mercoledì 9 aprile 2014

Nel giorno più piccolo del mondo


ovvero Lucia Pescador alla Bonvini

[di Marta Sironi]
 
Non so bene da dove iniziare, per raccontare questa storia. Forse semplicemente dicendo che, da più di cent’anni c’è, a Milano, una cartoleria-tipografia, la fratelli Bonvini, e che questo luogo affascina me e molte altre persone sensibili non solo, e tanto, alle atmosfere d’altri tempi, quanto piuttosto a storie autentiche che si fanno riconoscere e si mantengono tali nel tempo.


Passando in corso Lodi a Milano, era impossibile non notare l’insegna e le vetrine: ma la vera sorpresa la si aveva solo varcando la soglia del negozio ed entrando nel mondo o, piuttosto, nella filosofia dei Bonvini.
 La cartoleria, fondata nel luglio 1909 dai fratelli Costante e Luigia Bonvini, si presentava all’inizio anche come laboratorio fotografico e merceria. Alla sua nascita e negli anni successivi, caratterizzati dall’espansione industriale della zona, Fratelli Bonvini progettava e stampava tutto, dalla carta intestata ai listini prezzi, con l’ausilio di tre macchine: una pedalina di fine Ottocento, un’Imperia a caratteri in legno e, in seguito, una Heidelberg Stella elettrica.


L’attività è stata poi portata avanti da Leila Bonvini, figlia del fondatore, e dal marito Luigi Cambieri – lei poetessa dialettale, lui musicista – mantenendo inalterata l’autenticità dell’impresa famigliare fino al luglio 2011. Entrare alla Bonvini non era mai un fatto neutrale, significava piuttosto concedersi del tempo: se ne usciva sempre ben più carichi del piccolo pacchetto, sempre confezionato con cura da Leila o Luigi.

Il processo d’avvicinamento era lento e non privo di ostacoli: soprattutto negli ultimi anni l’apertura della cartoleria era una forma di rispetto e d’amore (lo ripeteva sempre Luigi) nei confronti della moglie, da anni inferma. Alla sua morte il negozio è rimasto chiuso, e dopo poco Luigi ha voluto ricongiungersi a Leila.
Da qualche anno, mi capita di passare da lì, con più frequenza, e le soste alla Bonvini sono diventate un’abitudine: prima ad ammirare l’insegna e le vetrine poi, una volta entrata, la magia del posto mi ha letteralmente rapita. Ogni tanto entravo, richiamata soprattutto dalle vetrine ‘stagionali’ – per carnevale, Pasqua, Natale – occasioni nelle quali qualcosa della filosofia Bonvini emergeva con chiarezza anche all’esterno attraverso la proposizione di oggetti e allestimenti così lontani dal gusto corrente da apparire una forma di protesta.


Una volta dentro parlavo con Luigi, in passato lo si sarebbe potuto sentire suonare la chitarra. Continuavo a dirmi, e a ripetere a Luigi, che bisognava fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.
Poi quel tardi è arrivato e con esso anche una chiamata, dal Consiglio di zona 4, che chiedeva un intervento per la cartoleria. Confusa e felice, ho parlato finalmente con la figlia di Luigi e Leila, Giovanna Cambieri, e abbiamo iniziato a incontrarci in cartoleria per ipotizzare possibili soluzioni. Le risposte di Luigi erano spesso freddure in milanese: ma sembrava comunque convinto che Milano non potesse restare indifferente al loro negozio.


Vi risparmio i particolari di circa due anni e mezzo di trattative (ma potete vedere qui l’intervista a Luigi): le abbiamo provate tutte e sono passate tantissime persone interessate, affascinate, piene di idee ma altrettanti erano i problemi. A un certo punto, però, alcune persone hanno deciso di provarci e il contratto di passaggio del marchio Fratelli Bonvini si è formalizzato una decina di giorni fa.
Confesso che la notizia mi ha letteralmente gasata, di quella contentezza profonda che entra nelle viscere.

Il giorno dopo la notizia, avevo in programma d’incontrare Lucia Pescador nella sua abitazione-studio, una magica wunderkammer. Lucia è generosissima nel mostrarmi diversi lavori e ognuno mi si presenta già con la sua storia, a mio parere adatta a luoghi specifici anch’essi pieni di storia. La cartoleria Bonvini così com’è oggi, con tutto il carico dei suoi centodue anni d’attività mi è parso il luogo epifanico in cui esporre il lavoro di Lucia Pescador. Lucia chiudeva in quei giorni una mostra alla Lattuada, a maggio ha due personali, non ne avevo parlato con nessuno e il Salone del Mobile – occasione che avremmo potuto sfruttare per un’apertura straordinaria della Bonvini – era dopo una settimana. Ma la notizia mi aveva gasata sul serio, e prima che iniziassero i lavori di ristrutturazione volevo poter intervenire sulla magia di quel luogo dove per mesi ero entrata cercando di orientarmi nella stratificazione del tempo.


Volevo condividere e in qualche modo fissare la magia che ancora oggi è intatta e che in tutti questi anni mi ha sempre resa convinta, nonostante le vere difficoltà, della necessità di salvare il negozio, ma non come museo, invece tornando a progettare e proporre prodotti a partire dalla sua storia.
Il lavoro di Lucia Pescador e in particolare l’Inventario del Novecento che da anni disegna con la mano sinistra, sembrava fatto per l’occasione: quando abbiamo allestito le due vetrine tremavo un po’ pensando alla complessità del loro storico presentarsi.


È bastato aprire il leporello di Tre metri di Pinocchio per confermarmi come proprio il segno di Lucia – così personale e così intimamente connesso alla storia del Novecento, così suo e fuori da canoni di mode correnti – fosse il modo migliore per vivere e condividere il momento di passaggio di questo storico negozio.
Con la mostra Nel giorno più piccolo del mondo si entrerà così in un luogo e un tempo dell’immaginazione nel quale Lucia Pescador indaga vari aspetti dell’estetica della modernità, declinandola in modulazioni minori, capaci d’animare soprabiti e cappelli, vasi e lavagne, fogli di quaderni e vecchi tabulati amministrativi, foto e cartoline. Alcuni pezzi del suo Inventario del Novecento, disegnato con la mano sinistra, diventano indizi capaci di farci attraversare e rivivere l’atmosfera del secolo scorso e di animare così i due ambienti della cartoleria e della tipografia.


Tra le macchine per la stampa e i cassetti dei caratteri, Vasi vulcano, misteriosi rebus e l’Alfabeto del Dottor Caligari che la Pescador riscrive, calcando la mano sulle venature d’ipotetici caratteri in legno. Anche i lavori esposti nell’ambiente della cartoleria trovano, come per magia, una loro connessione all’identità e passioni dei due fratelli fondatori, Costante e Luigia Bonvini. Un erbario su fogli di quaderno e soprattutto i Fiori d’imprimaticcio – variazioni su motivi elementari da ricamo – ricordano i pizzi e l’abilità di Luigia nel confezionare fiori di carta. La serie Eptamanti richiama invece da vicino la passione per la geometria di Costante, inventore di giochi rompicapo e attento traduttore di formule matematico-geometriche nella realtà pratica. Per Lucia Pescador sperimentare le possibilità espressive delle variazioni di moduli decorativi astratti, significa attraversare una caratteristica estetica di tutto il Novecento, formulando un linguaggio straordinariamente capace di unire realtà e fantasia.


Vi aspettiamo, oggi, mercoledì 9 e fino a domenica 13 aprile, dalle 16 alle 21, alla cartoleria-tipografia Fratelli Bonvini, via Tagliamento 1, Milano (M3 Lodi ).

Ringraziamo Luca Del Pia che ha realizzato le fotografie che corredano questo post, per averci permesso di pubblicarle.

1 commento:

Benedetta ha detto...

Il video, la musica, il milanese, il tempo lento, il clangore della pedalina, i cassetti ordinati e affastellati di caratteri, l'odore che sembrava potersi sentire ,di cose vive, di carta di inchiostro. Un da piangere che guai.
Molto bello.