anche del cuore della città.



Chi è Anna Emilia Laitinen?


Una che va in bicicletta, lavora a maglia, impasta il pane, osserva il mondo, va a cercare i funghi, viaggia e sogna. Adesso sto sognando di tornare alle isole Svalbard, su al nord, vicino al Polo, dove sono stata quest'estate.

Le fotografie di questo post sono di Anna Emilia Laitinen.


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